42 ore | Confrontati con 26 grandi esperti mondiali di trauma collettivo per esplorare l’impatto degli eventi di portata globale sugli individui e sulle comunità e per affrontare le strategie per costruire la Resilienza. Pat Ogden, Ron Siegel, Clara Mucci, Frank Anderson, Isabel Fernandez, Stephen Porges, Deb Dana e molti altri ancora…
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Oltre 25 Esperti di fama internazionale ti offriranno le più avanzate competenze per integrare la dimensione traumatica individuale, collettiva e intergenerazionale nella tua pratica clinica.
Potrai confrontarti con Esperti del calibro di Pat Ogden, Ron Siegel, Arielle Schwartz, Frank Anderson , Stephen Porges, Deb Dana, Cathy Malchiodi ed altri. Piuttosto che con testimoni diretti come la Presidente degli Psicologi Ucraini, o ancora con grandi esperte italiane come Isabel Fernandez o Clara Mucci.
Mai come in quest’epoca difficile diviene fondamentale per il clinico acquisire nuove conoscenze, tecniche e strategie:
Isabel Fernandez
Negli ultimi anni abbiamo assistito allo sviluppo di conoscenze, strumenti e linee guida internazionali che evidenziano l’importanza degli interventi in condizioni di trauma collettivo. Allo stesso tempo, la terapia EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) ha seguito da vicino questi sviluppi ed è stata adattata e integrata per lavorare in situazioni di instabilità con popolazioni di culture, religioni e lingue diverse. Ad oggi, il metodo EMDR è stato applicato in una varietà di situazioni, tra cui diverse emergenze umanitarie con popolazioni vulnerabili, diversi stadi di trauma, con individui e con gruppi.
In questa presentazione verrà approfondito il contributo della terapia EMDR durante gli ultimi eventi critici collettivi che hanno colpito molte popolazioni e verranno descritte le esperienze sul campo e le pubblicazioni scientifiche a sostegno della sua efficacia. È fondamentale considerare le varie fasi delle reazioni allo stress e i tipi di intervento più appropriati per aiutare le persone a costruire la resilienza e a raggiungere la crescita post-traumatica. Abbiamo visto come in molti disastri collettivi ed emergenze umanitarie i sopravvissuti riescano a superare queste esperienze e ad andare avanti. Per raggiungere questo obiettivo, le popolazioni più esposte – in particolare i bambini – hanno bisogno di interventi psicologici specifici che parlino il linguaggio del trauma e che permettano una riduzione dei sintomi per stabilizzarsi e sviluppare fattori protettivi personali e comunitari che promuovano la resilienza. La letteratura sul campo sottolinea l’importanza di intervenire nelle varie fasi del trauma per prevenire i disturbi mentali, neutralizzare i fattori di rischio e soprattutto promuovere la capacità di adattamento e la crescita post-traumatica.
Obiettivi:
Gilad Hirschberger
Il trauma collettivo è un evento catastrofico che minaccia non solo l’esistenza fisica degli individui e dei gruppi coinvolti, ma costituisce anche una crisi di significato. In questa presentazione distinguerò tra trauma individuale e trauma collettivo, delineerò i punti in comune e le differenze tra i tipi di trauma collettivo e discuterò l’impatto del trauma collettivo a livello immediato e nel tempo attraverso la memoria collettiva. Poiché il trauma collettivo è transgenerazionale, continua a influenzare le generazioni successive del gruppo attraverso il tempo e lo spazio.
Alcuni di questi effetti sono deleteri, come l’influenza del trauma storico collettivo sul conflitto intergruppi contemporaneo, ma altri sono costruttivi, come gli effetti del trauma sulla vigilanza collettiva nei confronti delle minacce e sulla sopravvivenza del gruppo. Concludo la presentazione presentando il processo attraverso il quale il trauma può culminare in un sistema di significato che permette ai gruppi di ridefinire chi sono e dove stanno andando.
Obiettivi
Jack Saul
Il Trauma Collettivo, ovvero i danni condivisi nella vita sociali di una popolazione, può danneggiare i legami che uniscono le persone e compromettere il loro senso di appartenenza e comunanza. Se la disgregazione sociale è un risultato della guerra, di eventi disastrosi, della violenza comune o strutturale, queste esperienze possono anche colpire il senso morale delle persone ed il sentirsi membri di una comunità morale – ciò che viene definito appunto “danno morale”. Queste sfide coinvolgono la coscienza, il senso di colpa, la testimonianza ed il tradimento e possono essere le fondamenta per affrontare il trauma e ripristinare il proprio senso di umanità.
In questo workshop verranno mostrati utili approcci clinici e di coinvolgimento della comunità, fondati su un quadro di resilienza. Registrazioni audio, esercizi artistici espressivi e case studies saranno utilizzati per illustrare come tale approccio è ampiamente applicabile con le famiglie di varie classi e culture di appartenenza.
Obiettivi:
Ronald Siegel e Tania Singer
La Mindfulness e le pratiche di compassione sono strumenti potenti sia per gli psicoterapeuti che per i loro clienti. Tali pratiche possono aiutarci a sostenere la presenza terapeutica di fronte alle emozioni difficili, a mantenere una prospettiva sulle nostre reazioni e a restare empaticamente sintonizzati. Esse possono anche aiutare i nostri clienti a sviluppare tolleranza affettiva e consapevolezza metacognitiva, necessarie per integrare e lavorare con le esperienze di trauma collettivo.
Allo stesso tempo, queste tecniche non sono rimedi “di taglia unica”. La ricerca scientifica ha rivelato che è importante ciò che pratichiamo. Attingendo alle intuizione del ReSource Project del neuroscienziato sociale, la dott.ssa Singer, uno studio longitudinale di un anno sugli effetti sul cervello, sulla salute e sul comportamento di differenti pratiche contemplative, questa sessione esplorerà i vari effetti delle tecniche pensate per coltivare la presenza, l’assunzione di una prospettiva, l’empatia, la compassione e la sintonizzazione.
Apprenderai quali pratiche usare in differenti circostanze, sia all’interno che al di fuori del lavoro clinico. Utilizzando le intuizioni delle neuroscienze sociali, esploreremo come bilanciare empatia, compassione, self-compassion e pratiche di mindfulness per ottimizzare la presenza terapeutica ed evitare di essere sopraffatti dalle emozioni più potenti, come ad esempio il dolore empatico o il burnout.
Obiettivi:
Al termine del workshop, i partecipanti saranno in grado di:
Frank Anderson
Questo workshop si concentrerà sugli effetti della traumatizzazione vicaria. Che siate testimoni o direttamente colpiti dagli eventi che accadono oggi nel mondo, come la pandemia globale, una guerra in un altro Paese o l’emarginazione sociale nella vostra comunità, il vostro sistema nervoso ne risente e siete suscettibili di sviluppare sintomi di PTSD e dissociazione. Esploreremo le varie parti di voi che si attivano a seguito di un trauma globale e impareremo come gestire e curare al meglio ciò che si attiva dentro di voi secondo il modello terapeutico dei Sistemi Familiari Interni (IFS).
George Bonanno
Decenni di ricerche hanno dimostrato che la risposta a eventi potenzialmente traumatici produce varie traiettorie prototipiche di esito, la più comune delle quali è una traiettoria stabile di funzionamento sano, o resilienza. Paradossalmente, i correlati di questi modelli dicono poco su chi sarà effettivamente resiliente e chi no.
Il motivo è, paradossalmente, che le sfide presentate da situazioni altamente avversative sono quasi infinite nella loro varietà; i comportamenti e le strategie che funzionano in una situazione possono non funzionare in un’altra. Questo è il paradosso della resilienza. Dimostrerò che l’adattamento al potenziale richiede una risposta flessibile.
Sue Johnson
Il senso di connessione sicura con sé e gli altri è il maggior predittore di resilienza e crescita di fronte alle avversità, individuato dagli studi sull’attaccamento. L’EFIT – la declinazione individuale dell’Emotionally Focused Therapy, molto conosciuta come terapia per l’intervento sulle coppie, permette di modellare sistematicamente l’equilibrio emozionale, la sicurezza e la competenza nella gestione della vulnerabilità, permettendo inoltre lo sviluppo del Sé.
Questa presentazione offrirà una panoramica sulla pratica dell’EFIT con i sopravvissuti al trauma, unendo sessioni di osservazione ed esercizi esperienziali. La mappa della vulnerabilità e della forza umana, derivata dalla teoria dell’attaccamento, permette ai terapeuti che seguono il modello EFI di muoversi attraverso le emozioni più difficili e creare insight emozionali fondamentali, attraverso i quali il senso del Sé dei clienti e la loro abilità di integrare l’esperienza traumatica si trasformeranno.
I 5 movimenti dell’EFIT Tango permettono di allontanare il cliente dalle risposte reattive disfunzionali e dall’intorpidimento, orientandosi verso un’integrazione attiva e sicura dell’esperienza traumatica. Nuove emozioni evocano nuove capacità ed un repertorio di risposte più ricco.
Obiettivi didattici
I partecipanti saranno in grado di:
Ulrich Schnyder
L’efficacia degli approcci psicoterapeutici e farmacologici nel trattamento del disturbo post-traumatico da stress (PTSD) è empiricamente ben documentata. Molti studi ben controllati condotti su una varietà mista di sopravvissuti a trauma collettivi hanno dimostrato che la terapia cognitivo-comportamentale focalizzata sul trauma (TF-CBT) è efficace nel trattamento del PTSD. Questa conferenza offre una panoramica delle psicoterapie per il PTSD attualmente disponibili e supportate empiricamente. Ognuna di esse ha caratteristiche specifiche, ma anche molti punti in comune. In effetti, i punti in comune superano di gran lunga le differenze. Alcuni di questi punti in comune saranno discussi in dettaglio. Verranno affrontate le opzioni farmacologiche.
Gli sviluppi futuri promettenti potrebbero includere, ad esempio, la combinazione di trattamenti per affrontare le comorbilità, “mini-interventi” per problemi specifici a livello trans-diagnostico ed elementi di trattamento volti a migliorare la resilienza, come gli approcci basati sulla mindfulness. Inoltre, gli psicoterapeuti che lavorano con i sopravvissuti a trauma collettivi dovrebbero sviluppare la loro sensibilità culturale.
Obiettivi
Clara Mucci
La migliore protezione contro le traumatizzazioni, siano esse causate dall’uomo o da disastri naturali, è l’attaccamento sicuro che si instaura tra il caregiver e il bambino. Non ha radici biologiche o genetiche, anzi il bambino può avere un attaccamento sicuro o insicuro con due diversi caregiver.
Oltre all’iperarousal – ovvero l’eccesso di stress che ha un impatto anche sul sistema immunitario e crea disregolazione degli affetti – la conseguenza più grave delle traumatizzazioni è la dissociazione – una grave disconnessione tra tutti i livelli della mente e del corpo, che ha conseguenze anche sulla memoria. La mente può non ricordare, ma il corpo sì, attraverso i ricordi somatici e la memoria implicita basata nel sistema limbico del cervello, soprattutto nell’amigdala, e in particolare nel cervello destro.
Nell’Adult Attachment Interview, il “blocco della memoria” viene segnalato come un segnale traumatico grave. Allo stesso tempo, la grave patologia psicologica e psichiatrica si basa su meccanismi dissociativi e non su meccanismi di rimozione. Inoltre, poiché i disastri naturali non causano dissociazione, i traumi causati dall’uomo (nell’ambito dei tre livelli che ho delineato: mancanza di sintonizzazione; abusi, maltrattamenti e gravi privazioni; guerre, torture, stupri di massa e genocidi) dimostrano in forma massiccia gravi frammentazioni della psiche e livelli dissociativi.
Il PTSD ha parzialmente riconosciuto la dissociazione come effetto traumatico, ma non distingue i traumi causati dall’uomo da quelli causati da disastri naturali; inoltre, non ha ancora riconosciuto il complesso PTSD come attualmente descritto nel PDM-2 e nell’ICD-11. Solo comprendendo che la base relazionale-affettiva – a partire dalle prime relazioni – è sia la fonte di salute – come regolazione dell’affetto e sviluppo estetico, etico e spirituale della mente – sia la principale fonte di distruzione, il motore dell’aggressività e della rabbia contro il sé e l’altro che distrugge il “noi” collettivo e sociale, allora possiamo arrivare a una politica che favorisca azioni come la cura del sé e dell’attaccamento, e lo sviluppo della connessione interpersonale e socio-affettiva, e che alimenti la testimonianza, la memoria, la mentalizzazione empatica, l’etica e la cultura delle emozioni, l’estetica e la spiritualità come la meta-riflessività e la compassione. Inoltre, ciò che è danneggiato a livello relazionale deve essere riparato all’interno della relazione, attraverso pratiche di testimonianza incarnata (embodied witnessing) tra corpo, mente e cervello.
Obiettivi
In questa presentazione affronteremo l’analisi delle traumatizzazioni causate dall’uomo all’interno delle differenze psicopatologiche rispetto a quelle causate da disastri naturali; in particolare, la dissociazione sarà oggetto delle nostre riflessioni. Impareremo a fare una diagnosi dei livelli traumatici e delle conseguenze neurobiologiche e psicologiche. Tratteremo la riparazione specifica all’interno della relazione terapeutica implicata dalla traumatizzazione, anche come trasmissione intergenerazionale.
Nicole Adami
La pandemia COVID-19 ha travolto la città di Bergamo il 24 febbraio 2020. Per due mesi, l’intero distretto ha subito l’onda d’urto delle infezioni: ospedali senza letti, terapie intensive sature, fame di ossigeno e migliaia di persone con sintomi gravi da gestire in pochissimo tempo.
L’emergenza collettiva che si è abbattuta su quest’area ha portato a molti decessi e lutti; purtroppo, le persone non hanno potuto vivere i comuni riti di passaggio per la morte a causa dell’isolamento.
In questa fase, come psicoterapeuta, la relatrice si è occupata del sostegno psicologico agli infermieri che lavoravano in prima linea.
Ha attivato un appello alla politica per la creazione di riti funebri collettivi, con l’obiettivo di aiutare le persone colpite a elaborare e gestire i lutti traumatici.
Obiettivi
Arielle Schwartz
Quando ci occupiamo del corpo in psicoterapia, riconosciamo che l’esperienza somatica non solo fornisce un feedback su di sé, ma può anche darci un’idea delle altre persone e del nostro ambiente. L’embodiment è una relazione dinamica e in continua evoluzione tra voi, le vostre circostanze, le vostre relazioni e il mondo. Questa prospettiva ci permette di occuparci non solo delle nostre ferite personali, ma anche dell’impatto del trauma collettivo nella vita dei nostri clienti.
Il trauma collettivo si riferisce all’impatto di eventi traumatici che hanno colpito gruppi di persone, comunità e la società nel suo complesso. Inoltre, quando le ferite di una generazione rimangono irrisolte, possono essere trasmesse come eredità. In questa presentazione coinvolgente ed esperienziale, vi verrà presentato un approccio integrativo mente-corpo per lavorare con le ferite collettive e generazionali, tratto dalla terapia EMDR e dalla psicologia somatica. Ispirandosi al suo lavoro sulla crescita post-traumatica, la Dott.ssa Schwartz sottolinea la resilienza dello spirito umano, anche di fronte alle avversità.
Obiettivi
Pat Ogden
L’impatto dei valori prevalenti della supremazia bianca e delle ideologie eteropatriarcali sulla psicologia e il modo in cui questi riflettono dinamiche di potere/sottomissione evidenti e insidiose che perpetuano il trauma collettivo devono essere esaminati, sia dal punto di vista clinico che teorico. Questo webinar introdurrà l’impatto di tali prospettive sulla psicoterapia ed esplorerà l’influenza della storia, della cultura, del razzismo e dei pregiudizi verso coloro che percepiamo come diversi da noi. Verrà esplorata l’importanza di contestualizzare il trattamento all’interno di una prospettiva storica (recente e lontana, individuale e sociale), della cultura politica attuale e del trauma sistemico in corso. Il trauma collettivo lascia un’impronta profonda sul corpo e sui comportamenti all’interno e tra gruppi di persone con posizioni e identità sociali diverse. Il ruolo della postura e del movimento del corpo sarà evidenziato come essenziale per interrompere le dinamiche di potere/sottomissione e la trasmissione del trauma transgenerazionale, e per incoraggiare la resilienza e la guarigione.
Obiettivi
John Briere
Può essere facile trascurare il maltrattamento e l’emarginazione sociale quando si lavora nell’ambito della salute mentale. Una parte sempre più ampia di persone che incontriamo nei Pronto Soccorso, piuttosto che nelle depauperate Strutture sanitarie sono fragili dal punto di vista economico, in molti casi di colore, immigrate, sotto soglia di povertà. Molte di loro sono persone che vivono un mondo molto diverso dal nostro, confrontandosi quotidianamente e cronicamente con avversità di vario genere. Le persone socialmente emarginate tendono ad ottenere “l’estremità più corta del bastone” quando si tratta di servizi di Salute mentale pubblica. Il maltrattamento istituzionalizzato – come nel caso del razzismo, del sessismo, dell’antisemitismo, della discriminazione verso le persone che si identificano come LGBQT+ – rappresenta una fonte diretta e continuativa di esperienze traumatiche.
In questa Lecture, saranno esplorati alcuni dei fattori sociali e strutturali che causano sofferenza psicologica ed esperienza traumatica. Ciò ti permetterà di:
Shelly Harrell
Questa presentazione proporrà il concetto di “soulfulness” come approccio per il trauma collettivo culturale e razziale, che si focalizza sul contatto con la nostra vitalità interiore profonda, interconnessa ed incarnata come risorsa verso la guarigione. Tale concetto trova applicazione particolare per lo sviluppo della resilienza e della liberazione nel contesto dell’oppressione, grazie all’attenzione che pone alle dinamiche di disconnessione che sono il fulcro per la comprensione dei danni causati dal trauma culturale e razziale. Tali danni includono la disumanizzazione, la distruzione, la delusione e l’impotenza. Saranno presentati i principi e gli ambiti di intervento delle pratiche centrate sull’Anima (Soulfulness-Oriented, Unitive, Liberatory). L’approccio centrato sull’Anima è ispirato nello specifico dalla cultura, dalla saggezza e dalla spiritualità dell’Africa e della diaspora africana, ponendo l’accento alle espressioni di riconnessione ed interconnessione. I principi di guarigione, che sono rilevanti per la nostra umanità comune e per la sofferenza umana, sono radicati nell’approccio centrato sull’Anima e possono essere applicati per lavorare con il trauma collettivo più in generale.
Obiettivi
Janine Shelby
Morti improvvise o lesioni ed altri eventi traumatici su larga scala vengono vissuti da un ampio numero di bambini e adolescenti. A seguito di tali accadimenti, i terapeuti sono spesso chiamati in causa per assistere i bambini sopravvissuti ed esposti direttamente o indirettamente a tali eventi traumatici. Ebbene, gli interventi precoci differiscono dagli interventi psicoterapeutici tradizionali in modo consistente!
Questo workshop ti insegnerà prepara a rispondere ad eventi traumatici quali disastri naturali, guerre, terrorismo, perdite su vasta scala, aiutandoti a familiarizzare con le attuali buone prassi definite per gli interventi in età precoce.
Potrai apprendere l’uso di un protocollo specifico per la comunicazione di eventi tragici ai bambini. Apprenderai inoltre tecniche pratiche, culturalmente orientate e fondate sul gioco che permettono lo sviluppo di interventi psicoeducazionali, fondati sulla stabilizzazione, l’ampliamento delle strategie di coping e del supporto sociale nei confronti di giovani sopravvissuti e delle loro famiglie.
Questo workshop si concluderà con una discussione sulla crescita post-traumatica e con alcuni suggerimenti per l’auto-analisi ed il recupero delle energie per i terapeuti a seguito di un intervento precoce.
Valeriia Palii
La conferenza descriverà l’esperienza ucraina della guerra russo-ucraina dal punto di vista del Presidente dell’Associazione Nazionale di Psicologia.
Sono un partecipante e un organizzatore di alcune iniziative di risposta alle emergenze. Voglio quindi raccontare ai partecipanti la specificità dell’esperienza che gli ucraini hanno vissuto. Le principali sfide per gli psicologi, le richieste più tipiche delle persone e la loro diversità, l’efficacia della risposta alle crisi e la straordinaria capacità di recupero degli ucraini. Discuteremo i cambiamenti specifici nelle richieste di supporto psicologico durante l’invasione. Parleremo della quantità di iniziative per la salute mentale istituite in Ucraina nel 2022 e su cosa si concentravano. E, naturalmente, considereremo cosa ha aiutato i nostri cittadini a resistere all’invasione di un grande esercito, al terrore e alla catastrofe umanitaria. Quali sono stati i modelli di comportamento e le convinzioni più costruttivi, resistenti e che ci hanno reso più forti.
Judith Anderson
Nella mia presentazione farò brevemente riferimento alla scienza del clima prima di descrivere gli impatti del cambiamento climatico sulla salute umana, in particolare gli impatti psicologici e sulla salute mentale, dagli effetti dell’aumento del calore sui ricoveri per salute mentale, agli effetti traumatici dei disastri lenti (siccità ripetute) e veloci (inondazioni/tempeste), fino alla comprensione contemporanea del disagio ecologico e climatico. Farò riferimento agli antecedenti mentali coloniali delle crisi ambientali, climatiche e di biodiversità che stiamo affrontando e al concetto di “clima di non cura” di Sally Weintrobe. Esplorerò il ruolo che il professionista psicologo può, anzi deve svolgere nella comprensione della situazione in cui ci troviamo. Ciò richiede che l’operatore sia in relazione con le proprie eco-emozioni. Analizzerò cosa intendiamo per resilienza e descriverò diverse metodologie emozionali che possono contribuire alla resilienza individuale e sociale. Criticherò il tradizionale modello di trattamento psicologico “one-to-one in consultorio” e suggerirò che gli operatori psicologi possono contribuire alle loro comunità in modi che attingono alle competenze terapeutiche ma non sono necessariamente psicoterapia.
Apprendimenti
Tihamér Bakó e Zana Katalin
Nella loro presentazione gli speaker focalizzeranno l’attenzione sugli impatti psicologici dei traumi collettivi ed il lavoro clinico con essi.
A partire dall’effetto psicologico travolgente del Trauma di massa, si analizzeranno i potenziali effetti psicologici immediati e a lungo termine dei traumi collettivi, inclusa la possibilità di attivazione di esperienze traumatiche transgenerazionali non trattate, ma anche il potenziale di crescita traumatica.
Entrambi gli speaker sono psicoanalisti che vivono in Ungheria. Dal Marzo 2020, hanno tenuto un diario. Hanno monitorato questo periodo attraverso un filtro d’osservazione soggettivo, attraverso gli strumenti dell’ascolto analitico, documentando vari parti della realtà accumulati personalmente e nei loro pazienti, attraverso istantanee soggettive.
Nei loro diari hanno cercato di catturare e registrare i cambiamenti nell’umore generale, gli eventi quotidiani, gli avvenimenti accaduti in terapia, e la loro personale esperienza.
Tale materiale sarà la base per il loro prossimo libro in uscita. In questa presentazione, gli speaker intendono condividere con i partecipanti alcune vignette ricavate dai diari, le loro osservazioni cliniche desunte dal lavoro terapeutico con persone profondamente coinvolte dal trauma indotto dalla pandemia COVID, ma anche da eventi più remoti, e definire le caratteristiche psicologiche più generali dei traumi condivisi da grandi gruppi.
Gli speaker proporranno un lavoro interattivo con i partecipanti. Lavoreranno in brevi sessioni, ciascuna delle quali sarà focalizzata su argomenti specifici, come ad esempio: l’effetto di un evento scioccante per l’individuo, il ruolo della funzione di contenimento della Società nell’elaborazione del trauma, gli effetti a breve e lungo termine del trauma di massa, i fattori di rischio per un trauma che può diventare transgenerazionale, l’impatto dei traumi sociali collettivi sulle generazioni successive, le opportunità di intervento.
In ciascuna sessione, dopo un’introduzione teorica, ci sarà l’opportunità di discutere insieme sui temi trattati, porre domande o anche condividere la propria esperienza.
Obiettivi:
Stephen W. Porges
La teoria polivagale è un importante progresso scientifico nelle neuroscienze con applicazioni cliniche a una nuova medicina cervello-corpo che offre spunti per il trattamento di problemi di salute mentale e fisica legati ai traumi. La teoria descrive come, attraverso l’evoluzione, sia emersa una connessione nel cervello tra i nervi che controllano il cuore e il viso. Questa connessione viso-cuore ha fornito le strutture per il “sistema di coinvolgimento sociale” che collega le nostre sensazioni corporee con l’espressione facciale, l’intonazione vocale e la gestualità. La teoria polivagale fornisce una comprensione più informata delle reazioni automatiche del nostro corpo alla sicurezza, al pericolo e alla minaccia della vita. La teoria trasforma la narrazione umana da un documentario (che enfatizza gli eventi e gli oggetti) a una ricerca pragmatica della sicurezza con una spinta corporea implicita alla sopravvivenza (che enfatizza i sentimenti). Questo intervento esplorerà il ruolo dello stato fisiologico nel facilitare la connessione e l’intimità o la difesa, come la lotta/fuga, l’ipervigilanza, la dissociazione, il collasso, l’arresto e persino la sincope.
Obiettivi
Cathy Malchiodi
Lavorare con lo stress traumatico e supportare il recupero del Sé spesso richiede un tipo di psicoterapia che non sia basata solo sul linguaggio. I sopravvissuti al trauma complesso, alla violenza relazionale e a molteplici eventi avversi spesso traggono benefici dagli approcci non-verbali, che possono includere la comunicazione implicita per sperimentare un processo di guarigione più profondo e duraturo. La terapia espressiva – una forma di comunicazione e intervento implicita, non-verbali, basata sull’azione – rappresenta un approccio efficace per affrontare il trauma individuale e collettivo. A differenza delle terapie verbali, la terapia espressiva si focalizza sulle esperienze sensoriali e corporee, che agiscono sia sulla mente che sul corpo. Essa integra le buone prassi dei tre maggiori approcci usati nel trattamento del trauma – la terapia corporea, l’integrazione sensoriale e la terapia basata sulle arti espressive – per ri-sensibilizzare l’individuo a sperimentare curiosità, gioco, immaginazione, padronanza e auto-compassione. Questa breve presentazione introdurrà tale approccio, focalizzando l’attenzione sull’ampliamento del “cerchio delle capacità” nei sopravvissuti al trauma, per migliorare l’auto-efficacia e le strategie per affrontare l’attivazione e la dissociazione e supportare la resilienza.
Deb Dana
Siamo predisposti alle connessioni. Il nostro sistema nervoso è una struttura sociale che trova equilibrio e stabilità nella relazione con gli altri. La nostra biologia modella il modo in cui viviamo, amiamo e lavoriamo. La Teoria Polivagale offre una strada per utilizzare questa consapevolezza al servizio degli individui, delle famiglie, delle comunità e del benessere globale. Essa spiega la scienza della connessione, offrendo una mappa del sistema nervoso per guidare la nostra esplorazione.
L’abilità di affrontare le sfide della vita quotidiana è un segno di benessere e dipende dal sistema nervoso autonomo. Ciò che nasce dalla nostra biologia, diventa la storia che modella il nostro quotidiano. La Teoria Polivagale ci fornisce una mappa dei modi in cui i nostri corpi rispondono alle sfide ordinarie e straordinarie della vita.
Quando siamo ancorati alla sicurezza data da un sistema nervoso regolato, prendono vita i percorsi di connessione e possiamo così viaggiare attraverso questi percorsi al servizio della salute e della guarigione.
In questa presentazione vedremo attraverso le “lenti” del sistema nervoso per esplorare i modi attraverso cui ascoltare con curiosità e compassione gli stati autonomi emergenti e per rispondere alla domanda essenziale “di cosa ha bisogno in questo momento il sistema nervoso per trovare sicurezza nella connessione?”.
Obiettivi didattici
Shelley Spear Chief
Ti sei mai chiesto qual è la differenza tra la consulenza di supporto di matrice occidentale ed il supporto alla cura rivolto alle popolazioni indigene (Prime Nazioni / Meticci / Inuit – conosciute anche come FNMI)? Quali sono gli elementi che provano che gli approcci alla cura rivolti alle popolazioni FNMI sono trattamenti evidence-based?
Partecipa alle 2 ore di workshop tenute dalla dott.ssa Spear Chief per acquisire consapevolezza su diverse problematiche che sono state trasmesse da una generazione all’altra nelle popolazioni FNMI a causa dei traumi storici.
La dott.ssa Spear Chief approfondirà un modello noto dei bisogni che sono frequenti fra le popolazioni delle Prime Nazioni. I partecipanti acquisiranno una maggiore conoscenza di alcune delle sfide che gli individui di etnia indigena affrontano, quando lavorano con consulenti e personale di supporto che non hanno familiarità con la storia traumatica della colonizzazione. I partecipanti apprenderanno inoltre come creare una relazione autentica con i loro clienti di etnia indigena.
Margaret Wehrenberg
Il trauma globale di vivere durante una pandemia ha avuto un impatto che si farà sentire per molto tempo a venire. Viviamo tuttora in un “contesto d’ansia”, alimentato da notizie 24/7 circa le varianti del virus e dei sintomi a lungo raggio, che aggiungono stress alle notizie, già di per sé stressanti, circa la crisi ambientali. Tale atmosfera tossica alimenta la vigilanza e la preoccupazione persistente, che possono rappresentare segnali di disturbi d’ansia, creando un loop di ansia-vigilanza-più ansia. Per molti l’isolamento è vissuto come la sola sicurezza, ma le persone che hanno sofferto altri traumi sono particolarmente vulnerabili all’aumento dell’ansia e alla nuova sfida dell’ansia da rientro, come può dimostrare quella che ora viene chiamata “sindrome della caverna”.
In questa sessione, la dott.ssa Wehrenberg si focalizzerà sulle strategie pratiche che potranno aiutare ciascun cliente con ansia a soffrire meno per il panico, ad aumentare la resilienza allo stress e ad interrompere la preoccupazione (in particolare, l’ansia per la salute).
Omar Reda
Quando lavorano con individui, famiglie e comunità traumatizzate, i caregiver non solo sono inclini a subire traumi vicari ascoltando le storie degli altri, ma molti tendono a trascurare le proprie esigenze e i propri limiti, rischiando la fatica della compassione e il burnout.
L’atto del prendersi cura è fisicamente estenuante ed emotivamente drenante, eppure i caregiver lo descrivono come appagante e gratificante. L’esposizione prolungata alla sofferenza umana, tuttavia, non è priva di rischi; i caregiver riferiscono alti tassi di burnout e scarsa qualità della vita, da cui l’importanza della cura di sé e dell’anima.
Molti operatori credono che i loro sentimenti non siano importanti e che debbano ignorare il dolore, scacciare il trauma, asciugare le lacrime e semplicemente “tirare avanti”.
Il guaritore ferito invita i guaritori a liberarsi dai cicli di segretezza, stress tossico e sofferenza silenziosa, in modo da poter continuare a potenziare e ispirare coloro di cui si prendono cura.
Obiettivi
Usha Tummala-Narra
Alcuni movimenti e partiti politici marginali hanno inquadrato gli immigrati e i rifugiati come la causa principale della disoccupazione, della criminalità, della pandemia COVID-19 e come una minaccia al loro tessuto culturale e sociale, facendo emergere un’ansia collettiva globale. Negli Stati Uniti, le politiche di rafforzamento della polizia nei confronti dei neri e delle persone di colore, la deportazione degli immigrati non autorizzati e la separazione dei bambini dai genitori, la costruzione di un muro al confine meridionale degli Stati Uniti e il divieto di ingresso per le persone provenienti da sei Paesi prevalentemente musulmani hanno reso esplicito il legame tra razzismo e xenofobia. In mezzo all’aumento di forme esplicite di xenofobia e razzismo, assistiamo a un’ampia gamma di risposte agli immigrati e ai rifugiati, tra cui empatia, sostegno, rifiuto e violenza. Questa presentazione si concentrerà su un approccio psicodinamico culturalmente informato per comprendere l’impatto dei traumi collettivi subiti durante la migrazione, tra cui lo spostamento, la xenofobia e il razzismo. Esplorerò le dinamiche della xenofobia e del razzismo nel contesto della relazione terapeutica e nel contesto delle iniziative comunitarie, sottolineando una prospettiva decolonizzante nel lavoro con gli immigrati e i rifugiati.
Obiettivi
Le registrazioni dei corsi a cui ti sei iscritta/o sono elencati nella tua Area Riservata, a cui puoi accedere effettuando il login. Ciascun corso, gratuito e/o a pagamento, ti rimane accessibile per 12 mesi dalla data di registrazione, salvo differenti informazioni fornite nel programma.
L’eventuale presenza di crediti ECM, ed il relativo numero di crediti, viene indicata ad inizio pagina e nel box di iscrizione. Se presenti, all’interno del programma c’è un paragrafo “Crediti ECM” in cui poter visualizzare la data a partire dalla quale potrai effettuare il quiz ECM e la data massima entro cui riuscire a superarlo con successo. Tali informazioni e date sono riportate anche nel box di iscrizione.
Per calcolare le tempistiche di accreditamento bisogna far riferimento alla “Data di scadenza del Quiz ECM” indicata nello specifico corso di formazione, NON alla data in cui viene superato il Quiz ECM. La data di scadenza del Quiz ECM la trova indicata nella pagina del corso, sia nel box di iscrizione che nel paragrafo dedicati a Crediti ECM.
Ebbene, entro 90 giorni dalla data di scadenza del Quiz ECM dobbiamo comunicare i dati ad AGENAS. A sua volta AGENAS trasmetterà i dati al COGEAPS e solo a quel punto le risulteranno accreditati.
Mediamente, consigliamo quindi di calcolare circa 4 mesi dalla data di scadenza del Quiz ECM. Precisiamo, in ogni caso, che l’Attestato di acquisizione ECM del corso a cui ha partecipato, vale come certificazione dei crediti acquisiti.
Sì, il corso rilascia un attestato di partecipazione.
Tutti i corsi di FCP, con speaker internazionali, dispongono di traduzione in italiano. In particolare: i Corsi online e le Master Class dispongono di interpretariato simultaneo, i Corsi Ondemand dispongono di sottotitolazione e/o voice over in italiano, i Corsi residenziali – in-person – dispongono di interpretariato simultaneo o consecutivo. Tali informazioni vengono generalmente specificate sulla pagina di presentazione di ciascun corso.
La presenza di materiale extra dipende dal docente e dal corso specifico: solitamente ci sono pdf contenenti i power point del docente.
51 recensioni per questo corso
Eva Pascoli (proprietario verificato) –
Ottimo corso! Felice di poterlo rivedere in FAD
Nada Poggianti (proprietario verificato) –
Ottimo corso!Avrei gradito dei breaks per poter seguire tutti gli interventi.
Delia Duccoli (proprietario verificato) –
ricchissimo di spunti da una prospettiva insolita per un terapeuta individuale
Delia Duccoli (proprietario verificato) –
ricchissimo di spunti da una prospettiva insolita per un terapeuta individuale
Valentina Gulino (proprietario verificato) –
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