Che la psicoterapia possa durare unāunica sedutaĀ si sapeva da tempo.
Dāaltronde,Ā anche il termineĀ single session therapyĀ era giĆ stato usato.Ā Simon Budman, tra i piĆ¹ noti studiosi delle terapie brevi, pubblicĆ² il suoĀ Forms of Brief TherapyĀ nel 1981, in cui Bernard Bloom curĆ² un capitolo intitolatoĀ Focused single session therapy: Initial development and evaluation.
La letteratura portava giĆ casi, studi e persino ricerche sulle terapie di unāunica seduta.
CiĆ² cheĀ mancava, perĆ², eraĀ uno studio volontariamente focalizzato sulla Terapia a Seduta Singola.
Ć in quel momentoĀ che arriva Talmon; sebbene sia piĆ¹ corretto ricordare che loĀ studioĀ vero e proprio fu condotto daĀ Michael HoytĀ (come ricercatore principale),Ā Robert RosenbaumĀ eĀ Moshe Talmon.
Tuttavia, giustamente, fu Talmon a interessarsi per primo allāargomento e a chiamare gli altri due colleghi.
Il gruppo decise di creare una prima sistematica ricerca sulla Terapia a Seduta Singola, organizzandola in modo programmato. Ed emersero una serie diĀ risultati interessanti.
La TSS ĆØ adatta aĀ tutto?
Nello studio di Hoyt e colleghi (1992) un primo campione di 60 persone fu visto per unāunica, programmata, sessione di terapia presso il Kaiser Permanente. Per assicurarsi unāampia variabilitĆ , il campione e la metodologia di intervento furono eterogenee:
- innanzitutto per sesso, etĆ e status socio-economico.
- iĀ problemi trattati, poi, furonoĀ diversi: depressione, insonnia, attacchi di panico, normali reazioni dāansia, reazione di adattamento al divorzio, violenze familiari e omosessualitĆ egodistonica; tutte oscillanti tra forme piĆ¹ gravi e altre piĆ¹ lievi.
- leĀ sessioni vennero fatte in forma individuale, di coppia o familiare.
- inoltre, tutti e tre gli autori visitarono indipendentemente iĀ pazienti, ciascuno conĀ approcci terapeutici diversi.
Tutto questo, come fu poi verificato e confermato in tutti gli studi fatti da allora a oggi, assicurĆ² che la Terapia a Seduta Singola non fosse una forma di intervento efficace solo in determinate ristrette condizioni.
Oggi, infatti, presso lāItalian Center for Single Session TherapyĀ tendiamo a dire che la TSS ĆØ ānon per tutti, ma per tuttoā. Significa che, fatto salvo alcune eccezioni, potenzialmenteĀ qualunque problematica puĆ² essere trattata in unāunica sedutaĀ e, piĆ¹ in generale, seguendo i principi della TSS. Infatti, benchĆ© nelĀ 1992 Hoyt e colleghi, allāinterno del libroĀ The First Session inĀ Brief Therapy,Ā descrissero anche alcune categorie di disturbi per le quali pensavano che la TSS non fosse adatta, molti studi successivi hanno dimostrato che sono pochi (benchĆ© ci siano, come per qualunque altra psicoterapia) i disturbiĀ per i quali non ĆØ adatta.
Comunque, va ricordato che piĆ¹ che altro non tutteĀ le persone sono adatte per una TSS: alcune possono aver bisogno di piĆ¹ di un incontro o di un percorso piĆ¹ strutturato.
Quel che va sottolineato ĆØ proprio questo: il fatto che la TSSĀ prescinde dal problema ed ĆØ piuttosto connessa al tipo di persona con cui ci troveremo a lavorare. Non ĆØ affatto strano, se consideriamo che ĆØ un approccioĀ resource-oriented.
A 1 persona su 2 basta una singola seduta
Torniamo al nostro esperimento.
Delle 60 persone trattate fu possibile proseguire lāindagine su 58, per verificare lāeffetto di quellāunica seduta di psicoterapia. Ebbene,Ā il 58,6% di esse ritenne che quel singolo incontro fosse stato sufficiente, e che non avevano bisogno di altri incontri.
In pratica,Ā 1 persona su 2Ā (anzi, leggermente di piĆ¹)Ā ritiene sufficiente una sola sessione di terapia. CiĆ² ĆØ statoĀ verificato in molti altri studi, sia precedenti (sebbene prima di allora non si parlasse di studi sistematici volti a indagare i diversi aspetti della TSS), sia successivi.
Ad esempio, nel 2008, Weir, Wills, Young & Perlesz hanno pubblicato uno studio condotto suĀ oltre 100ā000 pazienti: di questi, il 42% (oltre 40ā000) ritenne unāunica seduta sufficiente per risolvere il proprio problema ā e questo nonostante avessero la possibilitĆ , se avessero voluto, di proseguire con altre sedute.
8 persone su 10 risolvono il loro problema con una sola seduta
Quindi, 1 persona su 2 ritiene che una seduta sia stata sufficiente: maĀ quante di queste persone, in effetti, migliorano?
GiĆ Talmon, nel 1986, aveva constatato unāefficacia notevolmenteĀ alta: chiamando 200 persone viste una sola volta, il 78% di esse aveva detto di aver ārisoltoā, āmolto miglioratoā o āmiglioratoā il proprio problema grazie a quellāunica seduta.
Possibile?
Il gruppo di studio di Hoyt, Rosenbaum e Talmon ovviamente andĆ² a verificare ancheĀ questo assunto.Ā Di tutte le persone che avevano ricevuto una singola sessione di psicoterapia,Ā lā88% (quasi 9 persone su 10) riportarono che, in effetti,Ā dopo quellāunico incontro erano āmolto miglioratiā o āmiglioratiāĀ rispetto al problema per il quale erano venuti.
In pratica, depressione, insonnia, attacchi di panico ecc. erano stati messi k.o. in unāunica sessione.
Sorge spontanea unaĀ domanda: dobbiamo considerarlo un successo quando il problema ĆØ āmolto miglioratoā?
Innanzitutto va fatta una notaĀ metodologica:Ā Hoyt e il suo gruppo fecero unāindagine che non contemplava la risposta ārisoltoā; non perchĆ© non lo ritenessero possibile, semplicemente preferirono impostareĀ una scala che andasse da āimmutatoā a āmolto miglioratoā.
Detto questo, oltre a considerare che in tutte le psicoterapie (lunghe, brevi o di una sola seduta che siano) spesso il trattamento termina prima che il terapeuta e il paziente siano congiuntamente dāaccordo che il problema ĆØĀ ācompletamente risoltoā, cāĆØ da ricordare che leĀ persone, che ritennero āmolto miglioratoā e āmiglioratoā il proprio problema furono loro stesse a dire, per prime, che non ritenevano necessaria unāaltra seduta. In pratica,Ā il miglioramento raggiunto era ritenuto piĆ¹ che sufficiente.
Inoltre, il fatto che si ottenga un risultato eccezionale (da āmiglioratoā a ārisoltoā) con unāunica seduta ĆØ statoĀ precedentemente e successivamente dimostrato da piĆ¹ studi.Ā Ad esempio, il gruppo guidato da David Malan (MalanĀ et al., 1968, 1975)Ā nella prestigiosa Tavistock Clinic di Londra, tra il ā62 e il ā66 trattĆ² 45 pazienti con terapie da unāunāunica seduta. Risultato: il 51% di essi era decisamente migliorato da un punto di vista sintomatologico.
La TSS non risolve solo i sintomi
Una delleĀ criticheĀ che viene fatta piĆ¹ spesso alle terapie di breve durata ĆØ che ācurano solo i sintomiā, frase che sembra voler alludereĀ che cāĆØ āqualcosaā che esse siĀ perdono ā con lāimplicito assunto che quella terapia non siaĀ stata davvero efficace.
Su questo potremmo aprire unĀ dibattitoĀ di larghe maniche, citando una quantitĆ di ricerche che mostra come il cambiamento ottenuto in tali terapie ĆØ significativo sotto diversi punti di vista (quindi non solo sintomatologici) e come, in generale, la questione di agire sul problema portato dal cliente o su qualcosa di piĆ¹ āprofondoā sia soprattutto una questione epistemologica, legata piĆ¹ alla teoria di riferimento del terapeuta che a ciĆ² che realmente occorre al cliente per stare bene.
Rimandando perĆ² questo dibattito ad altre sedi, qui importa riportare deiĀ dati rigorosiĀ su questo tema.
Riprendiamo lo studio diĀ David Malan. Oltre ad aver accertato il significativo miglioramento sintomatologico in piĆ¹ della metĆ dei pazienti che avevano ricevuto una sola seduta, il gruppo della Tavistock vide cheĀ quasi 1/4Ā di essiĀ (il 24%)Ā aveva ottenuto un miglioramento significativo anche dal punto di vista psicodinamico.
Si tenga presente che la TavistockĀ era considerata una roccaforte della psicoanalisi ā cioĆØ di una terapia notoriamente lunga.
Ed ĆØ ancor piĆ¹ degno di nota se consideriamo, poi, che lo stesso MalanĀ sostenne che Ā«con tutta evidenza, gli psichiatri che intraprendono una terapia non dovrebbero assegnare automaticamente i pazienti a una terapia a lungo termine o anche a breve termine, ma dovrebbero essere consapevoli della possibilitĆ che una singolo colloquio dinamico possaĀ essere tutto ciĆ² di cui cāĆØ bisognoĀ» (Malan et al., 1975, p. 126).
In unĀ altro studio, condotto al Kaiser Permanente ma appartenente a un gruppo di lavoro diverso da quello di Hoyt (Follette & Cummings, 1967), si vide che le persone che avevano usufruito di una sola seduta di psicoterapiaĀ riducevano del 60% il ricorso a cure mediche. Non ĆØ strano se si considera che il benessere fisico ĆØ strettamente collegato a quello emotivo e psicologico in generale: piuttosto ĆØ notevoleĀ che ciĆ²Ā avvenne dopo unāunica sessione di terapia.
Naturalmente,Ā Hoyt e i colleghiĀ decisero ovviamente di verificare anche questo aspetto e riportarono che, di tutti i pazienti che avevano tratto beneficio da quellāunica seduta,Ā il 65% riportava delle ricadute benefiche anche in altre areeĀ della loro vita. Terapia a seduta singola, ma risultato ad effetti multipli.
Terapia al bisogno
FacciamoĀ unaĀ piccola digressioneĀ dallāargomento principale di questo articolo.
Uno dei presupposti fondamentali per fare TSS ĆØ quello diĀ adottare un giustoĀ mindset, una giusta mentalitĆ : chi ritiene che una sola seduta non potrĆ mai essere sufficiente di sicuro non otterrĆ risultati in tal senso ā o, quando li otterrĆ , probabilmente li imputerĆ ad altre condizioni, o semplicemente non li riconoscerĆ .
Posto ciĆ², una delle migliori utilizzazioni della TSS ĆØ quella che si fa nel momento in cui si concepisce laĀ possibilitĆ di una terapia discontinua.
La psicoterapia ĆØ in costanteĀ evoluzione. Lo ĆØ sempre stata. GiĆ Anna Freud, nel 1954, ricordĆ²Ā cheĀ gli strumenti della psicoterapiaĀ devono essereĀ Ā«periodicamente esaminati, riveduti, affinati, perfezionati e, se necessario, modificatiĀ» (p. 608). Come ĆØ stata superata (o, piĆ¹ precisamente, largamente ampliata) lāidea che questa forma dāintervento debba essereĀ necessariamenteĀ lunga e faticosa, cosƬ oggi possiamo mettere in discussione (e, anzi, giĆ viene fattoĀ da decenni) lāidea che debba essere sempre un processo unico e lineare.
Oggi abbiamo abbastanza supporto teorico da poter confermare il fatto che in molte occasioniĀ la psicoterapia puĆ² essere un processo discontinuo. Che, anzi, ĆØ augurabile che in tali occasioni lo sia. Si puĆ², cioĆØ, fare una terapia āa saltiā.
Uno dei principi della TSSĀ ĆØ quello di ālasciare sempre la porta apertaā: il cliente puĆ² scegliere di tornare quando vuole. Questo, tra le altre cose, metterĆ molte persone nelle condizioni di poter usufruire di unĀ servizio di psicoterapia āal bisognoā.
BenchĆ© molti grideranno allāeresia, questaĀ pratica ĆØ estremamente diffusa in tutto il mondo: ĆØ ciĆ² che viene praticato nei diffusiĀ walk-in services, dove le persone accedono a servizi sanitari (tra cui la psicoterapia) senza appuntamento e con la possibilitĆ di tornare se e quando vogliono. Seguendo questa prassi, tra le altre cose, non viene garantito che le volte successive verranno viste dallo stesso terapeuta, cosa che gli sta piĆ¹ che bene ā mentre, chi vuole avere sempre lo stesso terapeuta, puĆ² scegliere di fare un percorso con lui, o chiedergli delle TSS privatamente.
Questo tipo di servizi ha unaĀ sempre maggior diffusione in tutto il mondoĀ (Europa, Stati Uniti e Asia) e dal punto di vista della psicoterapia riflette, tra le altre cose, la necessitĆ ā e la possibilitĆ ā di rivolgersi a uno psicoterapeuta unicamente nei momenti di bisogno, senza dover per forza intraprendere una terapia di piĆ¹ sessioni (ma, ovviamente, senza nemmeno escludere mai questa possibilitĆ ).
Per concludere questa riflessione, voglio perĆ² fare ancora una volta unaĀ precisazione: tutto questo non devāessere mai scambiato con unaĀ banale generalizzazioneĀ per la quale āfare una sola seduta ĆØ la migliore forma di terapia da adottareā.Ā Sono dāaccordo con Malan, quando sostiene che bisognerebbe prima di tutto pensare che una singola seduta potrebbe bastare, ma va aggiunto che ciĆ² non dovrĆ mai escludere la possibilitĆ di utilizzare terapie piĆ¹ lunghe quando necessario.
In sintesi, la TSS non ĆØ altro che un ulteriore servizio che si puĆ² rivolgere alla persona e che puĆ² essere utile in tutta una serie di situazioni, cosƬ come in altre lo ĆØ la terapia breve, e in altre ancora le terapie di piĆ¹ lunga durata.
Gli effetti a lungo termine della Terapia a Seduta Singola (TSS)
Torniamo alla nostra ricerca.
Ho voluto parafrasare lo slogan di una nota pubblicitĆ anni ā80 (in quel caso si parlava di diamanti) per arrivare allāultimo tema studiato da Hoyt e colleghi:Ā quanto durano gli effetti di una Terapia a Seduta Singola?
Ricordate lo studio di Cummings e Follette, che mostrava una riduzione del 60% dei ricorsi a cure mediche nei pazienti che avevano fruito di unāunica sessione di psicoterapia?
Ebbene, questi studi furono confermati daĀ follow up a 5 anni. I risultati, insomma, duravano nel tempo.
Nella loro prima ricerca specifica sulla Terapia a Seduta Singola,Ā Hoyt, Rosenbaum e TalmonĀ avevano ovviamente la necessitĆ di rendere pubblici i risultati, quindi un follow up a 5 anni sarebbe stato un poā troppo. Possiamo comunque ritenere soddisfacenti quelli condotti allāinterno della ricerca, che furono eseguiti a 3, 6 e 12 mesi dopo le sedute, dimostrando cheĀ dopo un anno i risultati venivano mantenuti.
Successivamente, comunque, i follow up sulla TSS sono stati confermati da una grande quantitĆ di studi, arrivando anche a confermare lāefficacia della Seduta SingolaĀ fino a 8 anni di distanzaĀ (Hoyt & Talmon, 2014).
Conclusioni
La prima ricerca sulla Terapia a Seduta Singola ĆØ stata, appunto, la prima, con tutte le domande aperte che immancabilmente poteva lasciare.Ā Tuttavia, ha posto le basi per arrivare adĀ alcune conclusioni interessanti:
- la TSS, benchĆ© non vada presa come una soluzione adatta a tutti,Ā ĆØ sicuramente adatta a trattare la quasi totalitĆ delle problematiche viste nelle tradizionali forme di psicoterapia e consulenza psicologica ā nei prossimi articoli parlerĆ² anche delle eccezioni.
- circaĀ 1 persona su 2 ritiene ritiene di non aver bisogno di unāulteriore seduta dopo la prima, e la quasi totalitĆ di queste persone ritiene di aver significativamente migliorato (se non risolto) il proprio problema.
- non solo la TSS si rivela in grado di risolvere i sintomi o il problema manifesto, ma in una significativa percentuale di casi ĆØ inĀ grado diĀ produrre anche cambiamenti piĆ¹ profondi, sistemici, o āa cascataā.
- i risultati della TSS non sono temporaneiĀ o a breve termine: follow up fino a 8 anni dimostrano che si mantengono efficaci nel tempo.
- la TSS, infine,Ā ĆØ una forma di intervento ānuovaā (ha trentāanni di ricerche sistematiche alle spalle e oltre un secolo di studi che ne parlano,Ā benchĆ© in Italia sia quasi sconosciuta) Ā capace di adattarsi oggi piĆ¹ che mai alle necessitĆ del mondoĀ moderno.
Inoltre, per concludere, cāĆØ da dire che gliĀ studi successiviĀ a questa prima ricerca, seppur ampliando le conoscenze che abbiamo in merito, hanno tuttiĀ confermato la validitĆ di questi risultati, rendendo giorno dopo giorno sempre piĆ¹ solide le fondamenta della Terapia a Seduta Singola.
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Fonte: TerapiaSedutaSingola.it
One thought on “La Terapia a Seduta Singola non risolve solo i sintomi”
Antonio Scuglia says:
Nel 1936, Sigmund Freud aveva giĆ sperimentato la Terapia A Seduta Singola. Con sorpresa – speriamo non dispiacere – di molti, ancora oggi.
“CosƬ Sigmund Freud riuscƬ a salvarmi la vita” di PETER ROSS (La Repubblica, 27.04.2006, p. 19): https://www.ildialogo.org/filosofia/cosifreud02052006.htm
Antonio Scuglia, Caserta