La tocofobia di Gretchen
“Il test di gravidanza è stato negativo”, ha raccontato Gretchen tra le lacrime. Le sue lacrime non erano un semplice riflesso di delusione e desiderio, come si potrebbe supporre. Rappresentavano un complesso mix di sollievo, senso di colpa e vergogna per il sollievo stesso e la paura di questo circolo virtuoso che si stava rivelando emotivamente estenuante a causa dell’ansia ingestibile di Gretchen.
Gretchen e il suo compagno avevano cercato di avere un figlio per diversi mesi. Concepire un figlio biologico era qualcosa che entrambi desideravano molto. Ogni mese, nelle settimane precedenti a un possibile test di gravidanza positivo, Gretchen sarebbe stata in teoria entusiasta della possibilità, ma completamente terrorizzata nella realtà.
Aveva spesso attacchi di panico, era sommersa dalle preoccupazioni rispetto ai modi in cui la gravidanza e il parto sarebbero potuti andare storte, ed era fisicamente combattuta dall’idea di una vita umana che cresceva dentro di lei. L’idea di una gravidanza la faceva sentire in trappola: il pensiero era inevitabile e insopportabile.
Anche prima di provare a rimanere incinta, Gretchen aveva lottato per anni con la tocofobia, un’intensa paura della gravidanza. La sua estrema difficoltà nel gestire anche il processo di tentare il concepimento rafforzò la convinzione di Gretchen che, di certo, non poteva gestire una gravidanza reale.
La tocofobia di Octavia
Anche un’altra paziente, Octavia, aveva lottato con la tocofobia, sebbene la sua fosse piuttosto diversa. Nella nostra ultima seduta, anche lei era in lacrime. Dopo aver conosciuto un uomo e averlo iniziato da poco a frequentare, Octavia si sentì subito intrappolata in una sorta di “vortice” di pensieri.
“Non riuscivo a smettere di pensare che in qualche modo fossi rimasta incinta”
L’idea di questo scenario era intollerabile per lei. Era consumata dalla paura, nonostante non avessero avuto nessun rapporto sessuale.
Octavia mi raccontò delle intere ore che aveva passato alla ricerca di modi improbabili con i quali sarebbe potuta rimanere incinta e le ripetute telefonate ad amici e familiari in cerca di rassicurazione. Sapeva, razionalmente, da qualche parte nella sua mente, che era impossibile e si sentiva imbarazzata per questo. Ma Octavia non riusciva a scrollarsi di dosso quella paura. Alla fine, interruppe la frequentazione con l’uomo.
La gravidanza genera comprensibilmente una certa quantità di ansia (già di per sé aumentata date le attuali circostanze pandemiche), ma, per alcuni, il concetto stesso provoca una paura eccessiva, forti risposte fisiche di ansia e repulsione e comportamenti di evitamento debilitanti e fuori dalla norma.
La tocofobia distrugge la capacità di una persona di perseguire i propri obiettivi di vita o di avvicinarsi alle persone, o consente loro di farlo solo in condizioni di estrema e inesorabile angoscia.
Sia Gretchen che Octavia esistono in uno stato tinto di profondo dolore e menomazione, una vita non del tutto vissuta.
La tocofobia nella letteratura
Sfortunatamente, sebbene questo fenomeno sia ampiamente sperimentato, non è stato ancora studiato a fondo. Ne esistono alcuni, ma non ancora abbastanza, di studi completi. I pochi, ancora vaghi in termini di linee guida di trattamenti specifici.
In letteratura, la tocofobia è suddivisa in due tipologie principali:
-la tocofobia primaria (paura della gravidanza / paura del parto senza esperienza diretta)
-la tocofobia secondaria (paura sorta a seguito di una gravidanza o di un’esperienza di parto traumatica).
Facendo più letture e riflettendo sulle mie osservazioni cliniche di pazienti come Gretchen e Octavia, ho aggiunto le seguenti distinzioni, o sottotipi, con l’idea che ognuno di essi richieda un approccio terapeutico su misura.
- Riluttante: una persona affetta da tocofobia che vuole rimanere incinta
- Evitante: una persona affetta da tocofobia che non desidera assolutamente rimanere incinta e sperimenta preoccupazioni ossessive ed estreme, oltre a un significativo comportamento evitante e compulsioni simili al disturbo ossessivo compulsivo.
- Ambivalente: una persona affetta da tocofobia che non è sicura se proseguire o meno una gravidanza.
La tocofobia in terapia
Per una tocofobia evitante, come quella di Octavia, non avrebbe senso approfondire né il significato e né la fonte di ciascuno dei suoi pensieri o cercare di dibattere circa ogni specifica preoccupazione, mentre un approccio come quello del “Exposure and Response Prevention” (ERP) (il trattamento più efficace per DOC) può più probabilmente portare sollievo a questo tipo di paziente.
Al contrario, sarebbe appropriato trattare la riluttanza di Gretchen in termini di tocofobia ambivalente, aiutandola a esplorare opzioni alternative per far crescere la sua famiglia. Questa tipologia di paziente con tocofobia è saldo nella sua convinzione e non possiede gli strumenti adeguati per gestire la sua ansia fisica e psicologica.
Soprattutto, penso che il nostro lavoro come terapeuti quando lavoriamo con un paziente con tocofobia sia quello di:
1) prenderlo sul serio
2) concettualizzarlo e trattarlo in modo appropriato.
La mia sensazione è che coloro che lottano con la paura fobica della gravidanza e/o del parto si sentano tipicamente respinti, confusi o provano vergogna, in relazione a una tale paura e avversione per qualcosa che si aspettano “dovrebbe” essere considerata naturale.
Quindi, quando incontro un paziente con tocofobia, spesso dico qualcosa del tipo: “Sì, questa è una cosa reale, non sei solo”, e inoltre, “Possiamo agire per ridurre la vergogna e dirigerti verso la vita che desideri“.
Si può offrire legittimità alla loro esperienza e compassione alla loro sofferenza, mentre si presta attenzione ai diversi modi in cui la tocofobia può manifestarsi da persona a persona. Pazienti come Gretchen e Octavia non devono più sentirsi isolati o senza speranza.
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Leggi anche:
➡️Tocofobia.. come affrontare il terrore del parto
Articolo liberamente tradotto e adattato. Fonte: PsychoTherapy.net
One thought on “Tocofobia: la paura della gravidanza e del parto”
Monica Chiarini says:
Particolarmente interessante questo articolo soprattutto per la mia specializzazione in Puericultura.
Grazie