Discalculia e Dislessia: una Dicotomia?

discalculia

In questo articolo, daremo uno sguardo piĆ¹ da vicino a due grandi fenomeni/diagnosi, che sono le cause principali dei problemi di apprendimento degli studenti e del loro malessere. Si tratta della discalculia e della dislessia.

Questi due fenomeni possono essere messi in relazione con i due parametri che sono essenziali per impartire – e trarre profitto da – l’insegnamento di una materia: da un lato la matematica come scienza (discalculia), e dall’altro impartire/comunicare la scienza attraverso i caratteri (dislessia) che noi umani abbiamo sviluppato nel corso degli anni con il nostro intelletto.

Per quanto riguarda la discalculia, la nostra panoramica delle teorie esistenti e i risultati delle ricerche precedenti riveleranno che ci si ĆØ concentrati solo su quest’ultima – l’impartire/comunicare la scienza, mentre si ĆØ completamente falliti nel pesare il significato della matematica come scienza e la presentazione assiomatica del sistema dei numeri naturali ā„•.

Al fine di comprovare il possibile risultato del nostro lavoro, abbiamo effettuato uno studio preliminare che consiste in una serie di interviste eseguite tra gli studenti con le due difficoltĆ  di apprendimento, dove agli studenti sono state poste le seguenti domande.

Ā (i) In quale parte/parti della sequenza ‘leggere e comprendere un problema matematico/elaborare/formulare/ scrivere/presentare una soluzione’ sperimentate – incontrate – difficoltĆ ?;

(ii) Avete mai avuto problemi con il tempo e/o con l’orientamento nella vita quotidiana e/o con il ricordare corsi di eventi?;

(iii) Vi sembra che presentare le vostre soluzioni a un problema matematico sia semplificato dall’uso di un computer o simili?

Ā 

Qui, i dislessici incontreranno problemi all’inizio e alla fine della sequenza della domanda (i) di cui sopra, mentre lo studente con discalculia incontrerebbe difficoltĆ  nella parte centrale.

Le risposte ottenute sono state tutte del tipo seguente.

(i) “Riesco a leggere, ma a volte le lettere e le parole saltano”; “Riesco a leggere, ma a volte non capisco quello che leggo e per questo non riesco a risolvere il problema”; “Riesco a leggere le cifre, ma a volte ne perdo qualcuna, e allora devo leggere il problema molte volte. Quando ho letto il problema molte volte, allora capisco e posso risolvere il problema.

(ii) ‘No, posso vedere come le cose accadono nell’ordine giusto’.

(iii) ‘SƬ, ĆØ molto piĆ¹ facile usare il computer, perchĆ© non scrivo molto bene, quindi posso vedere meglio ciĆ² che ho scritto sul computer.’; ‘Posso leggere le lettere molto piĆ¹ facilmente sul computer.’; ‘La moltiplicazione ĆØ piĆ¹ facile sul computer, perchĆ© cosƬ i numeri non vanno via.’; ‘Non so perchĆ©, ma ĆØ molto piĆ¹ facile leggere sia le lettere che i numeri sul computer.’; ‘Posso risolvere problemi di matematica meglio e piĆ¹ facilmente sul computer.’

 

 

Scopo e domanda di ricerca.

Quanto sopra ci condurrĆ  a una domanda, che ha diviso gli esperti in due campi, e la cui risposta richiederĆ  ragionevolmente anche la conoscenza del secondo parametro – la struttura scientifica della matematica -:

La discalculia cosƬ come viene definita ĆØ un concetto proprio o solo un’altra delle tristi sembianze della dislessia?

Lo scopo ĆØ quindi quello di studiare la letteratura di ricerca esistente rispetto ai suoi contenuti e cercare di scoprire se l’approccio matematico ĆØ stato utilizzato o meno in precedenza (il che ci darĆ  anche una buona visione d’insieme del concetto di discalculia/dislessia); e in caso contrario, introdurre il secondo parametro – la matematica come scienza – nel tentativo di avvicinarsi alla risposta di questa domanda come formulata sopra.

 

La natura del linguaggio e la frustrazione della dislessia.

Il linguaggio, parlato e scritto, e il linguaggio del corpo (indicato come un concetto e quindi indipendente da qualsiasi idioma particolare) ĆØ qualcosa che la razza umana – con il nostro eminente intelletto – ha sviluppato nel corso degli anni per essere in grado di scambiare pensieri, idee, opinioni e – in qualche misura – sentimenti tra di loro, cioĆØ, il linguaggio – parlato e scritto – ĆØ il mezzo di comunicazione esistente e adeguato della razza umana. In questa nota, scegliamo di concentrarci sulla lingua parlata e scritta (d’ora in poi denominata semplicemente, la lingua).

Questa ĆØ anche, sopra tutte le altre, il principale mezzo di comunicazione del mondo accademico. Tuttavia, la lingua manifesta significative carenze nel potenziale di esprimere principalmente sentimenti. Il linguaggio non offre mezzi adeguati a esprimere, in modo chiaro e inequivocabile, i nostri significati piĆ¹ intimi e i nostri sentimenti piĆ¹ intimi, ma questi fenomeni astratti ogni tanto manifestano discrepanze significative tra le sequenze esperienza/sentimento e abito in parole/per mezzo di scrittura o verbalmente impartite al mondo che ci circonda.

In ogni sequenza, ci saranno sempre dei rumori e delle perdite, e se per esempio mi faccio un’immagine interiore dell’auto rossa del mio vicino, e pronuncio le parole auto rossa del mio vicino davanti a un gruppo di dieci persone, queste persone probabilmente prima di tutto si faranno un’immagine di un’auto rossa e poi cercheranno di rendere le loro associazioni.

Questo porterĆ  molto probabilmente a dieci diverse allusioni all’auto rossa del mio vicino, che era il punto di partenza per il decollo dell’intera discussione.

CiĆ² si riflette anche nel fatto che una pseudoscienza come la giurisprudenza ha essenzialmente la sua principale parte di giustificazione nell’imperfezione della lingua. Non si puĆ² in un atto esprimere in modo chiaro e inequivocabile ciĆ² che deve essere ratificato. Sia che si tratti dei membri della corte suprema, che devono emettere un verdetto in un precedente, sia che si tratti di avvocati di societĆ , che devono elaborare un accordo commerciale, alla fine tutto si riduce a stabilire dei principi di interpretazione delle linee scritte nell’atto adeguato o nell’accordo commerciale adeguato.

Se la lingua fosse perfetta in questo senso, la giurisprudenza perderebbe gran parte della sua legalitĆ … Un dislessico ĆØ (cfr. Lundberg e Sterner (2009), p. 33, e Specialpedagogiska Skolmyndigheten (2012)) una persona con difficoltĆ  di lettura e scrittura, ma con un intelletto – in altre parti – ben funzionante.

Ā Il processo di sperimentare/sentire e vestire a parole/per mezzo della scrittura o verbalmente impartire al mondo che ci circonda, il successivo sperimentare, sentire e vestire a parole non costituirĆ  un ostacolo. Invece, le difficoltĆ  sorgeranno durante la sequenza di per mezzo della scrittura impartire a – o raccogliere da – il mondo che ci circonda.

Cfr. la citazione della sezione 1: “So leggere, ma a volte non capisco quello che leggo e per questo non riesco a risolvere il problema“. Questo indica fortemente che il nocciolo della questione non sta nel capire, trattare ed elaborare la soluzione di un problema, ma nello scrivere trasmettendo la soluzione al lettore. Questo ĆØ anche sottolineato dal fatto che la maggior parte dei dislessici sono molto avvantaggiati dall’uso del computer, dove la forma e la distinzione delle diverse lettere diventa un problema minore.

 

 

La natura della discalculia.

In Lundberg e Sterner (2009), pp. 20-24, la discalculia ĆØ definita come una ridotta capacitĆ  di determinare i numeri e di sviluppare un asse numerico mentale, ma dove, in altre parti e del tutto analogamente a un dislessico, la persona che ne soffre ha un intelletto ben formato.

CosƬ, la discalculia ĆØ la difficoltĆ  a comprendere la costruzione del sistema matematico dei numeri naturali e a sviluppare un asse numerico mentale, cioĆØ l’insieme dei numeri ā„•={0,1,2,…} e la sua struttura matematica con le ordinarie operazioni binarie di addizione e moltiplicazione.

Nel processo di elaborazione di un asse numerico mentale ĆØ naturale (cfr. Lundberg e Sterner (2009), p. 20) collocare logaritmicamente i numeri sull’asse – piĆ¹ alti sono i numeri, piĆ¹ grande ĆØ la tendenza a raggrupparli – in modo che i numeri vicini si trovino piĆ¹ vicini dei numeri all’inizio della scala.

Secondo Lundberg e Sterner (2009), solo dopo un paio di anni di educazione formale in matematica la scala diventa lineare. I seguenti esempi sono tratti da Lundberg, Sterner (2009), pp. 20-21.

 

Esempio 1.

Questo esempio (cfr. Lonnemann et al. (2008)) presenta un test, in cui tre numeri, ad esempio 26, 37, 82, sono mostrati allo studente, e dove il problema ĆØ quello di dire, il piĆ¹ velocemente possibile: ā€œQuale distanza, rispetto alla quantitĆ , ĆØ la piĆ¹ grande? La distanza tra 26 e 37 o la distanza tra 37 e 82?ā€.

La distanza fisica tra i tre numeri viene alterata in vari modi, dove, in una condizione ad esempio si segna una piccola distanza tra 26 e 37 e una grande distanza tra 37 e 82 (26,.. 37,……..82). Qui abbiamo quindi una congruenza tra le differenze di grandezza tra i numeri e la distanza fisica tra loro.

In un’altra condizione, c’ĆØ incongruenza: (26,……..37,……..82).

 

Coloro che hanno un asse numerico mentale e lineare apparentemente incontrano piĆ¹ difficoltĆ  nella condizione incongruente, producendo tempi di reazione piĆ¹ lunghi e piĆ¹ errori, mentre le difficoltĆ  nelle due condizioni di cui sopra saranno di grado piĆ¹ uguale per coloro che non hanno ancora sviluppato un asse numerico funzionale, vale a dire che gli studenti con capacitĆ  di conteggio ridotte non incontrano la stessa quantitĆ  di difficoltĆ  nel caso incongruente.

 

 

Esempio 2.

Un altro interessante tentativo di individuare la forma assoluta di discalculia ĆØ stato fatto da Butterworth (2003). Egli ha sviluppato uno strumento di screening basato sul computer, in cui cerca di isolare la mancanza di base nella capacitĆ  di dire i numeri (‘quanti’) (sistemi di base).

 

In un test parziale allo studente viene mostrata un’immagine di un numero di cerchi riempiti o altri oggetti nella parte sinistra dello schermo del computer, mentre la parte destra mostra una figura.

La domanda ĆØ semplice: Quale dei cerchi pieni o della figura rappresenta il numero piĆ¹ grande?

Lo studente risponde premendo un pulsante e viene registrato il lasso di tempo tra l’apparizione dell’immagine e la pressione del pulsante.

 

 

Butterworth testimonia che una risposta corretta da sola non ĆØ sufficiente, ma il senso dei numeri ĆØ inerente alla capacitĆ  di discernere rapidamente il numero corretto, quando si visualizza l’immagine. Butterworth ĆØ dell’opinione che una persona con discalculia assoluta ĆØ incapace di questo.

Il fattore comune di tutti questi studi – e di tutte le teorie – ĆØ comunque l’attenzione sul fatto che le persone con discalculia hanno difficoltĆ  con la struttura del sistema di numeri naturali sopra menzionato, dove il punto di partenza ĆØ quindi che i numeri naturali sono totalmente collegati con 0,1,2,… come noi con il nostro linguaggio sviluppato, a fini comunicativi, abbiamo scelto di denotarli.

Un’eccellente e dettagliata panoramica di essenzialmente tutto il materiale di tutti gli altri nostri riferimenti ĆØ offerta da Sjƶberg (2006). In questa tesi, egli cita piĆ¹ o meno tutti gli aspetti della discalculia, che sono stati il punto di partenza di quasi tutti gli studi di ricerca condotti in quest’area.

Sjƶberg sottolinea che qualsiasi modello si scelga per individuare la natura della discalculia, quasi tutta la letteratura di ricerca puĆ² essere derivata dall’area medico-neurologica e neuropsicologica. Sjƶberg testimonia anche il fatto che c’ĆØ una grande confusione intorno al concetto stesso di discalculia. Ritiene che una spiegazione di ciĆ² ĆØ che l’area di competenza coinvolge molti esperti di diverse professioni.

Ci sono medici, neuropsicologi, pedagogisti/educatori e persone che si occupano del benessere degli studenti. Ultimo, ma non meno importante, ci sono naturalmente i genitori dei bambini con risultati insoddisfacenti in matematica a scuola.

Ginsburg (1997) certifica il fatto che molti bambini ricevono una diagnosi – ad esempio, discalculia – mentre coloro che stabiliscono la diagnosi sono privi di competenze adeguate nell’area.

Anche se ĆØ evidente che l’essenza del problema ĆØ la matematica come scienza ma non una sola volta ĆØ stato chiesto il parere di un matematico in questo settore, e non un solo articolo ha un approccio matematico a questo insieme di problemi. La matematica ĆØ l’unica scienza basata al 100% sulla causalitĆ , mentre tutte le altre scienze hanno un certo grado, piĆ¹ o meno, di correlazione/empirismo, e quindi la veritĆ  dei loro risultati scientifici dipende dal fatto che i ricercatori si siano concentrati sui parametri corretti o meno.

 

 

Statistiche sulla discalculia e visione nel mondo.

In tutto il mondo e secondo l’UNESCO la discalculia, che viene spesso definita come discalculia evolutiva, ĆØ definita come una condizione risultante da differenze neurologiche nel cervello. Il fatto che la discalculia e la dislessia siano due diverse condizioni indipendenti, ĆØ una credenza comune in tutto il mondo.

I bambini e gli adulti con discalculia fanno fatica a capire i numeri e a codificarli o a trasformarli in informazioni utili. Inoltre, nella discalculia la persona non riesce a vedere alcun significato logico o coerenza tra i numeri, comprese le giuste sequenze e l’ordine logico dal piĆ¹ piccolo al piĆ¹ grande.

PoichĆ© la lotta ĆØ nella traduzione dei numeri, le difficoltĆ  non derivano dal “senso dei numeri” come molti studi sostengono, ma dal linguaggio e dalla comprensione del linguaggio. In altre parole, non si tratta di numeri in sĆ©, ma di come i numeri in termini di simboli sono codificati ed elaborati nel cervello.

Le lotte per comprendere il linguaggio sono dovute a diversi malfunzionamenti di diverse abilitĆ  cognitive come la memoria a breve e a lungo termine, collocando i numeri/informazioni in schemi cognitivi e riuscendo a recuperare le informazioni in modo coerente.

L’UNESCO (2014-2019) ha proposto molti studi che hanno dimostrato che la discalculia puĆ² essere rilevata in un’etĆ  molto precoce, dove i bambini mancano di questo “senso dei numeri”. Szucs et al., (2013) hanno riportato che il 3-6% della popolazione mondiale soffre di discalculia.

Devine et al., (2013) hanno condotto uno studio che dimostra che non ci sono differenze di genere significative nella prevalenza della discalculia. Tuttavia, ĆØ quasi impossibile raggiungere una stima conclusiva di quanti individui nel mondo soffrono di discalculia, poichĆ© ogni Paese ha il proprio sistema di valutazione.

Alcuni Paesi misurano il QI e/o somministrano test standard come il SAT americano (un test che esamina le conoscenze generali dello studente), che ĆØ un test principalmente di matematica e lingua, in una sola occasione. Altri Paesi, come la Svezia, hanno varie strategie di valutazione, come per esempio l’osservazione dell’individuo in diversi ambienti oltre ai test standardizzati.

Inoltre, poichƩ le capacitƠ cognitive di una persona variano di giorno in giorno, le statistiche possono essere imprecise nei test. I risultati di un singolo test non dovrebbero definire una diagnosi generale per la persona.

PoichĆ© i Paesi differiscono nella spiegazione della discalculia, variano anche i principali responsabili e gli attori decisionali. In Norvegia e Svezia, per esempio, gli attori responsabili sono la scuola e altri professionisti altamente qualificati all’interno della disciplina educativa. Al contrario, in Germania, un medico e uno psicologo sono i principali responsabili del processo di valutazione e delle decisioni relative agli aiuti appropriati (VĆ„rdgivarguiden (2015)).

Indipendentemente da chi ĆØ responsabile della valutazione e della decisione sugli aiuti appropriati, tutti gli interventi devono essere centrati sul bambino/adulto, il che significa che i bisogni individuali sono i fattori decisivi e di guida.

 

 

La discalculia ĆØ una singola condizione indipendente?

Oggi la ricerca ĆØ controversa per quanto riguarda le cause della discalculia e della dislessia. TrƤff et al. (017) hanno discusso le diverse origini biologiche, ambientali, cognitive e neurologiche della discalculia e sostengono inoltre che a causa delle diverse cause, il trattamento e gli aiuti non possono essere generalizzati, ma devono essere individualizzati all’origine della disabilitĆ  di ogni persona e quindi ai suoi bisogni.

TrƤff et al. (2017) distinguono due categorie di discalculia, quella primaria e quella secondaria. La primaria ĆØ originata da menomazioni biologiche e neurologiche innate, mentre la discalculia secondaria ĆØ dovuta a difficoltĆ  di memoria, attenzione e/o concentrazione, che causano ulteriori difficoltĆ  a risolvere problemi matematici.

Questo spiega anche perchĆ© molti bambini che soffrono di ADHD vengono diagnosticati anche per la discalculia, che in questo caso ĆØ un effetto secondario dell’ADHD in cui le difficoltĆ  matematiche derivano dalla mancanza di attenzione e motivazione per fare lo sforzo di risolvere i compiti matematici.

Ecco perchĆ©, ancora una volta, ĆØ molto importante individuare l’origine delle lotte matematiche per applicare aiuti adeguati. Tuttavia, VĆ„rdgivarguiden (2015) ha presentato uno studio in cui ai bambini che soffrono di discalculia ĆØ stato prescritto un farmaco per l’ADHD e il risultato ha mostrato che le loro capacitĆ  e abilitĆ  matematiche non sono migliorate in modo significativo, il che sostiene il fatto che la discalculia ĆØ principalmente originata da differenze neurologiche nel cervello ed ĆØ una forma di dislessia.

Anche se l’attenzione e la concentrazione dell’individuo sono migliorate, il disturbo dell’apprendimento della lettura, della codifica e dell’elaborazione delle informazioni esiste ancora. Pertanto, la discalculia non ĆØ una singola condizione indipendente, ma, come sostiene questo articolo, una forma di dislessia che nasce come effetto secondario della disabilitĆ  dislessica.

Questo supporta ulteriormente l’argomento che, poichĆ© la discalculia risulta essere una condizione secondaria, ĆØ una sottocategoria della dislessia che si modifica a seconda delle condizioni e delle abilitĆ  cognitive primarie dell’individuo che determina il grado e l’entitĆ  delle lotte dislessiche. Quando gli esseri umani si trovano in situazioni di stress, le loro capacitĆ  cognitive sono influenzate in molti modi diversi, come difficoltĆ  di concentrazione, perdite di memoria e incapacitĆ  di elaborare e recuperare le informazioni.

 

 

Quali sono le spiegazioni psicologiche cognitive dietro le difficoltĆ  degli studenti nella risoluzione dei problemi matematici vs. discalculia?

Nella psicologia cognitiva il comportamento umano ĆØ spiegato come collegato al nostro processo mentale di percezione, elaborazione, memorizzazione e di recupero delle informazioni. Gli psicologi cognitivi sostengono che quando si desidera cambiare il comportamento, ci si dovrebbe concentrare sul processo mentale/cognitivo della persona di percepire, codificare, tradurre e mettere in relazione le informazioni con le informazioni giĆ  esistenti memorizzate nei nostri schemi cognitivi.

Uno schema cognitivo ĆØ il luogo in cui immagazziniamo informazioni e conoscenze, che ci guida nella vita e rende automatiche le nostre diverse abilitĆ  e competenze. Per esempio, quando andiamo in bicicletta, possiamo ancora parlare e pensare ad altre cose non correlate, poichĆ© “andare in bicicletta” ĆØ stato fatto cosƬ tante volte che ĆØ diventato automatico nei nostri schemi cognitivi.

Quando si applica questo concetto di schemi cognitivi al problem solving in matematica, gli studenti dovrebbero iniziare a cambiare i loro pensieri negativi di non essere in grado di risolvere la matematica, in altre parole alterare la percezione automatica negativa per codificare le informazioni in un modo di pensare positivo.

Questo puĆ² essere difficile poichĆ© codificare la matematica in un modo di pensare positivo non corrisponde ai nostri schemi cognitivi giĆ  esistenti. Nell’apprendimento, gli esseri umani hanno diversi modi e abilitĆ  di percepire, codificare, memorizzare e recuperare le informazioni. Secondo Tambychik e Thamby (2010) la ragione principale delle difficoltĆ  nella risoluzione dei problemi matematici ĆØ dovuta alle diverse abilitĆ  cognitive degli studenti nell’apprendimento, che si traduce in difficoltĆ  quando si imparano diverse abilitĆ  di risoluzione dei problemi matematici.

Gli studi hanno mostrato infatti che alcuni studenti potrebbero risolvere problemi matematici che non richiedono la trasformazione delle informazioni, il che significa codificare ed elaborare le informazioni

Quando si mette in relazione questo con la discalculia, i problemi in matematica appaiono quindi nella trasformazione dell’informazione, in altre parole per comprendere e codificare linguisticamente il problema. Questo problema di codifica dei simboli di per sĆ© ci dice che non esiste un fenomeno come la discalculia di per sĆ©, ma un tipo o una forma di dislessia, poichĆ© si tratta di codificare i simboli, che siano numeri o lettere.

Quando le informazioni attraverso il linguaggio non sono chiare, gli studenti si confondono e trovano difficoltĆ  nel decidere come risolvere il problema matematico. Inoltre, l’incapacitĆ  di comprendere o codificare le informazioni linguistiche, si traduce in difficoltĆ  quando si cerca di riconoscere e mettere in relazione le nuove informazioni in arrivo con le conoscenze precedenti che sono memorizzate negli schemi cognitivi delle persone.

Wilson et al., (2015) hanno condotto uno studio che dimostra che la discalculia e la dislessia negli adulti, coesistono insieme in una materia molto complessa accompagnata da carenze neurali e cognitive. Questo studio supporta il nostro scopo per questa ricerca che sostiene che la discalculia e la dislessia sono un’unica categoria in quanto un individuo non puĆ² soffrire solo di discalculia, in quanto ĆØ una forma o sottocategoria della dislessia.

Inoltre, considerando la dislessia, la ricerca suggerisce che i dislessici hanno una capacitĆ  di elaborazione fonologica malfunzionante, il che significa che non possono abbinare lettere e parole con i suoni per riconoscere le parole in un altro momento.

Le lettere e le parole sono simboli che il nostro cervello traduce in informazioni utili, quindi se si hanno difficoltƠ a codificare ed elaborare le lettere, lo stesso vale per i numeri, poichƩ anche i numeri sono simboli.

Come le singole lettere causano le stesse difficoltĆ  dei singoli numeri, le parole causano le stesse difficoltĆ  dei numeri piĆ¹ lunghi (molte cifre). Tutti gli informatori intervistati per questo studio, hanno sottolineato il fatto che piĆ¹ lunghi/grandi sono i numeri, piĆ¹ difficoltĆ  hanno, lo stesso vale per le parole.

Questa conferma, sostiene che i problemi di discalculia e dislessia derivano dalla percezione, comprensione e quindi codifica delle informazioni di tutti i tipi di simboli.

 

 

L’attivitĆ  cerebrale di individui con discalculia e dislessia.

Uno studio condotto da Petersa et al. (2010) analizza le somiglianze rispetto alle differenze nei bambini discalculici e dislessici rispetto a un gruppo di controllo di bambini non diagnosticati. I risultati mostrano che i bambini con entrambe le difficoltĆ  di apprendimento, se distinguiamo erroneamente tra loro, hanno attivitĆ  cerebrali e processi neurali simili, ma differiscono significativamente dai bambini senza alcuna difficoltĆ  di apprendimento.

Nello screening cerebrale di individui che soffrono di discalculia, le immagini mostrano che la funzione dei lobi parietali del cervello e lo sviluppo degli emisferi cerebrali differiscono da una persona non discalculica, poichƩ non presentano gli stessi tipi di attivitƠ.

Quando l’emisfero destro funziona male, la persona soffre nella comprensione dei beni in quantitĆ , non puĆ² imparare sequenze nello spazio e ha difficoltĆ  a risolvere problemi quotidiani “automatici” di matematica.

Se l’emisfero sinistro non funziona bene, l’individuo affronta difficoltĆ  nel trasformare i numeri in informazioni utili e nel mettere i numeri in un significato logico (Sudha e Shalini, 2014).

Le immagini dello schermo hanno anche dimostrato che gli individui discalculici e dislessici hanno attivitƠ cerebrali simili cosƬ come i processi neurologici nei loro cervelli e quindi, una persona dislessica sperimenta le stesse lotte, ma con lettere invece di numeri che possono essere spiegati dagli stessi processi neurali quando codificano simboli di qualsiasi tipo.

I risultati di cui sopra supportano la nostra tesi che la discalculia ĆØ una forma di dislessia a causa delle attivitĆ  cerebrali simili e dei processi neurologici nel cervello dei discalculici e dei dislessici.

Inoltre, a sostegno della tesi di questo articolo, i processi biologici e le disabilitĆ  psicologiche cognitive sono entrambi fattori causali significativi nella dislessia e quindi nella discalculia. La struttura e i processi neurologici sono influenzati dalle abilitĆ  cognitive e viceversa.

Entrambe le disabilitĆ  sono causate e rafforzate dalle diverse abilitĆ  cognitive di lavoro, il che significa che quando l’individuo inizia a sperimentare difficoltĆ  in matematica a causa, per esempio, di una memoria corta o di una mancanza di attenzione, i processi neurologici sono influenzati e quindi alterati o non allenati, il che inibisce le azioni delle abilitĆ  matematiche a diventare automatiche.

 

 

 

La discalculia ĆØ ereditaria?

Butterworth (2003) suggerisce che la discalculia puĆ² essere ereditata grazie a uno studio condotto su due gemelli. I risultati di questo studio sostengono una particolare posizione sul cromosoma X, anche se questa dislocazione non ĆØ presente in tutti i casi di individui discalculici.

SPSM (2016) sostiene che la disposizione a sviluppare la dislessia ĆØ ereditaria e poichĆ© la discalculia ĆØ una forma di dislessia, puĆ² anche essere un fattore rilevante per gli individui discalculici. In questo caso, si puĆ² sostenere che questa disposizione nasce da fattori ambientali e non biologici, in quanto il bambino vede il genitore in difficoltĆ  e avere pensieri negativi verso la matematica e quindi acquisisce sentimenti simili anche per provare a capire la matematica.

Allo stesso modo, quando si tratta di ansia matematica, Butterworth (2003) presenta uno studio su bambini di nove anni che affermano di essere affetti da discalculia, mostrando che sono molto ansiosi riguardo alla risoluzione dei problemi matematici. Questa ansia puĆ² derivare dal sentimento negativo dei genitori nei confronti della matematica ed ĆØ quindi una disposizione psicologica ereditata a sviluppare l’ansia matematica, che ĆØ un tipo secondario di discalculia.

Nella categoria secondaria della discalculia in cui l’ansia ĆØ l’origine del problema, tali sentimenti negativi e demotivanti verso la matematica alterano a loro volta le capacitĆ  cognitive, come la codifica, l’elaborazione e il recupero delle informazioni. Se il bambino ha una profonda e forte convinzione che gli manchino le abilitĆ  matematiche come i loro genitori, il tentativo di risolvere di per sĆ© sarĆ  difficile poichĆ© non si adatta allo schema cognitivo automatizzato di “non posso fare matematica”.

La ricerca di Kaufmann e Von Aster (2012) e altri studi suggeriscono che i fattori ambientali come il bere alcolici durante la gravidanza e la nascita prematura, possono causare discalculia e altre difficoltĆ  di apprendimento. In questo caso tali fattori ambientali si traducono in differenze biologiche nel sistema neurologico del bambino esposto, in altre parole, i fattori ambientali vengono trasmessi e si manifestano biologicamente.

Inoltre, Kaufmann e Von Aster (2012) suggeriscono che la discalculia si verifica frequentemente nei bambini che soffrono di disturbi del sistema metabolico, varie alterazioni genetiche come le sindromi dell’X fragile, la sindrome di William Beuren e la sindrome Velocardiofacciale.

Questi disturbi possono essere ereditati in modo tale che il bambino sviluppi una disposizione per la discalculia, o in altre parole per le difficoltĆ  di codifica, comprensione, elaborazione e recupero delle informazioni. Tuttavia, non ci sono stati abbastanza dati a sostegno di queste cause biologiche per la discalculia, che ancora una volta sostiene il fatto che la discalculia ĆØ una forma di dislessia che ha gli stessi fattori causali per lo sviluppo.

 

 

In che modo la discalculia ĆØ una comorbiditĆ  di disabilitĆ  cognitive e diversi processi neurologici?

Come menzionato sopra, alcuni studi suggeriscono che la discalculia ĆØ una comorbiditĆ  che si presenta insieme ad altre difficoltĆ  di apprendimento e/o capacitĆ  cognitive improprie come la memoria a breve e lungo termine, difficoltĆ  di attenzione, difficoltĆ  di concentrazione e/o di elaborazione delle informazioni.

Inoltre, l’ADHD ĆØ stata associata a bambini che soffrono di discalculia, poichĆ© in questo caso la discalculia ĆØ una comorbiditĆ  e una condizione secondaria degli effetti dell’ADHD a causa della mancanza di concentrazione e della scarsa capacitĆ  di attenzione. Tuttavia, come mostrato nella sezione precedente, quando agli studenti sono stati somministrati farmaci per l’ADHD per migliorare la concentrazione e l’attenzione, le difficoltĆ  nella risoluzione dei problemi matematici non sono migliorate.

Kaufmann e Von Aster (2012) concludono il loro studio affermando che la discalculia ĆØ una comorbiditĆ  di diverse difficoltĆ  di apprendimento, differenze neurologiche e/o malattie mentali.

Tali risultati mostrano chiaramente che la discalculia non puĆ² essere definita come una disabilitĆ  indipendente, ma un “effetto collaterale” di altre disabilitĆ  e/o malattie. Le abilitĆ  e i compiti matematici di solito richiedono piĆ¹ pensiero, comprensione ed elaborazione mentale per essere automatizzati nei nostri sistemi di apprendimento ed ĆØ per questo che puĆ² essere la prima abilitĆ  colpita che soffre quando l’individuo ĆØ colpito da una malattia mentale e/o disabilitĆ  cognitiva.

Inoltre, come sostiene Adler (2001), i due metodi di elaborazione cognitiva di base nella risoluzione di compiti matematici sono la capacitĆ  di riconoscere e vedere schemi logici. Quindi se l’individuo ha una memoria a breve e lungo termine malfunzionante, puĆ² essere molto difficile riconoscere i simboli (numeri e lettere) e vedere schemi logici.

Lo stesso accade nel caso della dislessia, quando la persona non riesce a riconoscere lettere e parole, non puĆ² capire una frase. In questo caso, di nuovo la discalculia ĆØ un effetto secondario (side-effect) e una parte della dislessia in cui l’individuo non puĆ² riconoscere e associare simboli in generale.

 

Per riassumere, la discalculia ĆØ una comorbiditĆ  di un circolo vizioso in cui ogni processo si influenza a vicenda.

In primo luogo, ci sentiamo ansiosi e preoccupati per i compiti matematici, il che influisce sulle nostre capacitĆ  cognitive per la memoria a breve termine, la concentrazione e l’attenzione e infine fa sƬ che il nostro processo neurologico non sia allenato e non funzioni come dovrebbe e quindi le abilitĆ  matematiche non si automatizzano.

L’alterazione del processo neurologico che inibisce il rafforzamento delle cellule cerebrali coinvolte fa sƬ che le abilitĆ  matematiche non si automatizzino ed ĆØ per questo che gli individui discalculici e dislessici non possono riconoscere, associare e vedere schemi logici.

 

 

Esiste un trattamento per la discalculia?

Qualsiasi intervento e trattamento dovrebbe sempre essere fatto individualmente su misura per la persona. I risultati della valutazione dovrebbero determinare la natura e la struttura del trattamento, il che ci dice anche che qualsiasi trattamento non puĆ² essere generalizzato a un intero gruppo di bambini o adulti discalculici (Kaufmann & Von Aster (2012)).

Non ci sono trattamenti definitivi per la discalculia come per la dislessia, ma la ricerca suggerisce che per migliorare le abilitĆ  matematiche i bambini devono imparare ad associare automaticamente numeri e simboli nei loro schemi cognitivi e/o rappresentazioni cerebrali.

Questa pratica ĆØ la stessa per i discalculici come per i dislessici, dove i bambini discalculici si allenano ad associare i numeri con le loro quantitĆ  e valori, i dislessici si allenano ad associare le lettere con i loro suoni. Tali pratiche dovrebbero accelerare il processo di lettura, codifica e comprensione per diventare piĆ¹ automatico (Rubinsten & Henik (2006)). Il trattamento presentato rafforza l’argomento di questo articolo che la discalculia ĆØ una forma di dislessia e non due condizioni separate, poichĆ© il principio del trattamento ĆØ lo stesso.

Price e Ansari (2013) hanno suggerito due programmi matematici per migliorare le abilitĆ  e le prestazioni matematiche dei bambini.

Il primo, chiamato “La corsa dei numeri” ĆØ una pratica in cui si chiede ai bambini di distinguere tra due diverse collezioni con diverse quantitĆ  di punti. I bambini devono identificare quale collezione ha la piĆ¹ piccola o la piĆ¹ grande quantitĆ  di punti. Dopo che la risposta ĆØ stata inviata, il computer dice la risposta giusta e mostra come la quantitĆ  di punti differisce nelle due collezioni.

L’altra pratica matematica “Graphogame” ĆØ molto simile a “La corsa dei numeri”, ma ĆØ piĆ¹ precisa e si concentra sulla combinazione di numeri con simboli matematici.

Anche se i risultati hanno mostrato lo sviluppo dei bambini nel confrontare le quantitĆ  di numeri, i bambini che sono stati studiati hanno ancora avuto difficoltĆ  in altri compiti matematici, il che ci dice ancora una volta che la discalculia ha la sua radice nella codifica, elaborazione e recupero delle informazioni come nella dislessia.

In breve, secondo Kaufmann e Von Aster (2012) qualsiasi trattamento dovrebbe cercare di ottenere i seguenti risultati:

  1. Conoscere i numeri di base da 1 a 10 e come combinarli,
  2. La capacitĆ  di creare e associare la rappresentazione dei numeri in 3 dimensioni,
  3. Sviluppare competenze per il ragionamento matematico,
  4. Conoscere le procedure di come eseguire diversi calcoli e
  5. Raggiungere il punto in cui i fatti matematici di base diventano automatici.

 

Trattamento psicologico della discalculia

Tuttavia, per fare un uso ottimale di ogni possibile aiuto, la parte psicologica del trattamento ĆØ vitale prima di iniziare i programmi di formazione computerizzata. Se l’ansia matematica ĆØ presente e non viene trattata, i vari aiuti non funzioneranno come desiderato a causa dei processi cognitivi della persona che influenzano direttamente le prestazioni dell’individuo.

Adler (2001) sostiene che la discalculia puĆ² essere trattata e che l’individuo discalculico ha la capacitĆ  di migliorare significativamente. Tuttavia, sulla base di interviste e di un’esperienza personale di lavoro con studenti discalculici, la disabilitĆ  di apprendimento non scompare mai, ma con l’etĆ  l’individuo impara a gestire e ad accettare la disabilitĆ , il che puĆ² trasmettere in modo errato il messaggio che la disabilitĆ  ĆØ curabile.

Con la pratica, la motivazione e la pazienza si possono imparare le strategie appropriate per risolvere i compiti matematici di base e diventare meno ansiosi riguardo alla disabilitĆ . Lo stesso vale per la dislessia, dato che non c’ĆØ un trattamento conclusivo che diminuisca la disabilitĆ , ci sono diversi modi e strategie per rendere piĆ¹ facile la lettura e i compiti della vita quotidiana.

Tuttavia, tale pazienza e tali pratiche sono legate all’etĆ  e allo sviluppo biologico di una persona, il che spiega perchĆ© i risultati di miglioramento non sono cosƬ evidenti nei bambini come negli adulti. Ci sono comunque molti piĆ¹ studi sulla dislessia che sulla discalculia e in termini di aiuti, gli interventi sono gli stessi.

Gli studenti con discalculia, cosƬ come la dislessia, devono essere dotati di vari programmi computerizzati con funzioni di dettatore e opzioni di indovinare la parola. Quando si risolvono problemi matematici e si legge un testo, gli studenti intervistati (soggetti) hanno sostenuto che ĆØ piĆ¹ facile sul computer poichĆ© le lettere e i numeri diventano piĆ¹ chiari.

Oltre agli aiuti digitali, gli studenti che soffrono di qualsiasi disabilitĆ  di apprendimento devono avere compiti piĆ¹ brevi (suddividere un compito lungo in molte sezioni), obiettivi brevi, testo piĆ¹ grande (carattere 14, New Times Roman) e spazio tra le linee (1,5).

Ogni insegnante responsabile deve essere ben consapevole delle capacitĆ  degli studenti al fine di regolare e fornire i requisiti e i compiti adatti allo studente per raggiungere l’obiettivo desiderato per passare e ottenere i voti meritati. PoichĆ© gli aiuti per la dislessia aiutano nella discalculia, si rafforza l’obiettivo di questo articolo che sostiene che non esiste un unico disturbo dell’apprendimento chiamato discalculia, ma ĆØ una forma di dislessia.

 

 

Quanto sono efficaci gli interventi per la disclaculia/dislessia?

Come menzionato nella sezione precedente, il piano di intervento su misura deve indicare chiaramente ciĆ² che la persona discalculica non dovrebbe fare e quali aree della matematica ha bisogno e puĆ² sviluppare.

Lo scopo degli interventi non ĆØ solo quello di “curare” direttamente la persona discalculica, ma anche quello di agire come valutatore e progettista sia per gli ulteriori interventi dell’individuo che per l’insegnante e le altre autoritĆ  educative.

Come sostiene Timperley (2013), l’implementazione di qualsiasi intervento per le difficoltĆ  di apprendimento degli studenti dovrebbe essere sempre progettata dopo le esigenze individuali e quindi continuamente modificata e aggiornata a causa dei risultati individuali.

Timperley (2013) suggerisce che la valutazione, gli interventi e i risultati, tutti insieme agiscono in un ciclo in cui gli interventi, lo sviluppo e i risultati progettano il prossimo ciclo.

L’argomentazione di Timperley discute anche l’inefficacia degli interventi generalizzati “a tutto tondo” che di solito sono purtroppo troppo spesso somministrati per mancanza di tempo, da autoritĆ  disinteressate e scarsitĆ  di risorse.

Secondo Kaufmann e Von Aster (2012), gli interventi nei Paesi di lingua inglese hanno mostrato di essere piĆ¹ efficaci quando coinvolgono facili compiti matematici che non includono nessuna abilitĆ  di problem solving. Inoltre, gli interventi a lungo termine non hanno mostrato risultati cosƬ positivi come gli obiettivi settimanali e giornalieri.

In terzo luogo, gli individui che sostengono di avere discalculia hanno risolto meglio i compiti matematici quando hanno lavorato in piccoli gruppi con istruzioni dirette dell’insegnante.

Sorprendentemente, quando gli studenti dei Paesi di lingua inglese sono stati sottoposti a interventi, gli aiuti di contatto personale (da persona a persona) sono stati molto piĆ¹ efficaci delle opzioni di intervento computerizzato. Questo risultato supporta il fatto che la natura della discalculia non puĆ² essere generalizzata ed ĆØ molto diversa da un individuo all’altro, dal momento che tutti gli studenti intervistati per questa ricerca hanno sostenuto di poter risolvere compiti di problem solving matematico “normalmente” se eseguiti al computer.

 

 

Inclusi o no?

Bhatia e Kapur (2018) hanno studiato il concetto di inclusione sociale nelle scuole indiane e sostengono che per implementare un sistema di inclusione scolastica, i valori e gli atteggiamenti personali degli insegnanti devono credere nell’inclusione.

Le convinzioni degli insegnanti sono vitali perchĆ© influenzano il comportamento e il rendimento degli studenti. Lo studente agisce secondo le aspettative dell’insegnante e sviluppa un’immagine auto-percepita che si adatta bene alle credenze e alle aspettative degli insegnanti, il che ĆØ chiamato “Una profezia che si autoavvera”.

Questo significa che se l’insegnante crede nell’inclusione, il suo atteggiamento traspare e influenza il comportamento e i sentimenti dello studente nell’inclusione o nell’esclusione. Anche se lo studio di Bhatia e Kapur non misura direttamente il sistema di inclusione scolastica per gli studenti con difficoltĆ  di apprendimento, il concetto ĆØ lo stesso e puĆ² essere implementato per qualsiasi differenza tra gli studenti nella stessa classe e scuola.

Indipendentemente dal tipo di differenze tra gli studenti, sia che si tratti di abilitĆ  sociali e/o funzionali, gli insegnanti devono interiorizzare il concetto di inclusione. Quando una credenza viene interiorizzata, significa che la persona agisce di conseguenza senza pensare o dubitare prima di compiere l’azione, in altre parole l’azione diventa automatica a causa dei nostri schemi cognitivi.

Pertanto, l’educazione e la formazione degli insegnanti devono includere l’educazione speciale e la scienza dell’inclusione. Inoltre, oltre ai valori e alle credenze degli insegnanti, il sistema educativo scolastico complessivo deve funzionare verso un sistema educativo inclusivo (Bhatia e Kapur, 2018).

Tuttavia, Lundgren et al., (2017) discutono i problemi dell’inclusione in classe, che possono far sƬ che lo studente con difficoltĆ  di apprendimento si senta “escluso primitivamente” dove lo studente ĆØ escluso all’interno del sistema inclusivo. Oggi, la maggior parte delle ricerche condotte discutendo gli interventi per le difficoltĆ  di apprendimento, suggerisce che l’inclusione nella scuola e nella classe ĆØ il sistema piĆ¹ ottimale in cui gli studenti sono nella classe “normale” con gli studenti non disabili.

Tuttavia, per limitare che lo studente si senta primitivamente escluso, ĆØ responsabilitĆ  principale dell’insegnante confermare l’esistenza dello studente nella classe in modo positivo e non discriminatorio. PuĆ² essere un dilemma per l’insegnante quando deve includere lo studente discalculico per “adattarsi” al resto della classe, il che a sua volta puĆ² richiedere un’attenzione piĆ¹ estesa allo studente che ĆØ un modo per segregarlo e/o distinguerlo dal resto della classe.

L’attenzione estesa, che ĆØ necessaria affinchĆ© lo studente possa padroneggiare i compiti matematici, puĆ² sembrare come indicare lo studente come meno “buono” che richiede un metodo di insegnamento specializzato.

 

Riepilogo.

La ricerca ha dimostrato che i discalculici e i dislessici hanno alterazioni nell’attivitĆ  dei lobi parietali rispetto agli individui senza difficoltĆ  di apprendimento. Come detto in precedenza in questo articolo, la discalculia, cosƬ come la dislessia, ĆØ una comorbiditĆ  di disabilitĆ  cognitive, processi neurali cosƬ come puĆ² apparire come un effetto collaterale secondario di varie malattie mentali.

Molti bambini sono mal diagnosticati, mentre ci sono molti fattori ambientali ed “esterni” che possono causare difficoltĆ  in matematica. Nei bambini con ADHD, ĆØ molto comune che i bambini abbiano difficoltĆ  di concentrazione, e quindi trovano difficoltĆ  in matematica.

Inoltre, nelle malattie mentali come la depressione e l’ansia le persone non hanno la capacitĆ  cognitiva “chiara” di concentrarsi, afferrare ed elaborare nuove informazioni che possono essere erroneamente diagnosticate come discalculia.

Se le persone che soffrono di salute mentale possono leggere normalmente, allora non hanno la discalculia, poichƩ sono in grado di capire ed elaborare lettere/caratteri.

Il problema sorge in matematica solo perchĆ© richiede una concentrazione extra e uno sforzo aggiuntivo per risolverla ed ĆØ per questo che la persona perde interesse. Infine, se lo studente non ĆØ interessato alla scuola, non ama l’insegnante e la struttura dell’insegnamento della matematica, ĆØ probabile che compaiano difficoltĆ  di apprendimento, poichĆ©, come detto, il processo di apprendimento di solito richiede attenzione alla classe di insegnamento.

In altre parole, non si tratta di incapacitĆ  di ā€œafferrareā€ il numero, ma di mancanza di interesse. Se ci fosse un’unica definizione di discalculia, come sostengono Sudha e Shalini (2014), l’individuo sarebbe incapace di vedere sequenze nel tempo e nello spazio.

Questo argomento supporta la discussione di questo documento che la discalculia ĆØ una forma e un “effetto collaterale” della dislessia, dal momento che anche gli studenti che sono stati intervistati per questo studio implicano che hanno la discalculia, ma tuttavia potrebbero raccontare diverse sequenze della loro vita quotidiana e di routine.

 

 

Analisi e conclusione.

Ancora una volta, le notazioni 0,1,2, … dei numeri naturali si basano completamente sulla natura dei caratteri, che abbiamo reso standard nel nostro sviluppo della lingua come mezzo di comunicazione scritta.

Si tratta quindi solo di una rappresentazione, una presentazione, dell’insieme non specificato che costituisce i numeri naturali ā„• secondo la rappresentazione assiomatica della stessa struttura matematica; e il nostro modo di contare, cioĆØ la relazione d’ordine 0,1,2, … non ĆØ che una rappresentazione della funzione non specificata (cfr. assiomi di Peano (1) nella sezione 6) s : ā„• ā†’ ā„•, che ad ogni elemento š‘› āˆˆ ā„• assegna il suo successore s(n) āˆˆ ā„•.

CosƬ, affinchĆ© la discalculia possa esistere nel senso che gli esperti di oggi sostengono che esista (cfr. tra l’altro Lundberg e Sterner (2009), pp. 17–21), le difficoltĆ  sorte nella capacitĆ  fondamentale di contare, la capacitĆ  di contare e dire i numeri (cioĆØ, quanti’), cioĆØ l’epitome del sistema dei numeri naturali ā„•, non deve riposare nĆ© sulla scelta della rappresentazione dell’insieme non specificato che costituisce l’insieme dei numeri naturali ā„•, nĆ© sulla scelta della rappresentazione della funzione non specificata s : ā„• ā†’ ā„• che quindi assegna a ogni elemento n āˆˆ ā„• il suo successore s(n) āˆˆ ā„• e quindi, secondo l’assioma di induzione (assioma (v) in (1)), costituisce l’ordine tra gli elementi di ā„•.

Le persone affette da discalculia devono, per forza di cose, incontrare lo stesso tipo di difficoltĆ , indipendentemente dalla rappresentazione che si sceglie di adottare per concretizzare la struttura matematica di ā„•. Quindi, per confutare l’esistenza della discalculia come concetto proprio, ĆØ sufficiente produrre una rappresentazione di ā„• un controesempio, dove le persone con pretesa discalculia non incontreranno alcun problema come con la rappresentazione data dai caratteri 0,1,2,…. La nostra conclusione inequivocabile sarĆ  allora che il fenomeno della discalculia, i suoi problemi, sono inerenti alla natura della rappresentazione di ā„• data dai nostri caratteri sviluppati 0,1,2, . … Questo fenomeno ĆØ comunemente noto come dislessia. Si noti che le persone con discalculia, cosƬ come la dislessia, si suppone che abbiano un intelletto, in altre parti, ben formato.

 

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Articolo liberamente tradotto e adattato. Fonte: Andersson, E. & Abdelmalek, S.. (2020). Dyscalculia/Dyslexia: A Dichotomy?. Foundations of Science. 10.1007/s10699-020-09698-6.

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