Il colloquio motivazionale, una tecnica proposta da W. Miller e S. Rollnick intorno agli anni ’80 negli Stati Uniti. Questo stile di intervista, con il suo stile propositivo e concreto, accompagnato da una centratura sul paziente, aiuta il percorso spesso ambivalente del cambiamento.
“Volere è potere!”: quante volte ce lo siamo sentiti dire? Sembra una frase stimolante, che sprona ad agire e ci ricorda le nostre potenzialità: possiamo cambiare, basta volerlo… magari vogliamo cambiare lavoro o prendere una decisione importante che riguarda la nostra relazione sentimentale, a volte sentiamo l’esigenza (o il medico ci suggerisce) di cambiare il nostro stile di vita, magari perdere peso, iniziare a fare sport o imparare a gestire lo stress. Possono essere tanti e vari i desideri, i progetti che noi stessi, o i nostri pazienti/clienti, ci troviamo a immaginare e desiderare.
Il problema si pone quando, nonostante il forte desiderio, il cambiamento non arriva (es. “vorrei dimagrire ma non riesco!”). Nonostante ci piacerebbe cambiare tendiamo a procrastinare, a rimandare, o fuggire. Rimaniamo cioè bloccati: non si cambia ma non ci si arrende all’idea di restare dove siamo. Sono inutili i consigli di amici e parenti. Idee e suggerimenti che magari hanno funzionato per altri ma che su di noi sembrano non fare effetto.
È in questa fase, e dopo numerosi tentativi falliti, che si rischia di cadere nella trappola dell’autocritica. Ci si mette quindi in discussione, non ci si sente all’altezza, si mettono in dubbio le proprie capacità, ci si etichetta (es. sono pigro, sono debole, non sono in grado …). E questo porta al risultato di scoraggiarsi e demotivarsi del tutto. Il raggiungimento dell’obiettivo si allontana ed è forte la frustrazione. Dopo qualche tempo si torna a credere nelle proprie capacità e a riorganizzarsi per il cambiamento fino al prossimo insuccesso.
Cosa si può fare allora per interrompere questo circolo vizioso e realizzare il proprio progetto, tramite il colloquio motivazionale?
Sentire un forte desiderio di cambiamento è fondamentale ma non basta! È essenziale comprendere cosa sta succedendo e cosa ci frena nella corsa verso l’obiettivo. Per fare questo ci viene in soccorso il colloquio motivazionale (W. R. Miller e S. Rollnick). Questo rappresenta un’occasione per il nostro cliente/paziente di porsi in un atteggiamento di accoglienza verso se stesso e i suoi limiti. È un modo per “imparare qualcosa su di sé prestando attenzione a ciò che fa e ascoltando quello che dice quando parla di sé“ (Zuckoff).
Attraverso tale tecnica del colloquio motivazionale è possibile esplorare quella che viene definita l’ambivalenza. Questa rappresenta la sensazione di essere bloccato senza riuscire a muoversi né in una direzione né nell’altra. Con il colloquio motivazionale è possibile individuare i propri punti di forza e le risorse personali che permetteranno di raggiungere il cambiamento desiderato trovando la soluzione adatta per l’individuo.
In cosa consiste esattamente il colloquio motivazionale?
Consiste in una serie di sedute durante le quali si impara a dar voce e comprendere il dialogo interno tipico di chi deve affrontare un cambiamento. Il terapeuta potrà così aiutare a far luce sui personali vantaggi e svantaggi del cambiamento, sui valori che guidano le scelte, sui vantaggi che il non-cambiamento offre. Attraverso un utile e interessante strumento, la bilancia decisionale, sarà possibile individuare con chiarezza pro e contro dello status quo e rispondere alle domande: a che serve l’attuale comportamento? A cosa devo rinunciare cambiando?
Una volta chiarite le dinamiche che stanno dietro alla nostra ambivalenza, altri 3 fattori meritano la nostra attenzione nel processo decisionale. Questi sono: l’importanza del cambiamento, la fiducia nelle nostre risorse e la disponibilità a cambiare. Vediamo più nel dettaglio di cosa si tratta.
-L’importanza del cambiamento
Il primo “ingrediente del cambiamento” è l’importanza che attribuiamo al raggiungimento dell’obiettivo. È fondamentale individuare le ragioni del cambiamento, le conseguenze del non-cambiamento e i sentimenti associati. Soffermarsi a riflettere su idee ed emozioni darà l’occasione di individuarne delle altre e comprendere perché mettere in atto il cambiamento può essere la decisione giusta.
-La fiducia nel cambiamento
Un secondo ingrediente fondamentale è la fiducia nel cambiamento ossia il grado in cui ritengo di essere capace di raggiungere l’obiettivo. Lo studioso Albert Bandura introduce il concetto di “autoefficacia” riferendosi a quanto ci aspettiamo di avere successo nel fare qualcosa. Ricordiamoci infatti che le idee che abbiamo sulle nostre risorse e capacità sono un fattore predittivo del nostro successo. Se pensiamo di potercela fare, abbiamo molte più probabilità di riuscire. In tal senso è importante ricostruire la storia personale valutando con attenzione le nostre competenze, risorse e caratteristiche personali che ci sono state, e potrebbero essere ancora, utili per cambiare. Il paziente/cliente potrà chiedersi: cosa so fare? Come in passato ho utilizzato le mie risorse personali per realizzare un progetto? Quali sono i miei punti di forza che possono essere utili per affrontare questa sfida?
-La disponibilità al cambiamento
Una volta individuata l’importanza del cambiamento e la fiducia che si ha nelle proprie capacità risulta fondamentale soffermarsi sulla disponibilità. Quanto si è disposti a mettersi in gioco per riuscire a cambiare? Quanto si è pronti a fare tutto il necessario per portare a termine il proprio progetto? È necessario aver chiaro che il cambiamento richiederà attenzione ed energie e non ci si deve aspettare che magicamente si acquisiranno nuove abitudini che diventeranno subito naturali e spontanee. Essere pronti ad allenarsi (proprio come in palestra) per sviluppare nuovi automatismi risulta essere fondamentale per il successo.
Fermarsi a riflettere sui concetti di importanza, disponibilità, fiducia e bilancia decisionale è fondamentale per costruire la personale motivazione e intraprendere con successo la strada verso il raggiungimento dell’obiettivo.
Conclusioni sul colloquio motivazionale
Infine ricordiamoci che il cambiamento va progettato con attenzione e strategia. Il terapeuta può quindi aiutare a elaborare una personale soluzione al problema e pianificare nei dettagli il da farsi. Questo permetterà di individuare, e quindi superare, le eventuali fasi di arresto. Ciò eviterà la distrazione da giudizi e severe critiche sul valore personale.
Rivedere e ritoccare il piano di azione, fare aggiustamenti e modifiche sarà stimolante e gratificante e avvicinerà rapidamente l’individuo verso l’obiettivo desiderato. Concentrarsi su ciò che si può fare, invece che su ciò che si sarebbe dovuto fare (o essere!). Questo è ciò che può rivelarsi davvero utile nella strada verso il successo e la realizzazione personale.
Il colloquio motivazionale ci accompagna e guida nella scoperta delle ragioni del comportamento problematico che permane nonostante le conseguenze negative che dobbiamo sostenere. Ricordiamoci che il cambiamento, se progettato con attenzione e strategia, è alla portata di mano di ognuno di noi.
Buon lavoro!