ADHD è l’acronimo inglese che sta per “Attention Deficit Hyperactivity Disorder“, tradotto in italiano con “Disturbo da deficit di attenzione e iperattività“.
La definizione più recente del Disturbo si rintraccia all’interno del DMS-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, APA, 2013), che viene definito come “Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività” (DDAI). I sintomi devono presentarsi per almeno 6 mesi e si devono osservare prima dei 7 anni. Le manifestazioni si presentano in almeno due contesti, tipicamente a scuola e in famiglia.
Si distinguono 3 sottotipi:
– Disattento: se sono prevalenti i sintomi di disattenzione
–Iperattivo-impulsivo: se prevalenti i sintomi di iperattività e impulsività
–Combinato: se presenti sintomi di disattenzione e iperattività impulsività.
Ma quali sono i sintomi del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività?
Nell’area Disattenzione:
- non riesce a prestare attenzione ai particolari o commette errori di distrazione nei compiti scolastici, sul lavoro o in altre attività;
- ha spesso difficoltà a mantenere l’attenzione sui compiti o sulle attività di gioco;
- sembra non ascoltare quando gli/le si parla direttamente;
- non segue le istruzioni e non porta a termine i compiti di scuola, le incombenze o i doveri;
- ha spesso difficoltà ad organizzarsi nei compiti e nelle attività quotidiane;
- spesso evita, o è riluttante ad impegnarsi in compiti che richiedono sforzo mentale protratto (es. compiti a casa o a scuola);
- perde spesso gli oggetti necessari per i compiti o altre attività (es. giocattoli, matite, libri, ecc.);
- spesso è facilmente distratto da stimoli esterni;
- spesso è sbadato nelle attività quotidiane.
Nell’area Iperattività-Impulsività:
– agita o batte mani e piedi o si dimena sulla sedia;
– lascia il proprio posto in situazioni in cui si dovrebbe rimanere seduti;
-spesso scorrazza e salta in situazioni in cui farlo risulta inappropriato;
– è spesso incapace di giocare o svolgere attività ricreative tranquillamente;
– è spesso sotto pressione;
-spesso “spara” una risposta prima che la domanda sia stata completata;
-ha spesso difficoltà nell’attendere il proprio turno;
-interrompe gli altri o è invadente nei loro confronti.
Risulta chiaro come il disturbo causi notevoli compromissioni del funzionamento sociale e personale, con importanti ricadute dal punto di vista degli apprendimenti.
Il disturbo infatti si manifesta in modo molto marcato nel contesto scolastico.
I bambini mostrano alti livelli di disattenzione, faticano nel portare a termine le azioni intraprese, si stancano più facilmente quando eseguono azioni cognitivamente complesse e tendono a passare da un’attività ad un’altra in modo non organizzato. Impegnarsi quindi in attività di studio, che richiedono alti livelli di attenzione può essere quindi molto complicato per uno studente con tale disturbo.
Per chi si occupa di supportare a vario titolo bambini e ragazzi con disturbi di attenzione, è fondamentale conoscere le principali difficoltà che possiamo osservare e quali sono i meccanismi implicati, così da supportare adeguatamente e progettare piani di intervento efficace.
Vediamone alcune:
Pianificazione: è la capacità di programmare i diversi passaggi di un’azione finalizzati al raggiungimento di un obiettivo. Lo studente ADHD mostra solitamente fragilità in tale capacità esecutiva. Negli apprendimenti possiamo osservare tipiche difficoltà nella pianificazione e organizzazione dei compiti, nella distribuzione dello studio o programmazione del ripasso. Frequenti le dimenticanze circa i materiali o gli impegni scolastici.
Attenzione sostenuta: è la capacità di mantenere il focus attentivo su un’attività per molto tempo, resistendo a distrattori. Il deficit di attenzione sostenuta porta a difficoltà nella focalizzazione delle proprie risorse cognitive e nella discriminazione delle informazioni importanti. Negli apprendimenti scolastici gli studenti possono avere difficoltà in tutte quelle attività che prevedono una “selezione“, come ricercare le informazioni importanti nel testo, indizi, parole chiave, oppure nella realizzazione di compiti che prevedono consegne multiple.
Attenzione Divisa: riguarda la capacità di affrontare più attività cognitive contemporaneamente. Classiche difficoltà riguardano il prendere appunti, scrivere sotto dettatura, copiare dalla lavagna e ascoltare la spiegazione. Oppure leggere e contemporaneamente valutare la correttezza delle informazioni.
Shift attentivo: implica la capacità di spostare il focus attentivo da uno stimolo ad un altro. Lo studente quindi può faticare nel passare rapidamente da una consegna ad un’altra, oppure nel modificare strategia o impostazione di lavoro, perché costretto continuamente a reindirizzare le sue risorse attentive sull’attività in corso di svolgimento.
Sono di diversa natura quindi le difficoltà che un bambino o un ragazzo con deficit di attenzione possono incontrare nel processo di apprendimento scolastico. Numerosi sono i fattori emotivi e motivazionali che non vanno trascurati, poiché hanno un ruolo importante nella regolazione dell’attivazione attentiva. Conoscere i meccanismi implicati è fondamentale per pianificare degli interventi a sostegno del loro benessere psicologico.
Bibliografia:
Fedeli C., Vio C. (2017), “ADHD iperattività e disattenzione a scuola”, Giunti.
DSM-5 (American Psychiatric Association), Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Raffaello Cortina.