La descrizione del quadro clinico del concetto di autismo ha 130 anni di storia. Nel 1943 il disturbo è stato definito con questo nome e precisato da Leo Kanner.
In un primo tempo l’autismo veniva attribuito erroneamente a una disfunzione precoce del rapporto madre-bambino. Poi, negli anni Settanta, studi condotti sui gemelli hanno tolto ogni dubbio in merito alla sua natura neurobiologica.
Il mito dell’autismo come «una» malattia, inguaribile, è devastante per le famiglie, può portare fuori strada gli stessi professionisti, e contribuisce insieme ad altri fattori socio-culturali ed economici alla attuale «epidemia» di autismo con valori di prevalenza molto alti e un eccesso di diagnosi.
La realtà è quella di comportamenti autistici che si manifestano in diversi disturbi del neurosviluppo per lo più in comorbidità con altri disturbi come quelli del linguaggio, l’ADHD, ecc., con differenti evoluzioni, spontanee o in seguito a cure specifiche.
Risulta molto importante la diagnosi differenziale con differenti sindromi e con altri quadri in cui la comunicazione è compromessa (disturbi disprassici, del linguaggio, sindrome di Tourette a esordio precoce, ecc.).
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In sinergia con Edizioni Centro Studi Erickson, puoi scaricare il PDF dell’articolo integrale del Dott. Michele Zappella, Research Coordinator, Foundation for Autism Research, NY US
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