0,00 € IVA inclusa
Docenti:
Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale (IPUE)
, Antonella Fìlastro
, Alessio Finetti
, Luigi Grassi
, Domenico Bellantoni
, Paolo Crimaldi
, Alexander Batthyany
, Lorenzo Tarsitani
, Chiara Punzi
, Giovanni Picozza
, Maria Perrone
, Alessandro Lupo
, Simona Taliani
, Vittoria Quondamatteo
, Mario Picozza
, Pietro Stampa
, Mirella Parachini
, Stefania Mastropietro
, Mara Lastretti
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L’obiettivo principale è analizzare le pratiche di cura tradizionali e moderne nelle varie culture, con un focus particolare sulle differenze e somiglianze nelle percezioni della malattia, della sofferenza e della guarigione.
Gli esperti discuteranno le implicazioni culturali per il trattamento psicoterapico, con particolare attenzione alle dinamiche interculturali che influenzano il rapporto tra terapeuta e paziente, nonché le pratiche terapeutiche che considerano la dimensione esistenziale e spirituale del paziente. Il convegno si propone di offrire strumenti teorici e pratici per i professionisti della salute mentale, al fine di migliorare la comprensione e l’efficacia dei trattamenti nelle diverse realtà culturali.
Tra gli obiettivi del convegno vi è anche l’approfondimento delle modalità con cui le malattie vengono trattate in contesti non occidentali, arricchendo la comprensione delle risorse terapeutiche offerte da ciascuna cultura.
Il confronto interdisciplinare vuole essere un’opportunità per sensibilizzare i partecipanti sul valore della diversità e sull’importanza di un approccio culturale nella cura della persona.
Responsabili Scientifici: Luigi Grassi Antonella Fìlastro
8.30-9.00 Registrazione dei partecipanti
09.00 – 09.15 Apertura – Antonella Fìlastro
09.15 – 09.30 Saluti istituzionali
Paola Medde
Presidente dell’Ordine degli Psicologi del Lazio
Vincenzo La Regina
Presidente INNEL – Istituto Nazionale NEuroLeadership
Patrizia Pugliese
Coordinatore SIPO Lazio
Gianfranco Tarsitani
Direttore Sanitario del Policlinico Italia
09.30 – 09.45 Apertura lavori – Luigi Grassi
Moderatori Pietro Stampa e Stefania Mastropietro
09.45 – 10.00 Religione, spiritualità e cura della persona
Domenico Bellantoni – Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento analitico esistenziale. Docente IPUE e Università Salesiana.
Sebbene, non di rado, si ritenga che Religione e Psicologia occupino fronti contrapposti, in realtà esiste un’ampia letteratura e numerose indagini empiriche che testimoniano come l’esperienza di fede e, soprattutto, la spiritualità rivestano un importante ruolo di fattore protettivo e proattivo nei confronti della promozione del benessere esistenziale e del fronteggiamento della malattia e degli eventi avversi. In particolare, una spiritualità matura – sia essa di natura laica o religiosa – sembra essere in grado di sostenere costrutti psicologici assai significativi per la cura, quali la resilienza, la crescita post-traumatica, la speranza e la ricerca di senso e significati nella propria vita.
10.00 – 10.15 L’Altro come paziente: il benessere psicologico in una visione transculturale
Paolo Crimaldi – Psicologo, Psicoterapeuta a orientamento umanistico-esistenziale. Docente IPUE. Scrittore.
La globalizzazione, e il sempre più frequente flusso di gente che si sposta da un continente all’altro, chiede allo psicoterapeuta di uscire sempre più dai propri modelli di riferimento teorici e culturali per entrare in una visione Altra della cura, attenta al background sociale, religioso e archetipico del paziente, abbracciando anche visioni nettamente differenti dalla propria ma non per tale ragione non integrabili. Il confronto con i professionisti della cura del disagio psichico a cui ci ha abituato l’Etnopsichiatria deve essere
il punto d’inizio per quella che Tobie Nathan definisce una psicoterapia democratica, ovvero comprensiva dell’Altro che porta il suo mondo, i suoi sogni, il suo immaginario e da cui partire che per un aiuto efficace e centrato sulla persona.
10.15 – 10.30 Care as the Antithesis to Indifference: A Logotherapeutic Perspective
Alexander Batthyany – Filosofo, Psicoterapeuta. Professore Ordinario di Filosofia e Psicologia a Vaduz (Liechtenstein), Direttore Del Viktor Frankl Institute Di Vienna.
This paper explores the concept of care as a fundamental counterforce to indifference, situating it within the framework of Viktor Frankl’s Logotherapy. Indifference, whether expressed as apathy, neglect, or the denial of responsibility, constitutes one of the most pervasive existential threats of our age. In contrast, care embodies an attitude of responsiveness and commitment to the other, to the world, and to the demands of meaning that life places upon us. From a logotherapeutic standpoint, care is not merely an emotional disposition but a moral stance that affirms the irreducible dignity of the human person. It represents the practical enactment of responsibility, the willingness to respond to life’s calls even in the face of suffering and limitation. By framing care as the existential antithesis to indifference, this study highlights its central role in sustaining meaning, resilience, and human flourishing.
Intervento disponibile con interpretariato in italiano.
10.30 – 10.45 Il Buddhismo del Sutra del Loto tra empowerment umanistico e una via transpersonale al trattamento delle malattie
Alessio Finetti – Psicologo, Psicoterapeuta di formazione Umanistica Esistenziale, Laureato in Filosofia, Docente IPUE.
Il Dharma buddhista è un grande fiume nel quale possiamo trovare tante “scuole” che ne hanno alimentato il corso. Tra queste la scuola di “Nichiren Daishonin” che si fa interprete del Sutra del Loto, penultimo discorso del Buddha. Il Sutra nel Loto, nella espressione di Nichiren Daishonin, mette insieme principi, concetti e ratiche che possono essere utilizzate validamente nell’aiutare le persone a trovare le risorse indispensabili per affrontare la vita nelle sue diverse forme e comprendere il senso e il significato profondo della propria esistenza. Una visione che mette al centro la persona e la possibilità di portare a compimento la propria evoluzione umana. L’esistenza umana è messa a dura prova, da innumerevoli tensioni. Spesso dolore e sofferenza finiscono per spingere le persone a provare rabbia nei confronti della vita stessa, provocandone una decisa frattura. Le emozioni che il buddismo qualifica come distruttive costringono ad una ideazione negativa. Spesso, come terapeuti, ci troviamo ad affrontare con i nostri pazienti la paura, la rabbia e l’odio che costringono ad uno stile di pensiero evitante, vittimizzante e controllante. La scoperta delle proprie risorse, il ridestare una profonda certezza di sé e una visione intima e profonda di essere collegati al Tutto possono, in molti casi, offrire la possibilità di una nuova ridefinizione esistenziale della propria vita. Esistenza, che nonostante le asperità a cui mette di fronte, può offrire pienezza e gioia di vivere.
10.45 – 11.00 Sviluppo e validazione di una misura del benessere esistenziale (EDIN)
Angelo Picardi – Psichiatra, Psicoterapeuta. Ricercatore Istituto Superiore di Sanità Roma. Docente IPUE.
La ricerca nel campo della psicoterapia esistenziale si è basata principalmente su misure di benessere spiritualee qualità della vita esistenziale, ed è stata ostacolata dalla mancanza di strumenti specifici per valutare il disagio e il benessere esistenziale. Vengono presentati i risultati di uno studio condotto su 411 partecipanti con un’ampia gamma di fasce d’età e livelli di istruzione, che ha mirato a sviluppare e validare uno strumento chiamato EDIN (Existential Dimension INventory). I risultati suggeriscono che l’EDIN consente una misurazione valida e affidabile del benessere esistenziale. Molte sottoscale dell’EDIN coprono temi identificati da filosofi e terapeuti esistenzialisti come questioni chiave che gli esseri umani affrontano nella loro vita quotidiana, il che corrobora la rilevanza della dimensione del benessere esistenziale misurata dall’EDIN. Lo strumento promette di essere uno strumento prezioso per scopi di ricerca, clinici e formativi.
11.00 – 11.15 Discussione
11.00 – 11.15 Pausa caffè
Moderatori: Massimo Pasquini e Mirella Parachini
11.45 – 12.00 Migrazioni, culture e salute mentale”
Lorenzo Tarsitani – Direttore UOC di Psichiatria, AOU Policlinico Umberto I di Roma Professore Associato di Psichiatria, Dipartimento di Neuroscienze Umane Sapienza Università di Roma. Docente IPUE.
L’intervento tratterà l’impatto della migrazione sul rischio di disagio e disturbi mentali, il ruolo della cultura nello sviluppo dei sintomi e toccherà le specificità dei trattamenti (traumi, barriere, difficoltà).
12.00 – 12.15 Quando il bisogno di conferire senso all’esperienza diviene patologico: spunti antropologici per guardare alla paranoia da una prospettiva socio-culturale
Chiara Punzi – Psichiatra, Università degli Studi di Ferrara
La paranoia è una manifestazione psicopatologica la cui fenomenologia è trasversale a molteplici delle categorie nosografiche psichiatriche tra quelle attualmente condivise dalla comunità scientifica. Sebbene la Psicopatologia e la Psichiatria ne abbiano ampiamente esplorato le dinamiche, è possibile riflettervi anche attraverso la lente dell’Antropologia. In quest’ultima prospettiva, la paranoia nascerebbe dal bisogno – largamente condiviso dagli esseri umani – di conferimento di senso all’esperienza di sofferenza. In Antropologia, l’attribuzione di significato ai vissuti di sofferenza è il processo principale attraverso cui si realizza l’efficacia terapeutica di quel complesso di fattori che Benedetti definisce «rituale dell’atto terapeutico», che con Lévi-Strauss (1958) è definita «efficacia simbolica»; oggi, più di frequente, vi si fa riferimento con i termini «efficacia del significato» per non dare adito a equivoci: nelle sue conseguenze,l’efficacia del significato non è dissimile, ad esempio, dall’efficacia biochimica dei principi attivi dei farmaci (F. Benedetti, 2018). Nata dunque dal bisogno di senso, la paranoia lo esaspererebbe, proiettandolo fino al suo estremo patologico: ciò che in Psichiatria si può definire, allo stadioiniziale, «interpretatività».
Per De Martino (1950), è la miseria culturale degli «esclusi dalla Storia» a comportare la mancanza di strumenti concettuali che consentirebbero loro di accettare la realtà dei fatti naturali estorici, e la sua naturale brutalità. Ancora, per l’Autore de Il Mondo Magico (1948), la persona vulnerabile incontra il rischio di incedere nella paranoia proprio quando si addentra
in quel repertorio di significati possibili dei fenomeni i quali, a differenza dei significanti, sono potenzialmente infiniti. La persona che reca i sintomi paranoidei sarebbe chi ha perso la misura che consente di capire fin dove è lecito vedere ragioni sociali nella realtà esterna, ed ha finito per attribuire ragioni “antropiche” – sociali, morali, e più o meno trascendenti – a fatti naturali. La paranoia è, allora, uno spostamento fuori da sé di una propria quota di agency (capacità potenziale di agire in modo consapevole e responsabile sulla realtà in senso trasformativo) che da una parte va a investire “altri”, più o meno ignoti, presunti malintenzionati, e dall’altra investe di agency ciò che, non essendo umano, non può averne. Una maggiore attenzione alla dimensione socio-culturale, considerata centrale dall’Antropologia, potrebbe consentire un più ampio angolo di osservazione su questo aspetto della sofferenza umana, al fine di rendere meglio conto della straordinaria complessità dell’umano pensare, e patire.
La Forza, nella visione degli Huni Kuin dell’Amazzonia, è concepita come un’energia dinamica che si attiva e si manifesta nell’individuo attraverso la relazione con le piante e gli spiriti della foresta, intesa come una vera e propria “farmacia vivente”. I guaritori-sciamani, Paje e Maje, svolgono il loro ruolo terapeutico ricorrendo a un complesso sistema di pratiche e strumenti tradizionali: l’uso di piante sacre come il Nixi Pae (ayahuasca), il Rapé, la Sananga e il Kampun (Kambo); fumigazioni con erbe; bagni d’erbe; canti sacri; rituali di pulizia energetica e di pittura corporale.
La concezione di malattia è profondamente somatica: non esistono patologie puramente mentali, poiché ogni forma di malessere si inscrive e si manifesta solo nel corpo. Il benessere è legato al mantenimento di una vibrazione energetica elevata, che si coltiva attraverso l’uso costante di parole e attitudini positive, l’assenza di lamentela anche in presenza del dolore, e una forte dimensione comunitaria. La solitudine è interpretata come segno di squilibrio e vulnerabilità rispetto a spiriti
malevoli, contrastati con canti, parole, rituali, e con l’aiuto delle piante di potere. La cura si configura così come un processo integrato di natura spirituale, relazionale ed ecologica.
Giovanni Picozza, editore, scrittore e documentarista, è impegnato da oltre 15 anni nello studio e nella pratica del curanderismo amazzonico. Ha viaggiato nell’Amazzonia peruviana, colombiana e brasiliana, entrando in contatto con diverse tradizioni e movimenti che utilizzano le piante sacre a scopo rituale.
La cura interculturale si esprime su più livelli, dall’accoglienza quotidiana delle famiglie straniere fino alle azioni di prevenzione oncologica sul territorio. L’esperienza clinica nella Casa di Peter Pan, casa di accoglienza per famiglie di bambini oncoematologici provenienti da diversi Paesi, ha mostrato come la condivisione e la creazione di un “ambiente terapeutico” favoriscano resilienza e integrazione. A questa si affianca il progetto europeo FEI – Foreign Women Cancer Care, realizzato in collaborazione con AIMaC, IFO e Fatebenefratelli, che ha promosso l’accesso delle donne migranti ai programmi di screening e cura dei tumori femminili. Nel progetto sono stati attivati punti informativi, un portale multilingue, materiali informativi tradotti, oltre 2.000 interventi di mediazione sociale e sanitaria, percorsi di accompagnamento psicologico e sono stati individuati casi di patologie oncologiche che hanno potuto beneficiare di diagnosi precoce e presa in carico immediata. Mettere in dialogo queste due esperienze – l’accoglienza clinica e la ricerca applicata – consente di riflettere su modelli di cura capaci di ridurre le barriere linguistiche e culturali, rafforzare la resilienza e promuovere una salute realmente inclusiva.
La relazione esamina le concezioni e le pratiche relative a quello che noi siamo soliti chiamare disagio psichico di una popolazione indigena messicana: i Nahua della Sierra di Puebla, che il relatore studia dal 1984. Essi concepiscono l’essere umano come composto da un ricettacolo corporeo e una serie di componenti spirituali (l’anima immortale, l’ombra e uno o più alter ego), che però sono strettamente interconnesse con organi corporei come cuore, testa e fegato, in un’ottica olistica che si discosta dall’approccio occidentale. La loro spiegazione del disagio mentale è spesso attribuita a cause legate ai rapporti sociali o con le entità extraumane, come l’intrusione di forze eteree, fatture, squilibri energetici o mancanze morali. Eziologie assai lontane dalle categorie nosologiche della medicina occidentale. Le cure tradizionali includono l’uso di piante medicinali, manipolazioni corporee e pratiche rituali, tra cui suppliche rivolte a possibili coadiutori divini e offerte. Tutti interventi che chiamano in causa la sfera del significato, sulla base di un sistema di credenze fortemente radicate e condivise.
La traduzione delle categorie eziologiche indigene nella terminologia della nosografia occidentale risulta difficile e spesso inadeguata, poiché nel processo diagnostico entrano in gioco, prima ancora delle eventuali disfunzioni organiche, l’insieme delle relazioni del paziente e della sua cerchia sociale più prossima con la società e il cosmo. Adottare una prospettiva “meta-etnica”, che consenta di utilizzare le categorie della nostra psichiatria con consapevolezza della loro contestualità storico- sociale, considerando con attenzione e rispetto le prospettive di chi vive in contesti culturali altri può non solo favorire un dialogo interculturale che può arricchire le conoscenze sui problemi psichici in sé, ma anche generare interventi terapeutici più calibrati ed efficaci.
13.00 – 13.15 Discussione
13.15 – 14.15 Pausa pranzo
14.15 – 14.30 Verso una etnopsichiatria critica, clinica e radicale
Simona Taliani – Professoressa associata di antropologia culturale, Università di Napoli L’Orientale
Qualche anno fa il più noto antropologo medico italiano a noi contemporaneo, Tullio Seppilli, nel suo Editoriale alla rivista di Antropologia medica, scriveva che “a causa del crescente squilibrio fra il Nord e il Sud del pianeta, sempre più numerosi contingenti immigratori provenienti dai più diversi paesi” avrebbero dato “luogo a estese aree multietniche” nelle quali si sarebbero instaurate “complesse situazioni di multiculturalismo” (1996,
p. 10). I centri per la salute, soprattutto quella mentale, sono i luoghi in cui più si è respirato in questi anni il multiculturalismo di cui parlava Seppilli. Esercizi, tentativi, laboratori, contaminazioni: tutto o quasi si è provato dentro questi spazi della cura.
Come coniugare un dispositivo multiculturale con un sistema di cura alternativo come l’etnopsichiatria? Già di per sé questa è una domanda di grande interesse, perché la letteratura ha quasi sempre solo esplorato come le comunità dei migranti assimilassero o incorporassero la biomedicina, e non pratiche alternative ad essa.
L’intervento articolerà queste domande con le pratiche dei laboratori dell’etnopsichiatria, dando una cornice storico-epistemologica e al contempo metodologica per comprendere sfide e differenze dei sistemi di cura che si fondano sul riconoscimento radicale e integrale dell’alterità.
Moderatore: Mara Lastretti
14.30 – 14.45 Infanzia ferita, infanzia curata: riflessioni dalla realtà africana
Vittoria Quondamatteo – Fondatrice e Presidente dell’Associazione “Il Fiore del Deserto” e dell’Associazione AINA in Kenya. Psicoterapeuta e analista Junghiana. Docente IPUE.
Il concetto di infanzia non è universale, ma assume significati profondamente diversi nelle varie culture. In Italia e in molti contesti occidentali prevale una visione dell’infanzia come tempo della protezione, della dipendenza e della cura, mentre in Africa l’esperienza dei bambini è spesso segnata da una precoce adultizzazione: responsabilità anticipate, necessità di resilienza e una forma di assertività che diventa condizione di sopravvivenza. In questo quadro, l’infanzia fragile – segnata da povertà, malattia, traumi e violenze – chiede uno sguardo capace di integrare la dimensione culturale con quella umana universale.
La cura, intesa come compassione e amore, può rappresentare uno strumento per riparare le ferite traumatiche e restituire uno spazio di crescita e di futuro a bambini che vivono condizioni di vulnerabilità estrema. L’esperienza del villaggio AINA in Kenya costituisce un esempio concreto di questo approccio: un luogo che, accogliendo bambini in situazioni di grave fragilità, diventa laboratorio interculturale di cura, protezione e speranza.
In un mondo in cui il dolore dell’infanzia assume volti diversi a seconda dei contesti, riflettere sulla cura come ponte tra culture significa interrogarsi non solo su ciò che ogni bambino perde, ma anche su ciò che può ritrovare grazie all’incontro con l’altro.
14.45 – 15.00 Il Taekwondo come approccio alla cura per i bambini dell’AINA, sieropositivi
Antonella Fìlastro – Direttore della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Umanistica Esistenziale “IPUE Luigi De Marchi”. Psicologa, Psicoterapeuta, Psico-Oncologa. Consigliere Regionale SIPO Lazio
Nel paradigma umanistico-esistenziale, la cura non si riduce al trattamento della malattia, ma si esprime come accompagnamento alla ricerca di senso, di speranza e di dignità. L’esperienza del Taekwondo con i bambini e gli adolescenti sieropositivi accolti dalla Fondazione Aina in Africa rappresenta un esempio potente di questo approccio. La disciplina marziale diventa luogo simbolico e concreto in cui i giovani, spesso segnati da stigma e sofferenza, possono ritrovare forza interiore, fiducia e appartenenza. Attraverso gesti, ritualità e relazione, il Taekwondo aiuta a riconoscere il proprio valore, a sperimentare resilienza e a trasformare la vulnerabilità in risorsa. In questo senso, l’arte marziale orientale, declinata nel contesto africano, si fa veicolo di cura e promozione della vita, restituendo ai ragazzi dignità e aprendo alla possibilità di un futuro ancora abitato dalla speranza.
15.00 – 15.15 ATTIVITÀ CORPOREA – MEDITAZIONE Scoprire l’Elisir d’Oro dentro di noi
Mario Picozza – Psicologo, Specializzando IPUE.
L’elisir d’oro rappresenta nella cultura taoista la scoperta, all’interno della propria interiorità fisica, della scintilla cosmica che anima ogni essere vivente. Chiudendo gli occhi e immergendosi dentro di sé nella propria oscurità, emerge la luce delle infinite possibilità. La breve esperienza
qui proposta, attraverso l’antica pratica del Jin Dan Qi Gong (Qi Gong dell’Elisir d’Oro) utilizzata come sistema di auto-coltivazione del terapeuta nel mondo dell’Agopuntura e della Medicina Tradizionale Cinese, permette una profonda connessione con le proprie risorse psicofisiche, nonché rappresenta un valido strumento per il Terapeuta nei momenti di maggior difficoltà durante il suo lavoro.
15.15 – 15.30 Discussione
15.30 – 15.45 Conclusione lavori – Antonella Fìlastro
15.45 – 16.00 Dialogo finale e Saluti
Scarica il programma completo: IPUE_Convegno-Programma
N.B. L’incontro sarà trasmetto su zoom.
Per la partecipazione in presenza contattare direttamente la segreteria organizzativa.
PESI Italia srl. società che gestisce Formazione Continua in Psicologia è Provider ECM n° 6888 accreditato dall’ l’Age.Na.S. (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) per la progettazione e l’erogazione dei corsi di formazioni per il personale sanitario, nell’ambito del programma di educazione continua in medicina (ECM).
L’evento sarà accreditato in FAD Asincrona ID– dal 1 gennaio 2026 al 31 dicembre 2026
Obiettivo Formativo: 18 – Contenuti tecnico-professionali (conoscenze e competenze) specifici di ciascuna professione, di ciascuna specializzazione e di ciascuna attività ultraspecialistica, ivi incluse le malattie rare e la medicina di genere;
Crediti ECM: 5
Professioni
Le registrazioni dei corsi a cui ti sei iscritta/o sono elencati nella tua Area Riservata, a cui puoi accedere effettuando il login. Ciascun corso, gratuito e/o a pagamento, ti rimane accessibile per 12 mesi dalla data di registrazione, salvo differenti informazioni fornite nel programma.
L’eventuale presenza di crediti ECM, ed il relativo numero di crediti, viene indicata ad inizio pagina e nel box di iscrizione. Se presenti, all’interno del programma c’è un paragrafo “Crediti ECM” in cui poter visualizzare la data a partire dalla quale potrai effettuare il quiz ECM e la data massima entro cui riuscire a superarlo con successo. Tali informazioni e date sono riportate anche nel box di iscrizione.
Per calcolare le tempistiche di accreditamento bisogna far riferimento alla “Data di scadenza del Quiz ECM” indicata nello specifico corso di formazione, NON alla data in cui viene superato il Quiz ECM. La data di scadenza del Quiz ECM la trova indicata nella pagina del corso, sia nel box di iscrizione che nel paragrafo dedicati a Crediti ECM.
Ebbene, entro 90 giorni dalla data di scadenza del Quiz ECM dobbiamo comunicare i dati ad AGENAS. A sua volta AGENAS trasmetterà i dati al COGEAPS e solo a quel punto le risulteranno accreditati.
Mediamente, consigliamo quindi di calcolare circa 4 mesi dalla data di scadenza del Quiz ECM. Precisiamo, in ogni caso, che l’Attestato di acquisizione ECM del corso a cui ha partecipato, vale come certificazione dei crediti acquisiti.
Sì, il corso rilascia un attestato di partecipazione.
Tutti i corsi di FCP, con speaker internazionali, dispongono di traduzione in italiano. In particolare: i Corsi online e le Master Class dispongono di interpretariato simultaneo, i Corsi Ondemand dispongono di sottotitolazione e/o voice over in italiano, i Corsi residenziali – in-person – dispongono di interpretariato simultaneo o consecutivo. Tali informazioni vengono generalmente specificate sulla pagina di presentazione di ciascun corso.
La presenza di materiale extra dipende dal docente e dal corso specifico: solitamente ci sono pdf contenenti i power point del docente.
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