Il bisogno del sonno
Il sonno, così mangiare e bere, nella gerarchia dei bisogni dell’uomo viene definito come “primario” in quanto necessario per la sopravvivenza e con un incredibile potere sulla qualità della vita. Se la notte il riposo è stato ottimale al risveglio avvertiamo una sensazione di benessere, di buona vigilanza e siamo carichi di energia per affrontare la giornata che abbiamo davanti. Se dormiamo male, percepiamo una sensazione di fatica e irritabilità tanto che ogni aspetto della nostra vita ne risente. Ancora oggi, così come milioni di anni fa, due processi ogni singolo giorno della nostra esistenza si verificano periodicamente e rappresentano uno stato funzionale fisiologico del nostro organismo: il sonno e la veglia.
Problemi di sonno
Eppure un’indagine epidemiologica condotta nel 1991 in Italia dal Centro di Medicina del Sonno dell’Università di Parma ha rilevato che un italiano su due ha problemi di sonno. Le incidenze nel mondo sono più o meno sovrapponibili. Risulta infatti che una persona su cinque dorme sempre peggio degli altri e circa la metà soffre cronicamente di disturbi del sonno.
Recenti studi, presenti in letteratura, sottolineano come negli ultimi 50 anni il fabbisogno di sonno si sia accorciato di circa 2 ore per notte. Evidenziano inoltre che l’insonnia cronica attualmente è uno dei disturbi più frequenti tra la popolazione giovane-adulta. L’insonnia è sempre più correlata ad uno stile di vita disfunzionale come espressione di un disagio esistenziale e di un’incapacità a gestire in modo ottimale lo stress della vita quotidiana.
Stiamo assistendo ad una vera e propria epidemia di deprivazione ipnica che sta portando a pericolose ricadute sulla salute. I ritmi di sonno vengono inevitabilmente influenzati dalle abitudini di vita irregolari e dall’eccessivo utilizzo della tecnologia digitale (fonte luminosa costante ai nostri occhi). Ciò influenza anche la normale produzione endogena della melatonina, l’ormone principale che regola i ritmi circadiani.
Disturbi del sonno: le categorie più a rischio
Bambini e adolescenti sono attualmente la categoria più a rischio di sviluppare disturbi del sonno (in particolare insonnia e sindrome da fase ritardata del sonno) per l’uso improprio dei computer, tablet e telefonini. Questi strumenti provocano irregolarità del riposo notturno favorendo una notevole deprivazione di sonno rispetto al fabbisogno legato all’età e peggiori prestazioni scolastiche. Nei casi più gravi comportano anche assenze per lunghi periodi di tempo, tali da determinare la predita dell’anno scolastico.
Anche il numero degli insonni adulti, spesso con lavori full time e orari irregolari, non è da meno, circa il 30% ha diagnosi di insonnia. Tale condizione è spesso cronica.
L’altra categoria a rischio è rappresentata dalle persone anziane. Questo dato è da non sottovalutare in una società che demograficamente è caratterizzata da una tendenza sempre più marcata verso l’allungamento della vita.
Anche i manager sembrano ad alto rischio a causa di stili di vita inadeguati. Negli ultimi anni infatti tra le cause più frequenti e comuni di un cattivo sonno sembra inserirsi in modo sempre più aggressivo la troppa tecnologia. In quest’epoca in cui i tablet si fanno spazio anche nel mondo della lettura estinguendo dal commercio i libri cartacei, un tempo considerati un ottimo strumento di induzione di sonnolenza, il sonno sembra pagarne le maggiori conseguenze!
L’insonnia e le nuove tecnologie
Mentre la tecnologia entra violentemente nella nostra quotidianità spuntano ricerche scientifiche che ci invitano ad astenerci dall’eccessivo utilizzo.
Una recente ricerca scientifica americana effettuata dal Sleep Disorder Center del Medical Center di Edison, dimostra che la luce dei display di tablet e smartphone riduce la produzione di melatonina, l’ormone che regola il ciclo sonno-veglia. L’utilizzo per due ore dello schermo illuminato per giocare, leggere, utilizzare social network, lettura di e-mail, diminuisce del 22% la presenza della melatonina. Secondo questi autori la troppa tecnologia serale non solo compromette la qualità del sonno ma provoca anche un’attivazione psichica eccessiva portando ansia ed iperattività.
La conferma dei dati di questi studi la riscontriamo anche in Italia col notevole incremento degli insonni digitali nei centri di medicina del sonno italiani. Gli adolescenti dormono oggi un’ora e mezza in meno rispetto a 15 anni fa ed una buona parte presenta un debito di sonno pari a quello dei lavoratori turnisti. I numeri non sembrano essere molti diversi anche per gli adulti.
L’assuefazione ai social network spesso utilizzati come comunicazione dopo giornate estenuanti senza orari e spazi per rilassarsi e per il tempo libero, telefonini sotto le lenzuola per chattare, giocare, consultare siti web, articoli su internet in attesa che Morfeo ritorni a far visita: sono tutte attività che prolungano la veglia e che impediscono il completo abbandono mentale e corporeo propedeutico al sonno.
Insonnia e disallineamento temporale
La perdita di sonno è dunque solo da attribuire alla tecnologia? È possibile affermare che l’aumento degli insonni sia attribuibile ad un generale “disallineamento temporale”, vale a dire uno sbilanciamento dell’essere umano rispetto al suo BIO-TEMPO.
Mentre il bisogno di sonno e il suo verificarsi è rimasto connesso al naturale ciclo luce/buio previsto da “madre terra”, nella sua evoluzione, a partire dalla nascita della luce artificiale fino ai giorni di oggi, l’essere umano ha visto aumentare a dismisura il tempo delle sue possibili attività riducendo giorno dopo giorno i tempi legati alla notte, al “non fare”, e al riposo. Urge, dunque, una rieducazione al sonno, al riposo, allo spegnimento naturale.
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