Lavorare nei Disturbi dell’Apprendimento: il tutoring individuale e di gruppo

Stella Di Giorgio, Psicologa e tutor. http://www.110elode.net...
Tutoring Disturbi dell’Apprendimento

Una nuova opportunità per lavorare nei Disturbi dell’Apprendimento è rappresentata dal tutoring individuale e di gruppo.

Questo è il secondo articolo dedicato ai moltissimi laureati in psicologia che vogliono lavorare nei Disturbi dell’Apprendimento.

Quali servizi offrire, oltre ai classici “diagnosi e riabilitazione”?

Per inserirsi efficacemente in questo settore, è opportuno individuare nuovi servizi, oltre ai classici “diagnosi e riabilitazione”, già offerti da numerosissimi centri clinici e professionisti pubblici e privati, che ormai saturano quasi completamente la domanda di valutazione e intervento.

Uno dei servizi ancora poco esplorati è lo screening dei pre-requisiti della letto-scrittura. Nell’articolo Come Lavorare nei Disturbi dell’Apprendimento trovi indicazioni su come funziona e su come inserirti in questo settore. Si tratta, infatti, di una prima nicchia ancora non satura, espressione di un bisogno emergente delle scuole, soprattutto degli “Istituti Comprensivi”, che seguono i bambini dalla scuola dell’infanzia (l’ex “asilo”) a quella primaria (l’ex “scuola elementare”), spesso fino alla secondaria di primo grado (l’ex “scuola media”).

Un altro servizio ancora non saturo relativo ai Disturbi dell’Apprendimento è il tutoring individuale e di gruppo.

 Cos’è il tutoring per bambini con DSA o con BES?

Corso Ondemand:
Corso Ondemand: “Come Lavorare nei Disturbi Specifici dell’Apprendimento”. Docente: Stella Di Giorgio

Cosa significa lavorare come tutor dei disturbi dell’apprendimento? Come inserirsi nel settore? Come distinguersi rispetto agli altro operatori che stanno offrendo questo stesso servizio?

Il tutoring è l’evoluzione del classico “aiuto-compiti” che veniva offerto dagli operatori dei dopo-scuola, dalla sorella maggiore che era “brava a scuola”, dalla giovane neodiplomata che iniziava a dare “ripetizioni” ai bambini per pagarsi gli studi universitari.

Per quanto queste figure possano offrire un ottimo supporto didattico e motivazionale, il tutoring per un bambino con DSA (Disturbo Specifico dell’Apprendimento) o con BES (Bisogni Educativi Speciali) non consiste (soltanto) nell’aiutarlo a “fare i compiti”, nel rispiegare concetti non chiari o nel recuperare le materie in cui il bambino “è rimasto indietro”.

Il tutoring per i bambini con DSA affianca a una parte didattica “tradizionale”, anche una consistente parte “metacognitiva” e un’ulteriore parte “cognitiva”, che distinguono il tutoring effettuato da uno psicologo dal tutoring effettuato da altri operatori, come logopedisti, educatori oppure insegnanti di ruolo laureati in lettere che hanno frequentato corsi sui DSA.

Per quanto tutte queste figure siano competenti, siano autorizzate quanto lo psicologo a offrire il tutoring a bambini, ciascuna di loro può avere un focus diverso (quindi non migliore o peggiore, ma appunto diverso e specifico), che dipende del percorso di formazione, prevalentemente sanitario, pedagogico o didattico-disciplinare che conduce alle rispettive qualifiche.

 Qual è la specificità dello psicologo nel tutoring sui Disturbi di Apprendimento?

Quale può essere, invece, la specificità del tutoring offerto da uno psicologo? Quali benefici può apportare?  Come comunicarli ai genitori? 

Il tutoring per bambini con DSA, quando è svolto da uno psicologo, può avere come focus i processi cognitivi e soprattutto quelli metacognitivi. La metacognizione è un costrutto sovraordinato ai processi cognitivi specifici come apprendimento, memoria, comprensione, ecc.

Impostare un tutoring metacognitivo significa porsi come macro-obiettivo quello di rendere autonomo il bambino nell’apprendimento, aiutandolo a individuare i processi cognitivi specifici di volta in volta richiesti da un compito, a potenziarli e a controllarli, in modo che il bambino, di fronte ad un compito, riconosca quale operazione occorra effettuare, quali soluzioni adottare in caso di difficoltà,  come adattare flessibilmente le varie tecniche di apprendimento ai diversi compiti.

Questo vuol dire che un’ora che trascorrerai con il bambino potrà essere suddivisa in

  • una prima parte di training metacognitivo
  • una parte di potenziamento di un processo cognitivo specifico
  • una parte in cui questi meta-apprendimenti vengono applicati ai “compiti”, che quindi il bambino svolgerà in autonomia, sotto supervisione, e non necessariamente tutti.

Infatti, non c’è bisogno che al doposcuola si facciano pressioni affinché, in 2 ore, si finiscano tutti i compiti per il giorno dopo e per quello dopo ancora, rischiando poi che il tutor si sostituisca al bambino, meta-comunicandogli che da solo non sarebbe capace o sarebbe troppo lento o inaccurato e alimentando così la sua dipendenza. Un tutoring metacognitivo richiede un cambiamento nella concezione del doposcuola e dell’aiuto-compiti, cioè nella rappresentazione sociale di queste attività e delle loro finalità.

Il tutoring non ha l’obiettivo di “far sbrigare il bambino a fare compiti”, ma di renderlo autonomo in queste operazioni, attraverso strategie e capacità di auto-monitoraggio che gli consentono, piano piano, di provvedere da solo ad organizzare il suo processo di apprendimento, dalla lezione in classe all’esercizio da fare a casa.

Quali sono i contenuti delle 3 parti del tutoring sui Disturbi dell’Apprendimento?

Analizziamo sinteticamente l’impostazione specifica delle tre parti di un tutoring effettuabile da un psicologo e che riporti l’impronta specialistica di quest’ultimo, derivata dagli studi approfonditi di psicologia generale, psicologia cognitiva, psicologia dello sviluppo e neuropsicologia.

Per quanto riguarda la parte metacognitiva, si riflette con il bambino sulla natura di un compito, ad esempio di un riassunto, di un esercizio di matematica, di una ricerca di scienze.

Per quanto riguarda la parte cognitiva, si sceglie quale funzione potenziare, in modo molto specifico. Ad esempio, se si sceglie di potenziare l’attenzione, bisogna specificare se si tratta di attenzione sostenuta, attenzione selettiva, attenzione focalizzata, ecc. In questa parte, si fanno quindi esercizi sull’attenzione sostenuta, come quelli presenti in diversi manuali, ad esempio della Erickson, che aiutano ad apprendere anche specifiche tecniche di controllo e potenziamento delle diverse funzioni.

Per quanto riguarda la parte didattica, si stimola l’applicazione delle tecniche ai compiti specifici, che poi vengono svolti dal bambino sotto supervisione del tutor, che lo incoraggia e rinforza i suoi piccoli progressi,o attraverso strumenti compensativi e dispensativi, come previsto dal PDP (Piano Didattico Personalizzato) scolastico.

I training metacognitivi e cognitivi si fanno poco e spesso, ad esempio per 10/20 minuti, 3/4 volte a settimana, seguiti dalla parte didattica. Il “setting” del tutoring potrebbe essere, quindi, diverso da quello classico del doposcuola o dell’aiuto-compiti generico, che hanno spesso come obiettivo di “finire i compiti”, con il rischio però che lo “smaltimento” del carico didattico a breve termine, non renda autonomo il bambino a lungo termine e gli faccia sviluppare una dipendenza da una figura esterna, perché il bambino finisce per non fare più i compiti se non quando c’è qualcuno che lo affianca o quasi lo “costringe”.

Cosa distingue il tutoring DSA dal doposcuola generico?

Corso ondemand: La presa in carico degli alunni con DSA e delle loro famiglie: dagli stili di apprendimento agli strumenti compensativi
Corso ondemand: La presa in carico degli alunni con DSA e delle loro famiglie: dagli stili di apprendimento agli strumenti compensativi

Spesso i doposcuola generici si fanno 2 volte a settimana per 2 ore di fila, quasi a sostituire un servizio di baby-sitting, ottimizzando il bisogno di sorveglianza pomeridiana finché i genitori non escono dal lavoro e l’esigenza di trovare i bambini “con i compiti fatti”.

Un tutoring metacognitivo aiuta a porsi obiettivi a lungo termine e di autonomia, non è un aiuto occasionale e/o improvvisato per tamponare un’urgenza didattica o per materie difficili, ma un percorso di empowerment più complessivo, strutturato e monitorato attraverso indicatori specifici su come stiano crescendo le funzioni cognitive e stia aumentando la flessibilità, che procedono quindi al di là dell’accertarsi che il bambino abbia “capito le divisioni a 3 cifre”.

Questa però è solo una suddivisione orientativa e di massima. Ogni caso è a se stante. Ogni psicologo può impostare un tutoring in base a come ritiene opportuno. Si tiene sempre conto delle specificità del funzionamento cognitivo ed emotivo di ciascun bambino, perché anche se tutti condividono la stessa diagnosi di DSA, in realtà ciascuno bambino ha potenzialità e deficit molto specifici e anche stili di apprendimento o problemi di comportamento del tutto individuali.

I tutoring possono essere individuali, di gruppo i mitri, ad esempio in gruppo per la parte meta cognitiva e cognitiva e poi individuali per quella didattica specifica.

 Dove puoi proporre un tutoring sui Disturbi dell’Apprendimento?

Puoi proporre il tuo servizio di tutoring nei doposcuola generici attivi nella tua città o provincia, per aggiungere al loro paniere anche un servizio specifico per bambini con DSA e BES, che in realtà può rivelarsi utile anche per chi non rientra in queste due condizioni delicate. Prova a mappare questi centri nel tuo territorio, a capire chi li gestisce e stabilire una relazione di fiducia con il titolare, in modo che comprenda che, in fondo, è lui il primo a ottenere benefici, se ti affida questo servizio.

Puoi proporlo anche autonomamente, nel tuo studio (o in una stanza presa in subaffitto a ore in un altro studio), ma in questo caso prima occorre prima costruirti un brand, diventare cioè un punto di riferimento nel tuo territorio per i DSA, in modo che le persone possano apprezzarti e fidarsi di te. Non è semplice, né veloce, anche perché non sarebbero opportune le tecniche “a freddo”, attraverso volantini o biglietti da visita. Occorre costruire una rete di relazioni di fiducia.

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0 thoughts on “Lavorare nei Disturbi dell’Apprendimento: il tutoring individuale e di gruppo

  • Un privato says:

    Salve. Mi ritrovo nella spiacevole situazione di aver trovato psicologi che fanno attivita’ di “aiuto compiti” senza informare entrambi i genitori e senza preoccuparsi di ottenere un consenso “informato” verificato con certezza (guardando negli occhi chi sta fimarmdo)
    Mi sono documentato un po’…
    Secondo me, uno psicologo ha un grosso problema per il solo fatto di essere psicologo. Infatti il codice deontologico degli psicologi recita: “…lo psicologo è consapevole della responsabilità sociale derivante dal fatto che, nell’esercizio professionale, può intervenire significativamente nella vita degli altri”, io vi vedo equiparati ad un bisturi.
    Atro problema secondo me e’ nell’articolo Articolo 30 sempre dell’codice deontologico:
    “Nell’esercizio della sua professione allo psicologo è vietata qualsiasi forma di compenso che non costituisca il corrispettivo di prestazioni professionali”
    Secondo me, fare aiuto compiti ai bambini, offrendo anche le proprie competenze psicologiche, presuppone delle conseguenze normative che non andrebbero sottovalutate.
    Scrivo anche per un confronto, e conoscere la vostra opinione a riguardo.

  • ELISABETTA says:

    Salve
    Sono laureata in Economia e commercio ms ho conseguito I 24 CFU presso un’universita’ statale.
    Posso seguire il vs corso?
    Grazie

    • Maria Assunta Giusti says:

      Salve Elisabetta, il corso “Come Lavorare nei Disturbi Specifici dell’Apprendimento è rivolto a Psicologi”, Dottori in Psicologia e Studenti di Psicologia
      Maria

  • Salve, sono una psicologa dello sviluppo specializzata in DSA.
    Sono interessata a partecipare al Corso di formazione “Lavorare nei Disturbi dell’Apprendimento…”.
    È possibile iscriversi ?

  • Ciao Alessandra, di base la figura del tutor DSA non è regolamentata dalla legge, se cmq sei laureata in psicologia triennale e stai anche facendo un master in psicopatologia, sicuramente stai facendo un buon percorso formativo per offrire un buon servizio, non improvvisato e basato su conoscenze psicologiche (non tutti gli attuali tutor le possiedono). Il rischio, infatti, è che venga chiamato solennemente “tutor dsa” quello che in genere è il vecchio “aiuto compiti”. Puoi certo lavorare come tutor e anche questo corso, rivolto a chi è laureato in psicologia, può aiutare nella delicata fase di avvio. Suggerisco cmq di continuare e completare il percorso universitario in psicologia, con tirocinio e iscrizione all’albo.

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