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Nuovi ambiti di lavoro con i disturbi specifici dell’apprendimento

L'Associazione Quisipuò, con sede a Parma, è formata da un gruppo di psicologi, logopedisti ed educatori che si occupa da anni di fornire iniziative e servizi volti a promuovere il benessere psicoso...
lavorare con i dsa

Quali possono essere i nuovi ambiti di intervento dello psicologo nei Disturbi Specifici di Apprendimento?

Il più conosciuto è quello diagnostico – riabilitativo, ma il lavoro dello psicologo non si ferma a questo e non è neppure detto che sia necessario saper fare diagnosi o riabilitazione/potenziamento per lavorare con gli alunni con DSA e le loro famiglie.

E’ possibile una presa in carico di alunni che hanno già una diagnosi e hanno già in corso o concluso un percorso riabilitativo specialistico, perché è competenza dello psicologo adeguatamente formato in merito definire ed attuare un percorso di potenziamento delle abilità di studio volto al raggiungimento dell’autonomia.

Si tratta di un lavoro su più fronti, perché lo psicologo deve essere in grado di supportare non solo lo studente, ma anche la famiglia e la scuola nella ricerca coordinata delle strategie e delle metodologie migliori per ottenere il successo scolastico e mantenere adeguati livelli di autostima.

A tale scopo è necessario conoscere in modo approfondito:

  • la normativa di riferimentoe le sue possibili applicazioni pratiche, in particolare in relazione al PDP;
  • la relazione fra gli stili di apprendimento prevalenti e il metodo di studio, anche rispetto alla scelta degli strumenti compensativi informatici e all’utilizzo di strategie più efficaci, quali la costruzione di schemi e mappe;
  • le ripercussioni dei livelli di autostima e auto-efficacia sulla motivazione e l’impegno scolastico.

Obiettivo fondamentale è rendere lo studente strategico ed autonomo supportandolo nel percorso scolastico.

Tuttavia sarebbe un errore considerare lo studente avulso dal suo contesto familiare. Al contrario è fondamentale non perdere mai di vista le dinamiche familiari che inevitabilmente si vengono a creare e, a volte, a cristallizzare in maniera disfunzionale. È sufficiente pensare a quanto possono essere “pesanti” per un ragazzo le pressioni dei propri genitori, le loro aspettative rispetto al suo auspicato successo scolastico, ma anche le loro credenze circa le sue potenzialità e difficoltà.

Ci capita spessissimo, ad esempio, di trovarci di fronte genitori che non sono realmente convinti del fatto che il figlio possa ottenere buoni risultati in una scuola superiore ritenuta “difficile” e per questo lo spingono ad iscriversi ad una “facile”, che tuttavia non gli piace per nulla: sappiamo bene quanto l’interesse per le materie trattate influenzi l’impegno scolastico.

Al contrario pensiamo a quelle situazioni in cui i genitori non riconoscono le difficoltà legate a un disturbo dell’apprendimento, perché di fatto non riescono ad accettare che il figlio sia in qualche modo “diverso” dagli altri: nel migliore dei casi, i genitori in questione non si adoperano per dare un supporto adeguato al figlio (ad esempio, sono i primi che rifiutano l’uso della calcolatrice come strumento compensativo); nel peggiore, invece, arrivano a sostenere che gli insuccessi scolastici siano imputabili a svogliatezza e ad un impegno insufficiente nello studio.

Per queste ragiorni occorre lavorare anche sugli aspetti metacognitivi, in modo da aumentare la consapevolezza delle proprie capacità e punti forza. Nello specifico, si lavora per condurre i ragazzi a riconoscere qual è il proprio stile di apprendimento prevalente e quali abilità di memoria possono sfruttare maggiormente perché già più sviluppate di altre. In parallelo, si stimola la riflessione sul tema dell’intelligenza: sfatare la credenza che si tratti di un costrutto unico ed immutabile, posseduto in quantità maggiore o minore, aiuta gli studenti ad affrontare con maggiore motivazione ed impegno i compiti scolastici più ardui, anche in presenza di sfide e ostacoli.

Il lavoro con i genitori, invece, richiede molto spesso rilettura puntuale e precisa della diagnosi, per aiutarli a comprendere in maniera più chiara i punti forza e le difficoltà dello studente (ad esempio illustrando cosa sono i valori che emergono dalla somministrazione di test quali la WISH). Molte volte un intervento di questo tipo è richiesto anche da parte degli insegnanti, oppure in alternativa sono gli stessi genitori che chiedono allo psicologo che ha in carico il figlio per il potenziamento del metodo di studio di rapportarsi efficacemente con la scuola per chiarire alcuni punti della diagnosi e, di conseguenza, del relativo PDP (Piano Didattico Personalizzato).

Diretta conseguenza di una lettura competente della diagnosi, infatti, è la stesura di un PDP veramente adeguato e rispondente alle necessità dell’alunno in cui gli strumenti compensativi e le misure dispensative sono indicate in modo puntuale ed individualizzato.

In questo modo anche gli adulti che entrano in relazione con l’alunno aumentano la propria consapevolezza relativa ai diversi stili di apprendimento e riescono a sviluppare modalità individualizzate di supporto. Spesso l’introduzione degli strumenti compensativi tecnologici può (diventare) essere vissuta come una criticità sia da parte dell’alunno, sia da parte della famiglia e degli insegnanti. Consulenze mirate possono supportare l’introduzione di questi strumenti nei diversi contesti, guidando studenti, genitori ed insegnanti ad abbandonare false credenze rispetto al loro utilizzo e facilitando la condivisione con il gruppo classe.

Tra gli strumenti compensativi più “famosi” troviamo i software (o app) per la creazione di mappe.  Non esiste un’unica tipologia di mappa e non esiste un unico software per costruirle.

In base all’obiettivo che ci poniamo possiamo utilizzare differenti tipi di mappe: ad esempio, esistono mappe orientative per approcciare lo studio di un argomento, oppure mappe mentali per sondare le conoscenze già possedute sullo stesso e ancora mappe concettuali esito dello studio individuale.

Il percorso per insegnare come costruire una mappa in modo autonomo deve essere necessariamente graduale e personalizzato, perché dipende dalle caratteristiche individuali dello studente: ad esempio, la sua età e le sue abilità di utilizzo del computer, ma anche e soprattutto le sue capacità di sintesi ed elaborazione di un contenuto di apprendimento.

Parleremo in modo approfondito di come si prende in carico uno studente con DSA e la sua famiglia nel corso dei quattro webinar che avranno inizio mercoledì 15 novembre: sarà possibile trarre indicazioni concrete su come proporsi all’utenza in questo specifico ambito professionale.

Dott.ssa Biancamaria Acito e Dott.ssa Alessandra Biancardi psicologhe dello sviluppo esperte in tecnologie per lo studio autonomo e la didattica inclusiva.

 

 

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