Le 6 fasi IFS: andare oltre le reazioni estreme al trauma

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Frank Anderson, MD, psichiatra e psicoterapeuta, Docente presso la Harvard Medical School. Specializzato nel trattamento di Traumi e Dissociazione.  Frank Anderson è un lead trainer presso l'IFS Ins...
Le 6 fasi IFS: andare oltre le reazioni estreme al trauma

È probabile che abbiate sentito i vostri clienti spiegare le emozioni contrastanti che provano quando sono alle prese con il loro io interno, i loro desideri e i loro comportamenti. Potrebbero dire cose come “Una parte di me vuole… e poi c’è una parte di me che non vuole”.

Nei Sistemi Familiari Interni (ISF), questa idea di molteplicità della mente è normale. Ogni parte ha una buona intenzione e ogni parte ha un valore, anche per chi ha subito un trauma.

Nel trattamento dei traumi, l’IFS è diverso dai trattamenti tradizionali orientati alle fasi. Invece di iniziare a costruire risorse nei clienti prima di elaborare i ricordi traumatici, accoglie i sintomi estremi fin dall’inizio, impara a conoscere le loro intenzioni protettive positive e ottiene il loro permesso di accedere alle ferite traumatiche.

Prima di iniziare il lavoro di guarigione del trauma con l’IFS, però, dobbiamo scindere le varie parti del nostro cliente. Lo facciamo guidando i nostri clienti attraverso le 6 Fasi:

  1. Trovare
  2. Focalizzare
  3. Esternare
  4. Sentire
  5. Essere Amici
  6. Temere.

Il processo è semplice e potete usare i seguenti passaggi come guida per aiutarvi a scindere le parti con i vostri clienti.

 

Le 6 Fasi IFS

Notate che le prime tre fasi (trovare, focalizzare, approfondire) consistono nell’aiutare le parti a sciogliersi.

  1. Trovate la parte nel, sul o intorno al corpo.
    1. Chi ha bisogno della vostra attenzione in questo momento?
    2. Dove lo notate?
  2. Concentratevi su di esso.
    1. Rivolgete la vostra attenzione all’interno.
  3. Scopritelo.
    1. Riesci a vederlo?
    2. Se sì, come appare?
    3. Se no, come lo vivete?
    4. Come vi sentite?
    5. Quanto siete vicini ad essa?
  4. Come vi sentite nei confronti della parte?
    1. Questa domanda è il nostro contatore Geiger per l’autoenergia. Ogni risposta che non rientra nel campo delle otto C (le qualità dell’autoenergia: curiosità, calma, chiarezza, connessione, confidenza, coraggio, creatività e compassione) significa che una seconda parte sta influenzando i nostri pensieri.
    2. Chiediamo a questa seconda parte se è disposta a rilassarsi per poter parlare con la parte bersaglio. Se non è disposta a rilassarsi, le chiediamo cosa ha bisogno di sapere. Questo processo può condurci a una seconda (o terza, quarta…) parte bersaglio.
    3. Le parti reattive hanno spesso bisogno di sentirsi ascoltate e convalidate. Dunque, rimaniamo con loro finché non sono disposte a farci conoscere la parte target.
    4. A quel punto, chiediamo al cliente: “Come ti senti ora nei confronti della parte target?”.
  5. Essere amico della parte scoprendo di più su di essa.
    1. Il quinto passo consiste nel conoscere la parte target e sviluppare un rapporto di amicizia. In questo modo si costruiscono relazioni interne (da sé alla parte) ed esterne (dalla parte al terapeuta). “Come ha ottenuto questo lavoro?” “Quanto è efficace questo lavoro?” “Se non dovesse fare questo lavoro, cosa preferirebbe fare?“. “Quanti anni ha?” “Quanti anni pensa che tu abbia?“. “Cos’altro vuole che tu sappia?“.
  6. Che cosa teme questa parte?
    1. Che cosa vuole per voi?
    2. Cosa succederebbe se smettesse di fare questo lavoro?

L’ultima domanda è fondamentale per rivelare qualsiasi polarizzazione in agguato. Potreste pensare: “Se smetto di sentirmi ansioso, ho paura che la parte suicida prenda il sopravvento“, oppure che riveli l’esilio che protegge. E se una parte di voi stesse dicendo: “Se smetto di sentirmi ansioso, ho paura che Jane si senta sola e inutile“?

L’uso di queste semplici domande aiuta i pazienti a capire e a lavorare con le loro parti interne per iniziare il profondo processo di guarigione che il trauma richiede.

In questo processo, tuttavia, i clienti con trauma complesso spesso sviluppano risposte protettive estreme, nel tentativo di allontanare il dolore emotivo. Incontrando queste reazioni estreme, è un rischio comune per i terapeuti sentirsi frustrati, sopraffatti, annoiati e, a volte, impulsivi, così rischiando di compromettere e/o bloccare la terapia in corso.

In questo esercizio, che puoi scaricare gratuitamente, verrai aiutato a identificare le radici di queste risposte estreme, ed allo stesso tempo i tuoi stati emotivi “attivati” dai clienti stessi.

 

Scarica l’Esercizio “Andare oltre le reazioni estreme al trauma”

Per scaricare l’esercizio, clicca sul bottone qui sotto. Si aprirà una pagina con un modulo da compilare.

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