Il tumore al seno colpisce una parte del corpo che rappresenta per la donna tre aspetti di fondamentale importanza:
- la maternità
- la femminilità
- la sessualità
Va ad intaccare una zona del corpo visibile e che viene comunemente identificata con la bellezza, la sensualità, la fecondità. Ciò rende ancora più complesso e difficile il percorso di elaborazione dei vissuti e di adattamento.
La diagnosi di una malattia oncologica determina sempre uno “sconvolgimento” ed un cambiamento nella vita di chi ne è colpito e dei suoi familiari. La diagnosi di tumore al seno mette in crisi l’ immagine di sé e determina profondi cambiamenti e vissuti che accompagnano le diverse fasi del percorso di malattia.
Tale percorso può essere suddiviso nelle seguenti fasi:
La prima fase è quella precedente alla diagnosi, quella cioè in cui cominciano a manifestarsi i primi sospetti, ad esempio in relazione alla scoperta della presenza di un nodulo. Ogni donna reagisce ai primi sospetti secondo le proprie caratteristiche personali e le proprie modalità: c’è chi reagisce iniziando repentinamente a sottoporsi a visite ed a esami specialistici, volti ad appurare la diagnosi; c’è chi adotta meccanismi di negazione e tende, invece, a rimandare, per paura di doversi confrontare con la diagnosi e con ciò che ne consegue.
La seconda fase è quella della diagnosi. Il modo in cui si reagisce alla diagnosi è correlato a diversi fattori, quali l’età, la propria personalità ed il proprio approccio alla “malattia” ed alle problematiche in generale; allo stadio del tumore; alle prospettive ed alle tipologie di trattamento proposte; ai riferimenti sociali o familiari; allo stile di vita antecedente. I vissuti psicologici comunemente sperimentati di fronte alla diagnosi possono essere:
- Incredulità, confusione, disorientamento
- Negazione o altri meccanismi di difesa
- Senso di sconvolgimento profondo
- Tristezza e vissuti depressivi
- Ansia e preoccupazione
- Paura, impotenza, rabbia
Già in questa fase, l’intervento psicologico assume un’ importanza fondamentale, al fine di aiutare la persona a confrontarsi con la diagnosi, ad elaborare i propri vissuti, avendo uno spazio in cui esternarli ed esprimerli; a confrontarsi con le proprie paure e con le proprie preoccupazioni; ad avere una maggiore chiarezza rispetto agli interventi ed alle terapie da effettuare ed al cammino da percorrere.
La terza fase è quella dei trattamenti e dell’intervento chirurgico. L’ intervento chirurgico va ad intaccare l’integrità corporea e produce dei cambiamenti nell’immagine di sé; una “ferita” con cui, spesso, è difficile confrontarsi, che può essere percepita come una sorta di “mutilazione”.
Molte donne, dopo l’ intervento, non riescono a guardare la ferita, non riescono a toccare o a confrontarsi con quella parte del corpo che vivono come mutilata e riescono con difficoltà ad integrare la parte ricostruita nel proprio essere.
Le reazioni all’ intervento chirurgico sono correlate al tipo di intervento , cioè a quanto invasivo sia stato: ad esempio mastectomia, quadrectomia o tumorectomia ; alle caratteristiche personali; all’età; agli esiti dell’intervento; alla fase del ciclo di vita personale ed, eventualmente, di coppia; al supporto familiare o sociale.
I vissuti che possono manifestarsi in relazione a questa fase sono:
- Ansia e preoccupazione rispetto all’ intervento stesso ed ai suoi possibili esiti;
- Senso di perdita rispetto ad una parte di sé
- Difficoltà nel vedersi e nell’accettarsi
Tali vissuti sono spesso amplificati anche dagli effetti conseguenti alle terapie a cui si può venire sottoposte, in aggiunta all’ intervento chirurgico, quali ad esempio la chemioterapia, la radioterapia e le terapie ormonali.
Tali trattamenti, infatti, possono provocare caduta dei capelli, ingresso anticipato in menopausa, senso di gonfiore, tutti fattori che contribuiscono nell’alterare l’immagine di sé, portando a “non riconoscersi”, al “non sentirsi più femminili”, a sentimenti di imbarazzo e di vergogna nel rapportarsi con gli altri e con se stesse. Anche la vita sessuale e di coppia può subire dei mutamenti : può, infatti, presentarsi imbarazzo, senso di disagio nel mostrarsi al proprio partner; calo del desiderio sessuale, conseguente anche agli effetti delle terapie ormonali.
Tutto ciò influisce sulla propria autostima e comporta dei cambiamenti nella propria progettualità e nella propria vita.
Per tutti questi motivi, il sostegno psicologico riveste un’ importanza fondamentale, in quanto può aiutare la donna a confrontarsi con la nuova immagine di sé, a reintegrare la parte colpita con il resto della propria immagine corporea; ad imparare ad accettare la nuova immagine di sé; a ritrovare un nuovo equilibrio personale; ad elaborare le proprie paure rispetto al futuro, ad affrontare le terapie.
Tutto questo, infatti, è fondamentale perché la donna possa riappropriarsi di se stessa e della propria vita, si conceda un “periodo di ricostruzione” della propria immagine di sé; si dedichi un periodo di recupero delle proprie energie, dopo aver finito i trattamenti e dopo l’ intervento, ponendosi come priorità il prendersi cura di se stessa, al fine di elaborare le proprie ferite e riprendere in mano la propria esistenza.
One thought on “Il tumore al seno: vissuti psicologici e cambiamenti dell’immagine di sè”
Fabiola says:
L’articolo e molto interessante, chiaro ed esaustivo