Come in ambito lavorativo e scolastico, anche in famiglia รจ possibile trovare dei comportamenti aggressivi finalizzati, in tal caso, alla delegittimazione di un coniuge/ex coniuge e alla sua esclusione dai processi decisionali, riguardanti ad esempio i figli e le figlie.
Non si tratta di un conflitto โ come spesso viene erroneamente percepito – bensรฌ di una relazione asimmetrica di potere in cui uno dei due membri della coppia agisce in modo continuo e intenzionale nei confronti dellโaltro/a una condotta persecutoria, denigratoria e provocatoria.
Il mancato riconoscimento di questa condotta, ad esempio nellโambito di un accertamento tecnico in sede civile (CTU) e/o di un percorso valutativo e/o di sostegno della genitorialitร gestito dai servizi territoriali su delega di un tribunale, rischia di produrre delle sacche di disagio che amplificano le conseguenze psicologiche di queste condotte, con un effetto lesivo per chi le subisce, per chi ne รจ testimone e per tutto il sistema familiare di riferimento.
Le piรน frequenti manifestazioni, che rappresentano anche i segnali dโallarme a cui prestare attenzione (anche per il rischio che si trasformino in vere e proprie fattispecie di reato) sono:
- le accuse e i continui attacchi,
- le umiliazioni,
- gli atteggiamenti sprezzanti tesi a ferire la vittima nell’autostima e nell’identitร personale,
- l’esternazione di giudizi offensivi, denigratori e svalutanti dentro e fuori casa (anche davanti ad amici e parenti),
- aperti atteggiamenti di critica e disistima.
Le strategie comportamentali che vengono messe in atto prevedono anche degli atti omissivi come il totale disinteresse mostrato verso i bisogni e il malessere di chi subisce le vessazioni, la chiusura della comunicazione nel tentativo di isolare il coniuge e indebolirlo/a anche di fronte ai figli nel suo ruolo genitoriale, evitando qualunque forma di cooperazioneย e condivisione. Il fine รจ la totale estromissione della vittima designata dal nucleo familiare, portarla ad indebolirsi psicologicamente fino a renderla non piรน capace autodeterminarsi, cedendo quindi al volere del/la mobber (rispetto ad esempio alla gestione dei figli, lโallontanamento da casa, etc.).
Puรฒ essere utile in tal senso riportare lโestratto di una storica sentenza che riconosce in sede civile i contorni del fenomeno, descrivendo le condotte poste in essere dal mobber (nella maggior parte dei casi, guardando alle ultime statistiche ufficiali in tema di stalking, di genere maschile) nei confronti della moglie: ยซ[โฆ] comportamenti dello S. (il marito) erano irriguardosi e di non riconoscimento della partner: lo S. additava ai parenti ed amici la moglie come persona rifiutata e non riconosciuta, sia come compagna che sul piano della gradevolezza estetica, esternando anche valutazioni negative sulle modeste condizioni economiche della sua famiglia dโorigine, offendendola non solo in privato ma anche davanti agli amici, affermando pubblicamente che avrebbe voluto una donna diversa e assumendo nei suoi confronti atteggiamenti sprezzanti ed espulsivi, con i quali la invitava ripetutamente ed espressamente ad andarsene di casaโ e che โil marito curรฒ sempre e solo il rapporto di avere, trascurando quello dellโessere e con comportamenti ingiuriosi, protrattisi e pubblicamente esternati per tutta la durata del rapporto coniugale ferรฌ la T. (moglie) nellโautostima, nellโidentitร personale e nel significato che lei aveva della propria vitaโ; si legge ancora nella sentenza che โal rifiuto, da parte del marito, di ogni cooperazione, accompagnato dalla esternazione reiterata di giudizi offensivi, ingiustamente denigratori e svalutanti nellโambito del nucleo parentale ed amicale, nonchรฉ delle insistenti pressioni- fenomeno ormai internazionalmente noto comeย mobbingย โ con cui lo S. invitava reiteratamente la moglie ad andarseneโ; ritenuto che tali condotte sono โviolatori del principio di uguaglianza morale e giuridica dei coniugi posto in generale dallโart. 3 Cost. che trova, nellโart. 29 Cost. la sua conferma e specificazioneโ; conclude nel senso che al marito โdeve essere ascritta la responsabilitร esclusiva della separazione, in considerazione del suo comportamento contrario ai doveri (diversi da quelli di ordine patrimoniale) che derivano dal matrimonio, in particolare modo al dovere di correttezza e di fedeltร ยป (Sentenza della Corte dโAppello di Torino, 21 febbraio 2000).
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A differenza del mobbing coniugale, quello familiare si manifesta solitamente dopo lโallontanamento del coniuge o dopo la separazione/divorzio e coinvolge anche gli altri membri del sistema familiare.
In questi casi, le manifestazioni piรน frequenti riguardano sempre i tentativi di sminuire lโaltro genitore agli occhi dei figli e delle figlie e comprendono anche dei veri e propri tentativi di evitarne la frequentazione, sminuirne il ruolo e le competenze. Lโatteggiamento di chi ne รจ responsabile รจ di continua sfida e minaccia allโesercizio della genitorialitร di chi lo subisce, il clima รจ inevitabilmente connotato da tensioni, scenario di vere e proprie campagne di legittimazione del ruolo genitoriale, sabotaggi delle frequentazioni con i figli. Una delle manifestazioni piรน frequenti del mobbing familiare รจ infatti lโattuazione di una vera e propria campagna denigratoria contro lโaltro genitore, non solo davanti ad amici e parenti ma anche e soprattutto con i figli.
Nella pratica, possono capitare delle situazioni in cui il genitore affidatario (o anche solo collocatario, se non sussista un collocamento paritetico tra i due genitori) fa in modo che le visite concordate o disposte dal giudice si attuino con modalitร tali da ostacolare la relazione genitore (non collocatario) e figlio/a, ad esempio: il tempo di frequentazione con il genitore vittima coincide con impegni extrascolastici in modo che il genitore non affidatario diventi semplicemente lโautista del figlio senza poter trascorrere realmente del tempo con lui/lei e, soprattutto, senza poter decidere dove e come impiegare il tempo a sua disposizione.
In tal modo, il genitore responsabile della condotta prevaricatoria riesce ad imporre la propria volontร senza permettere allโaltro genitore di costruirsi degli spazi di relazione qualitativamente valida e competente, mettendo pertanto a rischio non solo il benessere di chi ne รจ vittima diretta ma anche quello dei figli e delle figli.
Come intercettare la condotta prevaricatoria?
Come intervenire per riportare in equilibrio la relazione coniugale/familiare?
Come evitare che queste modalitร comportamentali si cristallizzino?
Chi e con quali strumenti puรฒ intervenire?
Come riconoscere quando il mobbing diviene una forma di maltrattamento?
In questi casi, la dotazione di una formazione specifica puรฒ favorire il riconoscimento dei segnali di allarme ed intercettare le traiettorie di malessere che coinvolgono i membri di un nucleo familiare, leggendo in modo piรน attento la complessitร di certi sistemi familiari e definendo quindi interventi piรน puntuali, sia in sede giudiziaria che clinica e/o psico-sociale.