I Trigger dell’Alimentazione Inconsapevole: cosa sono e come vengono trattati nei percorsi di Mindful Eating

Psicologa, psicoterapeuta cognitivo comportamentale, giornalista. Membro del Center for Mindful Eating, istituzione fondata da Jean Kristeller e colleghi per la diffusione della cultura e delle tecnic...
mindful eating

Mindful eating o alimentazione consapevole è un’attitudine al cibo concettualmente semplice – ma che richiede notevole esercizio – che consiste nel mangiare in modo saggio ed equilibrato.

Alimentarsi in modo saggio ed equilibrato vuol dire essere in pieno contatto con i propri segnali fisiologici di fame e sazietà, sentendo pienamente le varie sensazioni interne ed esterne che caratterizzano la nostra esperienza alimentare boccone dopo boccone e orientarsi, di conseguenza, per le proprie scelte alimentari. Il buon profumo del pane appena sfornato, il dolce avvolgente del cioccolato che si scioglie sulla lingua, la consistenza cremosa del cappuccino, l’invitante scrocchiare delle patatine, i colori freschi e seducenti della pizza margherita sono solo alcuni esempi di sensazioni a cui l’alimentazione consapevole ci invita a portare la nostra attenzione mentre ne facciamo esperienza, al fine di operare delle scelte alimentari consapevoli.

L’alimentazione consapevole discende dall’applicazione della mindfulness all’alimentazione e la mindfulness deriva dalla tradizione millenaria meditativa buddista. Questa a sua volta si basa sul prestare attenzione in modo particolare: “Al momento presente, intenzionalmente e in modo non giudicante” (Kabat-Zinn, 1990). La mindfulness insegna a chi la pratica la capacità di disattivare il pilota automatico, ovvero quella tendenza a svolgere azioni – tra cui mangiare – in maniera meccanica, senza consapevolezza alcuna. Dalla felice unione della mindfulness e l’alimentazione a cura di ricercatori tra cui Jean Kristeller sono nati percorsi basati sull’alimentazione consapevole, di cui il famoso MB-EAT, il training di consapevolezza alimentare nato per far fronte all’alimentazione inconsapevole e rispondere in maniera mirata al Disturbo da Alimentazione Incontrollata – Binge Eating.

 

Per un maggior approfondimento sugli aspetti metodologici dell’MB-EAT, rimando a un altro articolo scritto precedentemente: Mindful eating: cos’è e a cosa serve

 

Cosa sono i trigger dell’alimentazione inconsapevole

Vi sono numerosi motivi per cui mangiamo in maniera inconsapevole, alcuni dei quali sono molto comuni, come ad esempio la difficoltà a percepire nel proprio corpo i segnali di fame e sazietà fisiologica, la difficoltà a gestire emozioni intense, come il senso di colpa, la tristezza, l’ansia o la rabbia, una percezione di sé come incapace ad auto-regolarsi e un’insoddisfazione corporea che si accompagna ad auto-critica severa. Alcuni di questi fattori rientrano nella definizione di “trigger dell’alimentazione”, ovvero gli inneschi che ci spingono a mangiare.

Quando, ad esempio, guardiamo una pubblicità in tv di un cibo e ci viene voglia di mangiarlo, la vista di quel cibo in tv è un trigger. Se, passando davanti a una pasticceria, veniamo sedotti dal profumo della pizza e decidiamo di mangiarla, quello è un trigger. Similmente, se proviamo rabbia e mangiamo per auto-consolarci, la rabbia è un trigger e così via. Quando nei percorsi di mindful eating ci occupiamo dei trigger dell’alimentazione, intendiamo riferirci in modo specifico ai trigger dell’alimentazione inconsapevole, quegli inneschi, dunque, che in maniera più o meno subdola ci portano automaticamente a mangiare, senza troppa consapevolezza dei nostri reali bisogni e desideri (“Lo voglio davvero? Ho fame? Mi va di gustarlo? Sono spinto automaticamente da uno stimolo, ma in realtà non ho voglia di mangiare?”).

 

Una particolare categoria di trigger: i cibo/bevande-specifici

Un’attenzione particolare, durante i percorsi di mindful eating, è rivolta a una peculiare categoria di trigger, quelli cibo o bevande specifici. Alcuni cibi e bevande, per il semplice fatto di essere proprio quei cibi o quelle bevande, innescano in noi automaticamente la compulsione a divorarli o, al contrario, ad evitarli o limitarli con regole aprioristiche (es.: solo due biscotti), per il timore di perdere il controllo. I trigger cibo/bevande-specifici sono molto soggettivi: per alcuni possono essere la pizza, per altri il cioccolato, per altri ancora il pane, il caffè o le patatine fritte. I cibi/bevande trigger a cui rivolgiamo attenzione vengono definiti in maniera precisa: se un cliente o paziente riporta che un suo cibo trigger è la pizza, gli chiediamo “Tutte le pizze? Quelle surgelate, del panificio o della pizzeria? Bassa o alta? Cosa mi dice dei condimenti? La capricciosa più della marinara o viceversa?”.

Queste riflessioni portano a creare un ordine gerarchico dei cibi e delle bevande trigger in base al loro potere di automazione del comportamento alimentare. Ad esempio, un cliente o paziente potrebbe riferire di bere senza consapevolezza il caffè sempre e comunque (posizione alta nella gerarchia), mentre con la mozzarella capita poche volte (posizione medio-bassa nella gerarchia). Nei percorsi dedicati all’alimentazione consapevole assegniamo un valore numerico ai vari cibi e bevande trigger all’interno della gerarchia, tenendo anche conto che questi valori possono variare in base a situazioni specifiche: se si è da soli o in compagnia, se si sta provando una qualche emozione potente o meno, se è mattina, pomeriggio o sera. I percorsi di mindful eating tengono conto di tutto ciò e insegnano ai partecipanti a ristrutturare il proprio rapporto con questi cibi e con queste bevande, in modo tale da accendere la propria consapevolezza mentre li si assume e goderne.

 

Il mindful eating è anche molto altro

Oltre al lavoro sui trigger, i percorsi di mindful eating si occupano di tanti altri aspetti che ruotano intorno all’alimentazione, come:

  • l’esplorazione
  • la saggezza interna ed esterna
  • il rapporto con il proprio corpo
  • il sintonizzarsi sui segnali fisiologici e quelli edonici – come il gusto, l’odore, il suono, la consistenza e l’aspetto di ciò che mangiamo o beviamo.

Si insegna così ai partecipanti a fare dei propri pasti e spuntini un’esperienza altamente godibile.

 

Mindful Eating. Riconnettersi con il proprio corpo
Mindful Eating. Riconnettersi con il proprio corpo

Leggi altri articoli su questo argomento:

 

Dott.ssa Teresa Montesarchio

Psicologa, Psicoterapeuta TCC

Lifetime Member The Center For Mindful Eating

Autrice di: Mindful Eating – Una metodologia innovativa per regolare il tuo rapporto con il cibo. 2017, EPC ED

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