Il mondo non è diviso in pecore e capre. Non tutte le cose sono bianche o nere. È alla base della tassonomia che la natura raramente ha a che fare con categorie discrete. Soltanto la mente umana inventa categorie e cerca di forzare i fatti in gabbie distinte. Il mondo vivente è un continuum in ogni suo aspetto. Prima apprenderemo questo a proposito del comportamento sessuale umano, prima arriveremo ad una profonda comprensione delle realtà del sesso
(Alfred Kinsey, Il comportamento sessuale nel maschio umano, 1948)
Queste parole di Alfred Kinsey, celebre biologo e sessuologo statunitense della prima metà del ‘900, mettono in luce un concetto fondamentale: la sessualità è un’area complessa e la tendenza a categorizzarla nasce da un’esigenza tutta umana di definizione. In questo caso, con il termine “complessa”, non ci riferiamo a qualcosa di difficile, ma piuttosto a qualcosa alla cui base ed esistenza co-partecipano molti e diversificati fattori. La sessualità è proprio questo: un quadro dalle infinite pennellate in continuo divenire che cambia a seconda dei contesti, degli attori coinvolti, delle emozioni e degli eventi di vita. Eppure si tende, troppo spesso, a ridurla in rigidi schemi e copioni che possono interferire ed avere delle implicazioni negative sul processo di crescita, individuale e relazionale.
Stereotipi, genere e sessualità: quale correlazione?
I termini stereotipo e pregiudizio sono ormai di uso comune nel nostro linguaggio quotidiano. Ma se ci fermassimo per un attimo a riflettere realizzeremmo che, nonostante la loro ampia diffusione, non è altrettanto diffuso e consolidato il loro significato e la loro differenza. Quindi è importante specificare, prima di procedere, cosa intendiamo con tali espressioni.
Con la parola “stereotipo” facciamo solitamente riferimento alla generalizzazione di un’opinione in modo duraturo e rigido (es. “gli italiani sono chiassosi”).
Lo stereotipo è una credenza in base alla quale un gruppo di individui attribuisce determinate caratteristiche generali ad un altro gruppo di persone.
Ha una natura cognitiva perché risponde all’istinto di classificazione dell’essere umano che necessita di semplificare il più possibile le differenze che incontra per renderle più accettabili e meno incoerenti con la propria realtà.
Con il termine “pregiudizio”, invece, si fa riferimento all’insieme di aspetti emotivi e comportamentali che, legati ad idee preconcette sull’altro, guidano in modo stabile il nostro atteggiamento (es. “gli italiani sono tutti inaffidabili”).
Spesso si afferma che “lo stereotipo è l’anticamera del pregiudizio”. Infatti gli stereotipi derivano da una conoscenza generale e semplificata del gruppo, mentre i pregiudizi sorgono quando queste caratteristiche generali vengono associate ad ogni membro di quel gruppo, facendo così inferenze sul comportamento di questo che ne facilitano l’accettazione o il rifiuto.
Una delle tante dimensioni nella quale si esprimono stereotipi e pregiudizi è quella della sessualità. Nello specifico, rientrano nel novero degli stereotipi sessuali tutti quei meccanismi di categorizzazione ai quali ricorrono gli individui per interpretare, elaborare, decodificare e ristrutturare la realtà sessuale (es. gli uomini hanno maggior desiderio sessuale rispetto alle donne).
Rappresentano delle semplificazioni di specifici aspetti riguardanti la sessualità e, concettualmente, è importante distinguerli dagli stereotipi di genere, i quali ritraggono, invece, l’insieme di convinzioni e rappresentazioni attribuite specificamente ai generi “femminile” e “maschile” e sono finalizzati ad acuire le differenze tra uomo e donna negando la legittimità di costruzioni identitarie alternative (es. le donne sono prudenti mentre gli uomini sono coraggiosi).
Partendo dall’assunto che la sessualità umana si esplicita, prima di tutto, attraverso un comportamento complesso e relazionale, è facilmente intuibile come tali stereotipi arrivino a generare dei veri e propri “copioni di comportamento”, ossia delle dimensioni metaforiche e “drammaturgiche” che sostengono l’azione sessuale.
Tali copioni prendono il nome di Sexual Scripts, intendendo con tale espressione le strutture cognitive prodotte da un insieme di concetti configuranti una sequenza stereotipata ed organizzata di azioni che ricorrono in determinate circostanze, in un dato contesto, per raggiungere uno scopo preciso.
I copioni sessuali: cornice teorica
Fino alla fine della Seconda Guerra mondiale lo studio della sessualità umana era incentrato, soprattutto, sull’analisi dei processi psichici (Freud, Reich, Marcuse, Fromm), clinici (Masters and Johnson) e tassonomici (Kinsey) sottostanti quest’area.
Partendo da tali presupposti teorici, i due sociologi William Simon e John Gagnon, negli anni ’70, svilupparono la “Teoria dei sexual script”, presentata per la prima volta nel libro “Sexual Conduct: The Social Sources of Human Conduct”.
Gli Autori prendono le distanze da una visione della sessualità come mero impulso naturale in conflitto con una società che cerca di contenerla ed indirizzarla, sostenendo, invece che la sessualità stessa sia una produzione culturale.
Gli individui diventano – non nascono – sessuali, per cui producono e fanno proprie narrazioni e significati simbolici, in linea con le rappresentazioni, credenze, valutazioni, vincoli, pratiche e ruoli dei contesti di riferimento.
I modelli di condotta sessuale (sexual scripts) che si sono sviluppati in un dato contesto socioculturale influenzano non solo cosa uomini e donne fanno, ma anche che cosa considerano sessuale, e cosa desiderano.
Organizzano la rappresentazione del Sé e dell’Altro in una determinata situazione e sono coinvolti nell’apprendimento del significato degli stati interni, nell’organizzazione delle sequenze di specifici atti sessuali, nella decodifica di situazioni nuove e nella definizione dei limiti delle risposte sessuali.
Secondo gli Autori la genealogia dei copioni sessuali ruota attorno a tre principali nuclei concettuali: il “dirsi sessuali” (la sessualità si esprime attraverso il linguaggio e il linguaggio contribuisce a creare la sessualità); il “diventare sessuali” (impariamo a diventare sessuali secondo un processo di confronto e contrattazione tra la dimensione personale della nostra immagine del sé e quella pubblica dello status/ruolo); il “fare sesso” (la sessualità ci richiede di interpretare un ruolo di attore, profondamente legato alla performance e ai rituali sociali condivisi).
Inoltre, secondo la Teoria dei Sexual Scripts, i copioni sessuali operano su tre differenti livelli tra loro interconnessi e, spesso, sovrapposti: quello intrapsichico, quello sociale e quello interpersonale.
Con l’esplicitazione di questi tre livelli si sottolinea che, quando si parla di sessualità, non è possibile prendere in considerazione questi fattori in modo isolato, poiché tutti co-partecipano e confluiscono alla generazione e alla lettura di ogni singola esperienza sessuale.
Oltre a Gagnon e Simon, a cui va certamente il riconoscimento di aver coniato e teorizzato il concetto di “Copione Sessuale”, è doveroso sottolineare come la ricerca scientifica sia comunque ricca di lavori che sottolineano la forte influenza delle credenze culturali e sociali nella costruzione della propria identità sessuale.
Risulta dunque intuitivo immaginare quanto il tentativo di aderire a modelli di comportamento rigidi e stereotipati possa frenare e limitare la naturale e variegata espressione della sessualità umana, influenzando emozioni, vissuti ed esperienze con la possibile conseguente comparsa di disagi a livello individuale e di coppia.
L’impatto dei Sexual Scripts sulla Sessualità Maschile e Femminile
Nonostante nel corso degli ultimi decenni la rivoluzione sessuale e gli studi scientifici abbiano tentato di contrastare i sexual scripts particolarmente rigidi e diffusi nella cultura occidentale, sono ancora numerosi gli uomini e le donne fortemente legati ad essi, con l’inevitabile conseguente compromissione, a volte anche significativa, del loro benessere individuale e di coppia.
Nel mondo maschile i copioni sessuali sono caratterizzati da una continua celebrazione della propria “potenza sessuale” e da un’aderenza ad un “adeguato standard prestazionale”.
Alcuni esempi classici: “l’erezione dell’uomo deve essere sempre presente e perfetta”, “il desiderio sessuale deve essere sempre al top”, “le dimensioni dei genitali sono fondamentali per donare piacere all’altro”, “gli uomini devono sempre prendere l’iniziativa”, “un vero uomo non ama le coccole”, “perché un rapporto sia soddisfacente deve avere una certa durata”, etc.
Tali modelli di comportamento possono generare vissuti di disagio e frustrazione, con forti penalizzazioni del rapporto di coppia a causa delle aspettative elevate che ne scaturiscono.
In generale, una tale visione della sessualità maschile così stringente e limitante può generare, nell’individuo, vissuti ansiosi, insoddisfazione, sentimenti di imbarazzo e vergogna, compromissione dell’autostima.
In alcuni casi, può contribuire alla generazione o al mantenimento di problematiche cliniche specifiche, come, ad esempio, disfunzione erettile o eiaculazione precoce/ritardata, dismorfofobia, calo del desiderio.
Nell’universo femminile, i copioni sessuali viaggiano ancora in un percorso diametralmente opposto, con una stringente tendenza a reprimere il proprio erotismo, le proprie fantasie e, più in generale, il proprio piacere.
Alcuni esempi: “le donne hanno minor desiderio sessuale”, “esiste un orgasmo di serie A (vaginale) ed uno di serie B (clitorideo)”, “la masturbazione e la pornografia sono cose da uomini”, “le donne non prendono l’iniziativa e sono più romantiche”, “la sessualità femminile si affievolisce in gravidanza e dopo la menopausa”, etc.
Tali credenze possono portare le donne a disinvestire dalla propria intimità e a ritenersi meno predisposte al coinvolgimento sessuale.
Inoltre la scarsa conoscenza di sé che ne deriva acuisce il senso di inadeguatezza e imbarazzo durante l’incontro con l’altro, favorendo, a sua volta, un graduale allontanamento dall’intimità individuale e di coppia.
Nella donna si assiste spesso, dunque, ad una perdita della potenzialità creativa con conseguente calo del desiderio e difficoltà a raggiungere l’orgasmo.
Attività e pratica clinica
Conoscere l’impatto dei Sexual Scripts sullo sviluppo dell’identità sessuale dell’individuo permette, a chi opera nel settore, di intervenire in modo efficace sia a livello preventivo che terapeutico.
Di seguito due brevi esempi sull’impatto dei copioni sessuali nel vissuto emotivo dell’individuo e su come poterli esplorare adeguatamente.
Molto spesso quando si organizzano corsi di Educazione Sessuale nelle scuole primarie e secondarie, ad esempio, si sottovaluta l’aspetto riguardante i pregiudizi e i modelli di comportamento, focalizzandosi unicamente sugli elementi biologici e sanitari della sessualità umana.
È fondamentale, invece, dedicare un ampio spazio alle aspettative e alle credenze dei ragazzi, esplorando atteggiamenti e fantasie riguardanti sé stessi e il rapporto con l’altro.
Un utile strumento per far emergere questi aspetti è quello della Magic Box, una scatola chiusa in cui ogni componente del gruppo può inserire (in modo completamente anonimo) un suo biglietto che poi verrà letto, insieme a tutti gli altri, dagli operatori che conducono il corso. L’indicazione di cosa scrivere ovviamente varia da contesto a contesto e in base all’età media del gruppo.
In generale può essere utile dare la seguente indicazione “Ora chiediamo ad ognuno di voi di scrivere, in modo completamente anonimo, un dubbio, una curiosità, una preoccupazione o una paura che prova legata alla sessualità.
I biglietti verranno raccolti in questa scatola chiusa e poi saremo noi ad estrarli uno ad uno per rispondere alle vostre domande”.
L’obiettivo, ovviamente, non è solo quello di fornire informazioni scientificamente corrette, ma di aiutare i ragazzi ad individuare risorse personali e sociali utili a fronteggiare situazioni complesse che possono generare in loro imbarazzo o ansia.
A tal fine può essere molto efficace coinvolgere tutto il gruppo. Es: su un biglietto raccolto in un corso in una quarta liceo è scritto “Mi trovo in imbarazzo a proporre il preservativo al mio ragazzo quando facciamo sesso e lui non ce l’ha”.
A questo punto è possibile rivolgersi alla classe domandando: “Voi come aiutereste la vostra compagna?” oppure “Secondo voi perché si sente in imbarazzo?”.
Nell’ambito della Clinica, invece, capita molto spesso di sottovalutare l’impatto dei copioni sessuali nella genesi e nel mantenimento della problematica sessuale riportata dalla persona.
È consigliabile, dunque, andare ad esplorare l’area delle credenze legate alla sessualità già in una fase diagnostica iniziale per valutare eventuali fattori che possono ostacolare il lavoro terapeutico successivo.
Frasi come “Non mi sento un vero uomo/o una vera donna”, oppure “So che dovrei sentire di più” o ancora “Ovviamente non ho condiviso ciò che provavo” forniscono un valido aggancio per andare ad indagare il “sottinteso” implicito in queste affermazioni: “Cosa significa per lei essere un vero uomo o una vera donna?”, “Mi aiuti a capire meglio: cosa dovrebbe sentire in situazioni come queste?”, “Perché se avesse condiviso ciò che provava cosa sarebbe successo?”.
Sono domande molto semplici ed intuitive ma che possono agevolmente far emergere irrigidimenti di pensieri e comportamenti che si esplicitano poi durante l’atto sessuale.
Inoltre può risultare efficace, in alcuni casi, esplorare l’atteggiamento del/della partner difronte alla problematica sessuale, per individuare eventuali rafforzamenti o incongruenze tra le credenze del soggetto e ciò che gli viene rimandato dall’esterno.
Una volta individuati eventuali copioni sessuali e compreso il loro impatto sulla problematica riportata è fondamentale andare ad esplorarne l’origine e il livello di rigidità e comprendere il significato “protettivo” che assumono per l’individuo.
Per approfondimenti
Diekman, A.B., e Eagly, A.H. (2000) “Stereotypes as dynamic constructs: Women and men of the past, present, and future”, in: Personality and Social Psychology Bulletin, 26.
Gagnon, J., Simon W. (1973) Sexual Conduct: The Social Sources of Human Sexuality. Aldine.
Kimmel M. (a cura di) The Sexual Self: The Social Construction of Sexual Scripts, Vanderbilt, 2007.
Lippmann W. (1922), L’opinione pubblica, trad. it., Edizioni di Comunità, Milano 1963; ripubblicato da Donzelli, Roma 1995.
Mazzara B. (1997), Stereotipi e pregiudizi, Bologna, Il Mulino.
Rinaldi C. (a cura di), I copioni sessuali. Storia, analisi e applicazioni, Milano, Mondadori Education, 2017.
Sherriffs, A.C. e McKee, J.P. 1957, “Qualitative Aspects of Beliefs About Men and Women”, in: Journal of Personality, XXV, 4, pp. 451-464.
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Williams, J. E., Bennett, S. M., & Best, D. L. (1975). Awareness and expression of sex stereotypes in young children. Developmental Psychology, 11(5), 635-642.
Williams, J. E., Bennett, S. M. (1975). The Definition of Sex Stereotypes via the Adjective Check List. Sex Roles, 1(4), 327-337.
One thought on “Sexual Script: quale impatto sul benessere psicoaffettivo?”
ORLANDO BASSETTI says:
Articolo molto interessante e sicuramente utile ai fini della istruzione e della educazione sessuale.
Grazie!
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