Neuroscienza dell’Attaccamento e implicazioni per le terapie psicologiche

Jeremy-Holmes
Il professor Jeremy Holmes è stato per 35 anni consulente di psichiatra/psicoterapia presso l'University College London (UCL) e poi nel North Devon, Regno Unito, e presidente della facoltà di psicot...
attaccamento

Le ricerche sull’attaccamento di Bowlby dimostrano che le esperienze infantili sono in grado di plasmare la vita adulta e l’importanza della sicurezza in termini di libertà emotiva.

 

In qualità di meta-modello, la psicoterapia informata sull’attaccamento (AIP, attachment-informed psychotherapy) pone l’accento su:

  • centralità, specificità e continuità delle relazioni (comprese quelle con professionisti della salute mentale)
  • modulazione delle minacce 
  • bisogno di prevedere le inevitabili separazioni e avvertirne il conseguente dolore.

Applicabile a varie modalità terapeutiche, fornisce una lente con cui guardare a quei disagi che portano le persone in terapia ma che, al contempo, possono diventare una minaccia per l’alleanza terapeutica. Come indicato di seguito, i recenti progressi di neuroscienze relazionali sono utili a dare un senso a tali disagi ed evidenziare i meccanismi potenziali del cambiamento nell’AIP.

 

Neuroscienze relazionali

Il cervello delle specie sociali non esiste nel contesto dell’isolamento. Le neuroscienze relazionali, termine ampio, si basano su una serie di prove esperienziali e neuroendocrine confermate da fMRI che spiegano quanto le prime relazioni chiave influenzino lo sviluppo dell’architettura e del funzionamento del cervello. In questa sede ci concentriamo sugli aspetti di interesse per le terapie psicologiche.

Sincronia bio-comportamentale

In utero e dopo il parto, madre e neonato sono sincronizzati a livello fisiologico, nei pattern di frequenza cardiaca, nell’attivazione dell’asse HPA e nei livelli di ossitocina che li portano a rispecchiarsi e rispondersi a vicenda. Si crea così la base della sensibilità genitoriale che Ainsworth, cofondatrice della teoria dell’attaccamento, segnalava come caratteristica distintiva dei legami sicuri.

I genitori che sono in grado di trasmettere sicurezza conoscono intuitivamente i loro neonati e ne sono gratificati, riuscendo a regolare, senza controllarli né ignorarli, i loro bisogni e le loro emozioni. Per i caregiver insicuri, le emozioni negative nei propri figli e negli altri evocano il rifiuto e la diminuzione della ricompensa di ossitocina.

Nel modello clinico e animale osserviamo che i traumi da attaccamento nei primi anni di vita influenzano il cervello in fase di sviluppo con conseguenze psicopatologiche a lungo termine, tra cui la compromissione della capacità di prendersi cura della generazione successiva.

E’ questo un messaggio di grande importanza per i clinici, che devono concentrarsi sulle esperienze dei primi anni di vita, chiedendo informazioni sulla storia dei genitori insieme a quella dei figli. Sono pochi gli studi sugli aspetti fisiologici dell’attaccamento terapeuta-cliente, ma è probabile che anche la sincronia bio-comportamentale abbia molto peso sul successo della psicoterapia, soprattutto nei momenti di svolta delle sedute.

L’efficacia del terapeuta varia considerevolmente da un professionista all’altro: come le madri insicure, possono “incombere” in modo invadente con risposte eccessivamente empatiche o dare interpretazioni taglienti e sprezzanti, per quanto apparentemente esatte. Le capacità legate all’AIP comprendono l’abilità di riconoscere che la minaccia – compresa la minaccia all’interno dello studio del terapeuta – attiva il comportamento di attaccamento ed è incompatibile con l’esplorazione emotiva e la co-regolazione degli stati affettivi di iper- o ipo-arousal.

Periodi sensibili

La nozione di Lorenz di periodi sensibili descrive le finestre temporali in cui i piccoli delle specie prosociali si legano ai genitori. Bowlby era perplesso per il fatto che nell’uomo non si riscontrano periodi così chiaramente definiti. Tuttavia, studi recenti hanno dimostrato che sia nell’uomo che in altre specie di mammiferi esistono fasi in cui i bambini sono particolarmente sensibili all’influenza dei genitori, quando l’apprendimento procede con rapidità e la paura associata alla novità viene neutralizzata.

Nell’attaccamento insicuro, nei periodi sensibili tendono a esserci interruzioni. Ciò è particolarmente evidente nell’attaccamento disorganizzato, associato a successive forme di psicopatologia. In cui le strategie inefficaci di auto-consolazione – autolesionismo, dipendenze, disturbi alimentari o disturbi dissociativi – riflettono l’assenza di una presenza modulante che sia “base sicura“.

In una psicoterapia efficace, si riapre un periodo sensibile in cui il cliente mostra, di nuovo, grande sensibilità al sostegno e all’influenza. Tuttavia, ciò comporta un certo grado di regressione, la cui gestione fa parte dell’arte della terapia.

 

Il cervello Bayesiano

Bayes, uno dei fondatori della teoria della probabilità, ha spiegato che, di fronte all’incertezza, grazie al default mode network, si assegnano probabilità “antecedenti” agli eventi futuri, da convertire in “posteriori” man mano che le previsioni vengono aggiornate sulla base dell’esperienza. La psichiatria computazionale, passata e presente, attinge alle idee bayesiane per comprendere la psicopatologia.

Il matematico e psichiatra Friston estende il principio di Bayes: l’obiettivo del cervello, attraverso l'”inferenza attiva”, è ridurre la “sorpresa” convertendo l’energia informativa “libera” – e quindi potenzialmente dirompente e caotica – in forma “vincolata”. Le sensazioni “bottom-up” si allineano e con i preconcetti “topdown” per computare il grado di mancata corrispondenza (mismatch).

Le previsioni devono essere continuamente aggiornate per evitare di rimanere per sempre intrappolati nel passato, modellati da ipotesi anacronistiche largamente determinate dal transfert. In un funzionamento sano, l’inferenza attiva riduce al minimo l’errore di previsione attraverso:

  • (a) la tolleranza e la riduzione dell’incertezza;
  • (b) l’esplorazione attiva volta a migliorare la precisione sensoriale;
  • (c) l’aggiornamento delle probabilità precedenti in modelli più complessi del sé e del mondo.

La psicoterapia aiuta, di solito, le persone nei momenti di transizione. L’attaccamento sicuro rende tollerabile le incertezze associate alla novità, risolvibili con l’aiuto di una figura di attaccamento. Nell’attaccamento insicuro, il senso di agenzia è compromesso e si tende piuttosto ad aggrapparsi a rigide probabilità pregresse con un atteggiamento di isolazionismo oppure di eccessiva dipendenza.

In una relazione terapeutica a lungo termine, i sistemi di ossitocina del terapeuta e del cliente si sincronizzano e si collegano al sistema della dopamina. La “ricompensa” che ne deriva – la speranza e l’amore del terapeuta – è una via di accesso alla complessità della salute psicologica in contrasto con la scissione e la proiezione semplicistiche. Diventa possibile rivedere le ipotesi. Si rimuovono le fonti di inibizione dell’azione, delle emozioni e dei pensieri.

Psicoterapia informata sull’attaccamento (AIP) e Mentalizzazione

I temi dell’attaccamento pervadono le relazioni terapeutiche. L’AIP si basa sull’instaurazione della sincronia, sull’apertura di periodi sensibili e sulla revisione di vecchi assunti e modi di essere. C’è una tensione intrinseca tra l’aggrapparsi dei clienti a modalità insicure di relazione e i tentativi dei terapeuti di dare esempi di inferenza attiva.

Per i terapeuti psicodinamici, questo è il principale punto di forza della terapia. Ovvero, confondere le aspettative legate al transfer, offrire al cliente la libertà di pensare e parlare in un’atmosfera priva di costrizione e non giudicante, pur riconoscendo che – almeno inizialmente – tali aperture saranno probabilmente ignorate e genereranno diffidenza o un rifiuto attivo.

Il principio dell’accettazione radicale dell’AIP significa che la convalida del mondo affettivo e relazionale del cliente precede necessariamente l’interpretazione o la promozione del cambiamento.

Un concetto chiave dell’attaccamento contemporaneo, la mentalizzazione, favorisce la connettività tra corteccia prefrontale e amigdala. L’arousal viene gestito con l’aiuto di un altro con cui si ha un rapporto di intimità e fiducia o di una base sicura, che consente all’individuo di pensare ai pensieri e alle emozioni, propri e altrui, e alle interazioni tra di essi. Quando si tratta di trattenere l’energia, due cervelli sono meglio di uno. La compromissione della mentalizzazione è tipica degli attaccamenti insicuri e quindi di molti clienti degli psicoterapeuti.

Nell’attaccamento disorganizzato e nel disturbo borderline di personalità, l’arousal dirompente è incompatibile con il “pensiero lento” necessario per la mentalizzazione esplicita. Pertanto, promuovere le capacità di mentalizzazione è un contributo fondamentale della psicoterapia alla pratica della salute mentale. La capacità di mentalizzare consente alle persone di prendere le distanze dalla loro sofferenza e di vederla sia come manifestazione di vitalità sia come risultato di una storia di vita specifica, spesso traumatica.

La mentalizzazione mette in discussione la validità di assunti non esaminati e aiuta a generare una ricettività e un linguaggio più particolareggiati per l’enterocezione affettiva. Aiuta le persone che soffrono a generare visioni più realistiche di se stesse, del mondo e degli altri. Consente di riconoscere l’ineluttabilità dei fraintendimenti, delle rotture relazionali e delle idee sbagliate nelle relazioni intime – compresa la terapia – e le possibilità di riparazione attraverso la base sicura e il cervello che il terapeuta “dà in prestito” al cliente.

Conclusione

La psicoterapia si trova in una situazione non dissimile da quella dell’eroe di Bowlby, Darwin, quando pubblicò l’Origine delle Specie nel 1856. Prima di Mendel, prima di Watson e Crick, Darwin non sapeva nulla dei meccanismi genetici alla base della selezione naturale.

Dopo mezzo secolo di psicoterapia e di ricerca sull’attaccamento, le neuroscienze contemporanee aprono una finestra sui meccanismi d’azione fondamentali delle terapie psicologiche e sulla loro necessaria traduzione in protocolli di formazione e outcome.

 

Fonte articolo: Jeremy Holmes, & Slade, A. (2019). The neuroscience of attachment: Implications for psychological therapies. The British Journal of Psychiatry, 214(6), 318-319. doi:10.1192/bjp.2019.7

 

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