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Il ruolo dei genitori nei comportamenti alimentari nello sport

Autore: Sergio Costa
Sono uno psicologo di Roma specializzato nella psicologia dello sport, grazie a diversi Master e Corsi sulle tematiche dell'integrazione sociale, nonchè sull'ottimizzazione della prestazione. T...
gentori comportamenti alimentari

L’adolescenza è una fase importante della vita perché permette alle persone di sviluppare una relazione autonoma riguardo al comportamento alimentare che perdurerà nel tempo (Ziegler et al., 2021).

Questo è vero anche quando parliamo di giovani sportivi, ma è chiaro che gli atleti hanno esigenze nutrizionali specifiche, e che un livello adeguato di nutrizione non è necessario solo per l’allenamento e la competizione, ma anche per supportare un’adeguata crescita e sviluppo dell’atleta (Twible et al., 2020).

È risaputo che le scelte alimentari e l’apporto energetico degli atleti possono influenzare sia la loro salute che le loro prestazioni (Mountjoy et al., 2018), con la nutrizione spesso indicata come l’allenamento invisibile (Saura et al., 2019).

Bisogna tener presente, però, che i modelli alimentari e le esigenze nutrizionali variano a seconda del tipo di sport praticato (Noll et al., 2017) e che al giorno d’oggi vi è una cultura che valorizza l’ideale corporeo dell’essere magri (Grahn, 2016).

All’interno di questo contesto, i genitori hanno un ruolo importante nel plasmare le scelte alimentari tra gli adolescenti attraverso le loro strategie e comportamenti genitoriali, nonché tramite l’ambiente familiare che creano (Haines et al., 2019; Scaglioni et al., 2018).

Inoltre, sono proprio i giovani atleti ad aver indicato i loro genitori (e la famiglia più in generale) come la principale fonte di informazioni nutrizionali, e anche quelli con cui si sentono più a loro agio nel discutere le esigenze alimentari (Zuniga et al., 2017).

Nello specifico, i genitori hanno il compito di sostenere i bisogni nutrizionali del loro figlio instillando buoni schemi alimentari a casa e fornendo opzioni adeguate durante il loro allenamento (Shaw et al., 2014), cercando di essere in linea con le “direttive” e i valori dell’allenatore.

Tuttavia, tali situazioni sono state segnalate dai genitori come stressanti e fonti di stanchezza, soprattutto per quel che riguarda gli aspetti relazionali e organizzativi della vita familiare e delle loro routine più ampie (McMahon et al., 2021; Bean et al., 2019; Harwood et al., 2019; Burgess et al., 2016; Harwood & Knight, 2009).

Ad esempio, un’importante routine familiare sarebbe quella di mangiare tutti insieme. Infatti, è stato ampiamente riconosciuto che i pasti in famiglia sono utili per l’assunzione di una dieta corretta tra gli adolescenti (Amaral et al., 2020); tuttavia, il coinvolgimento nello sport è stato delineato come un ostacolo a tale attività, risultando essere stressante ed impegnativo (Larson et al., 2020; Middleton et al., 2020).

Infatti, le responsabilità dei genitori comprendono la preparazione dei pasti per tutta la famiglia, nonostante i diversi orari e le singole richieste che possono ruotare attorno all’allenamento e alle competizioni sportive, creando non poche difficoltà (Harwood et al., 2010).

Per ovviare a queste problematicità, i genitori possono strutturare una meticolosa pianificazione e organizzazione dei tempi (ad esempio, attraverso una preparazione anticipata dei pasti), nonché degli spazi (consumando i pasti in macchina) e delle logistiche (condividendo le responsabilità).

Una recente ricerca (White et al., 2022) ha mostrato anche le preoccupazioni che i genitori hanno sulla futura relazione del loro figlio con il cibo per via dell’attività agonistica sportiva.

Infatti, per soddisfare l’elevato volume di assunzione di cibo, i genitori lo forniscono continuamente ai loro figli durante il giorno sotto forma di pasti multipli e spuntini in base alle richieste dello sport.

Questo processo prevale sul mangiare in risposta alle sensazioni fisiologiche di fame e sazietà (“mangiare intuitivo”; Tylka, 2006) e nel tempo può essere un problema, in quanto gli atleti, durante i momenti di stop forzato o al termine della loro carriera, dovranno impegnarsi in un processo di “ricalibrazione”, imparando ad ascoltare nuovamente i loro segnali corporei riguardo al mangiare (Plateau et al., 2017).

Ciò è stato particolarmente evidente durante la pandemia di Coronavirus poiché le recenti ricerche hanno dimostrato come gli atleti, nel lockdown, abbiano avuto un peggioramento del rapporto con il cibo (Buckley et al., 2021).

Eppure, sebbene ci sia una meticolosa attenzione alla dieta dell’adolescente, le esigenze dei genitori non assumono la stessa priorità e vengono invece messe in secondo piano.

Infatti, spesso adattano la loro alimentazione in base agli impegni sportivi dei propri figli, come il mangiare fuori casa o in macchina (Thomas et al., 2012), ricorrendo al consumo di fast food (Larson et al., 2020).

Tuttavia, all’interno dello studio di White e colleghi (2022), i genitori non sembravano insoddisfatti della loro vita, ma anzi accettavano il modo in cui la famiglia si era adattata alle esigenze sportive dei figli.

Ciò è in linea con le precedenti ricerche, dove i genitori utilizzavano strategie di coping come la rivalutazione cognitiva, la gestione delle aspettative e la focalizzazione sugli aspetti positivi della partecipazione sportiva dei propri figli (Harwood et al., 2019).

Concludendo, ricerche future dovrebbero spostare l’attenzione dall’esplorazione della frequenza con cui le famiglie mangiano insieme a considerare invece come vivono i pasti che hanno a disposizione e sugli eventuali compromessi che devono mettere in atto per sostenere al meglio il percorso sportivo del proprio figlio.

Inoltre, risulta evidente la necessità di condividere e diffondere informazioni e risorse utili ai genitori per aiutarli a gestire e supportare le esigenze alimentari nello sport.

 

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Sergio Costa

Psicologo dello Sport

PhD in Neuroscienze, Imaging e Scienze Cliniche

Preparatore Mentale FIT

https://www.sergiocostapsicologosport.com/

 

BIBLIOGRAFIA

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Zuniga, K. E., Downey, D. L., McCluskey, R., & Rivers.

 

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