“Genitori, mettete via quegli smartphone, e ascoltate i vostri bambini”.
Sono le parole della pediatra americana Jane Scott, riportate in un articolo della rivista Vanity Fair, pubblicato a ottobre 2014. La Scott riferisce di come, spesso, genitori e figli nell’attesa di essere visitati, trascorrono il tempo incollati agli schermi dei loro smartphone; in particolare cita un episodio in cui un bambino di due anni, a cui aveva diagnosticato un’infezione all’orecchio, non chiede spiegazioni al padre o allo stesso medico, ma estrae il suo telefono e interroga Siri (l’assistente digitale dell’iPhone). Un comportamento che ha lasciato esterrefatta la pediatra: non tanto per le capacità tecnologiche del piccolo, quanto perché il bimbo ha rivolto la propria domanda al telefono.
Questo bambino ha già imparato che quando ha una domanda, chi è subito pronto ad ascoltarlo e a rispondergli è Siri, e non il suo papà.
Le nuove generazioni crescono avendo sempre più difficoltà nel crearsi rapporti reali e nell’interagire con le persone. Una delle cause è l’utilizzo eccessivo delle nuove tecnologie, insegnato e mostrato dai genitori in modo errato. Di questi, infatti, 1 su 4 tiene comportamenti scorretti a livello educativo in presenza dei figli, come ad esempio il fatto di portarsi il telefonino a letto. I genitori di oggi sono, forse, più informati, sempre connessi, sempre al centro, ma non sono davvero presenti. Molti genitori, quando passano del tempo in compagnia dei loro bambini, sono impegnati a controllare Facebook, Twitter o ad utilizzare il telefonino, … Ci sono ma non ci sono.
Questa tendenza viene confermata anche da uno studio americano realizzato negli Stati Uniti dai ricercatori del Boston Medical Center, guidati da Jenny Radesky. I risultati indicano che i genitori prestano più attenzione ai telefonini che ai figli. Lo studio è stato attuato tra i mesi di luglio e agosto 2013 in 15 diversi fast food ed ha coinvolto 55 gruppi familiari, durante la consumazione dei pasti. I risultati parlano chiaro: in 40 famiglie i genitori sembravano distratti a spedire sms, a telefonare o a maneggiare il touchscreen durante la maggior parte del tempo, mentre un terzo dei genitori ha utilizzato continuamente la tecnologia per tutta la durata dei pasti.
Nell’era moderna, la vita privata si intreccia troppo spesso con il lavoro e gli affari. Questo è favorito dalle nuove tecnologie che, se usate troppo frequentemente, possono influenzare negativamente anche la relazione genitore – figlio. Altre volte, invece, se le tecnologie vengono utilizzate in maniera appropriata, si possono ottenere buoni risultati, come ad esempio favorire giochi in comune tra adulti e bambini o incentivare l’accesso ai materiali didattici per minori.
Gli esperti sostengono che le nuove generazioni ormai non vivono quasi più nel mondo reale ma sono circondati da finzioni tecnologiche nelle quali si trovano a loro agio. I genitori avrebbero il compito di dare loro il buon esempio invece di permettere di usare smartphone o tablet continuamente e fare in modo che questi non abbiano la priorità in ogni situazione.
Le conseguenze di un uso inappropriato della tecnologia e di una mancanza di attenzione verso i figli è visibile sempre più spesso: bambini indisciplinati, irrequieti, aggressivi o al contrario passivi chiusi nel loro mondo, bambini che esprimono eccessi di collera e ansia da separazione.
I genitori arrivano in consulenza esasperati, si descrivono in difficoltà nel comprendere le reazioni dei figli, non sanno come intervenire e chiedono all’esperto la formula magica, quella pozione che a loro giudizio mette a posto ogni cosa e soprattutto “aggiusta” il proprio figlio.
A mio avviso, è proprio in queste situazioni che il sostegno alla genitorialità, anche attraverso gli strumenti del Parent Coaching, rende il genitore consapevole delle esigenze dei figli; ma soprattutto permette di acquisire nuovi punti di vista e nuovi significati, migliorare e riconoscere le proprie competenze genitoriali (life skills education).