Deep Brain Reorienting sul disturbo da stress post-traumatico

disturbo da stress post traumatico - deep brain reorienting

Le conoscenze neuroscientifiche sul disturbo da stress post-traumatico e sui sintomi a esso associati dovrebbero generare trattamenti psicoterapeutici che integrino queste conoscenze nella pratica. Il Deep Brain Reorienting è un intervento psicoterapeutico guidato dalla neuroscienza. Prende di mira la sequenza neurofisiologica a livello del tronco cerebrale che emerge durante un evento traumatico.

Questo studio clinico di otto sessioni valuta per la prima volta gli effetti della terapia Deep Brain Reorienting. Sono stati selezionati 54 individui con disturbo da stress post-traumatico. Sono stati poi divisi in modo casuale tra il gruppo sottoposto al trattamento (29) e quello della lista d’attesa (25). A distanza di tre mesi la gravità dei sintomi del disturbo da stress post-traumatico dei partecipanti è stata valutata utilizzando la scala Clinician Administered PTSD (CAPS-5).

I risultati hanno mostrato differenze significative. Si è registrata una diminuzione della gravità dei sintomi dopo il trattamento (riduzione del 36%). In particolare subito dopo l’intervento Deep Brain Reorienting la riduzione dei sintomi è stata del 48,3%. Mentre a tre mesi di distanza è stata del 52,0%.

Questi risultati dimostrano l’efficacia del Deep Brain Reorienting come trattamento che si basa sui progressi teorici riguardanti le alterazioni dei meccanismi sottocorticali nel disturbo da stress post-traumatico e la sintomatologia associata. Inoltre il basso tasso di abbandono registrato suggerisce che questo può essere un trattamento guidato neuroscientificamente efficace e ben tollerato per il disturbo da stress post-traumatico. Occorrono adesso nuove ricerche che utilizzino un campione di studio più ampio, dati di neuroimaging e confronti con altri approcci psicoterapeutici.

Che cos’è il disturbo da stress post-traumatico?

Il disturbo da stress post-traumatico è una condizione psichiatrica invalidante. Si sviluppa in seguito alla percezione di una minaccia alla propria vita o alla propria integrità. La sintomatologia principale del disturbo da stress post-traumatico comprende:

  • la ri-esperienza intrusiva di eventi traumatici;
  • l’evitare stimoli esterni o interni (pensieri, sentimenti) correlati al trauma;
  • alterazioni della cognizione e dell’umore;
  • cambiamenti nella modulazione dell’eccitazione.

Recenti sviluppi scientifici hanno permesso una maggiore comprensione dei meccanismi neurobiologici nel disturbo da stress post-traumatico. Per esempio hanno portato a identificare la connettività funzionale alterata non solo nelle regioni corticali e sottocorticali ma anche attraverso le reti di connettività intrinseca.

Nonostante queste nuove conoscenze, l’integrazione dei risultati neuroscientifici nella pratica psicoterapeutica ancora non è pervasiva. Anche se gli approcci terapeutici standard sembrino attenuare i sintomi correlati al disturbo da stress post-traumatico, si registrano alti tassi di abbandono associati a questi trattamenti, circa una persona su cinque. In più quasi la metà degli individui non risulta responsiva al trattamento. Di conseguenza, c’è un urgente bisogno di nuovi trattamenti guidati neuroscientificamente che affrontino i potenziali ostacoli alla guarigione da un trauma come il disturbo da stress post-traumatico.

L’approccio psicoterapeutico Deep Brain Reorienting

Il Deep Brain Reorienting significa letteralmente “riorientamento profondo del cervello”. È un approccio psicoterapeutico che prende di mira la sequenza neurofisiologica ordinata che si ritiene si sia verificata in risposta a un evento traumatico. Questa sequenza prevede:

  • tensione di orientamento;
  • shock;
  • risposte affettive.

Tutti questi processi sono mediati rispettivamente dal collicolo superiore, dal locus coeruleus e dal grigio periacqueduttale. Queste regioni sottocorticali del mesencefalo e del tronco cerebrale sembrano attivarsi in successione rapida ma prevedibile quando incontrano stimoli. Forniscono così una rapida sequenza preparatoria orientata a un’azione protettiva per preservare la sopravvivenza. In particolare, il ruolo del collicolo superiore nell’orientare la testa e il collo verso o lontano da uno stimolo è enfatizzato nel Deep Brain Reorienting. Questa risposta neurofisiologica di base segue delle conseguenze affettive e della valutazione cognitiva, fornendo un obiettivo per un rapido intervento terapeutico.

Cosa caratterizza l’approccio Deep Brain Reorienting?

Sebbene un processo di guarigione naturale ottenuto attraverso la consapevolezza corporea guidata non sia unico e ci siano altri approcci psicoterapeutici somatici per il trauma, il Deep Brain Reorienting si distingue in molti modi. Innanzitutto, il Deep Brain Reorienting va oltre la semplice consapevolezza delle risposte corporee. Ha infatti la capacità di sfruttare la conoscenza della neuroanatomia del mesencefalo per dirigere la consapevolezza del corpo attraverso una sequenza metodologica neurobiologicamente valida.

Nel Deep Brain Reorienting, questa serie di risposte viene rallentata, tracciata e sintonizzata da un terapeuta esperto. Si crea un divario necessario tra stimolo e risposta. Si consente così il tempo affinché la memoria diventi dinamica e aperta al cambiamento. Il Deep Brain Reorienting si occupa esclusivamente dello shock preaffettivo. È una forma di sopraffazione emotiva ritenuta simile allo shock che deriva da un dolore fisico travolgente o da un disturbo omeostatico. Infine, l’approccio enfatizza la risposta orientativa associata alla reazione iniziale dell’individuo agli stimoli traumatici.

Si ritiene che la sua attenzione focalizzata sulla tensione di orientamento, che può essere suscitata da rappresentazioni interiorizzate di eventi traumatici attraverso la ricezione di input corticali da parte del collicolo superiore, consenta di elaborare l’affetto in maniera più regolare rispetto alle terapie tradizionali. In questo caso, regolare gli affetti si facilita attraverso la tensione di orientamento. Si consente così all’individuo non solo di diventare consapevole del proprio corpo ma anche di mantenere uno stato incarnato per tutta la sessione. Senza attenzione alla tensione di orientamento, l’individuo può invece essere facilmente sopraffatto dagli affetti e dissociarsi. Questa risposta si ha con trattamenti meno ottimali.

Obiettivi della neurobiologia della sequenza O-T-(S)-A

Il Deep Brain Reorienting prende di mira direttamente la sequenza tipica della risposta neurobiologica associata all’esposizione a stimoli traumatici. Dal punto di vista terapeutico, questo processo si svolge come:

  • orientamento (O);
  • tensione (T);
  • shock (S);
  • affetto (A).

Nel dettaglio, grazie all’orientamento sul momento presente, quando l’elaborazione si avvia rivolgendo l’attenzione allo stimolo attivante (momento saliente all’interno dell’evento traumatico), si giuda l’individuo nel radicamento nel momento presente, nel corpo e nella consapevolezza di come il corpo è posizionato in relazione a tutto ciò che lo circonda. Si ritiene che questa consapevolezza percettiva del corpo nello spazio fisico sia mediata dal collicolo superiore.

Successivamente, grazie all’orientamento all’evento traumatico, si guida l’individuo a riportare alla mente lo stimolo attivante, precedentemente individuato. Nello specifico si fa riferimento al ricordo di un momento saliente dell’evento traumatico. Qui, la fitta connettività del collicolo superiore con la corteccia consente alle rappresentazioni interne o ai ricordi dello stimolo originale di provocare la risposta di orientamento iniziale che era presente durante l’evento traumatico. Precedenti studi svolti sugli animali hanno dimostrato che, mentre la stimolazione degli strati profondi del collicolo superiore provoca una risposta difensiva di “orientamento lontano”, la stimolazione del collicolo superiore rostrale suscita una risposta di “orientamento verso” o di avvicinamento.

In particolare, questo targeting delle risposte di orientamento neurobiologico mediate dal collicolo superiore è inteso ad affrontare i residui della rottura precoce dell’attaccamento. Qui l’orientamento verso un caregiver ha prodotto risposte con valenza negativa o conflittuali. Dato che i modelli di attaccamento insicuro o disorganizzato nella prima infanzia coincidono con una maggiore prevalenza e gravità delle condizioni legate al trauma, il Deep Brain Reorienting può essere particolarmente adatto ad affrontare i traumi precoci legati all’attaccamento.

L’importanza della tensione orientata nell’elaborazione

In seguito a questa risposta di orientamento, emerge una tensione fugace intorno agli occhi, nella fronte o nella parte posteriore del collo in preparazione a una risposta motoria della testa, del collo e della parte superiore del corpo. Questi processi avviati dagli strati profondi del collicolo superiore. Il terapeuta chiede all’individuo di notare questa tensione e lo guida a prenderne consapevolezza.

Fondamentalmente, il collicolo superiore ha forti connessioni con la formazione reticolare. Questa regione attraversa il tronco encefalico e il mesencefalo e gestisce l’eccitazione e le risposte motorie. Con l’area tegmentale ventrale modula la tensione muscoloscheletrica. Questa tensione orientativa è il punto focale all’inizio dell’elaborazione poiché facilita l’incorporazione e fornisce un’ancora necessaria contro la sopraffazione emotiva.

Disturbo da stress post-traumatico e lo shock emotivo

Durante un’esperienza traumatica, un individuo può sperimentare un’improvvisa e travolgente discrepanza tra aspettativa e risposta ambientale o relazionale. Si ha quindi uno shock emotivo non dissimile a quando una grave lesione al corpo produce uno shock chirurgico. Questo forte impatto emotivo può essere profondamente disorientante. Si ipotizza sia suscitato da un’eccessiva attivazione del sistema di allarme innato. È un sistema di difesa preconscio atto a rilevare rapidamente una minaccia ambientale o incombente.

Il sistema di allarme innato è composto dal collicolo superiore, dal locus coeruleus, dal grigio periacqueduttale e dall’amigdala. È eccessivamente attivo in risposta alla presentazione di una minaccia subliminale in individui con disturbo da stress post-traumatico. Il locus coeruleus gioca un ruolo centrale nell’aumentare questa attivazione fisiologica e la tensione muscoloscheletrica attraverso le sue connessioni con le vie noradrenergiche, il midollo spinale e nuclei autonomi, pur rimanendo privi di colorazione affettiva viscerale.

Spazio e tempo sono forniti per la risposta allo shock. Quest’ultimo si è manifestato come una tensione rinforzante nelle spalle o nella parte superiore del busto, una sensazione di trazione dietro gli occhi, un’ondata di energia attraverso il corpo o un senso di svuotamento, da essere pienamente espresso e sintonizzato dal terapeuta. Fondamentalmente, il terapeuta assicura che il partecipante rimanga radicato attraverso la consapevolezza della tensione di orientamento, che funge da ancoraggio a cui tornare se la risposta allo shock diventa troppo scomoda o angosciante.

L’affetto e il supporto del terapeuta

Con il supporto del terapeuta, l’individuo identifica successivamente l’affetto iniziale legato alla sequenza, come paura, rabbia, dolore o vergogna. A valle della tensione di orientamento iniziale e dell’attivazione del locus coeruleus, si ritiene che le risposte affettive in questa fase dell’elaborazione siano mediate dal grigio periacqueduttale.

Questa regione del mesencefalo integra le informazioni sensomotorie in arrivo dal collicolo superiore con le informazioni affettive provenienti dalle strutture limbiche corticali e sottocorticali. Il fine è valutare il significato emotivo di un evento ed effettuare la difesa motoria o la risposta all’approccio appropriata. In particolare, le componenti viscerali, respiratorie e affettive grezze della sequenza emergono dal grigio periacqueduttale, processi che rimangono modulati quando un individuo è ancorato alla tensione orientante.

Tuttavia, senza un’adeguata attenzione alla tensione di orientamento e all’elaborazione di qualsiasi shock, l’iperattivazione del grigio periacqueduttale può provocare un’ondata di affetti ed eccessive risposte di lotta/fuga attraverso il grigio periacqueduttale dorsale/laterale o risposte difensive passive/di arresto attraverso l’area caudale ventrolaterale del grigio periacqueduttale.

Pertanto, nel Deep Brain Reorienting, il terapeuta assicura una lenta progressione attraverso ogni componente della sequenza prima dell’affetto. Poi, per evitare che l’individuo sia sopraffatto, lo incoraggia a rimanere consapevole della tensione orientante mentre sperimenta anche le emozioni che alla fine emergono.

Integrare EMDR e Internal Family Systems (IFS) per il trattamento del Trauma

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Lo studio sul disturbo da stress post-traumatico

Nonostante lo sviluppo di una teoria dettagliata sui meccanismi d’azione del Deep Brain Reorienting, la ricerca deve ancora essere condotta per valutare la sua efficacia nel trattamento della sintomatologia correlata al trauma in qualsiasi condizione psichiatrica, compreso il disturbo da stress post-traumatico.

Questa è quindi un’analisi provvisoria dei dati comportamentali ottenuti attraverso il primo studio clinico randomizzato progettato per valutare l’efficacia della terapia di Deep Brain Reorienting per individui con disturbo da stress post-traumatico, compresi quelli con trauma infantile, data la sua elevata corrispondenza con il successivo sviluppo di condizioni legate al trauma.

Le sessioni di Deep Brain Reorienting erano in videoconferenza. Questa è un’alternativa efficace alla psicoterapia di persona per il disturbo da stress post-traumatico che soddisfaceva le restrizioni COVID-19. L’indagine provvisoria è stata condotta sui punteggi di gravità del disturbo da stress post-traumatico prima e dopo il trattamento di Deep Brain Reorienting per i partecipanti che hanno superato il timepoint di follow-up di tre mesi al momento dell’analisi, cioè tre anni dall’inizio della sperimentazione clinica.

Si testano così le ipotesi secondo cui coloro che hanno ricevuto otto sessioni di Deep Brain Reorienting (29 individui) avrebbero sperimentato una riduzione significativamente maggiore dei sintomi di disturbo da stress post-traumatico dopo il trattamento rispetto a quelli in lista d’attesa (25) e che questi miglioramenti clinici sarebbero durati tre mesi dopo il completamento del protocollo.

Progettazione dello studio sul Deep Brain Reorienting

Questo studio clinico parallelo randomizzato a due gruppi è stato approvato dall’Health Sciences Research Ethics Board presso la Western University e registrato al National Institute of Health (NIH) degli Stati Uniti. Prima della randomizzazione, i partecipanti hanno accettato la possibilità di essere posti in una condizione di controllo nella lista d’attesa. In questo gruppo non erano previsti né l’intervento psicoterapeutico né nuovi farmaci. Tuttavia sarebbe stato loro offerto un trattamento di Deep Brain Reorienting basato su videoconferenza di durata equivalente, dopo che si fosse concluso il periodo della lista d’attesa.

Il protocollo di trattamento è stato sviluppato in collaborazione con il Dottor Frank Corrigan. L’autore ha sviluppato l’approccio di Deep Brain Reorienting attraverso un’ampia comprensione teorica e neuroscientifica dei processi cerebrali sottocorticali coinvolti nella risposta al trauma, in linea con l’esperienza clinica. Il dottor Corrigan ha fornito formazione e supervisione ai terapeuti curanti durante lo studio. Tutte le sessioni di Deep Brain Reorienting sono state registrate e riviste con il dottor Corrigan utilizzando una lista di controllo di fedeltà.

I partecipanti sono stati scelti tramite segnalazioni da parte di medici e professionisti della salute mentale, pubblicità in cliniche o programmi comunitari per lo stress traumatico. Poi il coordinatore clinico ha condotto uno screening telefonico iniziale di coloro che avevano mostrato interesse. Le valutazioni complete sono state completate virtualmente tramite videoconferenza da membri clinicamente esperti del team di ricerca, in rispetto del trattamento.

La valutazione delle sessioni di Deep Brain Reorienting

Dopo che si completano tutte le misure di valutazione pre-trattamento e si ritiene idoneo il partecipante, la randomizzazione nella condizione di trattamento attivo o di lista d’attesa avviene mediante lancio di una moneta. Tutte le sessioni di Deep Brain Reorienting si sono svolte tramite videoconferenza a causa delle misure preventive e delle restrizioni adottate durante la pandemia di COVID-19. Quando i livelli di restrizione del COVID-19 lo consentivano, i partecipanti si sono recati al Robarts Research Center alla Western University per una scansione fMRI a 7 T prima dell’inizio del trattamento di Deep Brain Reorienting e dopo il completamento del trattamento.

Questi dati sono stati successivamente analizzati una volta raggiunta la potenza sufficiente per l’analisi di neuroimaging. I partecipanti hanno fornito il consenso verbale. Sono stati poi ricompensati finanziariamente per il loro tempo e la partecipazione alle valutazioni cliniche e alle scansioni fMRI. Tutte le valutazioni cliniche sono state condotte separatamente dalle sessioni di trattamento dallo stesso valutatore clinico iniziale.

Idoneità alla partecipazione allo studio e screening

I partecipanti sono stati reclutati a partire da marzo 2020. Per poter partecipare, gli individui dovevano avere un’età compresa tra 18 e 65 anni, parlare inglese e soddisfare i criteri diagnostici per il disturbo da stress post-traumatico secondo il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Ai partecipanti che stavano in quel momento assumendo farmaci psicotropi era richiesto di assumere un dosaggio stabile prima dell’inizio del trattamento e di aderire a questo regime terapeutico, dove possibile, fino al completamento della valutazione di follow-up di 3 mesi.

Costituivano motivi di esclusione dallo studio:

  • disturbo bipolare passato o attuale;
  • disturbo psicotico passato o attuale;
  • uso di sostanze nei tre mesi precedenti l’inizio dello studio;
  • uso estensivo di narcotici;
  • disturbo neurologico o dello sviluppo;
  • malattia medica grave non trattata;
  • una storia di trauma cranico che comportava perdita di coscienza;
  • partecipazione a una consulenza più estesa della terapia di supporto (ad esempio terapia espositiva, terapia cognitivo-comportamentale);
  • incompatibilità con gli standard di sicurezza della risonanza magnetica a 7 Tesla, dato che questo studio includeva una componente fMRI.

Inoltre, si è espresso un giudizio clinico sulla gravità di qualsiasi frammentazione dell’identità e di comportamenti suicidi. Se i partecipanti mostravano una pronunciata instabilità nelle presentazioni di identità o una tendenza al suicidio, un rigoroso protocollo di otto sessioni si ritenne non sicuro nella sua incapacità di affrontare eventuali problemi che potevano sorgere verso la fine del trattamento. La decisione di escludere in base alla gravità dei disturbi dell’identità o dei comportamenti suicidi è stata uno sforzo attento e collaborativo tra il coordinatore clinico, i valutatori clinici e il supervisore della ricerca. Quest’ultimo è uno psichiatra autorizzato con molti anni di esperienza nella valutazione e nel trattamento del disturbo da stress post-traumatico.

Disturbo da stress post-traumatico: valutazioni cliniche

La diagnosi e i punteggi di gravità del disturbo da stress post-traumatico sono stati determinati utilizzando la scala Clinician Administered PTSD. È una valutazione utilizzata sia per diagnosticare il disturbo da stress post-traumatico sia per ottenere una misura della gravità del disturbo da stress post-traumatico. I punteggi più alti denotano sintomi più gravi.

La Mini-International Neuropsychiatric Interview è stata somministrata per determinare eventuali condizioni psichiatriche coesistenti e per individuare criteri di esclusione (ad esempio storia di disturbi bipolari o psicotici). Durante la valutazione iniziale (pre-trattamento) è stato somministrato anche il Childhood Trauma Questionnaire per valutare i livelli di avversità nella prima infanzia. Il questionario è composto da 5 sottoscale con punteggi ridotti individuati per esperienze avverse infantili da moderate a gravi/estreme, tra cui:

  • abuso emotivo;
  • abuso fisico;
  • negligenza emotiva;
  • abuso sessuale;
  • negligenza fisica.

Un modulo di sessione che esaminava i sintomi recenti è stato somministrato verbalmente sia per il gruppo di Deep Brain Reorienting (somministrato settimanalmente dal terapista curante) sia per il gruppo in lista d’attesa (somministrato dal coordinatore clinico durante un check-in telefonico bisettimanale).

L’intervento di Deep Brain Reorienting

L’intervento di Deep Brain Reorienting consisteva in otto sessioni settimanali di 90 minuti fornite da uno psicoterapeuta abilitato e formato. Durante una sessione, il compito principale del terapeuta è quello di sintonizzarsi con il partecipante, assistendolo nel prestare attenzione alle sensazioni corporee, in particolare nella testa, nel viso e nel collo. Se una qualsiasi risposta affettiva o sensazione sembra ingestibile in qualsiasi punto della sequenza o emerge qualsiasi segno di imminente sintomatologia dissociativa, il terapeuta guida un ritorno alla tensione di orientamento per evitare sopraffazione emotiva o dissociazione. In casi molto rari in cui ciò è insufficiente, vengono incoraggiate espirazioni lunghe e lente per suscitare una regolazione parasimpatica dell’eccitazione, chiamate “respiri di rilascio”.

Le sessioni sono strutturate utilizzando la sequenza Orientamento-Tensione-(Shock)-Affetto. Dopo i primi saluti con il terapeuta, ai partecipanti si chiede di identificare un fattore scatenante recente o un’esperienza traumatica passata. Una volta identificato l’evento attivante, il terapeuta aiuta il partecipante a identificare un momento di massima cattura dell’attenzione o “nucleo” dell’esperienza (ad esempio uno sguardo o una postura dell’autore del reato durante un’aggressione fisica o sessuale). Questo si definisce “bersaglio” o “stimolo attivante”.

Deep Brain Reorienting: fase dell’orientamento

Nella fase di orientamento al presente, una volta identificato un ricordo angosciante recente o passato, al partecipante si chiede di lasciar andare quel ricordo reindirizzando l’attenzione al proprio corpo nello spazio gravitazionale. Il terapeuta guida verbalmente il partecipante nel notare la sua posizione corporea tra terra e cielo, la sua postura, la sensazione di gravità che lo tiene sulla sedia, eventuali suoni vicini o lontani o stimoli visivi. I partecipanti sono incoraggiati a chiudere gli occhi, se si sentono a disagio. In alternativa possono abbassare lo sguardo in grembo per evitare di attivare circuiti neurali legati alla stimolazione visiva o sociale esterna. Successivamente, si guidano i partecipanti a rilasciare quanta più tensione possibile dall’area della testa e del collo.

Successivamente, nella fase di orientamento verso l’evento o l’innesco traumatico, il terapeuta chiede al partecipante di riportare alla mente l’obiettivo nel tentativo di dirigere l’attenzione verso lo stimolo attivante.

Deep Brain Reorienting: fasi della tensione e dello shock

Segue la fase della tensione. Qui il terapeuta chiede al partecipante di notare qualsiasi tensione che emerge immediatamente nella testa, nel viso o nel collo. Si dà tempo al partecipante di rispondere, procedendo lentamente. Se il partecipante dimostra o sperimenta immediatamente un forte affetto senza prima notare un cambiamento di tensione, viene ricondotto a identificare qualsiasi tensione nella testa, nel viso e nel collo. Una volta identificata la tensione, quasi sempre nei muscoli intorno agli occhi, sulla fronte o sulla parte posteriore del collo, i partecipanti sono guidati semplicemente nel notarla, prendendosi il loro tempo e permettendo di emergere in modo naturale.

Poi, nella fase dello shock, i partecipanti sperimentano una successiva risposta allo shock pre-affettivo (ad esempio tensione di rinforzo della spalla o della parte superiore del busto, una sensazione di trazione dietro gli occhi, un’ondata di energia profondamente disorientante attraverso il corpo o un’improvvisa rigidità di parti del corpo). Sono così guidati nel far sì che questa risposta si verifichi. Il terapeuta si assicura che il partecipante trovi queste esperienze gestibili e, in caso contrario, lo riporta a notare la tensione. Il terapeuta fornisce commenti minimi, ma sintonizzati, sull’esperienza fisica dell’individuo. Poi lo incoraggia a consentire che la risposta si verifichi invece di tentare di bloccarla o alleviarla.

Il fluire dell’affetto e la chiusura della sessione

L’affetto può fluire naturalmente una volta che le componenti O-T-(S) della sequenza sono state identificate e approfondite. All’inizio l’affetto sperimentato dal partecipante, come rabbia, dolore, paura o vergogna, è identificato con il supporto del terapeuta. I partecipanti sono incoraggiati a rimanere con le proprie emozioni e consentire all’elaborazione di fluire. Se emergono ricordi legati alla sequenza, il terapeuta incoraggia il partecipante a lasciare che questi ricordi “giochino nella sua mente”. Se a questo punto c’è qualche tendenza al sopraffazione emotiva, si può fornire una direzione per riorientarsi nuovamente alla consapevolezza dell’ancora iniziale identificata nella tensione orientante. In questo modo l’intensità delle emozioni veementi non travolge la capacità di elaborare fino al completamento.

Le tensioni e gli affetti diminuiscono di intensità entro la fine della sessione. Con qualsiasi tensione residua, il partecipante è incoraggiato a utilizzare la respirazione di rilascio, allungamenti o movimenti del collo e un automassaggio di qualsiasi area tesa. Ai partecipanti si chiede anche se, come risultato della sessione, sia emersa una nuova prospettiva di se stessi. In tal caso, sono incoraggiati a rimanere consapevoli di questa nuova prospettiva dopo la sessione.

Disturbo da stress post-traumatico: metodologia dello studio

Tutte le analisi statistiche sono state condotte in SPSS. Si utilizzano il test esatto di Fisher e i test t per campioni indipendenti per determinare eventuali differenze tra i gruppi nelle variabili categoriali e continue. I cambiamenti longitudinali nei punteggi totali e nelle sottoscale CAPS-5 (ripetizione, evitamento, alterazioni negative nella cognizione e nell’umore, alterazioni nell’eccitazione/reattività) sono stati analizzati utilizzando modelli misti lineari con stima della massima verosimiglianza limitata, inclusi i soggetti persi al follow-up di 3 mensi per massimizzare la potenza e l’efficienza del modello.

Come tipo di covarianza ripetuta si utilizza una struttura di covarianza diagonale. Si analizza l’effetto principale del tempo (prima del trattamento, dopo e al follow-up a 3 mesi) e le interazioni dei due gruppo. All’interno di ciascuna analisi del punteggio/sottopunteggio CAPS-5, sono state applicate le correzioni di Bonferroni per regolare i livelli di significatività in considerazione dei sei confronti a coppie per gruppo. La variazione/riduzione percentuale si calcola come [(punteggio originale-punteggio osservato)/punteggio originale x 100] e le dimensioni dell’effetto derivano da d di Cohen.

Il Protocollo EMDR di Gruppo: applicazioni cliniche e in maxi-emergenza

Protocollo EMDR di Gruppo

Risultati dello studio su disturbo da stress post-traumatico

Il campione dello studio era prevalentemente femminile (91%) e di etnia caucasica (84%) con un livello minimo di istruzione universitaria (94%). Non si riscontrano iniziali differenze significative tra i gruppi per i punteggi di gravità CAPS-5. Inoltre non si riscontrano differenze significative nella proporzione di individui classificati come sottotipo dissociativo. L’89% dei partecipanti è stato esposto ad avversità infantili con punteggi totali al Childhood Trauma Questionnaire superiori a 35. Questa proporzione è coerente con l’87% dei partecipanti che hanno ottenuto un punteggio superiore al limite in una o più sottoscale del Childhood Trauma Questionnaire (il 67% ha ottenuto un punteggio superiore al limite più alto di una sottoscala).

Oltre al trauma infantile, alcuni individui hanno subito un’esposizione diretta a eventi traumatici in età adulta, tra cui:

  • traumi legati al lavoro (31% del gruppo di Deep Brain Reorienting e 16% nella lista d’attesa);
  • aggressione fisica (3% del gruppo di Deep Brain Reorienting e 4% nella lista d’attesa);
  • violenza sessuale (3% del gruppo di Deep Brain Reorienting e 4% nella lista d’attesa);
  • trauma medico (0% del gruppo di Deep Brain Reorienting e 4% nella lista d’attesa);
  • trauma interpersonale (62% del gruppo di Deep Brain Reorienting e 64% nella lista d’attesa).

La maggior parte degli individui (83% del gruppo di Deep Brain Reorienting e 84% nella lista d’attesa) ha subito più tipi di trauma. Non si riscontrano differenze significative tra i gruppi nel tipo di trauma o nelle esperienze avverse della prima infanzia. Ciò si evidenzia dai punteggi totali e dalle sottoscale del Childhood Trauma Questionnaire. Inoltre, non sono emerse differenze significative nelle proporzioni di individui attualmente in regime di farmaci psicotropi (antidepressivi, sedativi, antipsicotici atipici, stabilizzatori dell’umore, anticonvulsivanti) né con condizioni psichiatriche coesistenti, a parte un aumento del panico.

Analisi dei risultati tra i gruppi e nel tempo

Non si riscontra alcuna differenza significativa nei punteggi totali CAPS tra i due gruppi prima del trattamento. Non è stata trovata alcuna differenza significativa per alcun punteggio della sottoscala CAPS, a parte alterazioni più elevate nell’eccitazione/reattività nel gruppo in lista d’attesa.

Dopo il trattamento, i punteggi sono stati significativamente più bassi nel gruppo di Deep Brain Reorienting rispetto all’altro per la gravità totale del CAPS, la sottoscala della riesperienza, di evitamento, delle alterazioni negative della cognizione/umore e di eccitazione/reattività. Punteggi significativamente più bassi sono stati mantenuti anche dopo tre mesi.

I modelli misti lineari hanno rivelato un effetto principale significativo del tempo e un effetto di interazione significativo del gruppo nel tempo. Nel corso del tempo si osservano riduzioni da piccole a medie nel gruppo in lista d’attesa. Al contrario, le riduzioni più significative si osservano nel gruppo di Deep Brain Reorienting.

Il primo gruppo ha mostrato una riduzione dell’8% da prima a dopo il trattamento. La riduzione è del 15,1% da prima del trattamento al follow-up a 3 mesi. Invece il gruppo di Deep Brain Reorienting ha mostrato differenze tra prima e dopo il trattamento (riduzione del 36,6%). Lo stesso si è verificato tra prima del trattamento al follow-up a 3 mesi (riduzione del 48,6%). Le riduzioni non erano significative tra il post-trattamento e i tre mesi dopo per entrambi i gruppi.

Le differenze tra i gruppi nell’analisi della sintomatologia

In particolare, per quanto riguarda il sintomo della riesperienza, è emerso un effetto significativo del tempo e un’interazione significativa per il gruppo nel tempo. Non si riscontra alcuna diminuzione della riesperienza dei sintomi nel gruppo in lista d’attesa. Nel gruppo di Deep Brain Reorienting si riscontrano invece diminuzioni significative sia tra prima del trattamento e dopo il trattamento sia tra prima del trattamento e 3 mesi dopo la sua fine.

Lo stesso risultato si registra per l’evitamento, per le alterazioni negative della cognizione e dell’umore, e per le alterazioni dell’eccitazione/reattività.

L’efficacia del Deep Brain Reorienting

Dopo otto sessioni settimanali del nuovo intervento terapeutico, Deep Brain Reorienting, si riscontra una maggiore attenuazione dei sintomi nel gruppo in trattamento attivo rispetto al gruppo in lista d’attesa. Questi risultati dimostrano la potenziale efficacia di questo approccio nel trattamento del disturbo da stress post-traumatico. In questo caso, la valutazione clinica della gravità dei sintomi del disturbo da stress post-traumatico, misurata dal CAPS-5, ha rivelato che il gruppo sottoposto al Deep Brain Reorienting ha mostrato una riduzione complessiva del 36,6% dei sintomi di disturbo da stress post-traumatico dal pre-trattamento al post-trattamento. La riduzione è del 48,6% dal pre-trattamento al follow up a 3 mesi. Ciò è in contrasto con le riduzioni del gruppo in lista d’attesa, rispettivamente dell’8,0% e del 15,1%.

Queste riduzioni nel gruppo di Deep Brain Reorienting corrispondevano a 14 individui su 29 che non soddisfacevano più i criteri per il disturbo da stress post-traumatico dopo il trattamento (48,3%). Mentre 12 individui su 23 hanno completato il follow up a tre mesi (52,2%). Solo un partecipante nel gruppo di lista d’attesa non soddisfaceva più i criteri sia subito dopo il trattamento (4,0%) sia a tre mesi di distanza (4,3%). Il tasso di abbandono del Deep Brain Reorienting è stato del 4,3%, con un singolo caso di abbandono. Ciò è molto importante dato che il tasso medio di abbandono arriva fino al 18% o più in altri trattamenti focalizzati sul trauma.

Sebbene sia giustificata la raccolta di dati comportamentali da un campione più ampio, questi risultati preliminari suggeriscono fortemente che l’efficacia del Deep Brain Reorienting può essere paragonabile a quella degli attuali trattamenti standard per individui con disturbo da stress post-traumatico.

Attenuare i sintomi del disturbo da stress post-traumatico

La sintomatologia del disturbo da stress post-traumatico, in tutti gli ambiti della riesperienza, dell’evitamento, delle alterazioni negative delle cognizioni e dell’umore e delle alterazioni dell’eccitazione e della reattività, ha mostrato un’attenuazione significativa dopo il trattamento di Deep Brain Reorienting.

Le regioni sottocorticali e pre-verbali, come i collicoli superiori, il locus coeruleus e il grigio periacqueduttale, svolgono un ruolo critico nell’orientamento del subconscio verso o lontano dagli stimoli salienti. Modulano l’eccitazione e dirigono attività o risposte di difesa passiva. Perciò si ipotizza che i sintomi correlati al disturbo da stress post-traumatico potrebbero essere radicati in alterazioni funzionali di queste strutture filogeneticamente e ontogeneticamente fondamentali. Si crea quindi un resoconto esplicativo di come il Deep Brain Reorienting riduca i sintomi psichiatrici e somatici correlati a uno o più eventi. Questi eventi hanno suscitato una minaccia primaria o un’interruzione precoce dell’attaccamento.

Di conseguenza, il focus terapeutico di Deep Brain Reorienting è sulle:

  • risposte mirate e tracciate, teoricamente provenienti da collicoli superiori, locus coeruleus e grigio periacqueduttale in successione temporale;
  • risposte somatiche non verbali come mezzo per annullare un coinvolgimento meccanicistico e l’adattamento delle strutture chiave del tronco encefalico e del mesencefalo nella mediazione.

Elementi in comune e differenti del Deep Brain Reorienting

Ci sono elementi chiave coinvolti nella somministrazione del trattamento di Deep Brain Reorienting che sono comuni ad altre forme di psicoterapia che probabilmente contribuiscono alla sua efficacia. Si sottolinea che la creazione della fiducia con il terapeuta, l’adesione a un protocollo di trattamento su misura per alleviare la sintomatologia specifica e le conseguenti aspettative di miglioramento sono ingredienti condivisi con altri approcci terapeutici ampiamente utilizzati. Ciò contrasta con l’idea secondo cui l’efficacia di Deep Brain Reorienting o di qualsiasi altra forma di psicoterapia è minore rispetto una procedura specifica.

Rispetto ad altri trattamenti, tuttavia, il monitoraggio previsto delle risposte del mesencefalo e del tronco encefalico, esclusivo dell’approccio di Deep Brain Reorienting, può spiegare, in parte, il suo contributo unico nell’attenuare i sintomi correlati al disturbo da stress post-traumatico.

Disturbo da stress post-traumatico: futuro della ricerca

Tra le criticità riscontrate, in primo luogo questa analisi era limitata ai dati comportamentali. Quindi non può confermare il coinvolgimento dei meccanismi neurali sottocorticali responsabili dell’efficacia del trattamento di Deep Brain Reorienting. A causa di ostacoli imprevisti alla raccolta dei dati di imaging, comprese le restrizioni COVID-19 e uno scanner 7 T temporaneamente inoperante, le analisi fMRI rimangono sottodimensionate. Si impediscono così al momento le analisi di imaging. Le future analisi pianificate dei dati di neuroimaging prima e dopo il trattamento di Deep Brain Reorienting chiariranno se questi cambiamenti comportamentali si associano alle differenze neurobiologiche.

Poi la dimensione del campione è relativamente piccola e richiede l’inclusione di caratteristiche più diversificate in studi futuri. Questo vale anche per ampliare la ricerca agli individui con disturbo da stress post-traumatico che sperimentano instabilità dell’identità, comportamenti suicidi con intento e coesistenti disturbi bipolari, psicotici o da uso di sostanze attive, tutti criteri di esclusione per questa ricerca.

La ricerca su Deep Brain Reorienting come trattamento aggiuntivo per ottimizzare altre forme di intervento psicoterapeutico, compresi gli approcci verbalmente dominanti o “dall’alto verso il basso”, sarà essenziale negli sforzi continui per aiutare gli individui a raggiungere uno stadio di guarigione trasformativa dal trauma.

Disturbo da stress post-traumatico: conclusioni sullo studio

Questa analisi provvisoria del primo studio clinico randomizzato sull’approccio Deep Brain Reorienting supporta fortemente la sua efficacia nel ridurre i sintomi correlati al disturbo da stress post-traumatico. Deep Brain Reorienting è un intervento psicoterapeutico che sfrutta le comprensioni emergenti della centralità dei sistemi neurali del tronco encefalico e del mesencefalo nello sviluppo e nella guarigione naturale da condizioni legate al trauma. È un approccio nuovo e unico che considera e integra ricerca sugli animali, ricerca sul neuroimaging umano e pratica clinica. Deep Brain Reorienting ha preso forma come una metodologia somatica non verbale. L’approccio mira a una sequenza temporale prevedibile di eventi sottocorticali tracciabili da un terapeuta esperto, rallentata per consentire l’eliminazione di risposte difensive o affettive irrisolte cementate durante un evento traumatico passato.

In questo studio la gravità del disturbo da stress post-traumatico si riduce significativamente negli individui che hanno ricevuto la terapia di Deep Brain Reorienting rispetto a una condizione in lista d’attesa. Ciò si verifica non solo immediatamente dopo il trattamento ma anche nel follow-up di 3 mesi. Questi effetti sono ampiamente paragonabili a quelli tipicamente riscontrati con i trattamenti psicologici standard per il disturbo da stress post-traumatico. Un basso tasso di abbandono nel gruppo di trattamento attivo suggerisce anche che Deep Brain Reorienting è generalmente ben tollerato.

Questi risultati mostrano il potenziale promettente per l’approccio di Deep Brain Reorienting. Ha effetti concreti e duraturi di entità simile ai trattamenti contemporanei basati sull’evidenza per il disturbo da stress post-traumatico.

 

Articolo liberamente tradotto e adattato. Fonte: Breanne Kearney, Frank Corrigan, Paul Frewen, Stephanie Nevill, Sherain Harricharan, Krysta Andrews, Rakesh Jetly, Margaret McKinnon, Ruth Lanius, A randomized controlled trial of Deep Brain Reorienting: a neuroscientifically guided treatment for post-traumatic stress disorder, European Journal of Psychotraumatology (2023).

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