Adolescenti e Sonno: nuove evidenze sull’associazione con i disturbi d’ansia

adolescenti e sonno

Il sonno negli adolescenti subisce importanti cambiamenti durante la fase di sviluppo. Ed è generalmente caratterizzato da:

  • breve durata del sonno;
  • lunga latenza dell’insorgenza del sonno (SOL);
  • alti tassi di insonnia (Gradisar et al., 2011; Hysing et al., 2013).

La ricerca indica che i giovani con disturbi d’ansia hanno:

  • tassi ancora più elevati di insonnia (Johnson et al., 2006a; Alvaro et al., 2017);
  • SOL più lunghi (Forbes et al., 2008);
  • durata del sonno più breve rispetto ai loro coetanei non ansiosi (Roberts e Duong, 2017; Zhang et al., 2017).

La ricerca clinica sull’associazione tra ansia e problemi di sonno si è concentrata principalmente sugli adolescenti con disturbi d’ansia, spesso in contesti di trattamento specializzati (Brown et al., 2018).

Sappiamo molto meno sul sonno negli adolescenti con ansia che ricevono un trattamento all’interno dei servizi di assistenza sanitaria primaria. Tali informazioni sono importanti perché una grande percentuale di adolescenti con sintomi di disturbi internalizzanti (cioè, disturbi d’ansia e/o depressione) cerca aiuto all’interno delle strutture sanitarie primarie (Zachrisson et al., 2006).

Inoltre, gli interventi di assistenza sanitaria primaria possono raggiungere gli adolescenti con ansia che altrimenti non potrebbero ricevere aiuto (Husabo et al., 2020). Aiutando gli adolescenti precocemente e all’interno dei loro contesti quotidiani (ad esempio, la scuola), i servizi sanitari di base possono superare alcune delle barriere che impediscono di cercare aiuto per i problemi di salute mentale nei giovani (Salloum et al., 2016; Reardon et al., 2017).

 

La relazione tra sonno e ansia nella letteratura

La relazione tra sonno e ansia è complessa. E gli studi sugli adulti, così come sui bambini, indicano che le associazioni variano tra le caratteristiche del sonno (Hudson et al., 2009; van Mill et al., 2014). Uno studio basato sulla popolazione di adolescenti ha riportato una maggiore prevalenza di sonnolenza diurna, SOL e difficoltà ad alzarsi al mattino negli adolescenti con ansia e in quelli con depressione.

Tuttavia, la breve durata del sonno è stata riportata solo dagli adolescenti con depressione (Orchard et al., 2020). Quindi, per comprendere a fondo l’associazione di aspetti specifici del sonno con i sintomi dell’ansia negli adolescenti, dobbiamo includere un’ampia gamma di caratteristiche del sonno.

Purtroppo, la letteratura di ricerca sul sonno e l’ansia nei giovani è caratterizzata da incoerenza riguardo a ciò che costituisce un sonno “povero” (Leahy e Gradisar, 2012). E le misure utilizzate per valutare il sonno sono state messe in discussione (Peterman et al., 2015; Brown et al., 2018).

Alcuni studi utilizzano un singolo elemento per valutare l’insonnia. Mentre altri misurano i “problemi legati al sonno” applicando punteggi compositi, con elementi tratti da liste di controllo di ansia, depressione e/o problemi comportamentali generali dei bambini. Gli item di questi punteggi compositi sono spesso legati ai comportamenti legati all’andare a letto, strettamente allineati con l’ansia (ad esempio, resistenza ad andare a letto, rifiuto di dormire da solo). Questo rappresenta un problema di sovrapposizione di item tra sonno e ansia, che può gonfiare le associazioni sonno-ansia (Peterman et al., 2015). L’uso meno frequente di misure che valutano direttamente la durata del sonno, il SOL e/o l’insonnia ci lasciano meno informati sulla natura dell’associazione tra sonno e ansia negli adolescenti.

 

Aspetti legati ai sottotipi di ansia

Le associazioni tra sonno e ansia negli adolescenti possono variare non solo sugli aspetti del sonno misurati, ma anche sui sottotipi di ansia. Alcuni sottotipi di ansia possono essere più fortemente associati a difficoltà di sonno rispetto ad altri.

Per esempio, uno studio clinico ha riportato più problemi legati al sonno nei giovani (6-17 anni) con disturbo d’ansia generalizzato (GAD), e/o disturbo d’ansia da separazione (SAD), rispetto ai giovani con disturbo d’ansia sociale (SoAD) (Alfano et al., 2007).

Tuttavia, due studi hanno riportato alti tassi di insonnia tra gli adolescenti indipendentemente dai sottotipi di ansia, ad esempio, attraverso il disturbo di panico, SoAD, GAD, e il disturbo ossessivo-compulsivo (OCD) (Johnson et al., 2006a; Alvaro et al., 2017).

I risultati incoerenti e il numero limitato di studi suggeriscono che sono necessarie ulteriori ricerche sull’associazione tra sonno e sottotipi di ansia negli adolescenti. Questa conoscenza potrebbe essere usata clinicamente per determinare se le difficoltà del sonno devono essere affrontate nei giovani che soffrono di tutte le forme di ansia, o solo all’interno di sottotipi specifici (per esempio, GAD).

 

La relazione tra depressione e sonno nella letteratura

L’evidenza di un’associazione tra depressione e scarso sonno negli adolescenti è forte (Chorney et al., 2007; Sivertsen et al., 2014; Berger et al., 2019). Tassi più elevati di insonnia sono stati riportati tra gli adolescenti con depressione, rispetto agli adolescenti con disturbi d’ansia (Johnson et al., 2006a; Alvaro et al., 2017).

L’alta comorbidità tra sonno impoverito e depressione, e la grande sovrapposizione tra ansia e depressione, indicano la necessità di esaminare come la depressione co-occorrente influenzi l’associazione tra ansia e sonno.

A nostra conoscenza, questo non è esplicitamente esaminato in studi precedenti con gli adolescenti. Il ruolo della depressione può avere implicazioni per la valutazione, la concettualizzazione e gli interventi offerti agli adolescenti con ansia.

 

Il fattore genere

Le ragazze adolescenti di solito riportano una maggiore prevalenza di ansia e depressione rispetto ai ragazzi della stessa età (Carter et al., 2011; Leikanger et al., 2012). È stato riscontrato che il sonno cambia durante lo sviluppo, con un modello di sonno specifico del sesso che emerge dopo la pubertà, dove i ragazzi riportano una durata del sonno più breve e gli adolescenti più grandi e le ragazze riportano tassi più elevati di insonnia (Johnson et al., 2006b; Hysing et al., 2013; Amarala et al., 2016).

Quindi, il sesso e l’età sono da considerare quando si esaminano le potenziali associazioni tra ansia, depressione e caratteristiche del sonno.

 

Lo studio

Nel presente studio, il sonno (cioè l’insonnia, il SOL e la durata del sonno) è stato esaminato negli adolescenti con ansia che cercavano aiuto nell’ambito dell’assistenza sanitaria primaria.

Abbiamo esaminato se i sintomi totali dell’ansia e i sottotipi di ansia (per esempio, GAD e SAD) erano associati alla durata del sonno, al SOL e all’insonnia.

Inoltre, abbiamo approfondito anche il potenziale effetto confondente dei sintomi depressivi, prima controllando i sintomi depressivi nelle analisi, e poi esaminando le associazioni tra ansia e sonno nel sottogruppo di adolescenti senza sintomi depressivi co-occorrenti.

 

Materiali e metodi

I dati risultano da alcune valutazioni di base di uno studio controllato randomizzato (RCT) in cui gli adolescenti con ansia elevata hanno partecipato a 10 settimane di interventi di gruppo svolti in alcune scuole medie in Norvegia. I fornitori degli interventi di gruppo erano principalmente operatori sanitari di base, oltre a professionisti dei servizi locali di salute mentale per bambini e adolescenti. 

 

Procedura e partecipanti

I partecipanti hanno ricevuto informazioni circa gli interventi incentrati sull’ansia attraverso fonti multiple (ad esempio, incontri di routine di studenti e genitori con gli infermieri scolastici; nomina da parte degli insegnanti; informazioni attraverso i media).

Un totale di 363 adolescenti di età compresa tra i 12 e i 16 anni provenienti da 18 scuole medie (17 pubbliche e 1 privata) rappresentano il campione iniziale sottoposto alla valutazione. Le scuole rappresentavano sia aree rurali che urbane.

Gli adolescenti inclusi erano quelli il cui punteggio totale di ansia (sintomi di ansia auto-riferiti o riferiti dai genitori) era ≥25 sulla Spence Children’s Anxiety Scale (SCAS; Spence, 1998). Questo cut off era leggermente superiore al punteggio medio totale SCAS (23,19, SD = 15,60) precedentemente trovato in un campione comunitario di adolescenti che frequentavano le stesse scuole medie del presente campione (Raknes , 2017). Applicando questo cut-off, abbiamo incluso adolescenti che vanno da livelli di ansia lievi a più gravi.

Inoltre, era richiesto un livello minimo di interferenza dell’ansia nella vita quotidiana, definito come un punteggio di >1 alla prima domanda della Child Anxiety Life Interference Scale (CALIS; Lyneham , 2013).

I criteri di esclusione erano gli adolescenti che avevano:

(a) problemi nel seguire le regole del gruppo.

(b) un comportamento dirompente.

(c) problemi di apprendimento che causavano difficoltà nel seguire un programma di gruppo.

 

I criteri di inclusione ed esclusione derivano dalle valutazioni svolte dai fornitori degli interventi, sulla base delle informazioni raccolte rispetto dagli adolescenti, dai genitori e dagli insegnanti.

Tre adolescenti hanno soddisfatto i criteri di esclusione, 34 non hanno soddisfatto i criteri di inclusione, 7 hanno rifiutato di partecipare e 6 non sono stati inclusi, poiché alcune scuole non sono riuscite a reclutare abbastanza adolescenti per formare un gruppo prima della fine del semestre.

Così, il campione finale comprendeva 313 adolescenti.

 

Strumenti

Tutte le misure sono state somministrate attraverso una piattaforma online. Nel presente studio sono inclusi solo i dati self-report degli adolescenti. Le misure del sonno sono quelle precedentemente utilizzate in studi norvegesi basati sulla popolazione (Hysing , 2013, 2016; Sivertsen , 2014, 2017).

 

Informazioni demografiche

Tutti i partecipanti hanno indicato il loro sesso, l’età e il paese di nascita per se stessi e per i loro caregiver.

La classe sociale è stata determinata dall’occupazione più alta tra i genitori (riferita dai genitori e dall’adolescente), e secondo lo schema di codifica del Registrar General Social Class, e classificata come alta, media e bassa (Krølner e Holstein, 2006).

La struttura familiare emergeva in base alla domanda “con chi vivi”, con sei possibili alternative di risposta, poi categorizzata come una famiglia con due genitori o con un solo genitore.

 

Caratteristiche del sonno

L’insonnia è stata operazionalizzata secondo i criteri del DSM-5 (Hysing , 2013). L’insonnia comprendeva una risposta positiva alle difficoltà di iniziare e mantenere il sonno (DIMS) con una frequenza di almeno 3 giorni a settimana per un periodo di almeno 3 mesi e una risposta positiva alla sonnolenza e/o alla stanchezza.

La DIMS è stata valutata su una scala Likert a tre passi con opzioni di risposta “non vero”, “un po’ vero” e “certamente vero”. Data una risposta positiva (“un po’ vero” o “certamente vero”), i partecipanti rispondevano rispetto a quanti giorni alla settimana hanno avuto difficoltà a iniziare e mantenere il sonno, e per quanto tempo questo è stato un problema.

La stanchezza/sonnolenza, valutata da una domanda congiunta su una scala Likert a tre passi con opzioni di risposta “non vero”, “un po’ vero” e “certamente vero”. Con una risposta positiva (“un po’ vero” o “certamente vero”) gli adolescenti hanno riferito il numero di giorni alla settimana in cui hanno sperimentato sonnolenza e stanchezza, rispettivamente.

I giovani hanno indicato l’ora in cui di solito vanno a letto la sera e l’ora in cui si alzano di solito al mattino. Il tempo trascorso a letto (TIB) derivava dalla differenza fra l’ora in cui solitamente andavano a letto e l’ora in cui solitamente si alzavano.

La latenza dell’insorgenza del sonno (SOL), cioè il tempo solitamente impiegato per addormentarsi, riportata in ore e minuti, è anche ulteriormente classificata in cinque livelli da “meno di 15 min” (punteggi più bassi) a “120 min o più” (punteggi più alti).

La durata del sonno è stata calcolata separatamente per le notti dei giorni feriali e per quelle del fine settimana e definita come TIB meno SOL. La durata del sonno ha subito ulteriore categorizzazione in dieci livelli da “meno di 4 h” (punteggi più bassi) a “12 h o più” (punteggi più alti).

Infine, l’efficienza del sonno, anche questa considerando separatamente le notti dei giorni feriali e le notti del fine settimana, deriva dalla durata del sonno divisa per TIB e moltiplicata per 100 (riportata come percentuale).

 

Sintomi d’ansia e depressivi

Per i sintomi d’ansia: la Spence Children’s Anxiety Scale (SCAS) (Spence, 1998; Nauta , 2004) che comprende 44 item, inclusi sei item di riempimento positivo. Oltre a un punteggio totale di ansia (cioè, un punteggio di somma di tutti i 38 item di ansia), la SCAS comprende sei sottoscale di ansia sulla falsariga dei sottotipi di disturbi d’ansia nel DSM-IV: “ansia da separazione” (SAD), “ansia sociale” (SoAD), “disturbo ossessivo compulsivo” (OCD), “panico/agorafobia”, “paure di lesioni fisiche/fobia semplice” (SP) e “ansia generalizzata” (GAD).

Invece, per i sintomi depressivi: lo Short Mood and Feelings Questionnaire (SMFQ) (Angold , 1995), una scala a 13 item, con buone proprietà psicometriche (Sharp , 2006; Lundervold , 2013).

 

Discussione

I risultati indicano che il sonno rappresenta un elemento importante da approfondire tra gli adolescenti con ansia che cercano aiuto dai servizi sanitari di base.

Una parte considerevole degli adolescenti (12-16 anni) in questo studio ha riportato alti tassi di insonnia, lunga latenza di inizio del sonno (SOL) e breve durata del sonno.

L’ansia auto-riferita era positivamente associata all’insonnia e al SOL in tutti i sottotipi di ansia, indicando che dobbiamo affrontare l’insonnia e il SOL negli adolescenti indipendentemente dai sottotipi di ansia.

Inoltre, alcuni dei sottotipi di ansia (cioè, SoAD, panico/agorafobia e OCD) erano associati alla durata del sonno. Anche se i sintomi depressivi co-occorrenti hanno rappresentato la maggior parte delle associazioni tra l’ansia e le variabili del sonno, le associazioni tra ansia e insonnia, così come il SOL, sono emerse tra gli adolescenti che hanno ottenuto un punteggio inferiore al cut-off clinico sui sintomi depressivi.

Quindi, il sonno impoverito dovrebbe essere un elemento da considerare tra gli adolescenti con ansia elevata, anche in assenza di depressione co-occorrente.

 

Durata del sonno, latenza nell’insorgenza del sonno e insonnia negli adolescenti con ansia

Il tasso di insonnia del 38,1% nel presente campione era notevolmente più alto di una prevalenza del 18,5% trovata in uno studio generale basato sulla popolazione di adolescenti norvegesi, utilizzando la stessa definizione di insonnia (Hysing , 2013).

Inoltre, la percentuale di adolescenti che riportavano SOL ≥30 min, era più alta nel campione di adolescenti con ansia (83,1%) rispetto agli adolescenti nello studio basato sulla popolazione (65%) (Hysing , 2013).

Tuttavia, poiché il campione basato sulla popolazione comprendeva adolescenti più grandi (16-18 anni) rispetto al campione attuale di adolescenti con ansia (12-16 anni), i confronti hanno bisogno di cautela.

Altri risultati dello stesso studio basato sulla popolazione, tuttavia, indicano che i problemi di sonno aumentano durante la tarda adolescenza (Sivertsen , 2017). Quindi, basandosi solo sull’età, gli adolescenti del campione di questo studio avrebbero dovuto avere un sonno migliore, e non peggiore, rispetto al campione basato sulla popolazione.

 

-Latenza nell’insorgenza del sonno negli adolescenti

In linea con i risultati precedenti di un aumento del SOL nei giovani con disturbi d’ansia (Forbes , 2008; Orchard , 2020), la maggior parte dei partecipanti allo studio attuale ha riportato un lungo SOL, con oltre la metà degli adolescenti (64,5%) che passava più di 1 ora ogni notte cercando di addormentarsi.

 

-Insonnia

La prevalenza dell’insonnia nel presente campione (38,1%) sembra anche essere superiore al tasso di insonnia del 10,7% trovato in uno studio basato sulla popolazione di adolescenti americani (13-16 anni), utilizzando una metodologia simile per misurare l’insonnia (Johnson , 2006a).

Il tasso di insonnia nel nostro campione era più in linea, e anche un po’ più alto, del tasso di insonnia (25,6%) riportato dagli adolescenti che soddisfacevano i criteri per i disturbi d’ansia nello stesso studio (Johnson , 2006a).

 

-Durata del sonno degli adolescenti

Circa un terzo (35%) degli adolescenti ha dormito meno di 7 ore nelle notti dei giorni feriali, che è considerato breve, secondo le linee guida degli esperti che raccomandano 8-10 ore di sonno per gli adolescenti (Hirshkowitz , 2015).

Tuttavia, una percentuale ancora più alta nel campione norvegese basato sulla popolazione (53,8%) ha riportato una durata del sonno inferiore alle 7 h nelle notti dei giorni feriali (Hysing , 2016). Questo può essere spiegato da una generale diminuzione delle ore di sonno che si verifica durante gli ultimi anni dell’adolescenza (Carskadon, 2011), dato che il campione basato sulla popolazione aveva una fascia di età un po’ più alta rispetto al nostro campione.

Nonostante ciò, uno studio precedente non ha riportato alcuna differenza tra gli adolescenti con e senza disturbi d’ansia per quanto riguarda la durata del sonno (Orchard , 2020). Quindi, è possibile che la durata del sonno sia meno influenzata dall’ansia, e che gli adolescenti con ansia non abbiano un rischio maggiore di breve durata del sonno rispetto ai loro coetanei.

Tuttavia, le limitate prove disponibili, insieme agli alti tassi di insonnia e di SOL lungo nel presente campione, suggeriscono che abbiamo bisogno di ulteriori studi prima di trarre conclusioni definitive sull’associazione tra ansia e durata del sonno.

 

Differenza di genere

Nel presente studio, le ragazze hanno soddisfatto maggiormente i criteri per l’insonnia rispetto ai ragazzi. Questo è in accordo con le differenze di genere trovate in studi su adolescenti nella popolazione generale (Johnson , 2006b; Hysing , 2013).

Nel campione attuale, non è emersa alcuna differenza tra ragazzi e ragazze per quanto riguarda la durata del sonno, mentre la durata del sonno più breve è risultata maggiormente tra i ragazzi rispetto alle ragazze nello studio di confronto basato sulla popolazione (Hysing , 2013).

Tuttavia, dato il numero limitato di ragazzi inclusi nel presente campione, la mancanza di differenze di sesso dovrebbe essere interpretata con cautela. In generale, l’aggiustamento per sesso ed età non ha cambiato le associazioni tra ansia e variabili del sonno in questo studio.

I sintomi d’ansia totali e la maggior parte dei sottotipi d’ansia erano associati all’insonnia, al SOL e alla durata del sonno anche dopo che il genere e l’età erano stati controllati statisticamente.

 

Sottotipi d’ansia e sonno

Tutti i sottotipi d’ansia erano associati all’insonnia e al SOL, mentre la durata del sonno era associata negativamente ai sintomi di SoAD, panico/agorafobia e OCD. La ricerca precedente sulle associazioni tra sonno e sottotipi di ansia è limitata.

In questo studio lo strumento di misura principale è rappresentato dalle sotto-scale della SCAS, e non le categorie diagnostiche, per valutare i sottotipi di ansia. Tuttavia, uno studio che ha confrontato le subscale della SCAS con i punteggi delle interviste diagnostiche, ha dimostrato che le subscale della SCAS valutano validamente SoAD, GAD, panico/agorafobia, OCD e SAD negli adolescenti (Olofsdotter , 2015).

Mentre non abbiamo affrontato specificamente i fattori che potrebbero guidare l’alta prevalenza di insonnia e il lungo SOL. La ricerca precedente con i giovani con disturbi d’ansia suggerisce che questo può essere in parte spiegato da un’elevata eccitazione fisica e cognitiva, una regolazione delle emozioni più povera e la vigilanza alle minacce, tutti fattori che possono rendere il sonno più difficile da avviare nei giovani con ansia (Palmer e Alfano, 2017; Blake , 2018; Ricketts , 2018).

Questi fattori sono probabilmente caratteristiche comuni dell’ansia, spiegando perché i problemi di sonno possono essere trovati in diversi sottotipi di ansia.

 

Il ruolo dei sintomi depressivi concomitanti

Con poche eccezioni per l’insonnia, quando i sintomi depressivi sono stati inclusi nei modelli di regressione, l’ansia non era più associata alle variabili del sonno. Le forti associazioni tra depressione e sonno risultano comprensibili con l’eccessiva preoccupazione, dove la preoccupazione sembra precedere e in parte mediare l’associazione tra scarso sonno e sintomi depressivi negli adolescenti (Danielsson , 2013).

Un sonno scarso può inoltre essere in correlazione con una più scarsa regolazione dell’umore, indicando un potenziale meccanismo che include sonno scarso e disturbi dell’umore negli adolescenti (Short , 2020).

Un’interpretazione alternativa potrebbe essere che la forte associazione tra i sintomi depressivi e il sonno sia il risultato di un pregiudizio informativo – in altre parole, i giovani depressi possono generalmente riferire più esperienze negative a causa delle loro percezioni negative del mondo.

Il supporto a questa possibilità si trova in uno studio sui giovani (7-17 anni) dove quelli con disturbi d’ansia hanno mostrato più problemi di sonno sulle misure oggettive del sonno rispetto ai giovani depressi e non clinici. Mentre secondo l’auto-riferito, i giovani con ansia avevano meno problemi di sonno di quelli con depressione (Forbes , 2008).

Per esplorare ulteriormente l’associazione tra ansia, sintomi depressivi e sonno, abbiamo esaminato un sottocampione di adolescenti con un punteggio inferiore al cut-off clinico sui sintomi depressivi. In questo sottocampione, i sintomi d’ansia sono rimasti associati all’insonnia e al SOL.

Così, l’ansia e le difficoltà di sonno sono risultate anche tra gli adolescenti con ansia che hanno riportato bassi livelli di depressione.

 

Alcuni fattori comuni alla base delle associazioni tra ansia, depressione e sonno (Blake , 2018).

È stato riscontrato che gli adolescenti con disturbi del sonno si preoccupano maggiormente di questioni come bullismo, attacchi terroristici, malattie e incidenti, rispetto agli adolescenti che dormono bene (Danielsson , 2016). Queste preoccupazioni si trovano anche frequentemente tra i giovani con alti livelli di ansia (Weems et al., 2000).

La cognizione perseverante è costituita da processi cognitivi ripetitivi che costituiscono le caratteristiche comuni tra preoccupazione e ruminazione. Queste cognizioni implicano un prolungamento dell’attivazione affettiva e fisiologica legata allo stress, prima e dopo gli stressors (Brosschot , 2006).

L’attivazione prolungata può rendere difficile l’inizio e il mantenimento del sonno e le cognizioni perseveranti potrebbero quindi spiegare il lungo SOL e l’alta prevalenza di insonnia trovata tra gli adolescenti con ansia nello studio presente.

Le cognizioni perseveranti sono comunemente associate sia all’ansia che alla depressione (Brosschot , 2006), e potrebbero essere un possibile meccanismo sottostante all’associazione tra sintomi depressivi e d’ansia, e problemi di sonno.

 

Conclusioni

L’adolescenza è un periodo caratterizzato da un aumento dei problemi di sonno e, allo stesso tempo, aumentano comunemente i sintomi di ansia e depressione. La co-occorrenza di questi problemi può causare una notevole compromissione durante questi anni critici dello sviluppo di un giovane.

L’alto tasso di insonnia e il lungo SOL riscontrato tra gli adolescenti con diversi sottotipi di ansia, suggeriscono la necessità di valutare il sonno tra tutti gli adolescenti che cercano aiuto per l’ansia all’interno dei servizi di assistenza sanitaria primaria, indipendentemente dal sottotipo di ansia che presentano.

I risultati indicano inoltre la necessità di valutare simultaneamente i sintomi depressivi, che possono rappresentare una parte considerevole della varianza comune tra l’ansia e le variabili del sonno.

Tuttavia, dato che l’ansia è collegata all’insonnia e al SOL anche tra gli adolescenti ansiosi che riportano bassi livelli di depressione, è importante valutare il sonno in tutti gli adolescenti che presentano ansia.

 

Suggerimenti di intervento

Gli interventi devono affrontare la complessa sintomatologia spesso presentata dagli adolescenti con ansia elevata.

I programmi di terapia cognitivo-comportamentale (CBT) frequentemente usati per il trattamento o la prevenzione indicata per gli adolescenti con ansia non si concentrano sui potenziali problemi di sonno co-occorrenti (per esempio, Coping Cat, Kendall e Hedtke, 2006; Cool Kids, Rapee , 2006).

Questo rende altamente possibile che i problemi di sonno negli adolescenti con ansia non siano né riconosciuti, né trattati.

Ciononostante, sono emersi alcuni nuovi approcci mirati al sonno negli adolescenti. Sia tra i problemi di salute mentale (per esempio, Harvey, 2016), sia specificamente mirati a ridurre i problemi di sonno e di ansia co-occorrenti (Blake , 2016).

L’evidenza suggerisce che la CBT per l’insonnia può ridurre l’ansia (Belleville , 2011), forse attraverso la riduzione della preoccupazione ansiosa (Ballesio , 2021). Gli studi hanno anche esaminato l’integrazione della CBT per l’insonnia con tecniche specificamente mirate alla preoccupazione ansiosa (Ballesio , 2021).

Poiché questa ricerca include solo campioni adulti, ulteriori studi devono esaminare se la CBT per l’insonnia ha effetto sulla preoccupazione ansiosa anche in campioni di adolescenti.

In generale, gli approcci che integrano gli interventi per l’ansia e i problemi del sonno specificamente rivolti agli adolescenti devono essere ampliati, valutati e diffusi in contesti di assistenza sanitaria primaria.

 

Vuoi saperne di più su come intervenire sulle nuove problematiche legate all’adolescenza?

▶️CLICCA QUI e scopri SUBITO il nostro nuovo corso:

Nuovi Disagi in Adolescenza. Diagnosi, Prognosi e Intervento

Nuovi disagi in adolescenza. Diagnosi, prognosi e intervento

 

Articolo liberamente tradotto e adattato. Fonte: Haugland BSM, Hysing M, Baste V, Wergeland GJ, Rapee RM, Hoffart A, Haaland ÅT, Bjaastad JF. Sleep Duration and Insomnia in Adolescents Seeking Treatment for Anxiety in Primary Health Care. Front Psychol. 2021 Mar 24;12:638879. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/ 33841272/

Articoli correlati

EMDR - Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari
Perché l’EMDR è usato per il trattamento del PTSD?
L’EMDR è una forma di psicoterapia particolarmente utilizzata, con efficacia, nel trattamento...
EMDR - Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari
Gli aspetti integrativi unici dell’EMDR
Esistono centinaia di psicoterapie, ma non tutte sono uguali. La terapia EMDR potrebbe essere...

Partecipa lasciando un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Puoi usare questi tag HTML:

<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>