La separazione nell’inserimento alla scuola dell’infanzia e all’asilo nido

Aiuto le persone ad affrontare e superare momenti difficili della loro vita e a ritrovare il benessere: singoli individui, coppie e famiglie. Sono psicologa e psicoterapeuta ad indirizzo analitico tr...
inserimento

“Oggi sentiamo parlare spesso di bambini disadattati, il cui disagio a mio parere deve essere attribuito all’incapacità dell’ambiente di adattarsi adeguatamente ai loro bisogni nelle fasi precoci dello sviluppo.”

D. W Winnicott.

Trovo questa frase di Winnicott molto adatta a questo momento dell’anno, durante il quale in molte scuole dell’infanzia e asili nido, è ancora possibile assistere, ahimè, a distacchi forzati in cui il bisogno disperato di conforto e sicurezza dei bambini viene completamente ignorato e calpestato. Purtroppo accade ancora che le mamme o i papà se ne vadano senza salutare i bambini che si guardano intorno prima fiduciosi di trovare il volto a loro caro, poi sempre più agitati fino ad accorgersi, dopo avere scrutato tutti gli angoli della classe, che la loro figura di riferimento è “scomparsa”.

Cosa accade a questi bambini, oppure a quelli che vengono trattenuti a forza mentre gridano “mamma non te ne andare, resta con me!!” e si aggrappano alla porta dietro la quale il genitore scompare tappandosi occhi e orecchie…. e forse anche il cuore?!?

E’ possibile sentire l’angoscia di questi bambini espressa dalle loro parole, spesso urlate e confuse con il pianto, e da tutto il loro corpo che si agita e si ribella a questo abbandono: diventano rossi, scalciano e si dimenano se le maestre provano a consolarli, sono inavvicinabili e inconsolabili…

La risposta delle maestre spesso è “I bambini piangono, è normale, il distacco può essere un momento difficile, triste. I genitori devono lavorare”.

E’ vero, separarsi può essere triste e a volte un po’ doloroso. C’è però differenza tra un bambino che si fa un pianto di sfogo e tristezza e si lascia consolare dalla maestra in breve tempo e un altro che, come descritto prima, è totalmente in balia dell’angoscia da abbandono.

Come riconoscere quando il bambino è pronto per l’inserimento in classe con gli altri bambini e le maestre senza la mamma o il papà? Sicuramente possiamo cominciare dalle manifestazioni comportamentali, indici del vissuto interno del bambino. Sarà lui stesso a mostrare quando è pronto, man mano che il genitore si fa indietro.

Le fasi dell’inserimento a scuola

E’ possibile descrivere il processo di inserimento nel nuovo ambiente e separazione dal genitore seguendo delle tappe che ogni bambino, in tempi diversi, percorre:

  1. Prossimità fisica: il bambino si aggrappa al genitore o semplicemente ha bisogno di stargli vicino per sentirsi sicuro, ciò che accade intorno lo interessa poco.
  2. Il bambino rimane vicino al genitore ma si guarda intorno, comincia ad essere incuriosito dalle novità dell’ambiente e vuole esplorarle con la mamma o con il papà.
  3. Il bambino partecipa alle attività dell’asilo insieme al genitore.
  4. Prime prove di separazione: forte della prima esplorazione e sperimentazione con il genitore, il bambino ha vissuto il nuovo ambiente in maniera positiva, come posto sicuro per lui, ora può separarsi fisicamente dal genitore interessandosi alle attività che fanno gli altri bambini. In questo può essere guidato anche dalle maestre e dal genitore. Ricordiamoci che guidare non vuol dire forzare. Il bambino continuerà a tornare ogni tanto dal genitore, ad andargli vicino e più avanti basterà tornare a lui con lo sguardo per verificare la sua presenza.
  5. Autonomia: quando il bambino gioca o disegna senza più cercare il genitore con lo sguardo, significa che è tranquillo, non ha più bisogno di ricercare la sicurezza nel genitore ma ha trovato un suo equilibrio che gli permette di sentirsi sicuro insieme alle maestre e agli altri bambini. Il bambino conosce l’ambiente e si fida delle persone che ora si prendono cura di lui, può salutare il genitore e restare qualche tempo senza di lui.

Con il passare dei giorni queste fasi richiederanno sempre meno tempo mentre aumenterà la quantità di tempo che il bambino passerà senza il genitore nel nuovo ambiente.

Processo di separazione-individuazione

Il processo di separazione appena descritto ricalca le fasi del processo di separazione – individuazione, descritto dalla Psicanalista e Psicoterapeuta ungherese Margareth Mahler. Vediamole di seguito.

    1. Fase simbiotica: il bambino si comporta come se lui e la madre fossero una cosa sola –> bambino aggrappato al genitore.
      Se il bambino ha sperimentato una buona dipendenza, questa fase viene superata e il bambino entra in quella di separazione-individuazione che possiamo suddividere a sua volta nelle seguenti fasi:
    2. Differenziazione: il bambino comincia a percepirsi separato dalla madre –> il bambino si guarda intorno;
    3. Sperimentazione: il bambino si sperimenta nel fare le cose in autonomia, staccandosi dalla madre, ma senza distanziarsi troppo da lei –> il bambino partecipa alle attività dell’asilo con il genitore accanto;
    4. Riavvicinamento: il bambino si rende conto di essersi allontanato dalla madre, torna ogni tanto da lei per fare “rifornimento” affettivo che gli dà sicurezza –> prime prove di separazione: il bambino va e viene, prima fisicamente e poi con lo sguardo;
    5. Individualità e costanza d’oggetto: perché il bambino si separi dalla madre, individuandosi e sapendo che la mamma c’è anche quando non è presente (la porta dentro di sé), è importante che abbia acquisito un senso di fiducia e sicurezza nelle fasi precedenti, che la mamma sia stata disponibile nella fase di sperimentazione e riavvicinamento –> Autonomia: il bambino è coinvolto nelle attività della classe senza più cercare il genitore.

Inserimento a scuola e attaccamento

Tutto ciò è in linea con la teoria dell’attaccamento. Quando un bambino sperimenta un genitore presente (fisicamente e psicologicamente) e responsivo, sarà in grado di modulare i propri stati d’animo e di separarsi sapendo che la figura di attaccamento sarà presente quando ne avrà bisogno.

Insomma… possiamo adottare diversi punti di vista ma l’approccio che ancora oggi molte scuole utilizzano fa acqua da tutte le parti e non è giustificabile da nessuna teoria o osservazione.

In tutti gli asili nido è ormai previsto un periodo di inserimento, anche se eccessivamente standardizzato, come se tutti i bambini fossero uguali. Alla scuola dell’infanzia questo non sempre è previsto e, quando c’è, anche in questo caso viene previsto uguale per tutti i bambini o è poco chiaro.

Per permettere ad ogni bambino di affrontare in maniera positiva l’ingresso all’asilo nido o alla scuola dell’infanzia, sarebbe sufficiente dargli il tempo di cui ha bisogno, osservando il suo comportamento. L’inserimento in questi nuovi contesti potrebbe essere un modo per riparare anche ad eventuali precedenti esperienze negative, la scuola potrebbe finalmente compiere il suo ruolo educativo, in collaborazione con la famiglia.

Quale il ruolo dello psicologo in questo scenario? Sicuramente è necessario prima di ogni altra cosa diffondere conoscenza, il fatto che chi si occupa dei bambini nei primi anni di vita non conosca ancora i principi della teoria dell’attaccamento e come favorire sicurezza nei bambini, è socialmente inaccettabile.

Una volta fatto il primo passo verso un’adeguata conoscenza delle sviluppo infantile e dell’importanza del rispetto delle fasi del processo di separazione del bambino dalla figura di attaccamento, per una sana crescita e sviluppo psicologico del bambino stesso, è possibile affiancare gli insegnanti in questo primo momento delicato. L’affiancamento può consistere nell’essere presenti al momento degli inserimenti, nel dare delle linee guida, oppure prevedere un incontro con insegnanti e genitori prima dell’inizio della scuola, per fare in modo che sia genitori che insegnanti possano ampliare le loro conoscenze e allo stesso tempo entrare in contatto con la loro emotività rispetto al tema della separazione.

Hai esperienze o proposte al riguardo da suggerire?

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0 thoughts on “La separazione nell’inserimento alla scuola dell’infanzia e all’asilo nido

  • Vi ringrazio di cuore per le tempestive risposte Dottoresse, ve ne sono grato, quanto meno per capire come comportarsi, dialogando con quest’ultime e spiegando loro la situazione adesso c’è molta più comprensione nel trio Genitore – Insegnante – Bambino/a.
    Diciamo che dopo settimane e settimane la bambina inizia ad essere più coinvolta, all’entrata ovviamente c’è sempre un piccolo pianto, sostenuto amorevolmente da noi genitori e dalle insegnanti, per poi tranquillizzarla e procedere di dovere con l’inserimento scolastico.
    Però rispetto a prima noto che all’uscita, i molteplici bambini in lacrime diventano sorridenti con l’arrivo dei genitori, consapevoli che non sono stati abbandonati, bensì con il dialogo introdotti in un ambiente adatto a loro (di sicuro non possono rimanere a casa da soli).
    Un caloroso abbraccio e grazie mille per le spiegazioni indicate in modo professionale e ragionevole.

  • Salve, è normale che le maestre tutti i santi giorni chiamano quasi tutti i genitori, lamentandosi di continuo dei pianti dei bambini, senza minimamente sforzarsi di proiettarli in un contesto adeguato a loro?
    Parliamo di nemmeno 30 minuti dal loro rilascio ed è surreale pensare che mia figlia insieme agli altri bambini non debbano avere la possibilità di proiettarsi nel linguaggio, la comunicazione, il disegno (fanno anche musica con un bravissimo maestro) e altro.
    Gli altri genitori veramente disinteressati all’educazione infantile (che ritengo sia essenziale per le scuole primarie).
    In questi casi cosa bisogna fare?
    Arrendersi oppure contattare direttamente il dirigente scolastico indicando che le maestre preferiscono uno stipendio più serene, piuttosto che impegnarsi seriamente?
    Con la mia prima figlia tutto ciò non avveniva e benedette le maestre che ha avuto…

  • Giordana says:

    Salve,
    sono una psicologa che lavora da tre anni come educatrice negli asili nido di Roma. Mi sento perfettamente d’accordo con i principi teorici dell’attaccamento e della Mahler e trovo fondamentali le parole di Winnicott. I bambini, soprattutto nelle prime fasi di vita, vanno accolti e rispettati nei loro bisogni fisici e soprattutto emotivi. Siamo noi adulti che dobbiamo abbassarci alla loro altezza e non loro che in punta di piedi cercano con fatica di raggiungerci.
    Ma vorrei spezzare una lancia a favore delle insegnanti e dei nidi che frequento. Vi assicuro che, nonostante la carenza di personale e la necessità di un’organizzazione migliore, non è vero che l’inserimento è uguale per tutti i bambini. In alcuni asili ci sono educatrici molto in gamba, la cui priorità è il rispetto dei tempi emotivi del bambino e non le esigenze dei genitori che molto spesso “mollano” i figli perchè devono andare a lavorare. L’inserimento viene fatto a misura di bambino, ci sono alcuni che prendono parte alle routine prima e altri dopo. Per chi è sensibile e non pronto a una separazione dal genitore i tempi di inserimento vengono dilatati nel tempo, finchè il bambino non si mostra sicuro e capace di provare fiducia per l’ambiente e le nuove figure di riferimento.
    Quello dell’inserimento rimane comunque un periodo molto delicato per tutti, bambini, genitori e insegnanti. Motivo per cui anche io promuoverei la figura dello psicologo come tutor o come formatore, in modo che tutti i protagonisti coinvolti affrontino questo momento preparati e consapevoli.

  • Buongiorno,
    mi chiamo Valeria, sono laureata in psicologia e mamma di due bambini alle prese con gli…inserimenti!
    Racconto la mia esperienza in linea, purtroppo, con la frase di apertura di Winnicott e con il suo articolo: di mancata attenzione alle peculiarità di ciascun bambino e di frequente insensibilità verso le difficoltà dello stesso:
    http://www.caosdentroefuori.blogspot.it/2014/09/questi-tremendissimi-bambini-viziati.html
    Anche dal mio punto di vista il modello che la società mira a sostenere è quello di adattamento del bambino alle esigenze dell’adulto.

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