I figli nella separazione

Sono psicologa clinica, psicoterapeuta sistemico – relazionale e mediatore familiare e dei conflitti relazionali. Svolgo la libera professione presso il mio studio a San Donà di Piave (Ve), oltre a...

Nel momento storico attuale, dove l’incremento di separazioni e divorzi riflette uno scenario frammentato della famiglia, si osserva che nella maggior parte dei casi la rottura coniugale non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza per la ricerca di un nuovo equilibrio in cui ancora rabbia, aggressività, frustrazione, senso di colpa circolano nel contesto relazionale con possibili conseguenze negative sui figli.

Il quotidiano “Il Fatto”, lo scorso 1 dicembre 2014, ha pubblicato e raccolto alcune testimonianze di figli di separati. Le storie raccontate sono ricche di emozioni e presentano scenari diversi, ma nella diversità possiamo individuare un minimo comun denominatore: il livello di conflitto e la continuità e collaborazione tra genitori anche in un contesto di separazione. Sono, soprattutto, questi due aspetti a determinare la presenza o meno di disagi ed eventuali disturbi nei figli che si ritrovano più o meno coinvolti nelle diverse dinamiche relazionali. Di seguito alcuni titoli delle storie presentate:
Ho pensato di essere un peso” – Nicola Bellini
Una delle decisioni più sagge che mia madre abbia mai preso” – Giada GB
Sono stato usato come arma tra gli infiniti litigi” – Giorgio
La separazione è stata l’unico momento sereno” – Marco Chiappori
“Una guerra al massacro (psicologico)” – Anonimo

Corso Ondemand: Gruppi di Parola per genitori separati e figli di separati
Corso Ondemand: Gruppi di Parola per genitori separati e figli di separati

La frattura del divorzio può rappresentare un ostacolo nella transizione alla vita adulta e può minare la costruzione di legami stabili, anche se in letteratura emerge che non è la separazione in sé il vero rischio per i figli, bensì l’esposizione al prolungato ed elevato conflitto genitoriale.
Diversi studi indicano che i disagi emotivi e comportamentali che si manifestano nei figli di genitori separati non siano tanto in correlazione con la separazione in sé quanto piuttosto con il livello di conflittualità e le difficoltà relazionali tra figlio e genitori (Ercolani e Francescato, 1994); in altre parole, la tipologia e la qualità delle relazioni familiari che si stabiliranno dopo la separazione risultano di primaria importanza nel generare o meno uno stato di malessere nei figli, piuttosto che la separazione in quanto tale (Cigoli).

LE REAZIONI DEI FIGLI

Indubbiamente, l’età del minore al momento della separazione, la sua personalità, la capacità di resilienza, il livello di conflittualità coniugale, le modalità con cui i genitori gestiranno la separazione, sono tutti fattori che incidono notevolmente sulla tipologia e l’intensità delle reazioni
alla nuova condizione familiare. Più il figlio è piccolo (in termini di età), meno riesce a capire e comunicare ciò che vive. Spesso non sono in grado di esprimersi chiaramente e quindi possono manifestare il loro dolore in modi diversi:

  • mostrandosi aggressivi, “capricciosi”, arrabbiati;
  • isolandosi o ritirandosi;
  • diventando gelosi o possessivi nei confronti del genitore affidatario, mostrando una forte dipendenza da esso;
  • agendo in maniera non adeguata all’età;
  • presentando difficoltà di addormentamento, incubi, risvegli frequenti, …;
  • cambiando fortemente le loro abitudini alimentari (ad esempio con la perdita dell’appetito);
  • attuando dei comportamenti regressivi rispetto all’età (enuresi notturna, disordine, pigrizia …).

Dopo una separazione è frequente che i figli mostrino cambiamenti nel quadro comportamentale (aggressività, difficoltà relazionali, regressioni, …) ed emozionale (tristezza, rabbia, paura, vergogna,…). In generale, i figli di separazioni altamente conflittuali hanno una maggiore incidenza di difficoltà psicologiche, sociali e scolastiche.

Dai 0 ai 3 anni il bambino, in genere, non ha ancora sviluppato gli strumenti cognitivi adeguati per comprendere l’accaduto nelle sue motivazioni razionali e obiettive, ma vive l’intensità emotiva che ha caratterizzato tale evento. Le emozioni non elaborate tendono a manifestarsi attraverso il corpo, ad esempio sintomi di malessere fisico, incubi, disturbi del sonno o inappetenza, atteggiamenti regressivi.

I bambini dai 3 ai 6 anni sono in grado di utilizzare il registro linguistico e tendono a legarsi maggiormente a uno dei due genitori. Fino a quando lo sviluppo cognitivo non riesce ancora a sopperire appieno alla comprensione dei motivi della separazione, spesso questi vengono fraintesi e reinterpretati. Possono, quindi, sentirsi responsabili dell’accaduto, diventare molto ubbidienti, oppure manifestare atteggiamenti di aggressività e ribellione, così come atteggiamenti regressivi. Frequenti anche le fantasie magiche di riunione del nucleo familiare.

In età scolare, dai 6 ai 10 anni, sono più consapevoli della separazione genitoriale, manifestano principalmente sentimenti di tristezza, di dolore e, allo stesso tempo, di collera. In questa fase la dimensione scolastica e il gruppo dei pari assumono un ruolo di maggiore rilievo e possono fungere tanto da fattori protettivi quanto da stressors, a seconda dei legami che il bambino riuscirà a costruire.

Nei figli adolescenti la separazione coniugale può portare ad un aumento del senso di responsabilità favorendo la loro maturazione psicologica ed emotiva oppure, viceversa, possono causare una sorta di blocco dell’autostima. Generalmente gli adolescenti avendo una comprensione maggiore degli eventi relativi alla separazione ed avendo anche interessi extradomestici, hanno anche una maggiore distanza psicologica tra se e i propri genitori. Tuttavia, i soggetti troppo legati emotivamente ai genitori e/o con pochi rapporti amicali manifestano disturbi di varia natura, quali, ad esempio, sintomi ipocondriaci (mal di testa, mal di pancia), comportamenti antisociali (piccoli furti, atti vandalici), alternanza tra fasi depressive e fasi di aggressività, fughe da casa, attuate spesso nel tentativo di richiamare l’attenzione di entrambi i genitori. A questa età i figli possono essere chiamati a fare i giudici dei loro genitori, a fare da mediatori, venendo investiti di un ruolo eccessivo che inibisce il normale processo di individuazione.

I figli che stanno vivendo l’evento separazione, spesso raccontano che la testa è piena di preoccupazioni per quello che succede ai genitori e non hanno spazio per ascoltare e per fare le “cose” della loro età: sentono parlare di avvocati e di tribunale e non capiscono cosa cambierà nella loro vita. Hanno paura e chiedono di essere rassicurati sul fatto che mamma e papà saranno sempre i suoi genitori, anche se il matrimonio finisce e non vivranno più tutti insieme. Il disorientamento che travolge i bambini in questa lunga fase di trasformazione delle relazioni familiari, si accompagna ad una grande solitudine: non sanno bene come esprimere la rabbia, la tristezza, i dubbi, le difficoltà che incontrano per la separazione di mamma e papà e non sanno con chi parlarne.

In quest’ottica, possiamo individuare nei gruppi di sostegno e parola per figli di genitori separati un’opportunità per permettere loro di accedere ai sentimenti e nominare le difficoltà che incontrano durante la separazione, affinché trovino delle soluzioni possibili e allarghino la comunicazione con i propri genitori (Marzotto, 2010).

E’, quindi, fondamentale per i genitori saper cogliere i segnali dei figli in una difficile transizione come il divorzio e sapersi sintonizzare sui loro bisogni, dare uno spazio di parola alla loro sofferenza e non lasciarli in balia degli eventi.

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