Secondo i dati Istat 2009, circa 2,9 milioni di persone in Italia soffrono di diabete e per il 2025 l’Oms prevede che il numero possa raddoppiare. Il 90% dei pazienti diabetici soffre di diabete mellito di tipo 2.
Negli ultimi anni non solo la percentuale di pazienti affetti da diabete è aumentata, ma anche le malattie correlate con il diabete di tipo 2 sono aumentate.
Cos’è il diabete?
Il diabete è una condizione patologica in cui la concentrazione di zucchero nel sangue è permanentemente elevata, a causa di una carenza di insulina, ormone deputato all’assorbimento ed elaborazione dello zucchero da parte delle cellule. Nel diabete di tipo 2, l’organismo sviluppa una resistenza all’insulina, nonostante questa venga sufficientemente prodotta dal pancreas. Di conseguenza, lo zucchero non viene assorbito dalle cellule e resta nel sangue. A lungo andare, questa condizione genera danni a carico del sistema cardiovascolare e nervoso. Per tale ragione, i diabetici corrono un rischio da due a tre volte maggiore rispetto ai non diabetici di essere colpiti da infarti o ictus.
Quali sono le conseguenze del diabete sulla vita di chi ne è affetto?
Le persone che ricevono diagnosi di diabete son sottoposte ad una quota di stress ingente: devono assumere farmaci che, combinati all’attività fisica suggerita dai medici, possono condurre ad ipoglicemia. Il timore di svenire, quindi, porta spesso questi pazienti ad assumere zucchero nei momenti in cui avvertono capogiri, comportamento che peggiora la condizione del diabete. La regolazione dei livelli di glicemia nel sangue, che è una funzione normalmente autoregolata nell’organismo, in caso di diabete è compromessa e, pertanto, chi ne soffre, necessita di imparare ad auto-regolarsi in modi alternativi. Il senso di impotenza su se stessi è correlato ad un aumentato rischio di sviluppo di psicopatologia, come disturbi d’ansia e depressione. Ad esempio, il 36% dei malati di tumore, il 37% delle persone affette da patologie muscolo-scheletriche, il 39% di chi soffre di cardiopatie ed il 42% di chi soffre di malattie a carico del sistema respiratorio, presentano in comorbidità un disturbo psichico.
Cosa suggeriscono le linee guida?
La prima misura per la prevenzione di psicopatologia in pazienti affetti da diabete o altra patologia organica cronica afferente all’area alimentare è la psicoeducazione: i pazienti dovrebbero diventare esperti della loro malattia ed essere motivati ad un atteggiamento attivo nei confronti della patologia che li ha colpiti. Attualmente non esistono protocolli standardizzati di intervento psicologico dedicati ai pazienti diabetici o affetti da altra patologia cronica afferente all’area alimentare. Si è dimostrato, però, che tecniche di tipo cognitivo comportamentale sono particolarmente efficaci nel cambiamento dello stile di vita e nello sviluppo di un atteggiamento pro-attivo nei confronti della patologia. È soprattutto importante agire precocemente, prima dello sviluppo di una depressione, in quanto l’assunzione di antidepressivi in pazienti diabetici è altamente sconsigliata, poiché causano l’innalzamento della glicemia. Prima che il sentimento di impotenza, dunque, conduca a depressione, è opportuno restituire agenticità al paziente attraverso strumenti psicologici adeguati.
Qual è il ruolo dello psicologo?
Questo tipo di interventi psicologici, però, non viene offerto dal sistema sanitario nazionale, ma è lasciato a carico del paziente. È per tale motivo che gli psicologi sono chiamati, nel proprio studio e in associazione con altre professionalità, a prendersi cura di questi pazienti, che, altrimenti, avrebbero un’alta probabilità di incorrere nelle invalidanti conseguenze del diabete. A causa di questa necessità, PESI Italia srl propone la quarta edizione del corso online “L’intervento psicologico sul comportamento alimentare di persone celiache, diabetiche e/o cardiopatiche” , un corso altamente pratico, ricco di strumenti e tecniche mutuate dalla psicoterapia cognitivo comportamentale e destinate agli psicologi che intendono lavorare con pazienti diabetici e/o affetti da altra patologia cronica afferente all’area alimentare.
Da anni lavoro nel campo del comportamento alimentare, in società con una nutrizionista con la quale ho deciso di fondare un’associazione che si occupa di nutrizione e comportamento alimentare. Durante i corsi metto sempre a disposizione degli allievi tutto quanto ho appreso nel corso della mia formazione in psicoterapia cognitivo comportamentale e nel corso della mia pratica clinica con questo tipo di utenza.
Ci vediamo in piattaforma :)
Per approfondimenti:
- Fleischer, P. C., Jacoki, F. (2015) Dal corpo alla mente, Mente&Cervello, 131: 74 – 81
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