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Imparare ad Imparare: la metacognizione

Imparare ad Imparare: la metacognizione

Nel campo della psicologia dell’apprendimento il concetto di metacognizione assume un’importanza fondamentale. In questo articolo esploreremo la storia della metacognizione presentando i principali modelli teorici di riferimento e quali sono risvolti pratici nel lavoro psicologico con gli studenti.

Il termine metacognizione è stato introdotto nel 1971 da uno psicologo statunitense dell’età evolutiva John Flavell che la definiva in termini di “riflessione sui processi mentali”. Il termine “meta” indica qualcosa che va al di là della cognizione, un processo sovraordinato grazie al quale “la mente lavora sulla propria mente e su di essa esercita un controllo. In un’accezione più ampia si riferisce all’insieme delle conoscenze che il soggetto possiede sulle proprie attività cognitive e il controllo che è in grado di operare su queste.

Da quanto descritto fin ora, vediamo come risultano evidenti due processi fondamentali che concorrono alla metacognizione: i processi di controllo e l’insieme delle conoscenze possedute dal soggetto.

Il controllo riguarda la capacità di esercitare un monitoraggio e una valutazione rispetto la correttezza o meno del compito cognitivo che si sta eseguendo, riuscendo ad attivare un cambiamento nel comportamento di apprendimento. Alcuni esempi riguardano la capacità di modificare strategia di studio se lo studente si rende conto di non comprendere oppure fissare una pausa se si accorge di essere stanco o distratto.

Le conoscenze si riferiscono invece all’insieme di nozioni che lo studente possiede sul funzionamento della mente e sulle strategie di studio. Ad esempio uno studente metacognitivo è uno studente che sa come funziona la memorizzazione, conosce diverse strategie, le applica in relazione al tipo di compito, conosce il suo stile di apprendimento e le metodologie a lui più funzionali.

 

I principali modelli teorici di metacognizione

Uno dei modelli teorici classici è il Modello Multicomponenziale proposto da Borkowski e Muthukrishna (1994) che considera la metacognizione come un sistema complesso dato da aspetti cognitivi, motivazionali, emotivi tra cui autoefficacia, percezione di competenza e autoregolazione. Secondo il modello uno studente si esprime al meglio quando è in grado di usare un buon numero di strategie. Ma questa capacità si sviluppa a partire dall’esperienza che consente di misurarsi con compiti adeguati alle proprie capacità che portano facilmente al successo e quindi alla successiva riproposizione delle stesse. I feedback sia interni che esterni favoriscono nello studente una crescente fiducia nelle proprie abilità di studio nelle proprie capacità. In tal modo viene a crearsi un processo circolare in cui dal compito sorge l’uso delle strategie, dall’uso delle strategie efficaci si sviluppa uno stile attributivo corretto e volto alla motivazione, che a sua volta determina l’apprendimento strategico.

Un altro modello di rilevanza, più recente è Modello Metacognitivo Multicomponenziale di Cornoldi, De Beni, Zamperlin e Meneghetti (2005) che alla pari del modello precedente ha il pregio di mettere in luce l’interconnessione tra i processi cognitivi, metacognitivi e motivazionali sottolineando come tutti questi processi sono importanti nella determinazione del percorso di studio e apprendimento. Gli aspetti motivazionali in termini di obiettivi di apprendimento, attribuzioni e percezioni influenzano la prestazione di studio, ma allo stesso tempo anche la motivazione influenza la conoscenza e l’uso di strategie.

 

Come aiutare gli studenti a sviluppare un atteggiamento metacognitivo?

L’attuale ricerca ha dimostrato che aiutare gli studenti ad acquisire capacità di controllo, automonitoraggio, e riflessione sulla propria mente, porta a prestazioni migliori nell’apprendimento, ma soprattutto induce un atteggiamento attivo e una maggiore motivazione all’apprendimento.

Presso i servizi per l’apprendimento giungono spesso studenti di ogni ordine e grado che seppur con buone abilità cognitive in assenza di disturbi specifici o altre situazioni che potrebbero inficiare l’apprendimento non ottengono comunque buone prestazioni. Questi studenti solitamente non possiedono conoscenze metacognitive, non adottano delle modalità di studio efficaci e funzionali e non dimostrano di conoscere strategie di studio.

Per fornire un aiuto psicologico è possibile proporre dei percorsi di supporto finalizzati a sostenere e promuovere le abilità mateacognitive, Una caratteristica fondamentale dell’intervento si basa sull’informazione data allo studente per renderlo protagonista del processo di apprendimento, attraverso spiegazioni su come funziona la nostra mente quando studiamo e quali sono gli stili personali di apprendimento, proprio per sviluppare consapevolezza e partecipazione. Risulta importante inoltre conoscere le idee ingenue che uno studente possiede rispetto alle proprie difficoltà, le attribuzioni che ha sviluppato e quali strategie adotta per affrontarle.

 

L’obiettivo complessivo è rendere lo studente consapevole delle proprie credenze, attribuzioni e motivazioni e sostenerlo per adottare un cambiamento che sia efficace e duraturo nel tempo

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Bibliografia Utile:

  • Cornoldi C. (1995), Metacognizione e apprendimento,Il Mulino, Bologna
  • Cornoldi C., Difficoltà e disturbi dell’apprendimento, Bologna, il Mulino, 2007. Cornoldi C., Caponi B., Memoria e metacognizione, Trento, Erickson, 1991
  • Cornoldi, C., De Beni, R., Zamperlin, C., e Meneghetti, C. (2005). AMOS 8-15. Abilità di motivazione allo studio: prove di valutazione per ragazzi dagli 8 ai 15 anni. Erickson, Trento.
  • Flavell, J. H. (1971). First discussant’s comments: What is memory development the development of Human Development, 14, 272-278.

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