Nuovi modelli familiari: meglio ieri o oggi?

Sono psicologa clinica, psicoterapeuta sistemico – relazionale e mediatore familiare e dei conflitti relazionali. Svolgo la libera professione presso il mio studio a San Donà di Piave (Ve), oltre a...
Nuovi modelli familiari meglio ieri o oggi

Le case felici sono costruite
con mattoni di pazienza.
(Harold E. Kohn) 

 

I genitori sono più preoccupati di farsi amare dai loro
figli che di educarli. Più ansiosi di proteggerli dai
fallimenti che di sopportarne conflitto.
(Massimo Recalcati)

Fare i genitori oggi può essere molto difficile.  Il tema della genitorialità e dei modelli familiari è sempre più articolato e complesso. Spesso si parla del rapporto genitori-figli, ma raramente ci soffermiamo a riflettere sui cambiamenti subiti negli ultimi anni. Di fatto, il periodo storico in cui stiamo vivendo è caratterizzato da profondi cambiamenti culturali, sociali, da uno sviluppo tecnologico sempre più innovativo e da condizioni di vita maggiormente frenetiche e stressanti.

Tali trasformazioni hanno un inevitabile effetto sulla famiglia, sul rapporto uomo-donna, sulla funzione materna e paterna e nondimeno sul rapporto tra genitori e figli. Negli anni la famiglia è nettamente cambiata e ha assunto una forma molto diversa rispetto a quella che aveva in precedenza. Il modello NORMATIVO e tradizionale caratterizzato da regole, divieti e basato sulla trasmissione dei valori, senza alcuna possibilità di replica ha lasciato progressivamente spazio al modello AFFETTIVO e relazionale. La famiglia moderna è orientata a negoziare ogni cosa, a soddisfare i bisogni dei figli e ad evitare ogni minima esperienza di frustrazione e disagio.

Stiamo sicuramente assistendo ad un’educazione in cui lo stile affettivo tende a predominare su quello normativo al punto di metterlo in secondo piano. Questa trasformazione è stata di fondamentale importanza poiché ha permesso ai genitori di impiegare le loro energie sul costruire le relazioni con i figli. Tuttavia, se da un lato si è assistito ad un miglioramento della relazione tra genitori e figli, dall’altro ha fatto perdere l’importanza dell’assumere in qualità di genitore un ruolo di guida che trasmette regole e valori attraverso lo strumento dell’educare.

Oggi nella maggior parte delle famiglie, entrambi i genitori sono occupati in un’attività lavorativa, un fenomeno poco sviluppato almeno mezzo secolo fa, quando le donne erano maggiormente impegnate a casa nello svolgimento delle attività domestiche e nell’accudimento dei figli. Le famiglie erano molto più numerose rispetto ad oggi. Gli stili educativi rigidi di quei tempi, dove era necessario gestire una prole molto numerosa sembra oggi soppiantata da uno stile più morbido, spesso, permissivo e tollerante. In questo periodo storico assistiamo sempre più alla presenza di genitori che mostrano evidenti difficoltà nel trasmettere ai figli regole e valori.

Quello che si osserva è che i genitori tendono, sempre più, ad avere nei confronti dei figli comportamenti di tipo ansioso, basati sul coprire il figlio di attenzioni e di affetto. Forse per paura di deprivare il figlio dell’amore necessario e quindi di poter essere considerati i responsabili di eventuali suoi problemi psicologici futuri; ecco allora che i genitori scelgono la strada dell’IPERPROTEZIONE.

Tale modalità è la tendenza dominante di molte famiglie, tendenza completamente opposta rispetto a quella di alcuni decenni fa. Il vero problema non è più la deprivazione affettiva quanto, invece, la ‘troppa protezione’; una protezione che, a differenza di quello che potremmo pensare, non aiuta i figli a diventare autonomi e indipendenti, ma al contrario, li fa crescere insicuri e impauriti, con la conseguenza di predisporli ad essere più soggetti a disturbi psicologici di tipo ansioso, ossessivo, fobico, depressivo o legati ai comportamenti alimentari.

Nascono così varie tipologie di genitori, come ad esempio:  “genitori elicottero”, così definiti perché sono pronti ad accorrere in soccorso dei figli, sorvolando sulle loro teste qualsiasi cosa facciano; oppure “genitori spazzaneve” che liberano la strada dei figli da ogni ostacolo, o “genitori curling” che appunto strofinano il fondo davanti ai piedi dei figli perché scivolino senza sforzo lungo il cammino della vita.

È evidente che assistiamo ad una genitorialità che si trova ad affrontare diverse sfide, a misurarsi con una società che cambia velocemente. Spesso nel mio lavoro mi capita di incontrare mamme e papà confusi, smarriti, persi nella gestione delle regole, incapaci di mettere la giusta distanza, inopportunamente invasivi o distrattamente assenti. Genitori che faticano a tracciare uno spazio condiviso di accudimento, accompagnamento e buone abitudini.

Tuttavia, come anticipato all’inizio dell’articolo, oggi c’è una maggiore attenzione alla relazione, al desiderio di costruire un rapporto significativo con i propri figli, ma a volte mancano gli strumenti o la consapevolezza per agire in tale direzione. Credo che la nostra professione possa aiutare le famiglie moderne a visualizzare le loro capacità genitoriali, a mettersi in discussione, a tollerare le fatiche dei figli e dei genitori stessi nell’educare e crescere i propri figli.

Il parent coaching è uno strumento che utilizzo spesso nel sostegno alla genitorialità permettendo alle famiglie di affrontare con consapevolezza le criticità che il genitore affronta nel quotidiano e fornendo spunti per sviluppare strategie di problem solving utili nella relazione genitori – figli. Infatti, educare significa davvero mettere in pratica giorno per giorno tante abilità tra cui soddisfare i bisogni dei propri figli, contenere ed istruire sulle proprie emozioni e i propri stati d’animo, dare regole di comportamento, insegnare sistemi valoriali e molto altro. Nell’applicare tutto questo molto spesso i genitori vivono stati d’animo spiacevoli legati al fatto di non sentirsi abbastanza preparati o adeguati, provando sensi di colpa non appropriati che dal punto di vista psicologico rappresentano un duro colpo alla propria autostima genitoriale e personale e di cui può risentire il rapporto con il proprio o i propri figli.

Come asseriva uno dei padri fondatori della psicologia evolutiva in Italia, il Prof. Guido Petter, “il mestiere di genitori è difficile e complesso, ma tuttavia coloro che lo esercitano non hanno di solito ricevuto alcuna specifica preparazione. Man mano che il proprio figlio cresce si provano gioie e soddisfazioni, ma anche sempre nuove sfide e difficoltà specie se si tratta del primo figlio”. Anche quando si ha già un figlio comunque ci si imbatte sempre in situazioni nuove anche nelle stesse fasi di crescita perché ogni bambino è diverso dall’altro e di conseguenza ci sono delle differenze individuali”.

Difatti è normale non poter essere preparati a fronteggiare tutta l’infinita gamma di situazioni educazionali, non esiste un manuale di genitore perfetto o una preparazione specifica per diventare tale: il primo passo è accettare la propria imperfezione come genitore e non avere l’aspettativa di essere sempre “al top”. Quello che invece si può fare, è aiutare il genitore a cercare di adottare un punto di vista differente che pone l’accento sulle potenzialità e su ciò che si può migliorare invece di focalizzarsi su quello che non si è in grado di fare.

BIBLIOGRAFIA

  • Genitori e figli nella famiglia affettiva di G. Angelini – Ed. Glossa.
  • Le nuove famiglie di Anna Laura Zatta – Ed. Il Mulino.
  • Famiglie di M. Baldassare e E. Nalon – Ed. Alpes Italia.
  • Educazione e famiglie. Ricerche e nuove pratiche per la genitorialità di Paola Milani – Ed. Carrocci.
  • Scopri le tue pontezialità di L. Stancheri.

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