Janina Fisher, PhD, psicologa clinica e psicoterapeuta, esperta internazionale nel trattamento del trauma.
Vicedirettrice del Sensorimotor Psychotherapy Institute fondato da Pat Odgen. Istruttrice presso il Trauma Center, centro clinico e di ricerca fondato da Bessel van der Kolk. Ex istruttrice della Harvard Medical School. È meglio conosciuta per il suo lavoro sull’integrazione di nuovi interventi centrati sul corpo negli approcci tradizionali di psicoterapia, è anche past president della New England Society for the Treatment of Trauma and Dissociation.
Janina Fisher è stata relatrice presso il Cape Cod Institute, la Harvard Medical School Conference Series, la EMDR International Association Annual Conference, l'Università del Wisconsin, l'Università di Westminster a Londra, l'Esalen Institute e presso molte altre conferenze a livello nazionale e internazionale su argomenti relativi all'integrazione di ricerca e trattamento e su come introdurre questi nuovi paradigmi di trattamento del trauma negli approcci terapeutici tradizionali.
Janina Fisher è coautrice con Pat Ogden di "Sensorimotor Psychotherapy: Interventions for Attachment and Trauma" (2015), autrice di "Healing the Fragmented Selves of Trauma Survivors: Overcoming Self-Alienation" (2017) e di "Transforming the Living Legacy of Trauma: a Workbook for Survivors and Therapists" (2021).
Negli ultimi 30 anni, la sua missione è stata quella di aiutare i sopravvissuti al trauma.
Il suo lavoro è stato ispirato da Judith Herman, nel 1989 durante il tirocinio del Dottorato di ricerca.
Janina racconta che in un periodo in cui Freud era ancora molto dominante, la Herman le disse che aveva più senso aiutare le persone per sintomi sviluppati a causa di cose reali che sono accadute loro, piuttosto che per cause che riguardavano le loro fantasie infantili.
“Oh mio Dio, certo, questo ha molto più senso". In quel momento ho avuto l'ispirazione di dedicare la mia carriera allo studio e al trattamento del trauma.
Janina Fisher
I progressi terapeutici hanno aiutato molti clienti, ma rimane ancora un gruppo significativo di sopravvissuti al trauma, alla disperata ricerca di sollievo, per i quali questi approcci non hanno funzionato.
Janina racconta come nel 1989 non esistessero modelli formalizzati di trattamento del trauma. Tutti usavano solo la “Talk Therapy”, ma non sembrava funzionare molto bene. I sopravvissuti, infatti, riferivano un’esperienza diversa: raccontare e ripetere la storia di ciò che è accaduto loro spesso riattivava le loro risposte al trauma, travolgendoli piuttosto che risolverli.
Sempre durante il suo dottorato imparò che vi era una differenza di potere enorme tra vittime e carnefici, ma anche tra terapeuta e cliente. Janina racconta come la Herman le avesse spiegato che se avessero educato i clienti traumatizzati in modo che conoscessero il trauma tanto quanto il terapeuta, avrebbero pareggiato questo squilibrio di potere.
Così Janina inizia il suo post-Doc insegnando ai clienti la natura dei loro sintomi, cosa che nel 1990, era considerata non terapeutica. Racconta che le persone crescevano grazie all'istruzione, che più capivano, più potevano essere partner alla pari nella terapia.
Sviluppa quindi una lavagna a fogli mobili psicoeducativa, che consisteva in 22 diagrammi molto semplici che spiegavano il trauma alle persone visivamente più che verbalmente, perché uno dei risultati più solidi della ricerca sul trauma è che quando le risposte al trauma sono innescate, la corteccia prefrontale va fuori uso, il che significa che l'individuo, la sua capacità di pensare, di essere consapevole, di essere in sé risultano drasticamente diminuite. Questi semplici diagrammi, erano fatti a mano da Janina.
Da questa esperienza molti anni dopo, nel 2021, nasce il libro Transforming the Living Legacy of Trauma (Trasformare l'eredità vivente del trauma). L'idea di un'eredità vivente ha lo scopo di comunicare che il trauma non è finito nel momento in cui finisce l’evento, ma continua a essere trasportato dal corpo, dal cervello, dalle parti. Si tratta di strategie passo passo da usare nel trattamento delle eredità del trauma, così come degli strumenti (diagrammi, fogli di lavoro, ecc…) per aiutare il sopravvissuto a dare senso ai propri sentimenti confusi, alle reazioni fisiche che sperimenta, per allenare le abilità che portano verso il sollievo e la guarigione.
Pochissime persone sono consapevoli della connessione tra i loro sintomi e le difficoltà con gli eventi traumatici del loro passato. Infatti, di solito si aspettano di averli superati a un certo punto della loro vita.
Peggio ancora, molti sopravvissuti credono che i sintomi siano segni della loro pazzia. Non sapendo che sono ancora influenzati dall’eredità vivente degli eventi, tendono ad incolpare sé stessi o chi li circonda – o entrambe le cose.
Spesso dicono: “È stata tutta colpa mia”, “C’è qualcosa di sbagliato in me” o “Non merito di essere trattato bene”. Oppure: “La gente vuole solo usarmi”, “Il mio compagno non si cura di me”, “Nessuno mi rispetta”.
I sopravvissuti hanno bisogno di modi per lavorare con i sintomi che si intromettono nelle loro attività quotidiane, prevenendo una vita oltre il trauma.
Affinché il trattamento del trauma sia efficace, indipendentemente dai metodi utilizzati, i sopravvissuti non devono rivivere o ricordare il passato.
Tuttavia, devono essere in grado di sperimentare una sorta di chiara sensazione fisica ed emotiva che "è finita" e che sono ancora qui.
Janina Fisher
Il trauma complesso: il contributo di Janina Fisher
Un tema centrale è il fenomeno della dissociazione, che si riscontra in tanti sopravvissuti al trauma e non solo in coloro che soddisfano i criteri per il Disturbo dissociativo di identità (DID) che si trova nel DSM-V. La Dottoressa Fisher discute i diversi modi in cui la dissociazione o l’alienazione si manifesta in persone che hanno subito periodi traumatici prolungati.
Janina spiega che il meccanismo con cui i bambini abusati, le vittime di rapimenti e altre vittime che hanno vissuto un trauma complesso, affrontano le forme più orribili di violenza e crudeltà è la dissociazione. Questo significa che separano la parte della loro personalità che sperimenta l’abuso dalle parti che sperimentano altri aspetti della vita.
L’alienazione dal sé è una strategia di sopravvivenza spesso necessaria ai bambini in ambienti negligenti e violenti. Il rifiuto di Sé permette di mantenere l’attaccamento dei bambini ai loro caregiver, rinnegando tuttavia se stessi come “cattivi” o “non amabili”.
Ciò è particolarmente essenziale quando l’abuso avviene per mano di una persona che è anche responsabile del loro sostentamento e protezione fisica. In una situazione del genere, l’abusato deve imparare a funzionare in modo duplice. Dovrà vedere la stessa persona come una minaccia e come una fonte di beni essenziali. La dissociazione – la fratturazione della personalità in parti diverse – è il modo più semplice, forse l’unico possibile, per farlo.
Trauma complesso e dissociazione
Capire come un trauma complesso produce sintomi dissociativi indica la strada per le soluzioni. La dissociazione è il risultato di un processo di apprendimento. La via d’uscita da un trauma complesso è riconoscere le diverse fratture della personalità non come una ferita, ma come un segno di sopravvivenza. Non come qualcosa che dovrebbe essere eliminato, ma come parti di te che richiedono una reintegrazione.
Il cammino verso la guarigione, spiega la Dottoressa Fisher, si trova nel vero amore per sé stessi, nel desiderio di prendersi cura di ogni parte della propria personalità.
Nel libro Guarire da un trauma complesso, Janina Fisher dimostra che le vittime di un trauma complesso possono progredire meglio in terapia quando hanno una buona comprensione della loro personalità frammentata, di ciò che l’ha causata e di ciò che la sostiene.
Utilizzando la saggezza del modello dei Sistemi Familiari Interni di Richard Schwartz e della Psicoterapia Sensorimotoria, la Fisher dimostra come aiutare i clienti a "slegarsi" dalle loro parti, aiutandoli a vedere le loro parti attraverso la luce della mindfulness. Poi li aiuta a conoscere e a fare amicizia con le loro parti, in modo che queste ultime (che sono bloccate all'epoca dell'infanzia in cui si sono formate) possano essere aggiornate e ricevere dal sé adulto, ciò di cui avevano bisogno allora. In questo modo la personalità si reintegra gradualmente e i sintomi del trauma si attenuano.
Janina Fisher: Trauma-Informed Stabilization Treatment (TIST)
Negli ultimi 30 anni i progressi terapeutici hanno aiutato molti clienti, ma rimane ancora un gruppo significativo di sopravvissuti al trauma alla disperata ricerca di sollievo, per i quali questi approcci non hanno funzionato.
Spesso etichettati come “non trattabili”, questi soggetti vengono diagnosticati come affetti da disturbi della personalità, suicidi, autolesionismo, abuso di sostanze, disturbi alimentari o dissociazione. Questa stigmatizzazione li fa sentire emarginati e incompresi, dal sistema di Salute mentale in generale e dai loro terapeuti in particolare.
La verità è che questi clienti sono trattabili con efficacia!
Nella pluridecennale esperienza clinica Janina ha appurato che la stabilizzazione è il momento clinico centrale del trattamento, e per tale ragione ha creato un percorso formativo certificato, in grado di ben preparare il terapeuta a lavorare con qualsiasi tipo di trauma, anche con casi complessi e dissociativi.
Fondato su principi teorici tratti dalla ricerca neuroscientifica sul trauma, il TIST combina interventi basati sulla Mindfulness con tecniche estrapolate dalla Psicoterapia Sensomotoria, dalla Terapia degli Stati dell’Io e dalla IFS (Internal Family Systems) in modo da poter affrontare le difficoltà cliniche presenti nella cura di pazienti con un ampio spettro di diagnosi: PTSD Complesso, disturbo borderline di personalità, disturbo bipolare, disturbi dissociativi, alimentari e dipendenze.
L’obiettivo del trattamento è aumentare la sicurezza del paziente, e facilitare lo sviluppo di una adeguata regolazione emotiva e la capacità di gestire o tollerare lo stress/trauma.
Dobbiamo aiutare i nostri clienti a imparare a costruire un rapporto diverso con i loro sentimenti e impulsi. Dobbiamo ricontestualizzare la loro instabilità, il comportamento di dipendenza e i sintomi dissociativi come l'eredità vivente del trauma, invece di vederli come "caratteriali".
Janina Fisher
Ogni parte del Sé rappresenta un modo per sopravvivere in condizioni pericolose e ognuna di queste parti consente un diverso approccio all’auto-protezione di sé stesso, dando significato e dignità ai sintomi.
I comportamenti auto-distruttivi sono correlati al trauma, e per questo i pazienti, dopo aver riconosciuto queste parti, si sentono meno patologici, aumentano la motivazione a regolare gli impulsi auto-distruttivi, superando il trauma.
Scoprite un nuovo e promettente modello di trattamento del comportamento autolesionistico che rende giustizia al passato traumatico e si concentra sulla capacità del cliente di vivere una vita normale qui e ora.
Janina Fisher