Una testimonianza mindful eating
In una delle mie classi di mindful eating, un allievo utilizzò il suo solito biscotto da colazione per uno degli esercizi. Essendo una persona abitudinaria, mangiava quel tipo specifico di biscotto, di quella particolare marca, ogni mattina da anni. Svolse tutto l’esercizio immergendosi nell’esperienza. Alla fine, durante le riflessioni condivise, rivelò sorpreso: “Mangio da anni questo biscotto e solo ora mi rendo conto che non mi piace affatto!”.
Questa è solamente una delle numerosissime testimonianze della mindful eating come “risveglio” rispetto al proprio comportamento alimentare. L’allievo dell’episodio che hai appena letto era abituato a fare colazione in piedi e in fretta, mentre dava un’occhiata alle notizie prima di andare a lavoro. La sua inconsapevolezza rispetto al sapore e alle altre caratteristiche di quel biscotto, la sua cecità, erano semplicemente dovute ad una distrazione dal momento presente mentre mangiava.
Il falso mito del multitasking mindful eating
Il perché questo accada è semplice da capire, se consideriamo che, sebbene il nostro corpo sia multitasking, la nostra attenzione non lo è. Possiamo, dunque, svolgere diverse azioni contemporaneamente, ma non essere attenti contemporaneamente a tutte le azioni che stiamo svolgendo. Possiamo ri-orientare la nostra attenzione da un compito all’altro, ma non possiamo dividere contemporaneamente (esattamente nello stesso istante) la nostra attenzione fra più compiti. Ne va da sé che, se mangiamo e leggiamo le notizie al giornale, perderemo delle informazioni dell’uno o dell’altro compito.
Cos’è la mindful eating
Nelle parole di Kabat-Zinn, a cui va il merito di aver validato scientificamente le pratiche di consapevolezza, la mindfulness è “Porre attenzione in un modo particolare: intenzionalmente, al momento presente, in modo non giudicante, non critico e di accettazione”. Jean Kristeller ha intuito che lo stesso atteggiamento attento e non giudicante può essere riportato all’atto del mangiare. Così facendo, ha ideato un protocollo, l’MB-EAT, che insegna alle persone a liberarsi dalla schiavitù del cibo e dai condizionamenti mentali che portano a sofferenza e a comportamenti alimentari disfunzionali. Insegna inoltre alle persone a prendere scelte consapevoli e ad autoregolarsi, affidandosi alla propria naturale e innata capacità di auto-gestione alimentare.
Per ulteriori approfondimenti sulla mindful eating, ti invito a leggere anche l’articolo Mindful Eating: cos’è e a cosa serve
Clicca qui: Mindful Eating: cos’è e a cosa serve
Nessuno ce lo dice, ma siamo in grado di autoregolarci
Si, perché nessuno ci insegna questo: l’ipotalamo svolge esattamente questo lavoro. Tendiamo ad affidarci a programmi alimentari esterni e a trovare fuori da noi stessi qualcuno che ci indichi la strada da seguire, in molti campi della nostra vita, non escluso quello alimentare: quanto mangiare, cosa mangiare, cosa evitare, etc etc…
In realtà abbiamo un Grande Saggio interno, una sorta di nutrizionista interiore, l’ipotalamo per l’appunto, che, essendo impiantato nel nostro stesso corpo, è il miglior deputato a questo ruolo. Attraverso dozzine e dozzine di segnali chimici, ci fa sentire la fame e la sazietà, in maniera intuitiva e molto chiara. Se hai mai dato da mangiare ad un neonato, puoi vedere questo straordinario meccanismo in azione: quando il bambino è sazio, sputacchia il cibo e, a meno che tu non lo ingozzi (e – a proposito – non farlo!), il bambino non mangerà più. Poi, quando avrà nuovamente fame, piangerà per reclamare cibo.
Il ruolo dei condizionamenti sociali nella diseducazione alimentare
Questo magnifico meccanismo non smette di funzionare crescendo, ma noi diveniamo capaci di distrarci: mentre mangiamo, siamo distratti da quel coro di voci che ci dicono cosa mangiare, cosa no, che il cibo non si spreca, che la nonna si offende se non mangiamo ciò che ha preparato, che se vogliamo il dolce dobbiamo finire la carne… e queste voci diventano negli anni così assordanti, che offuscano quelle sagge, naturali e innate che, provenendo dall’ipotalamo, ci dicono sin dalla nostra nascita: “Ehi, basta cibo, siamo ok!”, oppure “Ohi, è ora di introdurre un po’ di zuccheri!”.
Come la mindful eating risponde a questo problema
La mindful eating insegna a recuperare questa comunicazione saggia e intuitiva con il proprio corpo, lasciando andare quelle vocine che sono frutto di condizionamenti alimentari che assorbiamo passivamente per anni, per ritrovare un rapporto equilibrato non solo con il cibo e l’alimentazione, ma anche con il proprio corpo e gli altri campi della propria vita.
Lo psicologo che impara ed esperisce la mindful eating dapprima su se stesso avvierà un processo di cambiamento personale, significativo e profondo. Solo grazie a questa esperienza personale e coltivando con costanza la mindfulness e la mindful eating nella propria vita, sarà poi capace di insegnare la stessa via ai propri clienti e pazienti.
La proposta di Formazione Continua in Psicologia
Per questo motivo FCP da diversi anni mette a disposizione degli allievi un percorso esperienziale, che permette, settimana dopo settimana, di vivere in prima persona la mindful eating. Alla pagina Mindful Eating- Riconnettersi con il proprio corpo trovi tutto il programma nel dettaglio.
Clicca qui per leggere il programma nel dettaglio: Mindful Eating- Riconnettersi con il proprio corpo
Quest’anno il corso presenta delle novità un modulo aggiuntivo volto a:
-rispondere alle domande più frequenti emerse durante le edizioni precedenti
-l’aggiornamento dei materiali psicoeducativi e di lavoro.
Gli allievi che si sono già formati in una delle edizioni precedenti del corso, possono decidere di accedere ai soli aggiornamenti e al decimo modulo aggiuntivo.
Clicca qui per il modulo aggiuntivo: X modulo Mindful Eating: Follow up, celiachia, diabete, anoressia
Sbocchi lavorativi (già realizzati dagli ex allievi!)
Oltre ad aver inserito la mindful eating fra i propri servizi professionali, negli ultimi anni molti degli allievi che hanno partecipato al corso Mindful Eating – Riconnettersi con il proprio corpo sono stati da me inseriti in progetti lavorativi di benessere aziendale basati sulla mindfulness e la mindful eating. Questi, svolti in equipe su tutto il territorio italiano attualmente continuano a svolgersi con enorme successo, sebbene attraverso piattaforme online a causa delle restrizioni conseguenti alla pandemia Covid19.
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Teresa Montesarchio
Psicologa, Psicoterapeuta TCC
Lifetime Member The Centre for Mindful Eating