Valutazione neuropsicologica: cosa c’è dietro le quinte

Valutazione neuropsicologica

La valutazione neuropsicologica: cos’è?

La valutazione neuropsicologica è un esame frequentemente utilizzato a fini diagnostici che permette di individuare il funzionamento cognitivo di una persona e il suo stato mentale. Molte persone però non la conoscono oppure credono erroneamente che consista in una mera somministrazione di test neuropsicologici o che si tratti di una visita neurologica. Vediamo allora cos’è e come si struttura.

La valutazione neuropsicologica è un processo molto articolato che permette di stabilire il funzionamento cognitivo e globale della persona, ossia la memoria, l’attenzione, il linguaggio e altre funzioni, arrivando a delineare un profilo cognitivo-comportamentale verosimilmente compatibile con la propria condizione psico-fisica. Si utilizza a fini diagnostici, prognostici, peritali e per redigere un piano di riabilitazione neurocognitiva che sia il più possibile vicino alle esigenze del pazienze.

Valutazione neuropsicologica: come si svolge?

Il paziente, solitamente accompagnato da un familiare, giunge presso uno studio privato o un ambulatorio e viene fatto sedere di fronte allo psicologo, il quale cercherà di comprendere il motivo dell’invio e di inquadrare il problema. La prima domanda da porsi infatti è chi ha inviato il paziente e perché? È infatti molto importante capire se è stato inviato da qualche professionista per ottenere un quadro completo e diagnosticare qualche patologia neurologica, da un familiare che ha notato dei cambiamenti nel proprio caro oppure lo stesso paziente, che sente che qualcosa non funziona più bene come prima. In base al motivo della visita lo psicologo organizzerà conseguentemente la valutazione, decidendo l’approccio clinico e gli strumenti più adeguati per la situazione.

Una volta definito questo aspetto si potrà passare alla fase successiva, che racchiude il momento più delicato della valutazione neuropsicologica. Attraverso il colloquio clinico lo psicologo dovrà raccogliere l’anamnesi cognitivo-comportamentale e ottenere diverse informazioni sulla vita del paziente e interrogare, lui o qualcuno della sua famiglia, su alcuni aspetti che riguardano le sue capacità cognitive.

Bisogna quindi eseguire una ricostruzione anamnestica che permetta di inquadrare il profilo del paziente, con domande per capire quando è sorto il sintomo e come questo interferisca con le attività quotidiane e le relazioni interpersonali.

Bisogna identificare la cause per capire le conseguenze che potrebbero comportare: se c’è stato un ictus cerebrale o un trauma cranico, per esempio, il paziente presenterà disturbi cognitivi che interessano principalmente le parti cerebrali lesionate ma avrà anche conseguenze sul piano comportamentale, che però potrebbero migliorare con il tempo.

Valutazione neuropsicologica: cosa chiedere?

Quando si conduce un colloquio clinico per ricostruire l’anamnesi del paziente bisogna indagare diversi aspetti per avere un quadro completo. È importante quindi acquisire informazioni rispetto alle abilità cognitive, come memoria, capacità di riconoscimento degli oggetti, orientamento temporale e spaziale e verificare se queste interferiscono con la quotidianità del paziente.

Oltre a indagare la parte cognitiva, bisogna capire – e spesso lo si fa attraverso un familiare – se c’è stato qualche cambiamento anche sul lato del comportamento, dell’umore, della qualità del sonno e dell’appetito. Altro aspetto da chiedere è se il paziente ha effettuato degli esami neuroradiologici, se prende dei farmaci o se ha già delle diagnosi per altre patologie.

Osserva ogni piccolo particolare

Prima di somministrare qualsiasi tipo di test neuropsicologico è importante che lo psicologo durante tutte le fasi precedenti presti molta attenzione ai piccoli particolari e osservi scrupolosamente la persona che ha di fronte per poter capire come si comporterà di fronte all’esame neuropsicologico e se è opportuno o meno somministrare alcuni test. Gli aspetti da osservare e da considerare per poter svolgere al meglio la valutazione neuropsicologica sono: stato di coscienza, orientamento spazio temporale e personale, l’eloquio spontaneo, la produzione e comprensione del discorso, appropriatezza e coerenza con il comportamento, l’umore e le funzioni motorie.

Scegli i test neuropsicologi più adatti

Dopo aver raccolto tutte le preziose informazioni sul paziente e aver inquadrato il problema dal punto di vista qualitativo, si può finalmente passare alla somministrazione dei principali test neuropsicologici per ottenere dei risultati quantitativi relativi alla prestazione del paziente e completare così il processo di valutazione.

Nell’esame neuropsicologico lo psicologo valuterà gli aspetti deficitari emersi durante il colloquio clinico e utilizzerà test per la memoria, l’attenzione, il linguaggio e altri per poter confrontare la prestazione del proprio paziente con le prestazioni di persone adeguate per la sua età e per il livello di istruzione.

In ambito clinico, si utilizzano solitamente delle batterie di test neuropsicologi che permettono di valutare ogni singolo dominio cognitivo e confrontare i risultati con tarature effettuate sulla popolazione italiana. Le più utilizzate negli adulti sono: la batteria di Spinnler e Tognoni (1987) e la Mental Deterioration Battery o MDB e includono alcuni dei test neuropsicologici più famosi come la prova di memoria anterograda delle 15 parole di Rey. Lo psicologo può però decidere di organizzare e somministrare una propria batteria e creare una valutazione neuropsicologica che risponda alle esigenze del pazienze in modo da ottenere il massimo in termini di prestazione.

Lo psicologo può utilizzare inoltre prove più specifiche che indagano le aree individuate come deficitarie per approfondire alcuni aspetti del quadro sintomatologico del paziente. Queste si utilizzano soprattutto per le funzioni esecutive e per alcune tipologie di memoria che solitamente non vengono valutate in una batteria di test neuropsicologici. Il Wisconsin card sorting test (WCST) e il Rivermead beahavioural memory test per esempio, sono delle prove specifiche che servono rispettivamente per valutare le funzioni esecutive e mnesiche e sono molto utili per far emergere delle difficoltà che non uscirebbero con gli abituali test neuropsicologici.

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