Giornata Mondiale della Salute Mentale Materna: prendiamoci cura della maternità e delle mamme

Vera Blasutti
  Sono psicologa e psicoterapeuta, svolgo la libera professione a Padova e mi occupo sia di bambini che di adulti. Oltre ai colloqui privati svolgo attività attraverso progetti di pr...
mamme

Oggi 5 maggio in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale Materna, la dott.ssa Vera Blasutti ci fornisce un esempio di lavoro in ambito preventivo perinatale indirizzato alle mamme.

 

Si parla ancora troppo poco dei disagi perinatali e credo che noi psicologi possiamo dare il nostro contributo per diffondere una cultura della maternità più rispondente alle esigenze delle future mamme.

I media propongono due scenari sulla maternità, opposti ed estremizzati: da una parte la mamma perfetta, efficiente, felice, appagata dal suo nuovo ruolo, organizzata, esperta, sintonizzata sul suo bambino, mai stanca, mai esteticamente provata, dall’altra le esperienze estreme e tragiche in cui la patologia ha il suo esito peggiore, ad esempio quando una mamma arriva ad uccidere il proprio bambino. I titoli della cronaca hanno a che fare con: “mamma uccide il figlio di un mese…sembravano una famiglia perfetta” facendo credere che certe sofferenze arrivano all’improvviso, senza che nessuno possa accorgersene…decontestualizzando la notizia e quindi privandola di ogni utilità dal punto di vista della comprensione psicologica di quanto è accaduto.

Non c’è spazio invece per le sfumature e l’ambiguità di emozioni che caratterizzano questa esperienza, fatta sì di emozioni bellissime e molto positive, ma altrettanto di fatica e difficoltà di adattamento al nuovo ruolo.

 

Allora quale importante contributo possiamo dare noi psicologi?

Sicuramente possiamo veicolare un’informazione che deve essere comprensibile ma al tempo stesso scientifica, usando dei termini che possano arrivare in modo semplice a qualunque persona.

La prevenzione non beneficia di atteggiamenti allarmistici e catastrofici, proporre lo scenario peggiore non aiuta le persone a prendersi cura di sé.

E’ molto più utile utilizzare un’ottica di promozione della salute in cui le persone possano acquisire fattori di protezione attraverso l’apprendimento di abilità e strategie.

In questo senso un primo approccio al problema può abbinare l’informazione alla psicoeducazione, permettendo alle persone di avere già a disposizione alcuni piccoli spunti che diano l’idea di poter fronteggiare la situazione.

Oggi condivido con voi un materiale creato per le mamme, per mostrarvi cosa in particolare sia utile:

  • utilizzare un linguaggio chiaro
  • abbinare informazione e psicoeducazione
  • inserire esempi di vita vissuta in cui il lettore possa identificarsi e perciò normalizzare quanto sta vivendo o trovare una griglia di lettura utile per affrontare la propria problematica
  • fornire l’idea che si può porre rimedio ai disagi attraverso l’aiuto professionale
  • fornire indicazioni circa i servizi e le iniziative del territorio
  • fornire delle fonti bibliografiche che permettano a chi lo desidera di approfondire l’argomento.

Di seguito un esempio da poter condividere con le mamme

 

Disagi dopo il parto

Una mamma, i giorni successivi al parto, scrive: “Nonostante abbia tanto sognato questo momento ora non mi sento serena e felice. Non ho la forza di gestire tutto questo, mi sento impreparata. Mi guardo allo specchio e mi vedo stravolta. Vorrei scomparire in un’isola deserta”. Com’è possibile che un sogno si trasformi in un incubo? E quanto dura questo tipo di vissuto?

 

I cali d’umore: problemi transitori o persistenti?

Sperimentare un calo d’umore e una forte stanchezza è naturale durante il puerperio (periodo di circa 40 giorni dopo il parto).

Dobbiamo considerare che:

  • Tutto è diverso da prima: siamo in tre, le routines, i ritmi e le attività sono sconvolti, gli spazi riorganizzati,…
  • Siamo in una fase di deprivazione da sonno e abbiamo sostenuto un’impresa impegnativa (il parto)
  • Il corpo ha bisogno di ancora un po’ di tempo per riprendere le sembianze di prima della gravidanza
  • E’ frequente la condizione di solitudine (in Italia il mondo del lavoro non agevola la maternità: i papà tornano a lavorare subito e le mamme si trovano a casa da sole col neonato…).

Dobbiamo però distinguere tra stati transitori e non preoccupanti e situazioni che perdurano nel tempo causando notevoli difficoltà sia alla madre che allo sviluppo dell’attaccamento madre-bambino.

Il baby blues (o maternity blues) si verifica solitamente dal 3° all’8° giorno dopo il parto, in corrispondenza al fisiologico calo ormonale.

Si manifesta con:

  • irritabilità
  • umore altalenante
  • facilità al pianto
  • ansia.

Nel baby blues viene preservato il prendersi cura del neonato.

La durata varia da alcune ore ad alcune settimane. Si tratta pertanto di un fenomeno transitorio.

Se invece di migliorare la situazione peggiora, si parla di depressione post partum o perinatale:

  • forte tristezza
  • sintomi psicosomatici (es. mal di testa)
  • sentirsi senza forze
  • nessun interesse
  • difficoltà nel contatto fisico col neonato, senso di fastidio o ostilità verso il neonato.

“Il disturbo interferisce con le abilità della donna nell’instaurare un interscambio di comportamenti ed emozioni col suo bambino. Il 67% delle madri depresse riferiscono infatti difficoltà di interazione e attaccamento.

L’interscambio è stato riconosciuto come essenziale per un’efficace relazione madre-bambino, capace di prevenire le conseguenze a lungo termine sullo sviluppo cognitivo, sociale ed emotivo del bambino” (fonte: Ministero della Salute)

Attenzione! Anche nei neo-papà può manifestarsi la depressione post partum!

 

Chi è predisposto alla depressione post partum

Persone che durante o dopo la gestazione sono sottoposte a forti stress (gravidanza inattesa, lutti, difficoltà economiche,…)

  • Persone che hanno già sofferto di episodi depressivi o di depressione post partum o con familiarità per tali disturbi
  • Persone con bassa autostima
  • Persone con situazione familiare conflittuale o in crisi di coppia
  • Persone in situazione di isolamento sociale

 

Cosa possiamo dire ad una mamma

  1. Non pensare di essere l’unica al mondo a sperimentare sensazioni ed emozioni di questo tipo
  2. Non sentirti una madre snaturata
  3. Non vergognarti per come ti senti
  4. Ricordati che non sei sola: chiedi aiuto sia a livello pratico (qualcuno che ti dia una mano nelle faccende domestiche e nell’accudimento del neonato) che emotivo (parla di come ti senti, sfogati)
  5. Prenditi tempi e spazi per te, per riposare, per rilassarti, per svolgere attività gratificanti
  6. Confida nell’apprendimento: se all’inizio anche fare il bagnetto al neonato sembra un’impresa, dopo poco tempo si impara!
  7. Se hai bisogno chiedi aiuto:
    • innanzitutto il partner!! È importante coinvolgerlo e condividere gioie e dolori di questo momento speciale
    • amici, parenti
    • persone che stanno attraversando la stessa fase di vita (ad es. andare a pesare il bimbo in Consultorio dà la possibilità, oltre che di confrontarsi con un operatore esperto rassicurante, di conoscere altre mamme e quindi condividere esperienze e normalizzare la propria situazione)
    • specialisti (in primis il medico di base, che può inviare a psicologi psicoterapeuti e/o psichiatri) se la situazione preoccupa e perdura.
    • Informati su quali iniziative sono attive nella tua città!

 

Prendersi cura del bambino è in primis prendersi cura di sé, perché una persona sofferente non può accudire e nutrire a livello emotivo il proprio bimbo.

Nella mia esperienza di mamma è stato molto importante ciò che ho appreso

durante il corso preparto:

– Non è scontato amare da subito il proprio figlio

-Non è scontato sapere che fare quando il bambino piange

-Ci vuole tempo per conoscere nostro figlio, quindi è normale nel primo periodo sentirsi inadeguate.

Ci sono quindi emozioni frequenti in tutte le neo-mamme: sentirsi inadeguate,

impreparate, impotenti, avere sensi di colpa, sentirsi tanto stanche…

Domande per riflettere

(Rispondi facendo riferimento all’ultima settimana)

Ti è capitato frequentemente di piangere o sentire di non farcela? __________

Ne hai parlato con qualcuno? Con chi? ________________________________

Sei stata prevalentemente sola in casa con tuo/a figlio/a? ________________

C’è qualcuno che può darti una mano nella gestione del/la bimbo/a? ________

 

Letture consigliate

Piacentini, Leveni, Morosini, MAMME TRISTI. VINCERE LA DEPRESSIONE POST

PARTO, Ed. Erickson

Milgrom, Ericksen, Leigh, Romeo, Loughlin, McCarthy, Saunders, DIVENTIAMO MAMMA E PAPA’. Manuale pratico: dalla gravidanza al primo anno di vita del bambino, Ed. Erickson

Ledley, IL MIO PRIMO ANNO DA MAMMA. Affrontarlo con tranquillità e ammetare il benessere, Ed. Erickso

Se ti occupi di psicologia perinatale e sei interessato ad acquisire strategie efficaci per la prevenzione dei disagi perinatali e sviluppare progetti sul tuo territorio, guarda il mio corso ondemand

Psicologia Perinatale protocolloPsicologia Perinatale: protocollo per la promozione della salute e la prevenzione di disagi

 

 

 

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