Esiste una complessa interconnessione tra l’alimentazione tipica della dieta di una persona, che potrebbe influenzare il cervello, e il rischio di sviluppare demenza.
Lo studio pubblicato su Neurology si è concentrato sull’esaminare le reti alimentari e il loro legame con lo sviluppo di demenza.
Nel 2020 non è un segreto che una dieta sana possa portare giovamento oltre che al corpo in generale, anche al nostro cervello. Tuttavia, potrebbe non essere solo questione di quali alimenti mangiamo, ma piuttosto come combiniamo tra loro i cibi che assumiamo (Samieri et al., 2018).
Secondo un nuovo studio pubblicato sul giornale Neurology, la rivista medica dell’American Academy of Neurology, le persone la cui dieta consisteva principalmente in carni altamente elaborate, cibi amidacei come patate, snack, biscotti e torte, avevano maggiori probabilità di sviluppare una demenza negli anni successivi, rispetto alle persone che mangiavano una più ampia varietà di cibi sani (Samieri & Kimberly, 2020).
Quindi, secondo i ricercatori che hanno condotto il suddetto studio sperimentale, esiste una complessa interconnessione tra gli alimenti nella dieta di una persona, ed è importante capire come queste diverse connessioni, o reti alimentari, possano influenzare il cervello sottintendendo che la dieta potrebbe essere una strategia efficace per prevenire la demenza (Samieri & Kimberly, 2020).
Numerosi studi hanno dimostrato che una dieta più sana, ad esempio una dieta ricca di verdure a foglia verde, bacche, noci, cereali integrali e pesce, può ridurre il rischio di demenza di una persona. Molti di questi studi si sono concentrati sulla quantità e sulla frequenza di ingestione di questi alimenti.
Alimentazione e rischio di demenza: lo studio
Lo studio pubblicato su Neurology si è concentrato maggiormente sull’esaminare le reti alimentari. Ha riscontrato importanti differenze nei modi in cui gli alimenti venivano consumati congiuntamente.
Lo studio ha coinvolto 209 persone con un’età media di 78 anni affette da demenza e 418 persone, bilanciate per età, sesso e livello di istruzione, sane (Samieri & Kimberly, 2020).
Cinque anni prima i partecipanti avevano compilato un questionario sull’alimentazione che descriveva quali tipi di alimenti consumavano durante l’anno e con quale frequenza, da meno di una volta al mese a più di quattro volte al giorno. Hanno anche fatto controlli medici ogni due o tre anni. I ricercatori hanno utilizzato i dati del questionario sugli alimenti per confrontare quali alimenti venivano spesso consumati (Samieri & Kimberly, 2020).
È emerso che le persone che hanno sviluppato la demenza tendevano a mangiare carni altamente elaborate come salsicce, salumi e patè con cibi ricchi di amido come patate, alcool, snack, biscotti e torte. Secondo i ricercatori questi dati suggeriscono che la frequenza con cui la carne “elaborata”’ è combinata con altri insalubri alimenti, possa essere un importante fattore che concorre ad aumentare il rischio di sviluppare una demenza (Samieri & Kimberly, 2020).
Considerazioni conclusive
Trattandosi di dati preliminari, si denota la necessità di condurre ulteriori studi prima di affermare con “certezza” che la dieta seguita da un individuo possa incidere sulla probabilità di sviluppare una demenza. Si denota inoltre la necessità di comprendere quali demenze siano più correlate al cibo, dato che il panorama di questa tipologia di disturbo è estremamente ampio e non è costituito unicamente dalla sindrome di Alzheimer (Samieri & Kimberly, 2020).
Bibliografia
Samieri, C., Sonawane, A., Helmer, C., Grodstein, F., & Glass, K. (2018). Using network science tools to identify novel diet patterns in prodromal dementia: the three-city study. Alzheimer’s & Dementia: The Journal of the Alzheimer’s Association, 14(7), P563.
Samieri, C., Sonawane, A. R., Lefèvre-Arbogast, S., Helmer, C., Grodstein, F., & Glass, K. (2020). Using network science tools to identify novel diet patterns in prodromal dementia. Neurology.
Fonte: Stateofmind.it
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