Violenza di genere

violenza di genere

È arrivato il codice rosso!

Qualche settimana fa è stato approvato dal Senato il Codice Rosso. Di cosa parliamo?

La violenza sulle donne avrà ora una “corsia preferenziale” per combatterla, con indagini più veloci e con pene più pesanti in casi di violenza sessuale e stalking (che definisce un comportamento reiterato, finalizzato all’intrusività nella vita di un’altra persona desiderata, bramata e dalla quale, nella maggior parte dei casi, ci si è separati).

Il provvedimento appena approvato introduce inoltre i reati di revenge porn (utilizzo di materiale nudo e/o pornografico del partner, ricevuto per uso intimo, e diffuso ad altri o nei social a scopo diffamatorio/ricattatorio), sfregi al viso e matrimonio forzato (maggiori dettagli)

Parlando del nuovo strumento legislativo, il premier Conte evidenziava nei media: I dati parlano di una vittima ogni 72 ore e ci restituiscono l’immagine di un Paese nel quale, evidentemente, il problema della violenza contro le donne è prima di tutto culturale. Ed è lì che bisogna intervenire, a fondo e con convinzione, per cambiare davvero le cose

Ma come è la situazione della violenza di genere nel resto del Mondo e come è collegata agli aspetti culturali?

Violenza di genere nel mondo

Un recente report delle Nazioni Unite riportava la stima che il 35% delle donne nel mondo abbia subito violenza fisica e/o sessuale da parte del partner o violenza sessuale da parte di un non partner (escluse le molestie sessuali) in un determinato momento della loro vita.

Tuttavia, alcuni studi nazionali mostrano che fino al 70% delle donne hanno subito violenza fisica e/o sessuale da parte del partner intimo nella loro vita.

I dati mostrano, inoltre, che le donne che hanno subito violenza fisica o sessuale da partner intimo riportano tassi più alti di depressione, aborto e HIV, rispetto alle donne che non lo hanno subito.

Violenza chiama violenza

Come anche in altre regioni, in tutti e quattro i paesi di uno studio multipaese del Medio Oriente e del Nord Africa (lo studio),  gli uomini che hanno visto i loro padri usare la violenza contro le loro madri, e gli uomini che hanno vissuto qualche forma di violenza in casa da bambini, erano significativamente più propensi a riferire di aver commesso violenza da partner nelle loro relazioni adulte.

Ad esempio, in Libano, la probabilità di perpetrare violenza fisica è più di tre volte superiore tra gli uomini che hanno visto i loro padri picchiare le madri durante l’infanzia rispetto a quelli che non l’hanno fatto.

Nello stesso studio, tra il 40 e il 60% delle donne ha dichiarato di aver mai subito molestie sessuali per strada (principalmente commenti sessuali o stalking), e tra il 31% e il 64% degli uomini ha dichiarato di aver compiuto tali atti.

Uomini più giovani, più istruiti e che hanno subito violenze da bambini hanno mostrato maggiori probabilità di riportare atti di molestie sessuali su strada.

Nessun posto è sicuro!

Quando parliamo di violenza di genere non dobbiamo pensare solo all’ambiente domestico.

I risultati di un’indagine nazionale australiana mostrano, ad esempio, che quasi due donne su cinque donne (39%) di 15 anni e più che hanno lavorato negli ultimi cinque anni hanno subito molestie sessuali sul posto di lavoro durante quel periodo, rispetto a una su quattro (26%) delle loro controparti maschili.

Per quanto riguarda gli autori più comuni, in quasi 4 casi su 5 (79 per cento) uno o più autori erano uomini.

L’ottantadue per cento delle parlamentari donne che hanno partecipato a uno studio condotto dall’Unione interparlamentare in 39 paesi di 5 regioni ha riferito di aver subito qualche forma di violenza psicologica (commenti, gesti e immagini di natura sessuale sessista o umiliante nei loro confronti o minacce e/o mobbing) al servizio delle loro condizioni.

Hanno citato i social media come il principale canale attraverso il quale tale violenza psicologica è perpetrata; quasi la metà degli intervistati (44%) ha riferito di aver ricevuto minacce di morte, stupro, aggressione o rapimento nei loro confronti o nei confronti delle loro famiglie.

Il 65 per cento degli intervistati è stato oggetto di commenti sessisti, soprattutto da parte di colleghi di sesso maschile in Parlamento e dei partiti contrari e dei propri.

Cosa possiamo fare?

Nella maggior parte dei paesi con dati disponibili, meno del 40 per cento delle donne che subiscono violenza cercano aiuto di qualsiasi tipo.

Tra le donne che lo fanno, la maggior parte si rivolge alla famiglia e alle amiche e pochissime si rivolgono a istituzioni e meccanismi formali, come la polizia e i servizi sanitari.

Meno del 10% delle donne che cercano aiuto in caso di violenza ha chiesto aiuto facendo appello alla polizia.

Almeno 144 paesi hanno approvato leggi sulla violenza domestica e 154 hanno leggi sulle molestie sessuali.

Tuttavia, anche quando esistono leggi, ciò non significa che esse siano sempre conformi agli standard e alle raccomandazioni internazionali o che siano attuate.

La disponibilità di dati sulla violenza contro le donne è aumentata significativamente negli ultimi anni.

Dal 1995, più di 100 paesi hanno condotto almeno un’indagine su questo tema. Più di 40 paesi hanno condotto almeno due indagini nel periodo tra il 1995 e il 2014, il che significa che, a seconda della comparabilità delle indagini, è stato possibile analizzare i cambiamenti nel tempo. Interventi sporadici ovviamente non riusciranno ad avere cambiamenti sostanziali.

Come ben evidenziato dalle linee guida del Miur: Educare al rispetto: per la parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le forme di discriminazione

Secoli di patriarcato hanno rappresentato le donne come naturalmente subordinate agli uomini, avvalendosi di dicotomie come quelle di mente/corpo, soggetto/oggetto, logica/istinto, ragione/sentimento, attività/passività, pubblico/privato e assegnando agli uomini le prime caratteristiche, alle donne le seconde.

Secondo questa millenaria tradizione le donne sarebbero soggetti deboli, incapaci di pensiero astratto, dominate da una realtà corporea invadente, emotive piuttosto che razionali.

Questa ideologia ha caratterizzato i rapporti tra i sessi e l’organizzazione familiare, ma anche la struttura sociale del mondo occidentale, dove fino alla fine dell’Ottocento le donne sono state escluse dai luoghi dove si è trasmesso e creato sapere, dove si sono elaborate le leggi, dove si è amministrata la giustizia.

Se non mancano le eccezioni significative, esse sono sempre il risultato di personalità di spicco, singoli casi emergenti in un contesto poco incline a valorizzarle.”

Abbiamo visto come la violenza di genere sia un fenomeno radicato nella cultura e multisfaccettato.

Una educazione sessuale ed affettiva risulta, dunque, il primo passo per modificare la posizione della donna nella società e diminuire, di conseguenza, gli episodi di violenza connotati dal genere.

 

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