Languore o Languishing: quando la Salute Mentale non è solo Assenza di Malattia

languore

In questo periodo si parla molto della cosiddetta “nuova emozione del 2021” ossia il “Languishing” o “Languore“, come emozione emersa a causa della situazione pandemica, dell’isolamento vissuto e delle conseguenze ancora da affrontare. Questo termine, ripreso da Adam Grant in un articolo del New York Times, ha in realtà un’origine lontana dal COVID-19.

Il termine è stato coniato per la prima volta nel 2005 da un sociologo di nome Corey Keyes, colpito dal fatto che molte persone che non erano depresse non stavano nemmeno al massimo. La sua ricerca, riportata qui sotto, suggerisce che le persone più propense a sperimentare la depressione maggiore e i disturbi d’ansia nel prossimo decennio non sono quelle che hanno questi sintomi già oggi. Sono invece le persone che stanno provando languore o languishing in questo momento.

In relazione alla pandemia e ai risultati di Keyes sono già emerse alcune evidenze, come in uno studio effettuato su personale sanitario italiano durante la pandemia, riscontrando che coloro che si trovavano nella situazione di languore o languishing nella primavera del 2020 avevano tre volte più probabilità dei loro coetanei di ricevere una diagnosi di disturbo da stress post-traumatico (Bassi et al., 2021).

 

Perché preoccuparsi del Languore o Languishing?

Parte del pericolo è che quando si prova languore, in realtà si potrebbe non notare l’affievolirsi della gioia o la diminuzione della spinta. Non ci si accorge che si sta scivolando lentamente nella solitudine. Si diventa indifferenti alla propria indifferenza. Non riuscire a vedere la propria sofferenza, implica non cercare aiuto e né tantomeno aiutarsi.

 

Adam Grant descrive così i “sintomi” del languore o languishing:

“All’inizio non ho riconosciuto i sintomi che avevamo tutti in comune. Gli amici hanno detto che avevano problemi di concentrazione. I colleghi hanno riferito che anche con i vaccini all’orizzonte, non erano entusiasti del 2021. 

Non era esaurimento – avevamo ancora energia. Non era depressione – non ci sentivamo senza speranza. Ci sentivamo solo un po’ senza gioia e senza meta. Si è scoperto che c’è un nome per questo: languore.

Il languore è un senso di stagnazione e di vuoto. Ci si sente come se ci si stesse confondendo tra le giornate, guardando la propria vita attraverso un parabrezza appannato. 

Mentre gli scienziati e i medici lavorano per trattare e curare i sintomi fisici del Covid a lungo raggio, molte persone stanno lottando con il lungo raggio emotivo della pandemia. Ha colpito alcuni di noi impreparati mentre l’intensa paura e il dolore dell’anno scorso svanivano.”

 

A livello più “tecnico”, in psicologia, si pensa alla salute mentale come un continuum che va dalla depressione alla “fioritura” o “flourishing”. La fioritura è il picco del benessere: Si ha un forte senso di significato, padronanza e importanza per gli altri. La depressione è la valle del malessere: ci si sente avviliti, svuotati e inutili.

 

Il languore o languishing è il figlio di mezzo trascurato della salute mentale

È il vuoto tra la depressione e la fioritura – è l’assenza di benessere. Non si hanno sintomi della malattia mentale, ma non si è nemmeno il ritratto della salute mentale. Non si funziona a pieno regime.

Il languore smorza la motivazione, disturba la capacità di concentrazione e triplica le probabilità di ridurre il lavoro. Sembra essere più comune della depressione maggiore – e in qualche modo può essere un fattore di rischio maggiore per la malattia mentale.

 

 

Vi proponiamo quindi qui di seguito l’articolo di Keyes del 2005 sui primi dati legati al languore.

Buona Lettura!

Modifiche nel livello di salute mentale come fattore di predizione del rischio futuro di malattie mentali

Il dibattito non riguarda più la salute mentale come questione pubblica, ma su cosa può ridurre la prevalenza delle malattie mentali. L’approccio de facto al trattamento delle malattie mentali e alla prevenzione attraverso la riduzione del rischio non ha ridotto la prevalenza, il carico o l’insorgenza precoce di disturbi mentali.

Un ulteriore passaggio è la promozione della salute mentale e la sua protezione. Quest’ultima definisce l’obiettivo del prevenire la perdita di una buona salute mentale. Laddove il trattamento ha come obiettivo chi soffre di malattie mentali, e la prevenzione attraverso la riduzione del rischio si rivolge a chi è vulnerabile alle malattie mentali, la promozione e la protezione della salute mentale si rivolge a coloro che hanno una salute mentale ottimale o poco meno che tale.

La promozione e la protezione della salute mentale cercano di promuovere il mantenimento o l’aumento della salute mentale positiva e prevenire la sua perdita. La promozione e la protezione della salute mentale sono fondate su un modello di continuum duale, secondo il quale la salute mentale e la malattia mentale appartengono a due dimensioni separate. Uno che indica la presenza o l’assenza della salute mentale, l’altro che indica la presenza o l’assenza dei sintomi della malattia mentale.

Per esempio, il fattore latente della malattia mentale e della salute si correla attorno al -0,50; il che significa che solo il 25% della loro variazione è condiviso. Questa correlazione modesta sostiene il punto di vista che la salute mentale non è solamente l’assenza di una malattia mentale. Gli avanzamenti nella misurazione della salute mentale hanno permesso di investigare l’ipotesi che la salute mentale, come la salute in generale, è uno stato completo.

 

L’ipotesi dello studio: languore vs. fiorente

In questo studio, la salute mentale viene considerata come “flourishing o fiorente”, una combinazione tra il sentirsi bene e il funzionamento corretto nella vita. Una salute mentale “languishing o languida” si riferisce al non sentirsi bene e non funzionare correttamente nella vita.

I dati del sondaggio (sulla prevalenza) rivelano che coloro che sono “fiorenti” riportano dei valori trasversali più bassi tra: malattie mentali, limitazione delle attività quotidiane, giorni di assenza al lavoro, malattie cardiovascolari, condizioni fisiche a qualsiasi età, utilizzo dei servizi sanitari, e prescrizione di medicinali.

Fondamentale per la promozione della salute mentale e la protezione è l’ipotesi secondo secondo la quale maggiori “conquiste” nei livelli di salute mentale diminuiscano il rischio di future malattie mentali; e anche l’ipotesi di protezione indica che la perdita di salute mentale aumenti il rischio di future malattie mentali.

Abbiamo analizzato entrambe le ipotesi con i censimenti del 1995 e del 2005 sulla vita media negli Stati Uniti (MIDUS) secondo lo studio nazionale della salute e del benessere. Abbiamo, inoltre, indagato la prevalenza di salute mentale o malattia nel tempo (es. 1995 e 2005) e la stabilità delle diagnosi di salute mentale e malattia.

 

Metodo

Nel 2009, abbiamo preso in analisi i dati della porzione nazionale randomica dello studio MIDUS. Questo campione nazionale randomico del MIDUS consiste di parlanti inglesi, adulti che risiedono nel 48 stati del continente e che possiedono almeno un telefono. Per ogni domicilio contattato, è stato selezionato un intervistato tra i 25 e i 74 anni d’età. Gli intervistati sono stati invitati a partecipare a un’intervista telefonica, dopo la quale gli è stato recapitato via posta un questionario. Di questi contatti, il 70% ha acconsentito a partecipare all’intervista telefonica (n=3485), e l’87% di questi ha completato sia l’intervista telefonica che il questionario, con un campione finale di 3032 partecipanti nella prima ondata di interviste.

Le procedure sono durate circa 13 mesi, iniziate nel 1994 e concluse nel 1995. E’ stato quindi svolto uno studio longitudinale nel 2005 e nel 2006 (dato che molte delle procedure si sono svolte nel 2005, consideriamo la seconda ondata come 2005).

Di coloro che avevano partecipato all’ondata 1, il 75%, una volta valutata la mortalità, ha completato l’intervista telefonica del 2005. Di coloro che hanno svolto l’intervista, l’81% ha completato il questionario. Dato che alcuni dati erano incompleti o mancanti, il campione finale longitudinale è stato di 1723.

 

Misure

Malattie mentale:

Il MIDUS ha usato i criteri del DSM-IV TR attraverso l’Intervista Diagnostica Internazionale Composita in versione breve (CIDI-SF) per misurare episodi depressivi maggiori, disturbo d’ansia generalizzato e disturbo di panico negli ultimi 12 mesi.

 

Salute mentale:

Il MIDUS misura il benessere emotivo all’interno di una scala in 6 domande che deriva in parte dalla scala di Bradburn delle emozioni positive (giocoso, spiritoso, felice, calmo o pacifico, soddisfatto e vitale negli ultimi 30 giorni) e un singolo quesito per i fattori di soddisfazione vitale (0= vita peggiore negli ultimi giorni fino a 10 = vita migliore possibile in questi giorni) sulla base del Cantril.

Il funzionamento positivo è stato misurato sulle sei scale di Ryff del benessere psicologico e sulle 5 scale di Keyes sul benessere sociale. La scala del funzionamento sociale positivo non specifica nessun frame temporale.

Le scale del benessere psicologico, con un quesito rappresentativo tra parentesi, erano le seguenti:

-auto-accettazione (‘Mi piace gran parte della mia personalità’).

-relazioni positive con gli altri (‘Mantenere dei rapporti stretti è stato difficile e frustrante per me’).

-crescita personale (‘Per me, la vita è un continuo processo di apprendimento, cambiamento e crescita’).

-scopo nella vita (‘A volte mi sento come se ho fatto tutto ciò che andava fatto nella vita’).

-coerenza ambientale (‘Sono bravo a gestire le responsabilità quotidiane’).

-autonomia (‘Sono influenzato dalla persone con una forte opinione’).

 

Le scale del benessere sociale, con un quesito rappresentativo tra parentesi, erano le seguenti:

-accettazione sociale (‘Le persone non si preoccupano dei problemi altrui’).

-crescita sociale (‘La società non migliora per persone come me’).

-contributo sociale (‘Le mie attività sociali non creano nulla di utile per la comunità’).

-coerenza sociale (‘Non posso dare un senso a ciò che accade nel mondo’).

-integrità sociale (‘Mi sento vicino ad altre persone nella mia comunità’).

 

Altre variabili:

Le caratteristiche socio-demografiche degli intervistati includevano razza/etnia (codificato come bianco vs minoranza), stato occupazionale (occupato, part-time, full-time vs. altro), stato coniugale (sposato vs. altro). Abbiamo anche incluso un analisi dell’età cronologica, del genere e del livello di educazione ottenuta (che va da inferiore al diploma fino alla laurea).

Infine, gli intervistati hanno indicato se, nel 1995, avevano ricevuto una diagnosi con alcune delle 25 condizioni fisiche che erano alla base dello studio sui risultati medici.

 

Discussione

L’etica della salute pubblica è contenuta nel concetto di salute come stato completo. L’approccio patogeno vede la salute come assenza di malattie mentre l’approccio salutogenico vede la salute come la presenza di stati positivi di funzionamento.

Un terzo concetto integrato di salute deriva dalla parola “sano”, che indica l’integrità del salubre, che è contenuto nella definizione di salute dell’OMS ed è sostenuto scientificamente dal modello di continuum duale. L’approccio intero alla salute coinvolge sia i servizi per le malattie mentali che la promozione e la protezione della salute mentale.

 

La nostra ricerca sostiene l’assioma della promozione e della protezione della salute mentale

Gli obiettivi raggiunti per la salute mentale diminuiscono le stranezze, mentre le perdite aumentano le anomalie e l’incidenza di malattie mentali. Perciò, la promozione e la protezione della salute mentale possono ridurre la malattia mentale nella popolazione.

 

La salute mentale è anche dinamica a livello individuale

Metà delle malattie mentali riportate dagli intervistati nel 2005 rappresentano nuovi casi (per definizione non soddisfano i criteri diagnostici del 1995). In modo simile, metà degli intervistati sani del 2005 erano casi nuovi, e più della metà erano casi di “languore” nuovi nel 2005.

Sebbene le passate malattie mentali sono un ottimo fattore di previsione per le future malattie mentali, la nostra ricerca ha svelato che anche una moderata salute mentale è un buon fattore di previsione, e il languore rappresenta il maggior fattore di previsione per le future malattie mentali.

Circa la metà (49,2%) degli individui nel campione di studi non avevano una malattia mentale nel 1995, e successivamente sono rimasti così o cambiati in direzione di una moderata salute mentale nel 2005. Questo gruppo aveva segni di malattia mentale nel 2005 che erano elevati quasi come quelli del 17.5% che invece presentava una malattia mentale già nel 1995.

Inoltre, 1 su 10 (10.4%) del campione dello studio non aveva malattie mentali nel 1995, ma la sua condizione è rimasta statica o peggiorata dal 1995. Questo gruppo aveva maggiori sintomi di malattia mentale nel 2005 rispetto al 17.5% che aveva una malattia mentale nel 1995.

Quasi 6 adulti su 10 (es. 49% modesti, 10% languidi =59%) non avevano malattie mentali (es. episodi depressivi maggiori, disturbi di panico, o disturbi d’ansia generalizzati), ma avevano un alto rischio di sviluppare un disturbo mentale in quanto individui che avevano presentato almeno 1 disturbo mentale in passato.

Le nostre scoperte, inoltre, suggeriscono il bisogno di investire nella promozione della salute mentale e nella protezione di quest’ultima per completare l’approccio al trattamento e la riduzione del rischio, puntando così a migliorare la salute mentale nazionale.

 

 

Conclusioni: perché fare attenzione al languore?

I criteri diagnostici e la misurazione della salute mentale possono essere utili come strumento di screening clinico e di sorveglianza. Questi strumenti possono essere ulteriormente valutati per monitorare i progressi verso il miglioramento del livello di salute mentale e di malattia mentale della popolazione, e per determinate le possibilità di una persona di sviluppare una malattia mentale.

I nostri risultati mostrano l’aumento in 10 anni della prevalenza delle malattie mentali tra le donne e i partecipanti più giovani, e coloro con una minore istruzione – un aumento generale che è indipendente dallo status di base della salute mentale di questi gruppi – ciò ha delle implicazioni per lo sviluppo di interventi e sostegno per questi gruppi specifici della popolazione attraverso la promozione della salute mentale e della protezione di questa.

 

 

 

Il languore non è solo nella nostra testa – è nelle nostre circostanze. Non si può guarire da soli da una cultura malata. Viviamo ancora in un mondo che normalizza le sfide della salute fisica ma stigmatizza quelle della salute mentale. Poiché ci dirigiamo in una nuova realtà post-pandemica, è il momento di ripensare la nostra comprensione della salute mentale e benessere. “Non depresso” non significa che non si sta lottando. “Non esauriti” non significa che non si è entusiasti. Riconoscendo che così tanti stanno languendo, possiamo iniziare a dare voce alla disperazione tranquilla e illuminare un percorso fuori dal vuoto.

-Adam Grant

 

 

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Articolo liberamente tradotto e adattato. Fonte: NyTimes.com e Keyes, Corey & Dhingra, Satvinder & Simoes, Eduardo. (2010). Change in Level of Positive Mental Health as a Predictor of Future Risk of Mental Illness. American journal of public health. 100. 2366-71. 10.2105/AJPH.2010.192245.

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