La conduzione del 1° colloquio in psicoterapia strategico – evoluta

La nostra Associazione IIRIS - Istituto Integrato di Ricerca e Intervento Strategico è nata nel 2014 sulla spinta di alcuni psicoterapeuti intenzionati a realizzare un sogno: creare un Ente attraver...
primo colloquio in psicoterapia strategico

L’approccio strategico, in campo psicoterapeutico, è una vera propria scuola di pensiero su come gli esseri umani si rapportano alla realtà, ossia su come ognuno di noi si relaziona con se stesso, con gli altri e con il mondo circostante. Il modello strategico viene proposto e divulgato dai ricercatori del Mental Research Institute di Palo Alto, quali Watzlawick, Weakland, Fisch e ai contributi tecnici di Milton Erickson (Watzlawick, Nardone, 1997).

All’interno di questo approccio, la conduzione del 1° colloquio e di quelli immediatamente successivi rappresentano un momento cruciale in un percorso terapeutico; parafrasando un vecchio detto si potrebbe dire che il primo colloquio non si scorda mai, sottolineando l’importanza che questo primo momento ha nella mente del paziente, in base alle sue iniziali impressioni e rappresentazioni che via via si vanno costruendo durante il rapporto terapeutico.

Seguendo le orme dell’aforisma batesioniano “non c’è nulla di più pratico di una buona teoria”, fin dai primi momenti della prima seduta si utilizza la tecnica del dialogo strategico, che consente, attraverso le domande del terapeuta, di scoprire cose prima mai contemplate, come se emergessero spontaneamente.

Inoltre, l’approccio strategico evoluto cerca di creare fin dal primo momento una atmosfera magica, all’interno della quale entrambi possano sentirsi protagonisti sulla scena del cambiamento.

Corso Ondemand:
Corso Ondemand: “Il primo colloquio psicologico: dalla diagnosi complessa alla definizione degli obiettivi di trattamento”

In questo approccio le relazioni che si vengono a stabilire all’interno del processo terapeutico dipendono, in buona parte, dall’interazione delle diverse personalità del paziente e del terapeuta il quale partecipa, in un’ottica di CO-COSTRUZIONE, al processo di cambiamento insieme al paziente, astenendosi dall’aderire rigorosamente e dall’applicare in maniera inflessibile schemi rigidi e stereotipati (M. Erickson, 1980). Un protocollo rigido non dà le soluzioni al problema.

Infatti, sin dal primo colloquio, il terapeuta strategico pone le basi per una pianificazione puntuale del percorso terapeutico e per la costruzione di ipotesi sul processo di cambiamento.

Questa prima fase viene definita come “stand alone”, proprio perché ha come intento quello di individuare, sin dall’ inizio, gli obiettivi principali che rappresentano la base del percorso terapeutico, una gestalt chiusa all’interno della quale l’obiettivo principale è di offrire al paziente una comprensione nuova del suo disagio e delle strategie necessarie per avviare dei cambiamenti.

Le fasi principali del 1° colloquio nella prospettiva strategico evoluta sono le seguenti:

  • ACCOGLIENZA

Il terapeuta crea le condizioni per mettere a proprio agio il paziente attraverso un ascolto empatico

  • FASE LIBERA

Il terapeuta esplora le narrazioni del paziente, verifica ed esclude ipotesi

  • FEED-BACK

La ridefinizione del problema viene dialogata e negoziata dal paziente;

  • ESPLICITAZIONE DEL CONTRATTO

In seguito all’analisi delle aspettative del paziente, si stabiliscono gli obiettivi da perseguire e si esplicita il contratto terapeutico.

L’approccio strategico ha quindi vantaggi in termini di:

  • Efficacia, in quanto consente una rapida ristrutturazione dei problemi e dei sintomi;
  • Economicità, in quanto più breve rispetto agli altri modelli;
  • Flessibilità rispetto alle caratteristiche personali del terapeuta e del cliente (De Leo, 2003

La relazione terapeutica è uno strumento centrale nel processo di influenzamento terapeutico e di cambiamento.

Il concetto di “esperienza emozionale correttiva” elaborato da Alexander (Flegenheimer, 1982) spiega perfettamente il filo rosso che lega lo psicoterapeuta strategico in chiave evoluta al paziente nella relazione terapeutica.

La relazione terapeutica diventa uno strumento di cambiamento quando il paziente può ri-esperire il proprio bisogno, o come lo definisce Alexander il proprio conflitto originario, all’interno di una relazione di cura che offrirà una risposta più favorevole al suo bisogno e genererà una forma di apprendimento sulle relazioni in generale (ibidem). Questa esposizione in vivo del paziente all’”esperienza emozionale correttiva” consentirà al paziente di costruire un nuovo modo di narrare la sua storia e di sviluppare nuovi stili comportamentali e relazionali perché nuova è l’esperienza fatta.

La terapia si concentra quindi sull’uso della comunicazione e del suo ruolo fondamentale nel rapporto con gli altri e il lavoro terapeutico consiste nel ri-raccontare la storia cambiando il significato dei suoi contenuti; consiste, inoltre, non nel ricercare la verità o nell’indirizzare la terapia verso ciò che è giusto, ma piuttosto nel creare quelle condizioni di apprendimento in cui qualcosa di diverso e adeguato alle idiosincrasie del paziente, possa sostituire i suoi sintomi e la sua sofferenza.

In breve, la logica strategica evoluta consente di:

  • Costruire modelli rigorosi sulla base degli obiettivi da raggiungere piuttosto che sulle indicazioni di una teoria a priori;
  • Superare la logica di tipo ipotetico-deduttivo in modo da garantire l’adattarsi della soluzione al problema;
  • Produrre una costante autocorrezione del modello di intervento sulla base degli effetti rilevati durante il processo interattivo;
  • Rendere rigorosa all’interno del contesto terapeutico, l’utilizzazione di procedimenti logici non ordinari che permettano di costruire stratagemmi realmente in grado di rompere quegli equilibri, percettivo-patogeni che solitamente resistono al cambiamento indotto mediante una logica ordinaria(Watzlawick P., Nardone G. (a cura di) (1997), Terapia breve strategica, Milano: Raffaello Cortina Editore);

Provocare una concreta esperienza emozionale correttiva che potrà essere facilmente potenziata incrementando le azioni e gli atteggiamenti del paziente, fino alla costruzione di una nuova realtà funzionale che andrà a sostituirsi a quella precedente.

Dott.ssa Francesca Mastrantonio

Dott. Andrea Stramaccioni

 

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