Negli ultimi anni molti studi sugli aspetti motivazionali nello sport hanno fatto riferimento ad un approccio teorico socio-cognitivo. La teoria maggiormente considerata è stata quella dell’orientamento motivazionale (Achievement Goal Theory; Nicholls, 1984, Ames, 1992). Essa sostiene che ciò che spinge una persona ad agire in una situazione in cui la prestazione è importante è il desiderio di dimostrare competenza (Bortoli e Robazza, 2004).
Quando la propria competenza è fondata sul confronto con gli altri o con riferimenti normativi (vincere, essere il migliore, … ) si parla di orientamento sull’io. Quando invece è considerata in relazione a se stessi e alle proprie capacità (fare del proprio meglio, apprendere nuove abilità, …) si parla di orientamento al compito (Bortoli et al., 2005).
Le due dimensioni di orientamento motivazionale sono tra loro indipendenti. Quindi, non si escludono reciprocamente, ma sono presenti in diversi gradi di combinazione. Influenzano così comportamenti, pensieri ed emozioni dell’atleta.
L’influenza dei genitori sulla motivazione allo sport
Tuttavia, malgrado la motivazione sia un processo interno alla persona, non è solo il risultato di caratteristiche individuali, ma anche di fattori situazionali e contestuali. Ad esempio i genitori, gli allenatori e i compagni di allenamento (Ames, 1992).
I genitori, così come anche gli allenatori, giocano un ruolo fondamentale nella creazione del clima motivazionale. Infatti influenzano la motivazione, la percezione di competenza, le risposte emozionali e il divertimento dei figli nella pratica sportiva (Gould et al., 2008).
Le ricerche (Bois et al., 2005; Xiang et al., 2003; Brustad et al., 2001) hanno evidenziato che:
- il livello di attività motoria dei genitori condiziona quello dei figli;
- l’atteggiamento dei genitori influenza la valutazione dei ragazzi sulla propria pratica sportiva e condiziona motivazione e comportamenti;
- il modo in cui reagiscono a vittorie e sconfitte aiuta i ragazzi ad interpretare l’esperienza sportiva;
- le convinzioni dei genitori sulle capacità sportive dei figli influenzano le convinzioni del ragazzo stesso.
Inoltre, è stato ampiamente dimostrato che l’attività fisica è vitale per la salute e lo sviluppo dei bambini. In particolar modo, sulla base delle attuali linee guida, i ragazzi dovrebbero impegnarsi in almeno 60 minuti di attività motoria al giorno. Tuttavia, il COVID-19 ed il relativo lockdown, ha limitato agli spazi domestici le attività fisiche, non potendo più accedere alle strutture scolastiche e sportive, e non permettendo ai bambini di giocare con i propri amici.
Nonostante questi drastici cambiamenti, i genitori hanno avuto un ruolo importante nonché fondamentale all’interno di questo processo, continuando a sostenere e incoraggiare l’attività fisica e motoria dei loro figli, assumendosi nuovi ruoli e responsabilità.
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BIBLIOGRAFIA
Ames, C. (1992), Achievement goals, motivational climate, and motivational processes. In G. C. Roberts (Ed.), Motivation in sport and exercise (pp.161-176), Champaign, IL: Human Kinetics.
Bortoli, L. e Robazza, C. (2004). Il clima motivazionale nello sport. Giornale Italiano di Psicologia dello Sport, 1, 9-16.
Bortoli, L., Bertollo, M. e Robazza, C. (2005). Sostenere la motivazione nello sport giovanile: il modello TARGET. Giornale Italiano di Psicologia dello Sport, 3, 69-72.
Nicholls, J. G. (1984), Achievement motivation: conceptions of ability, subjective experience, task choice, and performance. In G. C. Roberts (Ed.), Motivation in sport and exercise (pp.31-56), Champaign, IL: Human Kinetics.
Sergio Costa
Psicologo dello Sport
PhD in Neuroscienze, Imaging e Scienze Cliniche
Preparatore Mentale FIT
https://www.sergiocostapsicologosport.com/