In un intervento di sostegno alla persona in lutto lāobiettivo principale ĆØ aiutare il paziente a padroneggiare il proprio dolore, facendo sƬ che si senta abbastanza sicuro da aprirsi e da condividere i propri vissuti.Ā
In altre parole lo psicologo crea una situazione che favorisce lāemergere delle risorse dell’individuo mettendolo in grado di risolvere il dolore del lutto utilizzando i propri strumenti, ed elaborando quelle emozioni che spesso non trovano una facile via d’espressione o di cui il paziente non ĆØ consapevole.
Quando una persona si rivolge ad un esperto, cerca primariamente ascolto, quell’ascolto che all’esterno, tra amici e familiari, non ha potuto o non ĆØ riuscito a trovare.
Parlare di morte e di dolore, nella cultura odierna spogliata di quei rituali cosƬ importanti per l’elaborazione del lutto, ĆØ diventato difficile.
Proprio per questo uno strumento fondamentale nel lavoro con le persone in lutto ĆØ la narrazione, la cui importanza eĢ sottolineata da tutti gli orientamenti presenti nellāarco delle teorizzazioni psicoanalitiche, dal costruttivismo e dai piĆ¹ recenti studi e modelli scientifici sul lutto.
Attraverso la ricostruzione della propria storia ĆØ possibile riattualizzare il passato, reinterpretarlo nel presente sulla base di esperienze relazionali nuove e quindi ri-orientarlo in chiave progettuale per il futuro.
La narrazione diviene una sorta di anello per riconnettere passato, presente e futuro. In tal modo si puĆ² finalmente consegnare al passato quel dolore che, teneva il presente immobile nel presente: la narrazione permette di trasformare un evento traumatico ancora non metabolizzato in un ricordo.
La narrazione permette di dare un nome alle emozioni suscitate dall’evento e condividerle: esige infatti la presenza e la risposta di un’altra persona. Il valore aggiunto ĆØ l’ascolto, poichĆ© la presenza di un attento ed empatico testimone crea una relazione che puĆ² essere portatrice di cambiamento. Chi narra deve infatti trasformare il proprio pensiero, la propria storia, in un racconto che deve essere compreso dall’altro, deve organizzare le idee, i sentimenti, le intenzioni ed il primo a beneficiarne ĆØ proprio il paziente che crea la propria storia.
Il linguaggio ĆØ ricco di elementi che aiutano a definire la propria condizione interiore, conducendo all’interno del personale mondo di significati, cosƬ da risultare di grande aiuto nella comprensione del percorso di elaborazione che si sta compiendo. La scelta delle metafore, dei sinonimi alla parola morte (spesso difficili da pronunciare), la gamma di espressioni che il paziente utilizza per definire il proprio dolore diventano chiavi di accesso al mondo interno del paziente che ci permettono di ri-costruire insieme a lui la sua storia con il defunto, i bisogni che essa soddisfaceva, i lruiolo che entrambi giocavano nella relazione e ricostruire le svariate influenze che le persone importanti hanno avuto sulla nostra vita consente di esplorare quel che resta della relazione come ereditĆ positiva.
Chiedere al paziente di fare una narrazione in forma scritta o orale, di raccontare piĆ¹ volte l’evento del lutto permette il graduale abbandono della fissazione ossessiva nei confronti di cioĢ che lo ha colpito e su cui sentiva di non esercitare alcun controllo, a favore invece della concentrazione sui vissuti interiori con cui abbiamo reagito che possono lentamente essere modificati. Riconoscere ed esprimere la rabbia o i sentimenti ambivalenti nei confronti del defunto sono i primi passaggi da affrontare, sentimenti normali che vanno legittimati. Piano piano puĆ², cosƬ, maturare un senso di autoefficacia e fiducia nel futuro, fino a sentirsi meno in balia degli eventi.
Gli studi di Stroebe e Shut confermano che chi ha subito un lutto si trova ad essere combattuto tra il desiderio di ricordare per sempre quel che eĢ stato e la tentazione di dimenticare. Attraverso la narrazione eĢ possibile affrontare i ricordi senza evitarli ed al tempo stesso trovare un modo per omaggiare chi non cāeĢ piuĢ, esorcizzando il senso di colpa che si prova nei suoi confronti ed insieme esercitandosi a perdonare la sua assenza. Viene dato a chi non cāeĢ piuĢ, uno spazio fisico e simbolico dove collocarlo, in modo da consentire di voltare lo sguardo altrove.
La persona in lutto deve poter parlare della propria perdita e dei propri sentimenti, seguendo le personali tempistiche e modalitĆ , l’operatore non interrompe la narrazione e permette al non verbale di esprimersi manifestando l’intensitĆ del dolore e dello smarrimento che la persona prova.
Le modalitĆ con cui promuovere e favorire la narrazione sono svariate e non prevedono il solo utilizzo dell’oralitĆ o della forma scritta (autobiografia, racconto dell’evento luttuoso, lettera al defunto) ma anche l’impiego di tecniche specifiche come la āsedia vuotaā o l’utilizzo di sogni, metafore e visualizzazioni guidate fino ad arrivare all’impiego di fotografie o oggetti appartenuti al defunto o rappresentativi della propria storia insieme a lui.
Ć il paziente stesso a guidarci nella scelta dell’utilizzo dello strumento o della tecnica piĆ¹ appropriata, se siamo pronti a coglierne ed accoglierne i bisogni e le modalitĆ da lui piĆ¹ utilizzate.
One thought on “La narrazione come strumento con le persone in lutto”
Piera says:
Il lutto, la perdita, il dolore e la non accettazione riguardano casi in cui la perdita ĆØ reale, come nel caso del lutto per un familiare o un prorpio caro, sia che riguardi simbolicamente la perdita di un proprio scopo esistenziale, come nei casi di una malattia invalidante che inevitabilmente forza una riorganizzazione dell’identitĆ alla luce di ciĆ² che ĆØ perduto e di ciĆ² che resta. Nell’ascolto empatico, nella narrazione delle vicissitudini di vita insieme allo psicologo, la persona viene aiutata e compresa nel suo blocco nel limbo tra tentativo di richiamare, recuperare il bene perduto, e la necessitĆ di lasciare andare.