All’interno di una rubrica che tratta di Apprendimento non può certamente mancare uno sguardo sui Disturbi Specifici di Apprendimento, meglio conosciuti con l’acronimo DSA.
A partire dal 2010, anno dell’emanazione della Legge 170 per il diritto allo studio degli studenti con DSA, il mondo della scuola e dell’educazione ha iniziato a mostrare sempre maggiore attenzione e apertura verso la tematica, considerata anche l’elevata incidenza pari al 2,9% del totale della popolazione studentesca (Fonte Miur).
Vediamo dal punto di vista clinico cosa sono e come si manifestano:
I Disturbi Specifici di Apprendimento sono disturbi evolutivi di origine neurobiologica che riguardano difficoltà specifiche nelle aree di lettura, scrittura, grafia e calcolo. La loro principale caratteristica è la “specificità”, in quanto interessano uno specifico dominio di abilità in modo significativo ma circoscritto, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale.
Questi si presentano in assenza di alterazioni neurologiche, deficit sensoriali, o condizioni sociali o ambientali compromesse. Comportano difficoltà nell’acquisire e processare informazioni in modo efficiente e accurato, si tratta quindi di deficit nell’automatizzazione sottostante al funzionamento dei processi cognitivi implicati.
Il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, APA) definisce i Disturbi Specifici di Apprendimento DS come:
“caratterizzati dalla persistente difficoltà di apprendimento delle abilità scolastiche: lettura delle parole lenta o imprecisa e faticosa, difficoltà nella comprensione del significato di ciò che viene letto, difficoltà nello spelling, difficoltà con l’espressione scritta, difficoltà nel padroneggiare il concetto di numero, i dati numerici o il calcolo, difficoltà nel ragionamento matematico”.
Vediamo quali sono in dettaglio caratteristiche cliniche dei Disturbi Specifici di Apprendimento DSA:
- Dislessia: si manifesta attraverso una lettura lenta e poco fluente, caratterizzata da errori (omissioni o aggiunte di lettere o sillabe, inversioni, confusione grafemi simili). La difficoltà non riguarda l’apprendimento stesso dei meccanismi di decodifica (conversione grafema-fonema) ma l’automatizzazione dei processi cognitivi che stanno alla base di tali meccanismi.
- Disgrafia: si manifesta attraverso difficoltà nella realizzazione della scrittura; riguarda quindi l’aspetto motorio della grafia. Principali segni: lettere irregolari, mancato rispetto dei margini, collegamenti scorretti tra le lettere, lentezza esecutiva.
Altri elementi importanti da osservare sono l’impugnatura, la postura tenuta durante l’attività di scrittura e l’eventuale presenza di difficoltà di tipo visuo-percettive.
- Disortografia: riguarda le difficoltà a carico della componente ortografica, relativa all’analisi, discriminazione e memorizzazione dei suoni che compongono le parole. Il soggetto compie numerosi errori di tipo fonologico, in cui non è rispettato il rapporto tra fonema e grafema (sostituzioni di lettere, omissioni, aggiunte, inversioni) non fonologico (separazioni o fusioni tra parole, omissione o aggiunta dell’h, scambio grafemi omofoni), di doppie e accenti.
- Discalculia: implica difficoltà relative al sistema del numero e del calcolo.
Nella pratica clinica è possibile riscontrare 2 profili tipici, a partire dall’analisi degli errori e del profilo di funzionamento:
-Discalculia profonda, riguarda un deficit nella componente cognitiva dei processi di elaborazione numerica. I soggetti che presentano un profilo di questo tipo mostrano precocemente difficoltà in aree di competenza numerica (associazione numero-quantità, seriazione numerica, comparazione o quantificazione).
-Discalculia superficiale, relativa a deficit negli aspetti procedurali del calcolo. Nello specifico gli studenti manifestano problemi nell’automatizzare fatti numerici e tabelline, nell’apprendere le procedure del calcolo e delle operazioni aritmetiche e nell’applicazione delle procedure.
Il percorso diagnostico dei Disturbi Specifici di Apprendimento:
La diagnosi può essere effettuata solo ed esclusivamente da due figure, lo psicologo e il medico neuropsichiatra infantile i quali a loro volta generalmente fanno parte di un’equipe multidisciplinare.
Gli strumenti da utilizzare devono essere standardizzati e in linea con le indicazioni della Consensus Conference dell’Isitituto Superiore di Sanità.
I test previsti devono misurare: quoziente e profilo di funzionamento intellettivo, lettura, scrittura, grafia, calcolo e comprensione del testo; è possibile poi effettuare altri approfondimenti neuropsicologici se il clinico lo ritiene opportuno
Per la certificazione, invece, grazie alla quale è possibile attivare la normativa vigente e l’applicazione di misure compensative e dispensative a scuola, le singole regioni Italiane hanno legiferato sulla materia. In alcune la certificazione può essere effettuata solo presso strutture pubbliche, in altre anche da specialisti privati o strutture accreditate.
La diagnosi può essere effettuata a partire dalla fine della seconda primaria, mentre dalla terza per la discalculia e disgrafia.
Quali ambiti di intervento per lo psicologo:
Uno psicologo adeguatamente formato materia può occuparsi di:
- Diagnosi
- Potenziamento specifico delle abilità di lettura, scrittura calcolo.
- Tutoraggio e supporto allo studio per sostenere gli aspetti emotivo-motivazionali e il raggiungimento dell’autonomia scolastica.
- Psicoterapia e sostegno psicologico
Bibliografia
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Cornoldi C. (2007), Difficoltà e disturbi dell’apprendimento”, Il mulino
Cornoldi C., Tressoldi P.E., (2014), Linee guida per la diagnosi dei profili di dislessia e disortografia previsti dalla legge 170: Invito a un dibattito, Psicologia Clinica dello sviluppo . XVIII, n. 1.
Vio C., Tressoldi P.E., Lo Presti G (2012), Diagnosi dei disturbi specifici dell’apprendimento scolastico”, Trento, Erickson