L’adolescenza e il diritto di scegliere il proprio futuro

L’adolescenza e il diritto di scegliere il proprio futuro

L’adolescenza non è solo una fase di transizione tra infanzia e età adulta. È l’età in cui ragazze e ragazzi compiono molte delle decisioni che definiranno la loro vita successiva, a partire dalla scuola. Riportiamo un interessante report di OpenPolis

Adolescenza e povertà educativa durante l’emergenza Covid

Nel corso di questo report, cercheremo di ricostruire alcuni dei fattori che limitano le opportunità degli adolescenti nel decidere in modo consapevole il proprio futuro. Dall’origine sociale e familiare ai livelli negli apprendimenti; dalle prospettive nel territorio in cui si abita all’impatto dell’abbandono scolastico.

Su questi fattori, ovviamente, l’emergenza Covid rischia di incidere in modo fortemente negativo. Nei mesi scorsi abbiamo purtroppo potuto constatare le profonde disuguaglianze tra le famiglie con figli nella possibilità di adeguarsi ai ritmi e agli stili di vita imposti dalla pandemia.

Divari prima di tutto sociali. Come rilevato dall’istituto nazionale di statistica, già prima dell’emergenza (2019), il 9,2% delle famiglie con almeno un figlio si trovava in povertà assoluta (contro una media del 6,4%). Quota che tra i nuclei con 2 figli supera il 10% e con 3 o più figli raggiunge addirittura il 20,2%.

Ma anche i divari territoriali e nella condizione abitativa, con il 41,9% dei minori che vive in una abitazione sovraffollata, e il 7% che affronta anche un disagio abitativo (come problemi strutturali o poca luminosità della casa).

Un ulteriore aspetto critico è stato rappresentato dai divari tecnologici. Prima dell’emergenza, il 5,3% delle famiglie con un figlio dichiarava di non potersi permettere l’acquisto di un computer. E appena il 6,1% dei ragazzi tra 6-17 anni viveva in una casa con disponibilità di almeno un pc per ogni membro della famiglia.

Per tutti questi motivi, l’esperienza della pandemia è stata e viene tuttora vissuta in modo molto diverso sul territorio nazionale. Con effetti che gravano soprattutto sui minori e le loro famiglie. Si pensi all’impatto del lockdown per i bambini e i ragazzi che vivono in case sovraffollate, oppure alla possibilità di svolgere la didattica a distanza dove mancano i dispositivi o l’accesso alla rete veloce.

In questo quadro, ci sono anche una serie di specificità per gli adolescenti che non devono essere sottovalutate. A partire da quelle legate alle esperienze di vita che si maturano a quell’età, e che sono, almeno in parte, mancate. Inoltre, resta centrale la questione del superamento dei divari digitali per garantire accesso all’istruzione, anche in considerazione del fatto che gli studenti delle superiori sono stati i primi a tornare in modalità didattica a distanza.

In una fase come quella che stiamo vivendo, è evidente che – per ragioni di salute pubblica – una serie di misure sono imposte dall’eccezionalità della situazione. Parallelamente, accanto a questi provvedimenti, è essenziale lavorare perché la crisi non approfondisca ulteriormente le disuguaglianze tra gli adolescenti che pre-esistevano al Covid.

Altrimenti, divari crescenti diventeranno ancora più difficili da sostenere per le famiglie, nell’immediato. E, in prospettiva, recuperare le distanze nei prossimi anni rischia di diventare una chimera. In un simile scenario, le conseguenze sarebbero pagate soprattutto dai più giovani.

 

Gli adolescenti in Italia

In Italia vivono poco meno di 10 milioni di minori. Una cifra che possiamo calcolare con esattezza, dato che il confine tra maggiore e minore età è stabilito dal codice civile al compimento dei 18 anni.

Ma quando si tratta di definire un’età come l’adolescenza, per sua natura di transizione tra infanzia e età adulta, gli aspetti formali o legalistici devono passare necessariamente in secondo piano. Le Nazioni Unite e Unicef includono tra gli adolescenti tutte le persone tra i 10 e i 19 anni di età. Una definizione molto ampia, anche perché pensata per analisi e confronti a livello internazionale.

Restando sul caso italiano, una scelta metodologica valida può essere quella di seguire i cicli scolastici. A questo scopo, in una analisi sui minori adolescenti è necessario includere in primo luogo quelli che frequentano le scuole superiori.

In Italia vivono oltre 3 milioni di persone tra 14 e 19 anni. Contando solo quelli di minore età (14-17), gli adolescenti sono 2,3 milioni. Accanto a questa fascia d’età, abbiamo ritenuto opportuno considerare anche quella di coloro che frequentano le scuole medie inferiori (11-14 anni).

Un’età comunemente definita pre-adolescenza, con esigenze e aspettative certamente diverse da quelle di ragazze e ragazzi più grandi. Ma altrettanto delicata dal punto di vista delle scelte. È in quegli anni che deve essere presa una delle decisioni più importanti per il corso della vita successiva, quella del percorso di studi. Ed è a quell’età che emergono in modo forte i divari negli apprendimenti. Divari troppo spesso collegati con l’origine sociale, e che avranno un’influenza nella successiva scelta di abbandonare la scuola.

L’abbandono della scuola prima del tempo, più frequente dove ci sono fragilità sociali, è l’emblema di un diritto alla scelta che è stato compromesso. E spesso non è che la punta dell’iceberg: dietro ogni ragazzo che lascia la scuola anzitempo ci sono tanti fallimenti educativi che non possono essere considerati solo problemi individuali o delle istituzioni scolastiche. Sono fallimenti per l’intera società nel preparare la prossima generazione di adulti.

Per questo lo sviluppo nei territori – soprattutto in quelli più fragili – di una forte e solida comunità educante è fondamentale. Significa dare la possibilità a ragazze e ragazzi di compiere le proprie scelte, seguire le proprie aspirazioni, in un contesto che stimola a valorizzare il contributo di ognuno e non lo mortifica. In una fase di transizione come l’adolescenza, poter contare su questo tipo di sicurezza quando si fanno scelte così importanti è essenziale.

 

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