La terapia audio-visiva migliora le abilità sociali nei bambini con rischio autismo

Terapia audio-visiva bambini a rischio autismo

In uno studio del 2013 condotto nell’università americana di Yale, era stato evidenziato come già intorno ai 6 mesi di vita i bambini mostrano sintomi prodromici del disturbo autistico. La ricerca pubblicata su Biological Psychiatry mostrava che già a 6 mesi era possibile riscontrare una ridotta capacità a partecipare alle attività sociali proposte dall’esterno, nello specifico meno attenzione alle persone intorno e alle loro attività, rispetto ai coetanei che non svilupperanno disturbi dello spettro autistico. Lo scopo dei ricercatori era individuare la presenza di sindromi prodromici, con nuovi parametri di riferimento, al fine di  individuare i bimbi maggiormente a rischio, già dai primi sei mesi di vita.

A questa ricerca si aggiunge uno studio pubblicato la scorsa settimana il 22 Gennaio 2015, in cui viene mostrato come un intervento nel primo anno di vita con una terapia che impiega uno strumento video, potrebbe ridurre il rischio di autismo nei piccoli che presentano sintomi prodromici, aumentando la capacità di interazione, l’attenzione e il comportamento sociale.

Il primo autore Jonathan Green della ricerca pubblicata su Lancet Psychiatry dice:

“I nostri risultati indicano che l’uso di una videoterapia basata sul feedback, per aiutare durante il primo anno di vita del neonato i genitori a comprendere il suo stile comunicativo e a rispondere, e potrebbe essere in grado di modificare l’emergenza di comportamenti e sintomi correlati all’autismo.Tipicamente i bambini con autismo iniziano a ricevere un trattamento a partire dai 3 o i 4 anni, i nostri risultati suggeriscono che mirando ai più precoci marcatori di rischio di autismo – come la mancanza di attenzione, o il ridotto interesse sociale e le interazioni – durante il primo anno di vita si potrebbe attenuare il successivo sviluppo di questi sintomi“.

Nella ricerca sono stati reclutati 54 famiglie con un figlio autistico e con un secondo bambino, di età compresa tra 7 e 10 mesi, considerato per familiarità ad alto rischio di autismo, dividendole in due gruppi: metà hanno preso parte per 5 mesi al programma “Interaction for promoting positive parenting programme (iBasis-Vipp)” con interazioni video con adattamenti specifici per l’autismo, mentre l’altra metà era il gruppo di controllo.

Una riduzione dei comportamenti e sintomi correlati all’autismo quantificata in media in 2,51 punti alla scala Aosi (Autism observation scale for infants) è stata osservata nel gruppo che aveva preso parte al programma.

I ricercatori, tuttavia sottolineano che lo studio presentava alcune criticità come le ridotte dimensioni del campione, e l’ampiezza degli intervalli di confidenza.

Catherine Lord, del “Center for Autism and the Developing Brain” del Weill Cornell medical college di New York, sottolinea comunque la rilevanza del lavoro scientifico e del tipo di intervento “a bassa intensità”:

“Questo intervento permette di offrire servizi che prendono direttamente in carico i bisogni senza dover prendere molto precocemente decisioni riguardo alla diagnosi”.

 

Fonti:

Chawarska K1, Macari S, Shic F. Decreased spontaneous attention to social scenes in 6-month-old infants later diagnosed with autism spectrum disorders. Biol Psychiatry. 2013 Aug 1;74(3):195-203. doi: 10.1016/j.biopsych.2012.11.022. Epub 2013 Jan 11.

http://www.thelancet.com/journals/lanpsy/article/PIIS2215-0366%2814%2900091-1/references

 

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