Unisciti a noi per esplorare la diversità e la complessità dell’autismo, aprendo la mente a nuove prospettive e approfondimenti che possono arricchire la nostra comprensione e promuovere l’inclusione e il benessere delle persone nello spettro autistico.
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Giovanni Fioriti Editore
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In questo incontro organizzato in collaborazione con Giovanni Fioriti Editore, esperti di diversi campi ci guideranno in un viaggio attraverso la complessità dell’autismo, offrendo spunti di riflessione e approfondimento.
Il primo intervento, a cura del prof. Alfonso Troisi, ci introdurrà al concetto di neurodiversità applicato alle forme di autismo ad alto funzionamento. Esploreremo come la psichiatria evoluzionistica possa fornire una prospettiva illuminante sulle menti specializzate presenti nello spettro autistico.
Successivamente, il dott. Davide Moscone ci condurrà nell’ambito del mondo lavorativo, evidenziando come le caratteristiche uniche dell’autismo possano trasformarsi in risorse cruciali sul luogo di lavoro. Esploreremo il valore dell’inclusione e della valorizzazione del talento autistico per promuovere un ambiente lavorativo più diversificato e produttivo.
Il prof. Filippo Muratori ci guiderà attraverso un viaggio nella storia dell’autismo, esplorando le radici del concetto e la visione pionieristica di Frankl. Attraverso una lente fenomenologica, esamineremo il significato dei comportamenti bizzarri e l’eterogeneità dell’autismo, mantenendo vivo l’approccio clinico rispettoso e ricco di comprensione.
La dr.ssa Roberta Di Pasquale ci offrirà una prospettiva unica sull’autismo attraverso l’ottica della psicoterapia e delle diagnosi tardive, evidenziando l’importanza di sviluppare protocolli terapeutici adattati al modo diverso di funzionare dei pazienti neurodivergenti adulti.
Il dott. David Vagni ci condurrà in un’analisi della neurodiversità come concetto scientifico, esplorando le sue implicazioni biologiche e sociali e proponendo un quadro di riferimento per una scienza della neurodiversità che integri diversi livelli di analisi.
Infine, la dr.ssa Francesca Mela ci parlerà del potere della formazione come strumento per comprendere e affrontare l’autismo. Esploreremo il valore di una formazione guidata che consideri la vastità e l’individualità degli autismi, offrendo un contesto di apprendimento e condivisione per le persone nello spettro.
Unisciti a noi per esplorare la diversità e la complessità dell’autismo, aprendo la mente a nuove prospettive e approfondimenti che possono arricchire la nostra comprensione e promuovere l’inclusione e il benessere delle persone nello spettro autistico.
Il concetto di neurodiversità applicato alle forme di autismo ad alto funzionamento nasce dalla volontà di demedicalizzare profili psico- comportamentali che combinano aspetti deficitari nell’ambito della comunicazione sociale con specifiche capacità cognitive superiori a quelle presenti nelle persone neurotipiche. Se basato esclusivamente su basi socioculturali, il concetto di neurodiversità potrebbe essere considerato un mero prodotto dell’ideologia woke. La psichiatria evoluzionistica propone invece che la neurodiversità nello spettro autistico rifletta processi di adattamento biologico che hanno portato alla selezione di “menti specializzate” nell’evoluzione di Homo sapiens.
L’intervento esplora il connubio unico tra le caratteristiche dell’autismo e il mondo lavorativo. Attraverso un approfondimento delle qualità come l’iperfocus e la dedizione ad uno specifico interesse, l’intervento delinea come tali qualità, spesso associate all’autismo, possano essere trasformate in risorse cruciali sul luogo di lavoro. Si evidenzia il valore dell’inclusione e della valorizzazione del talento autistico per promuovere un ambiente lavorativo più diversificato e produttivo. Questa presentazione illustra come abbracciare la neurodiversità possa non solo arricchire l’ambiente lavorativo, ma anche stimolare l’innovazione e contribuire al successo organizzativo.
Kanner aveva intitolato la sua opera più famosa “L’autismo come disturbo del contatto emotivo”.
La riscoperta di Frankl mostra come sia stato lui a sottolineare la centralità del “contatto affettivo” per l’autismo e che mentre Kanner lo intendeva come distacco sociale, per Frankl esso descriveva il deficit nucleare dell’autismo che si situa a livello del linguaggio non verbale fatto di gesti, prosodia ed espressività corporea.
Come accade ai pionieri più sagaci, anche Frankl dovette affrontare tempi non ancora maturi per portare avanti le sue idee sul ruolo centrale che i gesti e l’organizzazione motoria svolgono nello sviluppo umano e sociale. Quando Frankl afferma che “lo stesso schema motorio osservato in qualcun altro viene automaticamente inteso come espressione di un’esperienza interna”, sembra intendere la comprensione implicita delle azioni motorie che sarà oggetto di studio nelle moderne neuroscienze sociali sulla base della scoperta dei neuroni specchio.
Quindi la riscoperta di Frankl non ha un solo valore storico. Vi sono nei suoi scritti idee che anticipano il dibattito attuale sull’eterogeneità dell’autismo, sul fatto che si tratta di uno stato della mente da non necessariamente considerare patologico, sulla necessità di comprendere il significato dei comportamenti bizzarri delle persone autistiche piuttosto che cercare di inibirli o reprimerli. La sua lettura riporta in vita l’approccio fenomenologico e il piacere di leggere descrizioni dettagliate di bambini che interagiscono con il mondo, accompagnati da un rispettoso tentativo di comprensione del comportamento, atteggiamento clinico che sembra essere scomparso nella letteratura scientifica attuale basata sui grandi numeri.
Leggendo Frankl si apprezza un clinico che usa la pazienza di guardare e osservare i fenomeni senza la fretta di spiegarli, che osserva con simpatia i suoi piccoli pazienti e che si interroga sul loro modo di avere rapporti umani.
In più occasioni si può pensare che se il lavoro di Frankl avesse avuto più successo non avremmo attraversato le enormi ambiguità che hanno attraversato la storia dell’autismo.
Allora perché parlare dei pionieri? Ritornare alla storia dell’autismo permette al clinico di situarsi all’interno di generazioni di clinici arguti alle prese con qualcosa di sconosciuto che li ha chiamati in causa. È seguire le orme dei padri e mantenere una mente aperta al riparo dalle semplificazioni spesso indotte da una materia complessa ed ancora enigmatica come l’autismo.
L’autismo è una delle tante modalità in cui il sistema nervoso funziona.
La mente autistica diverge dal modo tipico in cui in genere la maggior parte delle persone esperisce il mondo esterno, vive le emozioni e le sensazioni interne, socializza, si interessa al mondo circostante, ecc…
Questa visione consapevole e non patologica della cultura dell’autismo ha permesso a molte persone di richiedere in età adulta percorsi di valutazione diagnostica e aiuto psicologico per il trattamento della sofferenza emotiva.
Nasce, dunque, il bisogno di sviluppare protocolli terapeutici adeguati al modo diverso di funzionare dei pazienti neurodivergenti adulti.
Neurodiversità è un termine che comprende la variazione naturale della struttura e della funzione del cervello umano e le differenze associate nella cognizione, nel comportamento e nella percezione.
La neurodiversità è stata tradizionalmente vista come un costrutto sociale che sfida il modello medico dei disturbi del neurosviluppo e sostiene l’accettazione e l’inclusione degli individui neurodivergenti.
Tuttavia, i recenti progressi della ricerca genetica e delle neuroscienze hanno rivelato che la neurodiversità non è solo un fenomeno sociale, ma anche una realtà biologica che riflette le complesse interazioni tra geni, ambiente ed esperienza. In questo articolo sosteniamo che la neurodiversità merita di essere riconosciuta come un concetto scientificamente utile, in grado di fornire nuove conoscenze sulle origini, i meccanismi e le implicazioni della diversità del cervello umano.
Proponiamo un quadro di riferimento per una scienza della neurodiversità che integri più livelli di analisi, da quello molecolare a quello cognitivo, fino a quello sociale estendendo il concetto tradizionale di cognizione alla cognizione 4E (embodied, embedded, extended, and enactive).
Così facendo, facciamo avanzare la scienza verso una direzione che possa apprezzare sia le differenze individuali che l’idea di un’umanità condivisa.
Il paradosso dell’autismo è che per una stessa diagnosi abbiamo infiniti autismi.
Per poter raggiungere il proprio benessere, troppo spesso del tutto sconosciuto nella vita delle persone nello spettro, è necessario ricevere una formazione guidata che riguarda i fondamentali aspetti dell’autismo, per poter capire in che modo si esplicita il proprio (sensoriale, emozioni, funzioni esecutive, teoria della mente, sovraccarico, socializzazione, affetto, interessi).
Farlo in gruppo significa non solo poter avere accesso a maggiori informazioni, grazie anche al confronto con altre persone nello spettro, ma anche, per la maggior parte, poter socializzare per la prima volta con persone con la stessa condizione.
Il presente manuale è un’opera innovativa che pone le basi per lo sviluppo di una nuova visione dell’autismo adulto in psicoterapia. Le tecniche proposte in questo testo si basano sulla terapia cognitivo-comportamentale standard integrata da spunti teorici e pratici di altri modelli come, ad esempio, la terapia metacognitiva interpersonale proposta da Carcione e colleghi e la Schema Therapy proposta da Young.
Lo scopo principale è quello di aiutare gli psicoterapeuti a implementare un percorso di psicoterapia adattato al funzionamento diverso della mente autistica. Il libro, infatti, è stato pensato per rispondere alle tante domande teoriche e metodologiche che gli psicoterapeuti si pongono di fronte alla crescente richiesta di supporto psicologico da parte della popolazione adulta autistica.
Per approfondire : Intervento cognitivo comportamentale integrato per persone adulte autistiche.
Questo libro costituisce un vertice delle conoscenze sull’autismo: dal punto di vista clinico, dal punto di vista della ricerca e dal punto di vista della relazione.
Per approfondire: Primi passi nell’autismo
Per approfondire: Alle origini dell’autismo. Il ruolo dimenticato di George Frankl
“Le storie degli uomini mi interessano tanto quanto, o di più, della storia degli uomini. Perciò, in questo libro ci sono molte storie di uomini. Storie dei pittori che hanno dipinto i quadri che ho scelto, storie di persone che hanno chiesto il mio aiuto di medico psichiatra, storie di personaggi letterari, storie di personaggi storici, mie storie personali.”
Per approfondire: La mente dipinta. La scienza del comportamento nascosta nei capolavori della pittura
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Per calcolare le tempistiche di accreditamento bisogna far riferimento alla “Data di scadenza del Quiz ECM” indicata nello specifico corso di formazione, NON alla data in cui viene superato il Quiz ECM. La data di scadenza del Quiz ECM la trova indicata nella pagina del corso, sia nel box di iscrizione che nel paragrafo dedicati a Crediti ECM.
Ebbene, entro 90 giorni dalla data di scadenza del Quiz ECM dobbiamo comunicare i dati ad AGENAS. A sua volta AGENAS trasmetterà i dati al COGEAPS e solo a quel punto le risulteranno accreditati.
Mediamente, consigliamo quindi di calcolare circa 4 mesi dalla data di scadenza del Quiz ECM. Precisiamo, in ogni caso, che l’Attestato di acquisizione ECM del corso a cui ha partecipato, vale come certificazione dei crediti acquisiti.
Sì, il corso rilascia un attestato di partecipazione.
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La presenza di materiale extra dipende dal docente e dal corso specifico: solitamente ci sono pdf contenenti i power point del docente.
48 recensioni per questo corso
Andreina Pistis –
Vorrei chiedere se il seminario sarà registrato e potrà essere sentito in un secondo momento.
Grazie
Lucia Leardini –
Capire come intervenire con approcci multidisciplinari.
Stefania Ciullo –
Lo consiglio
Valentina Felicetti –
Ottimo
Angela Silletti –
Felice di partecipare