Infertilità… e poi? Cosa succede quando tutto va bene?

Patrizia Vaccaro
Psicologa Psicoterapeuta, mi sono specializzata nel 2008 in Psicoterapia cognitiva e cognitivo-comportamentale presso il centro “Studi Cognitivi” di Milano. Sin dai primi anni della formazione ...
Infertilità aspetti psicologici

L’infertilità è diventata ormai un problema molto presente e attuale in tutta la società occidentale.

La scelta e l’arrivo di un primo, spesso unico, figlio si sposta sempre più in avanti e l’età è indubbiamente la causa principale di questo trend demografico.

Tutto questo è connesso al maggior ricorso di tecniche di procreazione assistita.

L’infertilità, e la conseguente mancanza dei figli, comporta una diminuzione del benessere psicofisico e un aumento dello stress. Inoltre gli stessi trattamenti di procreazione medicalmente assistita (PMA) incidono notevolmente sul livello di distress emozionale e fisico. Capire cosa venga prima e cosa venga dopo è una questione da anni molto controversa e che,probabilmente, trova la sua risposta nel fatto che i fattori si influenzino a vicenda creando una sorta di circolo vizioso. Questo giustifica il fatto che l’intervento sulle coppie infertili debba essere a 360 gradi e  prendere in considerazione non solo gli aspetti medici e clinici, ma anche quelli psicologici.

Le coppie che concepiscono attraverso la procreazione medicalmente assistita passano attraverso un periodo di forte incertezza  e spesso di disagio fisico. Le gravidanza che vengono portate avanti non sono esenti da complicazioni e frequentemente i bambini nascono pretemine e sottopeso, aspetti che comportano un maggiore stress per le future madri e per i futuri padri.

Corso ondemand:
Corso ondemand: “Il sostegno psicologico nell’infertilità”

Oltre a studiare gli aspetti psicologici che possono caratterizzare le coppie infertili prima o durante il trattamento, la ricerca indaga anche cosa succede dopo. Ovvero, quando gli esiti dei trattamenti sono positivi e si avvia una gravidanza. In particolare si cerca di capire se vi sono differenze tra uomini e donne che hanno concepito naturalmente o attraverso la procreazione assistita, o in base al numero differente di cicli di trattamenti.

Una review pubblicata nel 2008 indica che gli studi relativi alle differenze tra uomini e donne che hanno concepito naturalmente o attraverso la procreazione medicalmente (PMA) sono discordanti. Alcuni  mostrano che nelle donne la modalità di concepimento non influenza il benessere durante la gravidanza e le conoscenze rispetto al benessere genitoriale sono limitate. Anche per quanto riguarda gli studi relativi ai futuri padri non ci sono delle ricerche esaustive. In alcune si dice che gli uomini che hanno concepito attraverso la pma hanno una minore autostima, in altri invece non c’è diversità a livello di ansia e di benessere psicologico.

In uno studio più recente del 2016 invece si cerca di indagare come stanno gli uomini e le donne a distanza di un anno dalla gravidanza ottenuta attraverso tecniche di procreazione assistita. In particolare, vengono presi come riferimento i parametri di ansia e di salute mentale, partendo dall’ipotesi che le coppie che concepiscono con pma hanno maggiori livelli di ansia e un ridotto benessere mentale rispetto a coppie infertili che alla fine hanno concepito naturalmente. Allo stesso tempo, maggiore è il numero di trattamenti e di cicli di cura, maggiore sono i sintomi di disagio psicologico e di disturbi d’ansia in particolare.

In realtà, contrariamente a quanto formulato, lo studio indica che i trattamenti e i fattori legati ai trattamenti IVF/ICSI erano associati a un relativo benessere psichico e normali livelli d’ansia.

Com’è possibile dunque che vi sia un’associazione positiva tra trattamenti di procreazione medicalmente assistita e benessere psicologico? Dalle ricerche sono stati evidenziati tre possibili meccanismi.

Il primo, ipotizza ci possa essere una sorta di autoselezione: le coppie con una buona salute mentale sono più abili a gestire lo stress rispetto ad altre che si sono rivelate maggiormente vulnerabili.Soprattutto le coppie che sono state sottoposte a più cicli di trattamento e alla fine hanno ottenuto un esito positivo, risultano maggiormente resilienti rispetto alle altre che sono discontinue nei trattamenti. (Repokariet al.,2005; Edelmannet al., 1994; Oliviuset al., 2004)

Inoltre, altri studi mettono in evidenza la presenza di una più soddisfacente relazione maritale, aspetto che è correlato a un maggior grado di benessere psicofisico (Hammarberget al., 2001; Schmidt et al., 2005)

Il secondo motivo è legato a una maggiore capacità di esprimere le emozioni e di comunicare il proprio disagioUlrich et al. (2004)

Infine,  la gioia di avere un bambino dopo tanti trattamenti e tanta sofferenza psichica, da spiegare con molta semplicità il maggiore benessere psichico.

Berg and Wilson(1991) riportano che sia gli uomini che le donne mostrano un aumento di benessere psicologico due anni dopo la valutazione della propria fertilità e della diagnosi. Questo si spiega con il fatto che le donne, che per prime soffrono per l’infertilità, generano sentimenti molto positivi verso il proprio corpo e le sue funzioni durante la gravidanza e la maternità.

Un altro studio molto interessante mostra che la durata dell’allattamento è inferiore in quelle donne che hanno mostrato livelli d’ansia elevati durante la gravidanza (Hammarberget al., 2011).

Per quanto riguarda, i padri invece i risultati come detto sono piuttosto discordanti, in alcuni risultano esserci maggiori livelli di ansia e minore autostima dopo la nascita rispetto ai controlli, in altri invece sembra non esserci differenze tra controlli e non.

Dunque, lo studio del benessere della coppia e dei singoli dopo una percorso di procreazione assistita a distanza di un anno dalla nascita del figlio, è un’area che va indagata ulteriormente.

Sicuramente è molto interessante conoscere e capire cosa succede dopo e come il modo in cui una gravidanza ha inizio possa impattare su eventuali disturbi post partum o modalità di attaccamento nella relazione madre/bambino e padre/bambino. Tali studi infatti ci permettono non solo di capire e conoscere ma di svolgere un’azione preventiva su eventuali disturbi futuri.

 

BIBLIOGRAFIA

  1. Jongbloed-Pereboom, K.J. Middelburg, M.J. HeinemanA.F. Bos, M.L. Haadsma, and M. Hadders-Algra, The impact of IVF/ICSI on parentalwell-being and anxiety 1 yearafter childbirthHuman Reproduction, Vol.27, No.8 pp. 2389–2395, 2012.

Hammarberg K, Fisher JRW, Wynter KH., Psychological and social aspectsof pregnancy, childbirth and early parenting after assisted conception: asystematic review.,Human Reproduction Update 2008;14:395–414.

Hammarberg K, Fisher JRW, Wynter KH, Rowe HJ. Breastfeeding afterassisted conception: a prospective cohort study. ActaPaediatrica2011;100:529–533.

Olivius C, Friden B, Borg G, Bergh C. Why do couples discontinue in vitrofertilization treatment? A cohort study. FertilitySterility2004;81:258–261

 

 

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