Il Webinar affronta un tema di attualità e urgenza: l’aumento esponenziale dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA). Cosa sta succedendo ai cuccioli d’uomo del XXI secolo? Perché stanno progressivamente e rapidamente perdendo la loro abilità di apprendere a leggere, scrivere e a far di conto e sono travolti da un’epidemia di deficit dell’attenzione con iperattività (ADHD), patologia nella maggior parte dei casi diagnosticata in associazione ai DSA?
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Docenti:
Attà Negri
, Miriam Gandolfi
, Giovanni Fioriti Editore
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Un approccio ecologico alla didattica, alla diagnosi precoce e all’intervento dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento
Il Webinar affronta un tema di attualità e urgenza: l’aumento esponenziale dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA). Cosa sta succedendo ai cuccioli d’uomo del XXI secolo? Perché stanno progressivamente e rapidamente perdendo la loro abilità di apprendere a leggere, scrivere e a far di conto e sono travolti da un’epidemia di deficit dell’attenzione con iperattività (ADHD), patologia nella maggior parte dei casi diagnosticata in associazione ai DSA?
I report annuali del Ministero evidenziano un incremento delle diagnosi di DSA del 408,4% negli ultimi dieci anni, a fronte di un calo dell’8,9% della popolazione studentesca con un sempre maggior incremento del problema anche a livello universitario. Dopo dieci anni dall’entrata in vigore della legge nr. 170 e di fronte a questo fenomeno in espansione è necessaria una riflessione critica e propositiva sulle pratiche diagnostiche e “compensative” utilizzate.
La conversazione con i Colleghi prenderà le mosse da un apparente paradosso espresso nel titolo del libro “Disturbi specifici (della relazione) di apprendimento” (Gandolfi e Negri, 2023): il termine relazione in parentesi. In realtà l’espediente indica al contrario la centralità della relazione in quanto filo rosso dell’approccio innovativo proposto.
Il concetto di relazione implica un tra e la necessità di cogliere la complessità delle connessioni simultanee coinvolte.
Nel Webinar indichiamo un percorso utile a chi voglia, nella sua pratica psicologica, assumere un modello relazionale, connessionista ai DSA. Problema che implica la centralità della relazione tra tutte le figure che ruotano intorno allo scolaro/studente e tra le caratteristiche individuali di ogni soggetto nel suo interfacciarsi con il mondo. Infatti come per ogni altro disturbo o difficoltà psicologica non è utile confondere il dito che indica con la luna, ovvero fermarsi al disturbo/difficoltà/sintomo in quanto tale e non vedere il suo significato all’interno della relazione famigliare, educativa, sociale. L’obiettivo necessario e pertinente diviene quindi saper leggere e orientare la relazione che nasce nel momento di domanda di aiuto, che diviene il luogo e lo strumento dove attivare risorse e conoscenze grazie alla relazione stessa che si sta vivendo e creando con i propri partner conversazionali nei vari contesti di vita e nei quali i soggetti con diagnosi di DSA sono parte attiva. Ciò per evitare che la difficoltà finisca col diventare, in quanto fulcro della “conversazione”, l’identità stessa di chi la diagnosi riceve. Quello che di norma viene definito “disturbi” o “difficoltà” psicologici, oltre a fondarsi sulle caratteristiche biologiche oggettive di un soggetto, sono sia la concretizzazione plastica delle modalità relazionali tipiche che costruiamo con il nostro contesto, sia diventano esse stesse i mezzi attorno ai quali la “conversazione” con il contesto prende forma. Se troviamo e creiamo modi diversi di conversare/comunicare e comprendere i contesti di apprendimento dei bambini, tali “disturbi/difficoltà” acquistano senso e mettono in evidenza i circuiti che interferiscono con il loro armonico sviluppo funzionale e fisiologico. Comprendendo come l’attività “simil-scolastica”, sempre più precocemente iper-valorizzata dagli adulti, viene scorrettamente proposta o addirittura imposta senza tenere conto dei prerequisiti fisiologici del bambino nel costruire “la sua conversazione con il mondo” attraverso tutto il suo corpo, si può evitare di ricorrere ai noti strumenti/misure “compensativi” e “dispensativi”, coerenti con un’ottica protesizzante di un deficit/danno non riparabile.
Questo cambio di prospettiva comporta la necessità di dotarsi di un’epistemologia e una teoria della mente in cui corpo e mente siano ricorsivamente connessi fin dal primo affacciarsi di un bimbo sul mondo.
Da queste premesse epistemologiche nasce la teoria posizionale dello sviluppo della scritto-lettura che proponiamo. In quest’ottica connessionista complessa la mente è considerata l’esito di un processo equifinale incarnato e contestuale, mai isolabile dallo spazio/tempo del suo divenire, in cui i processi plurisensoriali, psicomotori e interpersonali giocano un ruolo fondamentale. È su di essi infatti che si fondano i processi di comunicazione verbale e non verbale efficaci ed efficienti, alla base della costruzione del sé e dei processi di appartenenza che la rendono possibile. È così che ogni individuo diventa “un bravo bambino” e un “bravo adulto” anche passando per l’esperienza di essere stato “un bravo scolaro”.
E qui si innesta la parte più innovativa della nostra proposta che abbiamo chiamato teoria posizionale della scritto-lettura.
La teoria posizionale da noi formulata è sostenuta da un preciso lavoro di ricerca sul campo. Essa affronta e risolve in modo convincente il paradosso su cui si fonda l’attuale approccio al problema dei “disturbi specifici dell’apprendimento”. Infatti criterio fondante dell’attuale sistema di diagnosi differenziale è che i bambini/ragazzi che ne sarebbero affetti/portatori presentino uno sviluppo cognitivo nella norma, spesso superiore alla media, pur non essendo in grado di compiere operazioni basiche. Ovvero sono bambini intelligenti ma scolari inefficienti.
Entrando in questo paradosso gli autori guidano attraverso i processi fisiologici e relazionali di crescita del bambino nel suo sforzo di diventare un membro “conversazionale” accettato e accettabile del gruppo famigliare e micro-macro culturale di appartenenza, proprio attraverso la conquista delle competenze scolastiche di base.
Fintanto che i DSA sono ipotizzati come l’esito di alterazioni di strutture anatomiche cerebrali o genetiche (secondo le ipotesi più recenti), coerentemente con l’attuale modello esplicativo neurobiologico, riduzionista e medicalizzante del comportamento, essi diventano artefatti che oscurano la capacità di cogliere i processi generativi di abilità culturalmente costruite quali sono appunto i diversi sistemi di scrittura e di calcolo. Il vantaggio sostanziale della differenza tra i due approcci risiede proprio nella possibilità di prevenire il problema agendo già a partire dal IV anno di vita e valorizzando proprio l’esperienza di scuola materna. Mentre l’attuale visione maturativa lineare dello sviluppo impone di attendere fino al settimo/ottavo anno di vita per poter emettere una diagnosi corretta; la visione processuale complessa che proponiamo permette invece di cogliere la genesi dei prerequisiti necessari ad affrontare l’impresa di acquisire un sistema convenzionale culturalmente costruito mentre è in atto. Dunque, parlando di prevenzione non ci riferiamo ad una diagnosi sempre più precoce di un deficit, ma della capacità dell’operatore di riconoscere l’armamentario psicomotorio e percettivo, non ancora organizzato ma già presente, di cui il bambino sano è dotato, ma del quale gli adulti ignorano le potenzialità e la funzione nello sviluppare i prerequisiti necessari, senza forzature e frustrazioni, causate dal desiderio di aderire ad aspettative cieche degli adulti.
Il lavoro di ricerca sul campo, frutto di decenni di esperienza clinica, ha attinto alle più recenti scoperte scientifiche sulla comprensione e decriptazione dei vari sistemi di scrittura, agli studi più recenti sulle scoperte neurologiche relative ai sistemi percettivi, e ai fondamenti della teoria motoria del linguaggio verbale e dei sistemi di comunicazione non verbale. Chiunque abbia esperienza di cuccioli d’uomo sa che i tentativi grafici precedono la padronanza del linguaggio parlato (l’imbrattamento e scarabocchio).
Ponendo l’atto grafico come precedente a quello verbale “abbiamo rimesso l’uomo sui piedi, anziché a testa in giù a cui il modello cerebrocentrico attuale ha costretto homo”.
Infatti lo strumento fondamentale di relazione con il mondo, necessario alla sopravvivenza di ogni essere umano, e non solo, è il proprio corpo, vera e propria interfaccia, strumento di connessione, tra sé e mondo animato e inanimato.
Nel corso del Webinar sarà possibile visionare materiali prodotti dai bambini nel corso della ricerca (coinvolti 180 bambini di scuole materne di diverse regioni del nord Italia nel periodo 2017-2020), discutere sulla scelta dei diversi strumenti diagnostici scelti, coerenti con le premesse adottate (Bender test, Matrici Colorate di Raven, valutazione psicomotoria, lettura dell’attività grafica spontanea).
Tornando al preoccupante quadro riportato in premessa riteniamo importante mettere in luce che la diagnosi e il trattamento dei DSA è solo uno dei tanti esempi possibili all’interno dello sterminato campo di intervento dell’agire psicologico, in particolare in età evolutiva, quando ancora tutto può accadere e ancora molto si può evitare. Infatti stiamo assistendo allo stesso fenomeno di incremento esponenziale di diagnosi di disturbo oppositivo provocatorio, di disturbo dello spettro autistico, di disturbi alimentari, solo per citare i più gettonati. Tale fenomeno ci sembra emblematico del fatto che la professione di psicologi, nella cultura odierna, debba cercare e seguire un approccio professionalmente consapevole, onesto e non appiattito su abitudini operative che omettono di interrogarsi sugli effetti a lungo termine che esso comporta; così come testimoniato dalle ormai numerose storie di ragazzi e giovani adulti che, sì hanno ricevuto una protesi in quanto scolari/studenti, ma poi si trovano pesantemente penalizzati in un mondo sempre più richiestivo e competitivo
Il webinar si terrà Giovedì 23 Maggio 2024, dalle ore 17 alle ore 19
Questo Webinar nasce dal libro
“Disturbi specifici (della relazione) di apprendimento.
Un approccio ecologico alla didattica, alla diagnosi precoce e all’intervento sui DSA”
edito da Giovanni Fioriti Editore.
Le registrazioni dei corsi a cui ti sei iscritta/o sono elencati nella tua Area Riservata, a cui puoi accedere effettuando il login. Ciascun corso, gratuito e/o a pagamento, ti rimane accessibile per 12 mesi dalla data di registrazione, salvo differenti informazioni fornite nel programma.
L’eventuale presenza di crediti ECM, ed il relativo numero di crediti, viene indicata ad inizio pagina e nel box di iscrizione. Se presenti, all’interno del programma c’è un paragrafo “Crediti ECM” in cui poter visualizzare la data a partire dalla quale potrai effettuare il quiz ECM e la data massima entro cui riuscire a superarlo con successo. Tali informazioni e date sono riportate anche nel box di iscrizione.
Per calcolare le tempistiche di accreditamento bisogna far riferimento alla “Data di scadenza del Quiz ECM” indicata nello specifico corso di formazione, NON alla data in cui viene superato il Quiz ECM. La data di scadenza del Quiz ECM la trova indicata nella pagina del corso, sia nel box di iscrizione che nel paragrafo dedicati a Crediti ECM.
Ebbene, entro 90 giorni dalla data di scadenza del Quiz ECM dobbiamo comunicare i dati ad AGENAS. A sua volta AGENAS trasmetterà i dati al COGEAPS e solo a quel punto le risulteranno accreditati.
Mediamente, consigliamo quindi di calcolare circa 4 mesi dalla data di scadenza del Quiz ECM. Precisiamo, in ogni caso, che l’Attestato di acquisizione ECM del corso a cui ha partecipato, vale come certificazione dei crediti acquisiti.
Sì, il corso rilascia un attestato di partecipazione.
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La presenza di materiale extra dipende dal docente e dal corso specifico: solitamente ci sono pdf contenenti i power point del docente.
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