Come il virus cambierà il lavoro?

Le imprese stanno già modificando l’organizzazione: in una ricerca internazionale le differenze tra Italia, Spagna e Regno Unito. Più spazio a scienze comportamentali e pratiche «nudge» di sostegno ai dipendenti.

Lo studio

La ricerca condotta da Open Evidence in collaborazione con BDI-Schlesinger Group e con ricercatori di varie università (Università degli Studi di Milano, UOC, Universidad Nacional de Colombia, Università degli studi di Trento, Glasgow University), contiene elementi utili per fornire un quadro su come i datori di lavoro si stiano adattando alla pandemia. Considerando che i dati sono stati raccolti tra il 24 aprile e il primo maggio, a quella data in Italia rimanevano aperte circa il 31% delle imprese, percentuale leggermente più alta rispetto a Spagna e Regno Unito.

Ma la domanda interessante posta agli intervistati (solo a coloro che lavorano come dipendenti) nei tre Paesi è la seguente: «Quali delle seguenti misure o azioni il tuo datore di lavoro ha attuato, o sta attuando, dall’inizio della pandemia?».

I risultati della ricerca

Sono stati raccolti diversi dati, che riguardavano principalmente le misure di controllo, quelle di prevenzione, e alcune risposte in termini di flessibilità organizzativa e di sostegno ai lavoratori. In tutti e tre i Paesi le imprese hanno per quanto possibile cercato di attuare controlli per contenere la diffusione del contagio. La misura più diffusa è stata la creazione di una linea telefonica dove, con tutela della privacy, i dipendenti potevano riportare potenziali contagi a cui erano stati esposti. In Italia il 33% dei datori di lavoro ha messo in pratica controlli della temperatura corporea e obbligato alla quarantena coloro che avevano viaggiato nei precedenti 14 giorni.

Per quanto riguarda le misure preventive, come da attendersi data la loro scarsità, in tutti e tre i Paesi meno del 30% dei datori di lavoro ha distribuito indumenti e strumenti di protezione (22% in Italia), mentre la misura più diffusa è stata quella della sanificazione degli ambienti (51%), seguita dalla cancellazione dei viaggi.

Tuttavia, il quadro più interessante emerge dalle misure di flessibilità organizzativa e di sostegno ai lavoratori che prefigurano possibili mutamenti organizzativi e nuovi bisogni per la gestione del personale nei prossimi mesi.

I cambiamenti organizzativi delle imprese

Le imprese si stanno reinventando (flessibilità turni e ferie, smart working) e hanno in un certo senso avviato una sorta di consultazione con i loro dipendenti. Selettivamente si può notare:

  • ampia disponibilità a introdurre dei turni di lavoro flessibili per minimizzare il numero di persone presenti sul posto di lavoro: 47% in Italia, 39% nel Regno Unito, 45% in Spagna;
  • il 60% dei datori di lavoro ha distribuito vademecum su come lavorare al meglio da casa;
  • in tutti i Paesi la stragrande maggioranza ha distribuito check list per avere un giudizio sulle misure prese in merito alla salute e alle finanze (59% in Italia, 57% nel Regno Unito, 65% in Spagna);
  • in Italia e in Spagna la maggioranza delle imprese (57%) ha lasciato ai dipendenti la libertà di decidere come utilizzare le ferie (nel Regno Unito solo il 47%)
  • sono molti i datori di lavoro che si sono impegnati per dare sostegno psicologico ai dipendenti. Nel Regno Unito quasi la metà delle imprese, il 49%. Seguono Spagna (43%) e Italia (40%).

Psicologia, scienze comportamentali e pratiche «nudge»

L’ondata pandemica ha creato l’ambiente per promuovere nuovi processi che potrebbero diventare la regola per le sfide di domani. Le imprese sono diventate delle start up? Non proprio, ma stanno dimostrando una flessibilità che potrebbe essere un’occasione per un domani di innovazione organizzativa.

Questo riguarderà una nuova forma di gestione del personale che richiederà maggiore ricorso alla psicologia e soprattutto alle scienze comportamentali e a quelle pratiche dette «nudge» (spinta gentile) per aiutare i dipendenti a mettere in atto i comportamenti più adatti sia per il loro benessere sia per quello delle imprese e a far fronte alle nuove sfide che caratterizzeranno questa fase di transizione fino al ritorno della normalità. E forse molti scopriranno che le scienze comportamentali e i «nudge» sono strumenti che rimarranno per il miglioramento continuo delle performance organizzative.

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Fonte: Corriere.it il 18/05/2020

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