Il comportamento alimentare è definito come “risposte sequenziali o comportamentali associate all’atto di mangiare, modalità o modo di mangiare, modelli ritmici di alimentazione“. Tale comportamento è influenzato da condizioni sociali, demografiche e culturali, dalla percezione individuale, dal cibo, dalle esperienze precedenti e dallo stato nutrizionale.
Tra questi fattori, l’impatto socio-culturale sull’assunzione di cibo e sullo sviluppo dei disturbi alimentari è stato studiato più frequentemente, valutando le abitudini familiari e le informazioni veicolate dai mass media.
L’influenza dei media, amplificata dalla globalizzazione e dalla società, è stata descritta da Anschutz et al e Oliveira e Hutz, che sottolineano la contraddizione tra l’appello a uno stile di vita sano nello stesso momento in cui si esalta il culto della magrezza e si incoraggia il consumo di alimenti ipercalorici.
Il risultato di queste contraddizioni è lo sviluppo di Disturbi alimentari, caratterizzata da un’esagerata preoccupazione per il peso e la forma. Per perseguire questo stereotipo, la perdita di peso è indotta da metodi inadeguati, come il digiuno e l’esercizio fisico intenso, mentre l’aumento della massa muscolare è stimolato da allenamenti eccessivi, da una dieta scorretta e dall’uso di steroidi anabolizzanti.
I disturbi alimentari sono correlati a complicazioni cliniche che variano a seconda delle caratteristiche del disturbo, con crescita stentata, cheilosi, erosione dentale, parodontite, ipertrofia delle ghiandole salivari, ipovolemia, squilibrio elettrolitico e aumento di peso.
Quando l’inizio dei Disturbi alimentari avviene durante l’adolescenza, questi disturbi influenzano le relazioni sociali e familiari e l’ideazione suicida diventa più comune. Anche l’inizio dell’attività sessuale prima dei 16 anni è più frequente nelle adolescenti con disturbi alimentari. Inoltre, le giovani donne con una storia di Disturbi alimentari hanno maggiori probabilità di aborto o gravidanza.
Sviluppo del comportamento alimentare e dei suoi disturbi
Alcuni studi hanno dimostrato l’influenza dell’ambiente familiare nel determinare il comportamento di bambini e adolescenti e, di conseguenza, lo sviluppo dei loro disturbi, per i quali il bambino o l’adolescente ha un’elevata preoccupazione per il peso e la forma del corpo.
Questa relazione è risultata evidente in uno studio multicentrico europeo condotto su 1.664 bambini e adolescenti. Questa ricerca ha evidenziato un’associazione negativa tra il mantenimento di una dieta sana e il successivo sviluppo di disturbi alimentari, e una relazione positiva tra l’eccessivo controllo, l’applicazione di regole alimentari rigide e l’individualizzazione del cibo con la comparsa di Disturbi alimentari.
L’individualizzazione dei pasti da parte dei membri della famiglia – con il consumo di cibi diversi in luoghi e tempi diversi – può essere il risultato di attività eccessive tra gli adolescenti o di un disturbo alimentare all’interno della famiglia.
I mass media hanno una forte influenza sul comportamento alimentare dei bambini e degli adolescenti. Il ruolo dei media, della bellezza ideale e dell’industria della moda nello sviluppo dei Disturbi alimentari non è chiaro.
Come per i ragazzi, gli atteggiamenti e i disturbi alimentari sono associati anche all’evoluzione del peso, al benessere psicosociale – promosso dal cibo -, al forte richiamo del culto socio-culturale della magrezza, al gruppo sociale di appartenenza, oltre che a fattori socioeconomici e psicologici.
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I disturbi alimentari si riscontrano più spesso nelle donne.
Alcuni fattori di rischio per lo sviluppo di questi disturbi diventano più prevalenti con l’aumento dell’indice di massa corporea (BMI), così come la bassa autostima, le diete, i deficit intercettivi, la paura della maturità e l’insoddisfazione corporea. Anche la preoccupazione per il peso, le diete, le prese in giro legate al peso e il disturbo ossessivo-compulsivo sono associati ai sintomi di DE.
Anoressia nervosa e bulimia nervosa
Tra le malattie a eziologia sconosciuta che interagiscono tra loro, vi sono l’AN e la BN. Entrambi sono caratterizzati da modelli anomali di comportamento alimentare, controllo del peso e percezione alterata del peso e del corpo.
In questo tipo di disturbi alimentari, la preoccupazione per il cibo è comune. Nello studio di Nunes e Vasconcelos, per sette adolescenti con AN e BN, il mangiare si riferiva a qualcosa di negativo, come tortura, paura e obbligo. Sempre nello stesso studio, il consumo di cibo era caratterizzato dalla restrizione dei “cibi spazzatura”, ad esempio cioccolatini e caramelle, e dall’aumento dell’assunzione di verdure e bevande analcoliche.
Anoressia nervosa
L’anoressia è un disturbo alimentare caratterizzato dal desiderio di magrezza, che porta a comportamenti alimentari monotoni e ritualizzati, e a una significativa perdita di peso, soprattutto nei bambini o negli adolescenti in cui il basso apporto calorico si riflette in un ritardo nello sviluppo.
I criteri per la diagnosi di anoressia, definiti nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – IV (DSM-IV), includono: amenorrea, peso inferiore all’85% del minimo previsto per l’età e l’altezza, disturbi nel riconoscimento del proprio peso e intensa paura di aumentare di peso.
L’anoressia nervosa restrittiva limita l’assunzione di energia e il consumo di carboidrati e lipidi, mentre in quella purgativa si verificano frequenti episodi di abbuffate ed epurazioni. I comportamenti purganti sono l’uso di lassativi, diuretici e clisteri e il vomito indotto.
La relazione tra anoressia e bulimia è stata riportata in letteratura.
Il bulimico prova anche una grande paura di ingrassare e spesso ha una visione distorta del proprio corpo. Questi soggetti tendono anche a limitare l’assunzione di cibo, ma dopo qualche tempo che seguono una dieta restrittiva, perdono il controllo e hanno episodi di abbuffate a seguito dei quali il bulimico cerca di compensare l’elevato apporto calorico.
Bulimia nervosa
La bulimia nervosa può essere classificata in base al metodo di compensazione, adottato in purging o non purging. Il sottotipo non purgante è caratterizzato da un’intensa attività fisica o dal digiuno, mentre quello epurativo, più diffuso nello studio diKeski-Rahkonen et al, è caratterizzato dal vomito indotto o dall’abuso di lassativi e diuretici. Secondo il DETM-IV, si fa diagnosi di BN solo se si presentano episodi di abbuffate e compensi due volte alla settimana per almeno tre mesi.
La bulimia è stata riscontrata più frequentemente nella fascia di età compresa tra i 16 e i 20 anni. Gli autori hanno osservato che, data la somiglianza tra l’IMC bulimico e non bulimico e il mantenimento del peso, la persona può nascondere il disturbo per diversi anni.
L’uso di sostanze che causano dipendenza è rilevante anche negli adolescenti con disturbi alimentari. Uno studio prospettico condotto su 999 adolescenti ha rilevato che coloro che presentavano casi subclinici di AN e BN avevano il doppio delle probabilità di arrivare all’età adulta dipendenti dalla nicotina, con disturbi legati all’alcol o alle anfetamine.
Un’altra ricerca ha mostrato una relazione positiva tra l’uso di sostanze che causano dipendenza, durante l’adolescenza, nei casi clinici di BN. Infine, uno studio ha osservato una debole – ma positiva – connessione tra il consumo di alcol e il fumo con diete, abbuffate e comportamenti estremi per perdere peso.
Anche se entrambe le patologie esordiscono normalmente durante l’adolescenza, per alcuni autori l’anoressia può essere riscontrata a partire dai sette anni di età. Essi sottolineano che l’AN, nell’infanzia, può influenzare o addirittura bloccare lo sviluppo fisico e che l’incidenza nei ragazzi può essere maggiore prima della pubertà. D’altra parte, la BN è rara prima dell’adolescenza.
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Disturbi alimentari non specifici
I DCA non specifici (NAS) sono quelli clinicamente rilevanti che non soddisfano i criteri per AN o BN. Sebbene la sua prevalenza sia superiore a quella di AN o BN, le conoscenze su prevalenza, fattori di rischio, correlazioni cliniche e trattamento di questi disturbi sono limitate.
Tra i NAS, ci sono l’AN e la BN subcliniche, il binge eating (clinico o subclinico), la purgazione (clinica o subclinica) e altri, che includono i NAS che non rientrano nei sottotipi descritti.
Binge eating disorder
Il binge eating è un NAS caratterizzato dall’ingestione di una quantità di cibo superiore a quella che la maggior parte delle persone ingerisce in un piccolo intervallo di tempo, almeno due volte alla settimana, per sei mesi consecutivi, accompagnata da una sensazione di mancanza di autocontrollo.
Durante questi episodi, gli individui sentono una perdita di controllo su cosa o quanto mangiano e, alla fine, si sentono in colpa e depressi. A differenza della BN, durante le abbuffate non si ricorre a metodi per compensare l’eccessiva quantità di cibo consumato. Sebbene spesso non completi i criteri diagnostici definiti per gli adulti, l’abbuffata è comune nei bambini, soprattutto in quelli obesi. Possono verificarsi anche casi subclinici di tale disturbo, in cui la sensazione di mancanza di autocontrollo è presente in assenza di un consumo eccessivo.
Lo stress psicologico può essere associato allo sviluppo di abbuffate. Gli affetti negativi e le provocazioni basate sul peso sono stati correlati a questo disturbo in uno studio condotto su 265 sorelle gemelle. Gli autori hanno suggerito che le “provocazioni” fossero le cause dell’affetto negativo e che questo stress avviasse la catena di eventi che porta all’abbuffata.
Poiché la perdita di controllo è una delle caratteristiche principali dei NAS, solo poche ricerche hanno affrontato esclusivamente questo aspetto. Lo studio su 120 bambini – con e senza perdita di controllo sul cibo – ha mostrato che quelli con scarso controllo sul cibo erano più impulsivi e avevano un minore orientamento verso se stessi, una bassa cooperatività e una maggiore richiesta di novità.
Purgazione
Il disturbo con espulsione è un DCA poco studiato. In esso, la persona mette in atto comportamenti di spurgo come il vomito e l’uso di lassativi e diuretici, senza che l’abbuffata preceda necessariamente la purgazione. Nei casi clinici, gli episodi si verificano in media due volte a settimana per tre mesi; nei casi subclinici, non esiste un criterio di frequenza e durata.
Grande attenzione è stata data anche ai casi subclinici di anoressia e bulimia, perché oltre ad avere una prevalenza maggiore rispetto ai disturbi specifici, gli studi dimostrano che, nonostante non soddisfino i criteri per la diagnosi di disturbo specifico o non siano persistenti, questi casi sono caratterizzati dagli stessi marcatori di gravità dei casi clinici di AN e BN.
Conclusioni
Tra i fattori di rischio per i disturbi alimentari, i più significativi sono i media e l’ambiente sociale e familiare. L’influenza dei media e dell’ambiente sociale è stata associata soprattutto al culto della magrezza, mentre in famiglia l’orario dei pasti è stato fondamentale nel determinare il comportamento alimentare e lo sviluppo dei disturbi.
I DCA sono stati associati a problemi nutrizionali (crescita stentata e aumento di peso), di salute orale (cheilosi, erosione dentale, parodontite e ipertrofia delle ghiandole salivari) e sociali.
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Fonte: Gonçalves Jde A, Moreira EA, Trindade EB, Fiates GM. Eating disorders in childhood and adolescence. Rev Paul Pediatr. 2013 Jan-Mar;31(1):96-103. English, Portuguese. doi: 10.1590/s0103-05822013000100016. PMID: 23703051.