La comunicazione genitoriale e la pratica riflessiva nello sport

Autore: Sergio Costa
Sono uno psicologo di Roma specializzato nella psicologia dello sport, grazie a diversi Master e Corsi sulle tematiche dell'integrazione sociale, nonchè sull'ottimizzazione della prestazione. T...
comunicazione genitoriale

La comunicazione genitoriale con l’atleta è fondamentale, soprattutto nella fase adolescenziale. Durante questo periodo gli atleti sono spesso impegnati in allenamenti e competizioni, e in questa fase i genitori si interessano attivamente alla partecipazione sportiva dei propri figli (Côté, 1999). Uno studio recente ha evidenziato l’associazione tra la partecipazione allo sport giovanile e l’attaccamento genitore-adolescente, dove gli atleti apprezzavano la comunicazione aperta con i genitori e sentivano uno stretto legame con loro mentre discutevano di argomenti legati allo sport, come la delusione per i fallimenti e le gioie per i risultati sportivi (Lisinskiene et al., 2018).

Tale comunicazione genitoriale nello sport può avvenire in una varietà di contesti inclusi, ma non limitati: durante le competizioni, nel viaggio in macchina, a casa e nei debriefing post-partita (Knight, Harwood, Little, & Goodger, 2016; Tamminen, Poucher, & Povilaitis, 2017; Elliott & Drummond, 2017). Per esempio, Tamminen e colleghi (2017) hanno suggerito che i genitori potrebbero migliorare il viaggio in macchina verso casa dopo una partita dando agli atleti il ​​tempo di pensare, sminuendo i risultati delle prestazioni, ponendo domande in modo di supporto ed essendo solidali e positivi.

Comunicazione genitoriale e comportamento fuori dal campo

Una forma di comunicazione genitoriale che ha guadagnato notevole attenzione è il comportamento fuori dal campo durante una gara, dove i genitori possono elogiare lo sforzo dei loro figli, oppure fornire commenti negativi (Holt et al., 2008), andando in contro o meno alle richieste dei loro atleti.

Un recente studio sul comportamento verbale dei genitori ha rilevato che gli obiettivi dichiarati per le prestazioni sportive dei loro figli (ad esempio, divertirsi e migliorare) non erano in linea con il comportamento non verbale osservato a bordo campo durante gli eventi sportivi, il quale era nettamente orientato al risultato (Dorsch et al., 2015).

Socializzazione

Uno dei modi in cui i genitori sembrano imparare a comunicare nello sport con i propri figli è attraverso i processi di socializzazione con gli altri genitori nel contesto sportivo (Dorsch, Smith e McDonough, 2015). Tuttavia, tali interazioni non sono spesso derivate da modelli di sviluppo dell’atleta basati su evidenze scientifiche. Dunque, è importante educare i genitori sulle varie fasi di sviluppo degli atleti e su ciò che è considerato un comportamento desiderabile all’interno di ciascuna di esse. Infatti, nelle prime fasi di sviluppo, i genitori possono utilizzare lo sport come mezzo per comunicare con i propri figli, trascorrere più tempo con la propria famiglia e interagire con le altre famiglie della comunità (Dorsch et al., 2015).

Comunicazione genitoriale e pratica riflessiva

Pertanto, è importante incoraggiare i genitori a impegnarsi in comportamenti di supporto per promuovere esperienze sportive positive nelle varie fasi di sviluppo e accompagnarli attraverso dei percorsi educativi mirati.

Ad esempio, attraverso la pratica riflessiva di Gibbs (1988), è possibile migliorare la propria consapevolezza riguardo alle modalità comunicative e incoraggiare le persone a convertire le nuove conoscenze in azione e cambiamento grazie ad un’autovalutazione critica. Infatti, mentre gli atleti in questa fase stanno sviluppando relazioni più mature con i loro coetanei e stanno diventando indipendenti dai loro genitori, quest’ultimi svolgono ancora un ruolo chiave nel fornire supporto pratico ed emotivo ai loro figli (Wylleman & Lavallee, 2004).

Per questi motivi gli interventi con i genitori dovrebbero consistere in una breve componente educativa che metta in evidenza l’importanza dell’argomento per poi dare l’opportunità di impegnarsi con le informazioni apprese e applicarle nel proprio contesto familiare e sportivo.

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Sergio Costa

Psicologo dello Sport

PhD in Neuroscienze, Imaging e Scienze Cliniche

Preparatore Mentale FIT

https://www.sergiocostapsicologosport.com/

 

BIBLIOGRAFIA

Dorsch, T. E., Smith, A. L., Wilson, S. R., & McDonough, M. H. (2015). Parent goals and verbal sideline behavior in organized youth sport. Sport, Exercise, and Performance Psychology, 4(1), 19-35.

Elliott, S. K., & Drummond, M. J. N. (2017). Parents in youth sport: What happens after the game? Sport, Education and Society, 22(3), 391-406.

Gibbs, G. (1988). Learning by doing: A guide to teaching and learning methods. Oxford: Further Education Unit.

Holt, N. L., Tamminen, K. A., Black, D. E., Sehn, Z. L., & Wall, M. P. (2008). Parental involvement in competitive youth sport settings. Psychology of Sport and Exercise, 9(5), 663-685.

Knight, C. J., Little, G. C. D., Harwood, C. G., & Goodger, K. (2016). Parental involvement in elite junior slalom canoeing. Journal of Applied Sport Psychology, 28(2), 234-256.

Lisinskiene, A., Guetterman, T., & Sukys, S. (2018). Understanding adolescent–parent interpersonal relationships in youth sports: A mixed-methods study. Sports, 6(2), 1-17.

Tamminen, K. A., Poucher, Z. A., & Povilaitis, V. (2017). The car ride home: An interpretive examination of parent-athlete sport conversations. Sport, Exercise, and Performance Psychology, 6(4), 325-339.

Wylleman, P., & Lavallee, D. (2004). A developmental perspective on transitions faced by athletes. In M. R. Weiss (Ed.) Developmental sport and exercise psychology: A lifespan perspective (pp. 507–527). Morgantown, WV: Fitness Information Technology.

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